martedì 11 settembre 2012

AUTORITA', UNA PAROLA OBSOLETA? (A PROPOSITO DELLA RECENTE SENTENZA DELLA CASSAZIONE)


Gli insegnanti non possono rispondere con metodi prepotenti agli atteggiamenti di bullismo degli allievi perché, così facendo, finiscono per rafforzare il convincimento che i rapporti relazionali (scolastici o sociali) sono decisi dai rapporti di forza o di potere.
Lo sentenzia la cassazione a proposito dell’insegnante che ha costretto il bulletto che dileggiava il compagno dall’aspetto alquanto effeminato, a scrivere ripetutamente l’espressione “sono deficiente”...

Ora, una cosa è sostenere che c’è stato un abuso dei mezzi correttivi, questo magari ci poteva anche stare (ma non mi pare che in tal caso abbia un rilievo di ordine penale, al massimo amministrativo), una cosa è motivare una condanna con queste parole, che, mi perdonino i sacri magistrati della corte, ne sottolineano un atteggiamento schizofrenico.
Se leggete la sentenza, manca del tutto la parola “autorità”. La corte dice che l’insegnante ha operato a quel modo sulla base di rapporti di forza e di potere: eh no, cari giudici, l’insegnante ha comminato una pena perché ne aveva l’autorità, e il messaggio che l’alunno avrebbe dovuto ricevere era che l’insegnante, in virtù del proprio ruolo ma anche in virtù della propria età, e della connessa maturità e conoscenza del mondo, aveva l’autorità per comminarla, che esistono dei ruoli e che quei ruoli vanno rispettati. A differenza del rapporto paritario con il proprio compagno, il rapporto con l’insegnante è sin dall’inizio un rapporto asimmetrico, in cui c’è chi comanda e chi obbedisce.
E’pacifico che chi comanda non debba abusarne, e che anzi questo suo ruolo impone alla persona una enorme responsabilità secondo la regola che un maggiore potere richiede una maggiore responsabilità, ma l’autorità l’insegnante ce l’ha, e tutti noi dobbiamo convenirne.
Ora, la cassazione mi pare si sia comportata in maniera schizofrenica perché, nello stesso momento in cui motiva una condanna negando il principio stesso dell’autorità, nel condannare, con questo stesso atto lo conferma in pieno.
Vorrebbero forse questi giudici che si metta in dubbio la loro autorità a comminare questa pena all’insegnante, non è il fatto stesso di essere la corte di cassazione che li mette nella situazione di potere e dovere esercitare tale potere? E cosa, di grazia, ci sarebbe di differente nel fatto che un’insegnante eserciti la sua autorità su un alunno che si è comportato in maniera spregevole verso un proprio compagno?
Se l’insegnante nel punire l’alunno si è basata su un meccanismo di rapporti di forza analogo a quello utilizzato dall’alunno verso il suo compagno, allora è giocoforza che questa stessa similarità si manifesti oggi nel comportamento della stessa corte, visto che l’insegnante potrebbe rimproverare a questi giudici di usare i rapporti di forza come lei è accusata di avere usato, e quindi amplificando lo stesso meccanismo che la corte avrebbe voluto punire.
Sono stato indotto ad intervenire sull’argomento anche per l’odierno articolo di Gramellini, un giornalista che stimo, ma che cade anch’egli nella trappola di un gioco di specchi fasullo dovuto al fatto di ignorare i differenti ruoli tra insegnante e alunno.
Si tratta di una logica assurda che porta a risultati chiaramente paradossali, ma che la dice lunga su quanto profondamente questa società sia stata colpita nel sostenere un principio di eguaglianza che somiglia sempre di più ad uniformità ed indifferenza.
Ciò ci porterebbe lontano, e preferisco fermarmi per il momento qui.

11 commenti:

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  2. Dire schizofrenici è già un leggero rimprovero.
    Probabimente questi notabili della educazione, se hanno l'età giusta, ricorderanno bene le bacchettate sulle mani, di sopra e di sotto, che i loro insegnanti (forse) comminavano loro, anche con una certa crudeltà, quando sbagliavano. Raggiunta la pace dei sensi e l'evoluzione dello spirito egualitario, hanno capito che la violenza (degli insegnanti) non porta a nulla e, consapevoli di questo, hanno deciso di ribaltarne i dati. Tant'è che sono i discenti, oggi, a far vedere ai loro docenti come ci si deve comportare quando necessita la stupida violenza.
    Eppure io, che ne ho 65 di anni, ricordo perfettamente quelle bacchettate e quelle ricopiature sul quaderno di frasi punitive a mio danno. Oggi, in un certo senso, ringrazio.
    Questa società è basata sull'inganno educativo, a tutti i livelli. E l'educazione cognitiva, nella scuola, per citare un giovane Viale, è basata nello spaccio accademico dell'ignoranza, con gli esiti nefasti che vediamo anche e soprattutto nelle errate dusposizioni di norme e regole.
    Certo, però, essendo io contro la parola autorità, mi chiedo come mai gli insegnanti dovrebbero avere l'autorità univoca per comminare punizioni? Forse con un po' di autorevolezza nel proprio procedere, si otterrebbero risultati diversi. E ai ragazzi farebbe comodo capire la differenza tra autorità e autorevolezza... ma si sa, a volte il brodo riesce salato. Ciao!

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    1. Mah, a me non mi ha mai convinto questa opposizione autorità/autorevolezza, direi che l'opposizione è piuttosto del tipo autoritarismo/autorevolezza.
      Il termine "autorità" dovrebbe sfuggire a questa dicotomia, si riferisce non a un atteggiamento del soggetto, ma a un ruolo, perchè i ruoli sociali devono esistere, no? Non è che un genitore è equivalente ad un figlio, e nemmeno, io credo, un insegnante a un alunno, come del resto un giudice ad un imputato.
      L'autorità si giustifica se serve a svolgere una determinata funzione sociale, e proprio in quanto la svolge, e dev'essere sempre reversibile e soggetta a verifica. Autorità insomma, non autorità assoluta.

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  3. I miei quando non avevo ragione, non ce n'era. Mi difendevano al punto giusto. Con una leggera prevalenza per l'insegnante e l'adulto in generale. Quelli di oggi sono sorprendenti. (Occorre dire che anche loro devono stare attenti, oggi c'è il telefono azzurro). Per qualsiasi cosa vanno in paranoia. Quello che più mi infastidisce è come sono disposti ad ingigantire il positivo e sminuire il negativo: del proprio. Invece per il pargolo degli altri, altra musica. Mi spiace per l'insegnante, mi sembra una punizione smisurata, doveva usare la parola "asino". Però adesso mi spiace per l'asino.

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  4. Premesso che c'è modo e modo per correggere e stigmatizzare il comportamento di un alunno, va però detto che già da parecchi anni sono i docenti a doversi difendere dagli alunni e non viceversa. Agli insegnanti è stato tolto ogni mezzo per farsi rispettare, e poichè non tutti, anzi pochissimi, sono dotati di carisma o di una forte personalità, nelle classi si vedono scene pietose di insegnanti in balia di adolescenti strafottenti che sanno benissimo che davanti alle rimostranze degli insegnanti avranno i propri genitori sempre e comunque dalla loro parte, ed un capo d'istituto che vigliaccamente, per quanto gli sarà possibile, se ne laverà le mani. Io insegnavo nella scuola media e poichè non sono certo una che si faceva mancare di rispetto o che permetteva che si mancassero di rispetto tra loro, stare in classe e fare lezione era una fatica immane, non potevo rilassarmi un attimo, occorreva tenerli impegnati da quando entravo a quando uscivo dalla classe, senza tregua né per me né per loro! E finite le mie ore di lezione uscivo dalla scuola barcollante, annientata dalla fatica! Vi prego di credermi e di non pensare che sto esagerando. E' per questa ragione che a 57 anni con 36 anni di servizio me ne sono andata in pensione, se avessi continuato avrei rischiato un ictus ogni giorno e poi mai e poi mai avrei potuto tollerare di non avere più la forza di combattere, sì combattere, con i ragazzi ed essere sopraffata e da loro umiliata. Io i miei alunni li ho amati e da loro sono stata amata e stimata, ma quanta fatica, amici miei, quanta fatica!

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  5. Consideravi il ruolo ancillare della politica (dovrebbe esprimere il pensiero
    l'deale la direzione)- L'economia senza la politica ha creato un popolo (non solo Italia)di anaffettivi frustrati e quindi potenziali futuri psicopatici-
    l'ansia di fare denaro tralasciando il resto cultura famiglia ruoli- Non sò nulla della vicenda mi sembra che nessuno ne esca bene-
    Qualcuno avrebbe dovuto spiegare al ragazzo che si resta a casa che non é cosi che
    si vive la scuola e sospenderlo a tempo indeterminato -Non conosco le motivazioni della sentenza e sono daccordo con i giudici a patto che qualcuno legiferi presto-
    Eg

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    1. No, secondo me, la sospensione non si può neanche considerare una punizione, è la resa dell'istituzione scolastica che ammette di non sapere correggere un determinato comportasmento e lo rinvia alla famiglia da cui spera di averlo restituito più malleabile.
      Le motivazioni della sentenza le ho riassunte nel corsivo iniziale del post e dicevo appunto che, per essere coerenti, avrebbero dovuto dichiarare la loro impossibilità adi esercitare alcuna autorità, visto che la considerano in ogni caso un fatto arbitrario: se è sbagliato esercitarla per un insegnante, non capisco perchè sarebbe giusto per un giudice.

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  6. Ripensando a questo post mi è venuta la voglia di raccontarvi un aneddoto della mia vita di insegnante accaduto proprio nell'ultimo anno d'insegnamento, cioè nel 2007. Nel commento precedente ho affermato che amavo i miei alunni, ciò non vuol dire che non fossi con loro severa, ero un'insegnante esigente perchè, come si suol dire volgarmente, io in classe "sputavo il sangue", pertanto pretendevo di raccogliere buona parte di quanto avevo seminato. Mi comportavo con loro come se fossero miei figli e cioè "mazze e panelle" (il bastone e la carota, tanto per intenderci)perchè sentivo forte la responsabilità che acquisissero una buona preparazione, per cui ero affettuosa e li gratificavo quando si impegnavano e rendevano secondo le loro capacità, così come li rimproveravo duramente quando si mostravano indolenti o c'erano episodi sgradevoli.
    Ecco l'aneddoto, immaginatevi la scena: io sono alla lavagna tutta infervorata a spiegare, faccio per voltarmi e vedo un alunno seduto all'ultimo banco che, utilizzando una penna a mo' di cerbottana, lanciava pallini di carta ai vari compagni seduti davanti a lui. Esasperata nel vedere lui per niente interessato alla spiegazione e gli altri ragazzi infastiditi, per cui anche loro distratti, sbotto furiosa in un "ma sei proprio un deficiente"! Lui, che amava atteggiarsi da bulletto, mi dice " lei deficiente non mi chiama", al che io, trattenendo la mia furia, gli rispondo " guarda che non ti sto mancando di rispetto perchè la parola "deficiente" deriva dal latino deficere, cioè mancare, e tu manchi di rispetto a me, che sto lavorando anche per te, impedendomi di far lezione con tranquillità, manchi di rispetto ai tuoi compagni perchè impedisci loro di seguire la spiegazione, manchi di senso del dovere perchè ti disinteressi completamente e non segui la spiegazione, per cui sei uno che manca di tante cose, cioè sei un DEFICIENTE! Rimase a bocca aperta, abbassò la cresta e si mise a seguire la lezione, io mi voltai nuovamente verso la lavagna e ripresi la spiegazione col cuore che batteva a mille, giurando a me stessa che mai più avrei chiamato un alunno "deficiente", anche se la mia prontezza di spirito nel rispondergli aveva fatto sì che me la fossi cavata alla grande! :-D

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  7. Mi hai ricordato un'insegnante di francese che avevo alle superiori. Era anche la preside dell'istituto, tutti quando la si vedeva diventavano buoni ed educati (in realtà nessuno da noi è mai stato sopra le righe). Sempre "punizioni" soft, mai un irrigidimento. Neppure al sottoscritto, quando un giorno per ingraziarmela in vista dell'interrogazione del giorno dopo diedi un passaggio in bicicletta (senza freni)al figlio per tornare a casa. Finimmo contro il muro. Odiavo le lingue straniere, ma a distanza di tempo ho memoria (scolastica)di quella materia. L'idiosincrasia era(è) tale, che mai avrei pensato di aver assimilato tanto.

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    1. In effetti io insegnavo inglese, quindi il fatto che fossi docente di lingue mi accomuna molto alla tua ex insegnante di francese: punizioni soft, mai un irrigidimento e soprattutto, per quel che mi riguarda, sempre pronta a rivedere il mio giudizio negativo e ad offrire nuove chances.

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  8. Quelle motivazioni in breve non significano molto é ciò che hanno scritto i quotidiani le tv-Sarebbe interessante conoscere le considerazioni dei giudici
    Porre in essere un comportamento lesivo o ritenuto tale mette nei casini l'insegnante contra legem -La famiglia deve esercitare un autorevolezza sui figli altrimenti é un aggregato- La scuola da sola non può formare una personalità e comunque la mia opinione é che obbligare qualcuno a scrivere deficiente non mi sembra un modello educativo ammirevole-
    Eg


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