venerdì 30 marzo 2012

CORAGGIO CHE ABBIAMO LO SMENTITORE NUOVO, NUOVO, FRESCO DI GIORNATA

Dunque, vediamo di riassumere. 
Prima Monti, dice che forse il paese non è pronto.
A distanza di sole ventiquattro ore, si smentisce e dice che il paese è in piena sintonia con il governo, e sono le forze politiche che non sono adeguate. 
Ebbene, ora una nuova smentita, perchè adesso Monti si rammarica che, benedetto contesto, non è stato capito. In realtà, il paese è maturo, le forze politiche sono responsabili al massimo grado, e che, potremmo estrapolare, viviamo nel migliore mondo possibile. 
Ma a voi questo Monti che si smentisce continuamente e che pretende di non essere stato compreso, a chi vi ricorda? 
Un aiutino, somiglia al premier che l'ha preceduto, ricordate come si chiamava?
Dopodichè, averlo paragonato ad Andreotti, credo che sia stato un errore da parte mia, il professore Monti sta cominciando a incespicare quasi ad ogni passo che compie: non ci sarà per caso lo zampino del suo massimo complice?

giovedì 29 marzo 2012

LA SAI L'ULTIMA (DI NAPOLITANO)?

Dice Napolitano: Basta con i giovani precari e sfruttati: il pensiero del presidente della Repubblica va in primo luogo alle ultime generazioni, "sulle quali grava già un debito pubblico che tende a diventare un fardello insopportabile". E che devono poter accedere al mercato del lavoro in modo da non essere penalizzate "da ingiustificate precarietà o da forme inammissibili di sfruttamento". 
Aggiungo io: da oggi solo anziani precari e sfruttati (o magari direttamente esodati, non saprei...)
Eppoi, tutto si tiene logicamente, costringo i sessanta-cinquenni a restare ancora al lavoro, così sai che opportunità di occupazione per i più giovani...
Certo che non c'è rimasta che l'ironia in questo paese, perchè di conseguenzialità logiche difettiamo tanto...

mercoledì 28 marzo 2012

NON VOGLIAMO RIFORME DA UN PARLAMENTO DI INCAPACI

Ormai me ne sono convinto, da un parlamento di composizione così modesta, con una platea di parlamentari così squalificata, non vi si può ricavare nulla di buono, e la cosa migliore che possono fare, visto che non se ne vogliono ancora andare a casa, è che stiano almeno fermi, che cioè si prendano il loro lauto stipendio senza legiferare. Se proprio qualcosa vogliono fare, che almeno non pretendano di fare cose che travalichino la pura e semplice ordinaria amministrazione. 
Ora, questi progetti di riforme istituzionali ed elettorali prese in esame da tali figuri mi preoccupa non poco, perchè da una rapa non puoi certo cavare un succo di frutta, noway direbbero gli inglesi. 
Sulle riforme di rilievo costituzionale la vedo veramente male perché tutto ciò che vogliono cambiare sta bene così com'è adesso, e bisognerebbe interdire loro ogni possibilità di intervento in questa direzione. 
Sulla riforma elettorale, che come noto non richiede modifiche costituzionali trattandosi di legge ordinaria, siamo credo un po' tutti convinti che l'attuale è così pessima, che rischi a toccarla non se ne corrano tanti. Eppure, quello che ho letto ieri, mi ha un po' fatto cambiare idea, questi riescono perfino a peggiorare il già pessimo porcellum. 
Che ve ne sembra della norma che prevede l'indicazione del premier in un sistema in cui non si prevede più le coalizioni? 
Pensateci, il sistema attuale non è, come noto, bipartitico, ma neanche pienamente bipolare, lo è solo blandamente, perché la coalizione consiste essenzialmente nell'indicare lo stesso candidato premier, cioè questo nome messo sulla scheda serve proprio come fondamento della coalizione...

martedì 27 marzo 2012

L'INSOPPORTABILE PRESUNZIONE DI MONTI

Ogni giorno ha la sua croce, recita un vecchio detto tradizionale. Parafrasandolo, potremmo dire che ogni giorno ha il suo protagonista governativo e i suoi lapsus o pseudolapsus più o meno freudiani. 
Ieri, è stata la volta dello stesso premier che tra l'altro ha detto che "forse il paese non è pronto", una proposizione piena di significati più o meno reconditi. Lasciatemi prima però soffermarmi sulle sue citazioni andreottiane, che mi pare indichino che Monti è un suo grande ammiratore, da cui presumibilmente ha deciso di apprendere, e ciò mi pare confermare quanto sia appropriato considerarlo un novello Andreotti come avevo arguito in un precedente post. 
Non ho guardato la stampa di oggi, e non so se qualche giornalista abbia colto la pregnanza di quella breve proposizione che avevo citato. 
Io dirò la mia, che sinteticamente consiste nel considerare questa breve espressione come la manifestazione di una presunzione senza limiti. 
Monti non è la Fornero, non è da nessun punto di vista una persona volgare, al massimo potrà apparire una persona noiosa, ma volgare giammai. Sicuramente, si tratta di una persona di grande intelligenza e di grande astuzia anche, cosa che appunto gli riconoscevo già nel confrontarlo con Giulio Andreotti. Così, è evidente che nelle sue parole bisogna riconoscere gli elementi di calcolo. Tuttavia, per quanto egli possa essere attento a far trasparire ciò che gli viene utile, è inevitabile che qualsiasi uomo talvolta faccia trasparire anche ciò che magari non amerebbe esibire di sè, o ancora a volte si tratta di un mix, che cioè un gesto calcolato, proprio nel modo in cui è calcolato, faccia trasparire informazioni di natura intima...

lunedì 26 marzo 2012

L'INSOPPORTABILE VOLGARITA' DEL MINISTRO FORNERO


Ho visto spezzoni di un’intervista rilasciata dal ministro Fornero riportati in “Report” di ieri, e ne ho tratto conferma dell’impressione che già avevo avuto che questa donna fosse volgare.
Tenterò qui di razionalizzare quest’impressione che come ogni impressione è qualcosa di istintivo, e di tradurla in un giudizio motivato.
Innanzitutto, ella è volgare perché segue la vulgata, intesa come pensiero dominante, e lo segue apparentemente senza distanziamenti critici, senza riuscire minimamente a distaccarsi dagli assiomi di questa vera ideologia in cui siamo immersi, senza tentare di dare uno sguardo più da lontano.
Ella è volgare nella sua pretesa di possedere la verità, di essere al mondo come benefattrice, che impartisce lezioni su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato fare. Potrebbe somigliare ad una maestrina, ma di questa non ha l’umiltà, la maestrina insegna sapendo di tramandare qualcosa, di essere parte di un sistema d’istruzione più complessivo. Di conseguenza, le maestrine non manifestano dubbi su cosa insegnano, esse possono a volte apparire come troppo solerti, troppo prese dai dettagli della loro attività di insegnamento, troppo scrupolose e pedanti, ma non risultano presuntuose...

sabato 24 marzo 2012

ARTICOLO 18 E BARZELLETTE

Adesso la Fornero, con l'avallo dell'intero governo, ha deciso di darsi alle barzellette. 
Non so se è chiaro per tutti, ma il nuovo testo dell'articolo 18 prevede una tipologia di licenziamento, quello economico, che non prevede il reintegro nel posto di lavoro neanche quando  si dimostrasse che la motivazione addotta era palesemente falsa. 
Mi chiedo adesso perchè mai un datore di lavoro dovrebbe chiedere il licenziamento per un motivo differente. 
Cara Fornero, mi ascolti, sia almeno sincera e non racconti barzellette: visto che esiste una via non soggetta ad alcuna verifica che permette di licenziare senza possiiblità di revisione del provvedimento, evitate di parlare di altre tipologie di licenziamento, perchè nessuno sarà così stupido da utilizzare una via che gli porrebbe ben più problemi.
Sarebbe così almeno evidente a tutti che si adotta una normativa che permette liberamente di licenziare chi si vuole, nella situazione peggiore versando al lavoratore un risarcimento.

venerdì 23 marzo 2012

MA MONTI E' PIU' FURBO DI NAPOLITANO!


Sulle questioni attinenti la normativa sul lavoro, si è aperta una partita molto delicata in cui, per come si sono messe le cose, non sarà facile trovare una soluzione.
Stavolta, il fatto che qualcuno si è opposto senza cedere minimamente, ha dato luogo ad un’aggregazione crescente, che di fatto isola la diarchia Monti/Napolitano lasciandola nella scomoda posizione di essere ostaggio delle destre. E’ come quando basta un cristallino di un sale per provocare da una soluzione apparentemente limpida la precipitazione di un solido in quantità notevoli. In fondo, resistere a quanto pare almeno oggi, paga.
Apparentemente, il primo e più fermo nucleo di resistenza è stata la FIOM, che a cascata ha spinto la CGIL ad assumere la stessa posizione di dissenso, e poi ancora il PD, prima nella sua parte più a sinistra. La cosa più interessante è però costituita dal capitolare di un’area di centro. Prima Angeletti che comincia col dire che l’accordo non c’è con quel testo, poi Bonanni che con tempismo notevole si riaggrega alla UIL senza preoccuparsi neanche di giustificare la propria incoerenza. Allo stesso modo, Veltroni non commettendo l’errore di altri, capisce che l’asse Bersani-D’Alema tiene e si sposta subito sulle loro posizioni, costringendo Enrico Letta a tornare sulle sue prime dichiarazioni. Perfino Casini vuole essere della partita, e se anche Casini manifesta una certa prossimità a Bersani, per Monti, ma soprattutto per Napolitano, le cose si mettono davvero male...

mercoledì 21 marzo 2012

LA VOLPE MONTI, IL FAMOSO TECNICO PRESTATO ALLA POLITICA


Ieri, la vicenda dei provvedimenti riguardanti il mercato del lavoro ha raggiunto una prima conclusione. Dal risultato fin qui raggiunto, non v’è dubbio che Monti ne esca come un novello Andreotti, abilissimo in tattica politica, capace di fissarsi degli obiettivi, di fatto molto di dettaglio, ma che nello stesso tempo fanno immagine. Nella realtà, nessun politico, neanche il tanto vituperato Berlusconi, è un venditore di fumo come Monti, solo che il suo fumo piace tanto ai mercati finanziari (la famosa credibilità, che, immagino, sia come la simpatia, un quid non meglio specificabile), e ciò la dice lunga su cosa possa significare porre la politica sotto il tacco del valore dello spread, incapace di rivendicare la propria supremazia e quindi di regolamentare il funzionamento degli stessi mercati.
L’abilità tattica di Monti nella presente vicenda sta, detto succintamente, nel fatto che egli ha seguito un certo percorso di cui era possibile prevedere due differenti sbocchi, e la furbizia sta nel fatto che entrambi gli esiti possibili lo avrebbero avvantaggiato.
Per illustrare questa tesi, dobbiamo tornare alle prime dichiarazioni della Fornero sulla volontà del governo di intervenire sull’articolo 18, praticamente a ridosso dell’insediamento in autunno del governo Monti.
Allora, tutti dovremmo ricordare le dichiarazioni di fuoco dei sindacalisti, non soltanto di Landini o della Camusso, ma anche di Angeletti e di Bonanni, tutti a giurare che avrebbero fatto le barricate se si fosse toccata questa norma. Di fronte a queste fiere dichiarazioni, Monti in persona fece un passo indietro, mise quest’argomento in quarantena. Nel frattempo, si iniziò a mettere sullo stesso tavolo altri argomenti, riguardanti l’ingresso nel mercato del lavoro e inoltre una revisione delle forme di tutela per chi perde il lavoro. Lo scopo era chiaro, in sostanza fare confusione come un abile giocatore di carte che dispone tante carte sul tavolo, avendo tuttavia un unico scopo, procurarsi quella unica fatidica carta che gli possa consentire di chiudere la combinazione vincente.
Tale giochetto richiede non soltanto abilità nel distrarre gli avversari, ma si avvantaggia anche di altri giocatori compiacenti, che improvvisamente scoprono che i veti messi possono anche essere tolti perché “è meglio un accordo anche non ottimale, piuttosto che subire un diktat”, come risulta dal Bonanni pensiero, una vera miniera di aforismi.
Qui però succede un inghippo non previsto, la coppia sindacale Angeletti-Bonanni che ha sempre proceduto di comune accordo, tende a spezzarsi perché Angeletti sembra resistere alla svendita del Bonanni, e punta i piedi rischiando di associarsi alla Camusso. Qui, tutti cominciano a preoccuparsi, e negli ultimi due giorni questi sindacalisti vengono sottoposti a un pressing indecoroso da parte di politici vari, e neanche il Capo dello stato si astiene da tale pratica, quasi intimando la chiusura dell’accordo. E’ troppo per il povero Angeletti, che cuor di leone non è mai stato, il quale infine capitola...

lunedì 19 marzo 2012

PERCHE' OGGI NON E' IL MOMENTO DEL DISIMPEGNO: UN APPELLO


Vedo che si è diffusa un’opinione a livello di grande pubblico, per cui le cose in politica si sono messe sì tanto male, vanno sì nella direzione opposta a quella che sarebbe desiderabile, ma ciò non sollecita un impegno personale perché tanto la situazione non è influenzabile, un meccanismo potente ed automatico si è messo in moto, e tentare di ostacolarlo sarebbe pura perdita di tempo e di energie, meglio restare al coperto e tentare di subire il minor peso possibile di danni alla propria personale vita.
Me lo scrive Rouge nel commentare il post precedente.
Rouge, mi sono fatto questa convinzione nel nostri contatti web che ormai durano da alcuni anni, non solo è la persona in assoluto più schietta tra tutti i miei interlocutori di blog, ma anche uno di coloro che dimostrano maggiore capacità critica ed una capacità argomentativa sicuramente notevole, in grado anche di influenzare altri con grande incisività.
Ora, se uno dei miei commentatori più fedeli e più utili (in quanto mi ha più volte costretto ad approfondire le mie tesi per difenderle dai suoi assalti) mi dice che è arrivato alla conclusione che non ci sia nulla da fare, devo dedurre (ma certamente ho anche altre evidenze, parlo di Rouge perché lo considero la famosa goccia che fa traboccare il vaso), che ben più numerosi sono coloro che si tirano fuori dall’agone politico e decidono così, a freddo, senza apparenti tragedie, di subire passivamente quanto dovesse capitare.
Come rispondevo al suo commento, ritengo questo atteggiamento del tutto errato perché sono convinto che ciò che stiamo vedendo in questi ultimi mesi, diciamo anche da quasi un anno a questa parte, sia soltanto l’antipasto di portate ben più sostanziose che tuttora non siamo in grado di scorgere. Questo atteggiamento apparentemente realista fino al cinismo di lasciar fare e badare solo a minimizzare i danni, è in realtà del tutto miope perché appunto non tiene conto della dinamica, secondo me inevitabile, di evoluzione degli eventi, che ci porterà a conseguenze tragiche, probabilmente  adovere fare a meno per un periodo più o meno breve dell’uso del denaro, costringendoci a rifugiarci transitoriamente in una economia del baratto.
A questo punto, malgrado sia tornato più volte su questo argomento, malgrado le vasta letteratura sull’argomento su cui molti si sono esercitati, sono costretto, seppure sinteticamente a tornare su queste questioni...

sabato 17 marzo 2012

SIAMO SU "SCHERZI A PARTE"

Mi chiedo in che diavolo di società siamo finiti. 
A volte, si ha la sensazione che il livello di virtualità della realtà si approssimi pericolosamente al 100%, come se insomma fossimo finiti sul set di una trasmissione simile a "Scherzi a parte". 
Pensateci, da novembre, dal momento dell'insediamento del governo Monti, tutti lodano il nuovo premier e naturalmente il Capo dello stato che è stato il regista dell'operazione del cambio di governo, Diavolo, lo spread si è ridotto di quasi tre punti percentuali, dagli USA di Obama alla Germania della Merkel, passando per i vari eurocrati tipo Barroso, all'estero fanno a gara a chi si sperticadi più a lodare la nuova via dell'Italia, la via del rigore, dell'equità e della crescita, la novella santa trinità di montiana fattura.
Siamo salvi, dicono i vari politicanti da strapazzo, da Bersani ad Alfano, passando per i furbetti del centro osannanti al Monti di turno. 
Eppure, parallelamente ai bollettini trionfali dello spread calante, degli interessi sul nostro debito pubblico in decrescita, altri bollettini cantano il de profundis dell'economia italiana. 
Non so se riuscite a farvene un'idea chiara, ma praticamente ogni due mesi ci dicono che andiamo indietro di dieci anni nel livello di reddito familiare. Prima, si era tornati all'inzio del millennio, poi all'inizio degli anni novanta e pochi giorni fa ci dicono che ora ci ritroviamo alla situazione del 1982, cioè di trent'anni fa. 
E' interessante questo confronto col passato, perchè ci dice più chiaramente della variazione percentuale del PIL cosa ci sta succedendo. Siamo in piena recessione, anzi tra poco saremo in depressione economica, che è la forma più severa di perdita di potere d'acquisto. 
In effetti, uno potrebbe anche dire che stare come trent'anni fa non è poi così male, e personalmente, ho l'impressione che aldilà di numeri statistici di cui non conosco neanche il procedimento di calcolo, oggi si stia molto peggio rispetto a quel periodo. Ci sono molti più poveri perchè la totalità del reddito è oggi distribuita in maniera più diseguale, i ricchi sempre più ricchi, e i poveri sempre più poveri e sempre più numerosi per il correlato fenomeno dell'erosione del ceto medio. 
Il punto però non è come oggi ci troviamo, ma la tendenza che osserviamo. Teoricamente, tra altri sei mesi, e quindi a settembre prossimo, potremmo trovarci col reddito del 1952, cioè come eravamo nel dopoguerra, e vi assicuro per i miei pochi ma netti ricordi dell'infanzia che ancora a metà degli anni cinquanta eravamo davvero poveri, con i ragazzini per strada con le toppe ai pantaloni. Finiremo così, è questo il futuro molto prossimo che ci attende? Veramente, non lo credo, non penso che una certa tendenza osservata per un certo periodo di tempo debba mantenersi inalterata per un periodo più prolungato, sarebbe cpome pretendere che tutte le funzioni matematiche siano lineari...

venerdì 16 marzo 2012

LA BATTAGLIA DELLE PAROLE

Alcuni giorni fa, ho partecipato a una discussione su uno dei blog che frequento che, partendo da aspetti molto specifici, ha finito col coinvolgere questioni molto più generali. 
Per chi non vuole andare sul link, cosa che comunque raccomanderei (ma non  perdetevi i commenti perchè lì nasce la discussione), riassumo brevemente. 
In sostanza, si sollevavano obiezioni sull'uso del verbo penetrare a riguardo del coito, anche sulla base del fatto che per il maschio questo verbo si usa in forma attiva, mentre per la femmina in forma passiva. Senza disperderci su questioni connesse, la cosa su cui volevo qui soffermarmi era la proposta sollevata da alcuni di utilizzare un'altra parola, di sostituire il verbo incriminato che magari permettesse un suo uso in forma attiva per la femmina. 
Voglio riportare  una frase scriutta da Luciano, in risposta alla mia osservazione sull'inutilità del cambio delle parole: 
"l’uso dei verbi rispetto all’azione è indifferente, non lo è affatto rispetto ai parlanti".
Naturalmente, sono del tutto d'accordo con Luciano, e capisco che le mieconsiderazioni precedenti potessero essere equivocate. 
Pertanto, riprendo la questione qui in modo di meglio sviscelarla. 
Dicevo quindi che il punto non è se le parole influenzino i parlanti, ma il modo in cui ciò avviene. 
Partiamo allora dalla considerazione (a partire da Wittgenstein) che le parole in sè non esistono, sono dei segni in un complesso sistema di segni, il linguaggio appunto, e quindi è solo in collegamento con uno specifico contesto linguistico che la parola assume un preciso significato. Ciò implica che a rigore una stessa parola può, e spesso effettivamente ha, una pluralità di significati, differente in dipendenza del contesto...

mercoledì 14 marzo 2012

CERCASI MINISTRI CHE PARLANO IN ITALIANO

Ma davvero questo governo c'ha una compagine ministeriale così brava? A me non pare proprio, e tanto per non fare nomi, Fornero e Terzi mi sembrano abbastanza modesti. 
Ieri, Fornero se n'è uscita con un'espressione volgarotta che ha irritato i suoi interlocutori sindacali, ma anche quelli confindustriali in verità.
In primis, che termini usa questo ministro, paccata, ha ragione la Marcegaglia, indica un abbracciio un po' vigoroso che si da' agli amici sulle spalle, generalmente come segno di saluto nell'incontrarsi. Recentemente, si è anche affermato l'uso del verbo paccare nel senso di dare fregature. 
Come si vede, nè l'uno nè l'altro di entrambi questi significati hanno nulla a che vedere con l'uso e il contesto con cui il ministro ha ritenuto di usare questo termine. Per ciò che posso dedurre, paccata starebbe per grosso pacco, in questo specifico caso significherebbe un numero elevato di miliardi: peccato che giornalisticamente si concorda sul fatto che i miliardi disponibili difficilmente potranno superare i due, e quindi quest'espressione non è giustificata neanche ammettendo un uso disinvolto dei termini...

martedì 13 marzo 2012

LE MAFIE E IL CONCORSO ESTERNO

La requisitoria del PG e il conseguente accoglimento da parte della corte di cassazione della richiesta di anullamento del giudizio di appello a carico di Dell'Utri ha sollevato degli importanti effetti collaterali che travalicano il caso specifico di quell'imputato. 
Tutto è dovuto alla scelta del PG di inserire nella requisitoria un riferimento molto critico nei confronti del reato di concorso esterno in associazione mafios. 
La prima osservazione riguarda la questione stessa di un magistrato che esprime una ben ferma opinione su disposizioni legislative vigenti. Si potrebbe argomentare se non sulla liceità, almeno sull'opportunità di invadere in maniera così clamorosa il campo che la costituzione assegna al parlamento. 
E' interessante notare anche che questa norma è già in vigore da più di venti anni, è una norma cioè matura. Mi chiedo come un singolo magistrato possa svegliarsi un bel giorno ed accorgersi improvvisamente che si tratta di una fattispecie di reato definita in modo troppo labile. Naturalmente, mi rifiuto di credere che queste critiche abbiano uno scopo contingente, di meglio argomentare cioè la richiesta di revisione processuale, questo sì che sarebbe un comportamento sanzionabile. 
Nel merito poi, non è che si possa dire che le argomentazioni del magistrato sdiano del tutto prive di fondamento. Effettivamente, la legge non precisa quali siano gli elementi concreti che determinano la sussistenza del reato, e nei fatti ciò significa aumentare il margine di discrezionalità dei magistrati nell'applicare le norme...

sabato 10 marzo 2012

I POTENTI E LA POLITICA

E' inutile girarci intorno, oggi un problema sovrasta tutti gli altri, ed è quello della democrazia, di cosa essa sia diventata nel nostro occidente ed in particolare nella sua culla, l'Europa.
Oggi, mi pare un fatto incontrovertibile, il processo di globalizzazione con annessi organismi sovranazionali designati e privi quindi di ogni possibile, fosse anche parziale, legittimazione democratica, sovrapponendosi, anzi contrastando le sovranità nazionali, distrugge ogni parvenza di democrazia. 
Se ora consideriamo più da vicino proprio il nostro paese, allora non v'è dubbio alcuno che siamo di fronte a una classe politica ridotta in un angolo, da una parte incapace di governare, cioè di trovare la mediazione tra interessi contrapposti, dall'altra del tutto screditata nel sentire comune, fino a far coincidere attore politico (spregiativamente indicato come politicante) con essere spregevole.
I fatti sono lì davanti a noi ed inchiodano questo microcosmo che orbita attorno alle camere parlamentari alle proprie responsabilità. Sarebbe certo interessante ricostruire questo percorso agli inferi di chi di politica si occupa a livello professionale, ma sulla base dei fatti è davvero problematico trovare argomenti che possano offrire appigli per una possibile difesa...

giovedì 8 marzo 2012

LA LISTA DEI CANDIDATI CIALTRONI SI ALLUNGA

Ma attaccare la bocca al cervello no? E' lecito dire cose come pure espressione fonica senza preoccuparsi di attribuirle un significato minimamente razionale? 
Dunque, il neogovernatore della Banca d'Italia Visco ieri ha fatto una dichiarazione solenne che improvvisamente ci da' la via e la luce per uscire dal tunnel (quello costruendo della Val di Susa forse?), ora lo sappiamo e non possiamo più far finta di niente: 
"Dobbiamo lavorare di più e più a lungo". 
Sì, questa frase la rivolgerei a quei tanti lavoratori ai quali quel lavoro così sbandierato come dovere etico e necessità economica è stato tolto da un giorno all'altro. 
Lo direi ad esempio alle operaie della "Golden lady", che sono state lavoratrici così operose da permettere all'imprenditore, al loro datore di lavoro, negli anni di fare utili, e che tuttora possiede una azienda in grado di fare utili. Lo direi così per fare un esempio, proprio oggi nella giornata della donna, a queste operaie e vorrei proprio che questi soloni buoni solo a dire ovvietà trovassero le parole per spiegare loro come sia eticamente accettabile la distruzione della loro vita soltanto perchè quell'imprenditore s'è fatto i calcoli e tra soldi di incentivazione statali e salari più bassi, ha scoperto che guadagnerà di più producendo in Serbia.
Avete capito bene, non è questione di sopravvivenza, ma solo di maggiore convenienza, di utili più alti...

mercoledì 7 marzo 2012

EROS E FEMMINISMO


E’ apparso proprio oggi un articolo dedicato al legame tra eros e Sicilia nella letteratura e nel cinema. L’articolo è certamente interessante, invero più dedicato al cinema, mentre i libri di narrativa sono coinvolti più che altro come fonte delle sceneggiature dei film.
La cosa che però più ha colpito è il punto di vista dell’autore sulla questione generale dell’evoluzione del costume negli anni sessanta e settanta, come delineato nella frase che cito: 

“…lo spostamento in Sicilia sembra mascherare, anestetizzare, qualcosa che solo in maniera mediata, attraverso il fantasioso esotismo di queste ambientazioni, poteva esser meglio raccontato. Rozzamente, l’evasione in un “altrove interno” che compensasse il decennio di maggiori sconvolgimenti nella vita sessuale degli italiani: gli anni del divorzio e dell’aborto, del femminismo e di una lotta contro leggi e costumi arcaici…”.

Ora, mi chiedo se tale punto di vista sia corretto, se il voyeurismo più o meno greve di quegli anni si ponesse come contraltare al progresso dei costumi o se invece ne fosse un elemento accessorio essenziale. Insomma, ci si potrebbe chiedere se siano stati più femministi i bacchettoni anni cinquanta o gli scollacciati anni novanta.
Sarebbe facile rispondere citando il famoso slogan femminista “né puttana né madonna, finalmente sono donna”, e quindi attribuendo ad entrambi questi periodi un carattere antifemminista, ma a me sembrerebbe una facile ma falsa scorciatoia...

martedì 6 marzo 2012

I DOLORI DEL GIOVANE DECREPITO PD

Il PD sulle primarie per definire il candidato a sindaco di Palermo, non si smentisce. La sua ala destra prepara un agguato al segretario, sostenendo col concorso determinante di una faida interna al PD siciliano una candidatura alternativa a quella sostenuta dal segretario assieme a SEL e IDV, e quando l'agguato riesce chiedono la resa dei conti sulle primarie. Sostengono cioè che esse sono state gestite male, che bisogna ridiscuterne le modalità, propongono di farle interne al partito piuttosto che come si è fatto di coalizione, si comportano quindi come se essi fossero spettatori, e non fossero essi stessi ad averne determinato con tutte le loro forze l'esito. Infatti, se confessassero il loro ruolo attivo, dovrebbero pervenire alla conclusione opposta, che cioè le primarie, anche se fatte di coalizione, possono anche avere esiti che tengano conto della dialettica interna al PD. 
Ma soprattutto il bersaglio a cui puntano è il più grosso, e cioè riguarda la scelta delle alleanze alle elezioni del prossimo anno. Ora, certamente che le primarie di Palermo non hanno alcuna attinenza con il modo di affrontare le elezioni politiche, come pure lo stesso Enrico Letta ha dovuto ammettere al TG3 di ieri sera, ed allora si cambia ragionamento, dicendo che la formazione del governo Monti cambia tutto il panorama politico e l'alleanza di Vasto è superata nei fatti. 
Bene, ora è ufficiale, il governo Monti non costituisce una parentesi, la motivazione dlel'emergenza economica era solo una scusa, perchè invece il disegno era quello di mettere in crisi ogni possibile ipotesi di coalizione di centrosinistra.

sabato 3 marzo 2012

IL SALTO DI QUALITA' CHE LA LOTTA NO TAV DEVE AVERE

Purtroppo, le preoccupazioni che manifestavo in un post precedente sembrano essersi rivelate fondate. 
Con le dichiarazioni di ieri dello stesso premier, e quindi col massimo di autorevolezza, il governo reitera la sua intenzione di procedere verso la realizzazione della TAV, confermando tra l'altro ancora una volta il suo modo di intendere il dialogo, cioè col risultato già definito. E' un modo davvero singolare di intendere il dialogo che somiglia più che altro a una solonne presa in giro. 
Dall'altra parte, gli oppositori manifestano intendimenti altrettanto decisi, ribadendo di non avere alcuna intenzione di smettere di lottare, un vero e proprio muro contro muro. 
Questa faccenda non mi piace per niente, perchè davvero non si capisce che sbocco possa avere, se non tragico, ed uso questo aggettivo senza esagerare, tragico come sono tragiche le morti, quelle che temo ci aspetteranno nelle prossime settimane. 
Il punto è che una lotta come questa mette in crisi non solo lo specifico progetto, ma una filosofia, un'ideologia dovrei dire, quella di un capitalismo in crisi sistemica e pertanto al massimo della sua pericolosità, quella stessa che c'ha consegnato questo governo e questo premier, mettendo in cassa integrazione un parlamento di infima qualità, ormai preda di appetiti individuali. 
Una parentesi vorrei qui dedicare a Berlusconi, che ha ceduto il governo solo nel momento in cui era chiaro che avrebbe perso il suo impero industriale. Oggi, dopo essersi salvato da una condanna processuale per il rotto della cuffia, di fronte a uno spread che finalmente torna a sfiorare quota trecento, torna a fare il Berlusconi di sempre, iniziando a sgambettare il suo servo più fedele, quell'Alfano che pure gli si è mostrato perennemente fedele. 
Io penso che l'incapacità dei vari movimenti, e quello NO TAV non sembra fare eccezione, di cogliere il livello decisivo dello scontro, un ordine che il capitalismo non può, piuttosto che non vuole, abbandonare, e che anzi deve rafforzare, rendere più stringente ed implacabile, costituisca un elemento di estrema gravità da più punti di vista...

venerdì 2 marzo 2012

UN RINGRAZIAMENTO NON CONVENZIONALE A LUCIO DALLA

Si può esprimere un'opinione franca anche al cospetto della morte? Io credo che sia possibile, ma dirò anche che sia necessario. 
Così, anch'io dirò grazie a Lucio Dalla per le emozioni che ha suscitato in me con le sue canzoni, ma vorrei aggiungere un commento, che è poi una citazione da uno dei blog che frequento: 

"Aveva iniziato con 3 marzo '43, è finito - vent'anni fa - con attenti al lupo. Agli inizi portava un basco, all'ultimo Sanremo un parrucchino. E' stato un'allegoria della sinistra"

Aggiungerei che come certi vecchi politici, non ha voluto e saputo abbandonare la scena quando forse aveva finito di avere qualcosa ancora da dire, e purtroppo mi pare proprio una caratteristica della mia generazione, ed anche questa mi pare una questione epocale.