A questo link, è riportato il testo di un'intervista a Latouche.
Latouche, come molti di voi sapranno, viene comunemente considerato il vero e proprio padre della teoria della decrescita, che tanti adepti ha trovato in giro per il mondo...
Ho letto di recente uno dei libri di Latouche che conosco tuttora poco come autore, ed in un prossimo post mi riprometto di fare una recensione accurata di questo suo libro.
Nel frattempo, vorrei fare notare come io vada ripetendo sul mio blog cose molto simili da svariati mesi (naturalmente, manco a dirlo, del tutto ignorato), e vi assicuro che non le avevo lette da lui. Non è che voglia dire che Latouche le abbia copiate dal mio blog (!!!), ma piuttosto che con la propria riflessione personale si può giungere a conclusioni analoghe ad altre persone, un convergere su tesi concordanti.
Mi riferisco alle tre differenti decisioni da ssumere per quanto attiene l'economia: uscita dall'euro, dichiarazione di default, e introduzione di rigide misure protezionistiche (per un'argomentazione in proposito, vedi per esempio questo mio post).
L'unica cosa su cui non posso convenire con lui, è il suo puntare tutto sulla riduzione dell'orario di lavoro. Qui, secondo me, c'è in lui un residuo di concezione del lavoro come parte sgradevole della vita, da ridurre al massimo grado. Che possano in effetti esserci lavori davvero sgradevoli, non v'è dubbio, e per questi la riduzione sarebbe certo benvenuta, ma in genere il lavoro è parte fondamentale della vita dell'individuo, è un pezzo indispensabile della propria realizzaizone personale. Il punto quindi sarebbe, senza escludere, ma solo per tipologie lavorative da definire accuratamente, la riduzione dell'orario di lavoro, nel cambiare la natura stessa del lavoro, i suoi ritmi, il modo stesso di eseguirlo.
Non è un caso che Latouche sollevi quello che io considero il nefasto concetto di "tempo libero", che invece mi pare sia proprio un'invenzione della società industriale e capitalista in cui viviamo. Dividiamo il tuo tempo in due parti, uno, quello lavorativo, è nostro, l'altro sarebbe tuo, ma lascia che te l'organizzi io, che so farlo meglio di te: alla fine, non siamo più padroni di nessun tempo vitale.
Questa stessa divisione va distrutta e ripristinata l'unitarietà della nostra vita e del nostro tempo vitale, rendendo tutto umano.
Altre considerazioni, puntualizzazioni e divergenze le rinvio al post che prima preannunciavo.
L'unica cosa su cui non posso convenire con lui, è il suo puntare tutto sulla riduzione dell'orario di lavoro. Qui, secondo me, c'è in lui un residuo di concezione del lavoro come parte sgradevole della vita, da ridurre al massimo grado. Che possano in effetti esserci lavori davvero sgradevoli, non v'è dubbio, e per questi la riduzione sarebbe certo benvenuta, ma in genere il lavoro è parte fondamentale della vita dell'individuo, è un pezzo indispensabile della propria realizzaizone personale. Il punto quindi sarebbe, senza escludere, ma solo per tipologie lavorative da definire accuratamente, la riduzione dell'orario di lavoro, nel cambiare la natura stessa del lavoro, i suoi ritmi, il modo stesso di eseguirlo.
Non è un caso che Latouche sollevi quello che io considero il nefasto concetto di "tempo libero", che invece mi pare sia proprio un'invenzione della società industriale e capitalista in cui viviamo. Dividiamo il tuo tempo in due parti, uno, quello lavorativo, è nostro, l'altro sarebbe tuo, ma lascia che te l'organizzi io, che so farlo meglio di te: alla fine, non siamo più padroni di nessun tempo vitale.
Questa stessa divisione va distrutta e ripristinata l'unitarietà della nostra vita e del nostro tempo vitale, rendendo tutto umano.
Altre considerazioni, puntualizzazioni e divergenze le rinvio al post che prima preannunciavo.
Ho scoperto da tempo Latouche, anche perchè è molto amico di un mio compaesano, di cui ha anche curato la recensione di un romanzo-verità sull'Africa. Ma non ho mai letto niente di lui, per cui aspetto con ansia la recensione che tu farai del suo libro.
RispondiEliminaSono d'accordo con le tue osservazioni riguardo alla concezione del lavoro.
Al limite, lavorare meno solo a condizione di poter lavorare TUTTI!
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