domenica 9 settembre 2012

IL SUICIDIO COME ESTREMA FORMA DI PROTESTA NELLA SOCIETA' DI OGGI

Sono davvero preoccupato. La situazione politica, come è sotto gli occhi di tutti, ha raggiunto un minimo assoluto, spodestata ormai in maniera eclatante dall'economia, e quindi condannata a svolgere un ruolo ancillare con le giustificaziioni più stravaganti da parte di coloro che col loro fattivo contributo contribuiscono giorno dopo giorno a confermare questa situazione...

Il risultato è che la democrazia va ormai considerata come un lontano ricordo anche nelle sue versioni più sbiadite: oggi, un funzionario come Mario Draghi si può recare al microfono, e definire lui al posto dei parlamenti europei quali siano le decisioni da assumere, e in ultima istanza quale debba essere la nostra vita. 
La cosa però più paradossale è che neanche ciò è sufficiente per aumentare o almeno tentare di mantenere quel livello di benessere che i decenni trascorsi ci avevano donato, apparentemente come una conquista definitiva. In particolare, la crisi economica si riverbera sul livello dell'occupazione con zone del paese che fronteggiano una situazione di assenza pressocchè completa di lavoro disponibile, con grandi e medi agglomerati industriali che ruischiano di chiudere i battenti lasciando intere popolazioni senza mezzi di sussistenza. 
Sono argomenti tristemente noti e che ho già avuto modo di affrontare. 
Ciò su cui mi voglio piuttosto concentrare è sulle forme di lotta che vengono fuori in questa fase da quegli stessi operai che meno di mezzo secolo fa sembravano dovessero stare alla testa di un movimento di emancipazione generalizzata.
Ebbene, a quanto pare, per dare forza alle proprie rivendicazioni, costoro sembrano non trovare di meglio che minacciare forme di protesta di autodanneggiamento, mettendo a rischio la propria incolumità. Sullo sfondo, c'è il suicidio, quello stesso suicidio che tanti imprenditori di fronte alla prospettiva del fallimento della loro azienda, hanno attuato, su cui ho commentato già qui
Se questa non è una rivoluzione culturale, ditemi voi cosa lo potrebbe essere. Pensate, dalle proteste di piazza, minacciando di marciare sui luoghi del potere, come sembrava dovesse sostanziarsi la protesta operaia, siamo passati a colpire la propria stessa persona. 
Ora, tutto ciò mi appare francamente stupido, privo di ogni possibile tipo di senso. Nei fatti, chi si trova in situazione di indigenza, non dovrebbe praticare il digiuno, nelle zone in cui si ha difficoltà di sopravvivenza i suicidi sono pressocchè inesistenti. Nel momento in cui un potere sordo e cieco ci affama, noi minacciamo di suicidarci, ma che significato ha tutto questo? 
Non sarebbe logico che individui che non hanno nulla da perdere scatenino una lotta senza quartiere usando tutti i possibili mezzi, piuttosto che mettere a repentaglio salute e sopravvivenza issandosi fino a raggiungere situazioni di grande pericolo fisico e comunque di grande disagio? 
In conclusione, ritengo dal punto di vista tattico, queste forme di lotta inefficaci, destinate alla sconfitta certa, ma soprattutto sembrano derivare da un condizionamento culturale che fa loro ritenere che una vita da disoccupati non sia degna di essere vissuta, e che sconta l'incapacità di credere nella possibilità di vincere una vera battaglia che faccia danni a chi comanda.
Siamo proprio messi male...

10 commenti:

  1. Questo tema l'abbiamo già trattato ed ora come allora ribadisco che non avere il lavoro è una dei drammi più grandi che un individuo possa subire perchè ti toglie dignità, e se hai oltretutto dei figli da sfamare ti fa perdere davvero il lume della ragione! Io solidarizzo in pieno con gli operai dell'Alcoa, così come con tutti i disoccupati, e mi immedesimo totalmente nella loro disperazione e francamente non trovo stupido ma angosciante che siano arrivati a questo punto. Come in tante altre situazioni giudicare dal di fuori è facile. Come si suol dire: "provare per credere"!

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    1. Ornella, in realtà siamo più d'accordo di quanto possa aapparire, e difatti io non mi sarei mai permesso di criticare quegli operai. Neache mi interesserebbe un giudizio di carattere personale, a me interessa capire attraverso quali vie ci troviamo in un tale clima culturale da ridurre un operaio che perde il posto di lavoro non incazzato ma disperato.
      Ti sembra un bel risultato avere un popolo di disperati invece che di incazzati? In altri climi culturali, sarebbe scorso sangue, sangue degli avversari riconosciuti come tali, oggi invece al massimo il sangue che potrebbe scorrere sarebbe dello stesso protestatario.
      Nè vale l'argomentazione che la situazione è davvero disperata, se ci fosse organizzazione e coscienza della propria forza, le cose potrebbero andare diversamente, il potere ha sempre i piedi di argilla, qualsiasi potere è fatto così.

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    2. Ti do pienamente ragione quando dici che prima di cedere alla disperazione bisogna innanzitutto incazzarsi di brutto! Infatti, ciò che da anni vado dicendo, è che trovo davverro deludente e sconfortante che i giovani non lottino in prima persona per il loro futuro, o perlomeno sono ancora troppo pochi a farlo. Vorrei vederli scendere in piazza ( senza ovviamente abbandonarsi ad atti di violena o di guerriglia urbana) a rivendicare una politica che dia loro una speranza di futuro, vorrei che organizzassero movimenti ( senza alcun guru dietro le quinte)per la realizzazione di cose concrete, vorrei vederli boicottare loro per primi le multinazionali o rinnegare una società fondata sul consumismo sfrenato, insomma vorrei vederli darsi da fare invece che accontentarsi della paghetta di mamma e papà per poi casomai fare la fila di ore ed ore per avere l'ultimo modello di cellulare ipertecnologico! Il rinnovamento del nostro Paese può nascere solo dai giovani, ma devono darsi una sveglia se non vogliono continuare ad essere fottuti da noi anziani!

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  2. Le assistenti sociali quotidianamente si trovano di fronte a persone che minacciano il suicidio quando si sentono rispondere negativamente alle loro richieste. Nei giorni scorsi a una di queste ho detto che secondo me fanno male a non rendere pubblica la situazione, le gente capirebbe di quanto siano diffuse le difficoltà. Mi ha risposto che facendolo, temono una specie di epidemia di minacce di suicidio. Invece servirebbe a reagire, cosa che non avviene appunto perchè tengono le persone separate. Si potrebbe dire che c'è internet, ma non è la stessa cosa leggere o avere uno davanti che ti racconta.

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    1. Aldo, non penso che il punto sia sapere di essere in pochi o in tanti, ma piuttosto questa concezione sacra del potere che anche il complottismo contribuisce a creare, per cui non c'è nulla da fare, non si può fare niente per cambiare le cose, il che è prima di tutto falso.

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  3. Nel paese dei falsi invalidi dell' arte di arrangiarsi che ignora il proprio
    potenziale dimentico della storia che ha bisogno di un capo cui obbedire a cui
    dare la colpa quando va male e grida allo stadio, in un paese così
    la sola reazione possibile non é combattere ma impietosire in barba alla dignità
    Un paese in cui le capacità del singolo e l'originalità rappresentano un affronto
    per altri che sanno solo demolire e lo fanno così bene tanto che alcuni ne fanno una professione ben retribuita in un paese così non solo i minatori hanno pensato a una fuga e ognuno fugge come può- Meglio sarebbe andarsene ma non credo che gli operai di Carbonia possano farlo Nemmeno si può sperare nell'autocoscienza un bell'inizio che fà parte del passato perchè sepolto da
    televisione merendine mucche da latte e tromboni sopratutto quelli-
    Egill

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    1. Però, non è stato sempre così, qui mi pare l'elemento italico non mi pare così importante, non è che altrove in Europa le rivolte abbondino.
      Visto che sulla sponda opposta del mediterraneo il fuoco è veramente divampato, credo che tutto ciò abbia piuttosto a che fare con la società occidentale nel suo complesso.

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  4. Leggo che in Bolivia si sono stancati, hanno restituito i campi dove si coltivano le foglie di coca ai contadini (tié)e hanno messo al bando la coca cola (ritié). Mi son chiesto se la forza di reagire sta nel dna o se si acquisisca fregatura dopo fregatura. Perchè la maggior parte degli italiani non credo l'abbia nel dna, quindi rimarrebbero le fregature. Speriamo di essere al limite della sopportazione.

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    1. Il fatto è, Aldo, che in Italia c'è anche tanta economia sommersa che permette a moltissima gente di continuare a campare, ecco perchè non reagiscono. Gli idraulici, gli imbianchini, gli elettricisti di mia conoscenza (in questi giorni ho fatto lavori in casa) vogliono essere pagati tutti in contanti, oltrechè profumatamente, e la ricevuta fiscale non sanno neanche come è fatta! La crisi la sentiamo noi pensionati e tutti coloro che hanno un lavoro da dipendente, agli altri basta aumentare il proprio onorario o le proprie tariffe per compensare le maggiori uscite. Ovviamente poi ci sono i disperati, quelli che stanno perdendo il lavoro o che non ce l'hanno proprio e che non hanno neanche l'opportunità di lavorare in nero, che quando decidono di reagire sanno farlo solo in modo violento o autolesionistico.

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  5. Si é l'occidente certo e le sue banche che aprono le crisi e le chiudono a loro
    discrezione ma l'Italia é invischiata più di altri paesi L'informazione distorta
    manipolata molte persone credono che sulle sponde del mediterraneo esistono feroci
    dittatori da detronizzare e un branco di stupidi che si fanno saltare per motivi religiosi e che dopotutto quì stiamo bene siamo fortunati perchè possiamo parlare
    tanto nessuno ascolta e i conferenzieri del nulla pullulano e le pubblicità progresso invitano a offrire l'elemosina al bambino africano che possiede
    risorse e ricchezze che l'occidente gli sottrae e lo benefica quando va bene con l'argent de poche -
    Egill

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