sabato 28 aprile 2012

CHE DELUSIONE FASSINA DA SANTORO!

Ho trovato proprio deludente Fassina, il responsabile economico del PD, nell'ultima puntata di "Servizio Pubblico". Davvero, diventa sempre più difficile trovare qualcosa di buono nel PD, questo Fassina, descritto come un pericoloso estremista di sinistra da parte dell'ala destra del suo stesso partito, mi è in realtà apparso come un Bersani in piccolo, in piccolo da tutti i punti di vista. 
Bersani ha una sua personale fascinazione nell'esposizione, questa sua cultura dell'Emilia profonda, di chi ha un substrato culturale a cui fare riferimento. Poi, naturalmente, le posizioni politiche di Bersani non le condivido per niente, ma devo ammettere che una sua abilità oratoria il Bersani senza dubbio la ha. Fassina al contrario, non solo finisce col dire le identiche cose del suo segretario, ma le dice anche male. 
Il punto peggiore è stato quando Fassina, per difendere la pronta accettazione del fiscal compact con la rapidissima modifica dell'articolo 81 della nostra costituzione, ha fatto una distinzione tra economia e politica. Per lui, questo atto, inaccettabile da un punto di vista sttrettamente economico, in aperto contrasto con le scelte dello stesso PD, erano invece giustificate su un piano politico, dove per politico egli intende "convincere i tedeschi". 
La cosa appare paradossale, e del resto mi pare che mai come oggi si faccia un uso così disinvolto e a volte davvero incomprensibile del termine "politica". La politica è decidere l'economia, si chiama appunto economia politica, ed invece la politica viene derubricata a una specie di tattica, di procedura semplicemente finalizzata a raggiungere un obiettivo economico che a quanto pare per costui non merita di essere considerato politico.
E' mancato da parte sua, come del resto da parte di tutti gli intervenuti, conduttore incluso, l'inquadramento dell'attuale crisi in europa nel contesto generale. Fassina si è spinto fino al punto di parlare di due distinte crisi, la prima quella del 2008 che prese avvio con il fallimento della Lehamn brothers, mentre ce ne sarebbe una seconda, evidentemente distinta dalla prima, che sarebbe quella attuale...

giovedì 26 aprile 2012

DEMAGOGIA ED ANTIPOLITICA DOVE STANNO?


Eliminiamo il marcio dai partiti, dice Napolitano, ma guardiamoci dall’antipolitica e dalla demagogia.
Beh, ma Presidente, non le sembra di essere rimasto molto sul generico, che è ovvio che si sia tutti contro il marciume, contro la demagogia e per la politica, così il punto sta nel riconoscere dove queste caratteristiche deleterie si annidino: in assenza di tale specificazione, mi pare che stiamo nel campo dell’ovvio, malgrado gli sforzi immani che la grande stampa fa per dare risonanza a siffatte ovvietà dandone nel contempo una interpretazione autentica.
Così, per uscire dal generico e dall’ovvio, io darò la mia personale interpretazione.
Il marciume lo trovo certamente nei noti fatti di corruzione che sono balzati all’onore della cronaca, ma, guarda un po’, lo trovo nel contempo nella procedura ai limiti dell’incostituzionalità con cui è stata condotta la gestione della politica con un tizio, di nome Monti che da un giorno all’altro è stato nominato senatore a vita, guarda caso, da chi, dallo stesso censore Napolitano, che pure fino al giorno prima aveva solennemente dichiarato di non avere intenzione di fa nessuna nomina di questo tipo. La seconda puntata è stato  il mandato che lo stesso Napolitano ha affidato a Monti.
Dopo alcuni mesi di attività di questo governo, una cosa almeno è chiarissima, questi stanno lì per fare cose facili, terribili, inutili, laceranti per la vita delle persone, ma in sé facili, diciamo la via più breve per fare economia di bilancio. Le tasse, il primo provvedimento licenziato da questo governo, è risultato l’unico davvero incisivo, sul lavoro e sulle liberalizzazioni, un flop evidente a tutti.
Ora, si dovrebbe intervenire sul taglio delle spese statali, e qui già i ministri mettono le mani avanti, è un’operazione estremamente complessa, richiede molti anni, diceva un sottosegretario ieri notte al TG3 linea notte. Insomma, aldilà del giudizio politico complessivo sul governo e sulla via suicida europea all’uscita della crisi, su cui ho avuto ripetutamente modo di intervenire già parecchie volte, anche da un punto di vista squisitamente tecnico, questi non valgono nulla. Aumentare l’IVA, ridurre le pensioni, aumentare le tasse sugli immobili, beh, per questo non occorre essere un grande economista, rettore della Bocconi e grandi riconoscimenti nel mondo bancario, è una cosa che saprebbe fare qualunque politico d’accatto, è sulle cose difficili che si può differenziare i giudizi. Se costoro che non sono venuti a distribuire caramelle, ma a fare cose spiacevoli, fanno cose che oltre che spiacevoli sono anche banali, beh, mandiamoli a casa, e facciamolo subito...

martedì 24 aprile 2012

CHE HOLLANDE CI SALVI...DA NOI STESSI

Non finisco mai di stupirmi nell'assistere a ciò che fanno e dicono i nostri politicanti d'accatto. 
L'ultima è questo coro di consensi ed incoraggiamenti rivolti ad Hollande, il candidato socialista francese nel ballottaggio prossimo venturo per la presidenza della repubblica francese da quasi tutto lo schieramento parlamentare italiano, perfino dal PDL. Il motivo di tale appoggio entusiasta sta nella speraqnza che Hollande, in coerenza con il suo programma elettorale, si opponga alla Merkel ed alla sua linea di politica economica che tanti danni sta creando all'europa intera.
Scusate, mi sono perso qualcosa, o costoro sono gli stessi che appena pochi giorni fa hanno introdotto una modifica costituzionale che ci impone il vincolo del pareggio di bilancio come ci richiedeva proprio la Merkel e il suo famigerato fiscal compact? 
Ora, non dico che non si possa perdere anche una battaglia e cedere alla Germania della Merkel se si considera che da un punto di vista più generale se ne trae un vantaggio. 
Tuttavia, anche in questo caso non sarebbe un dovere elementare di un governo e di un parlamento quello di esternare le proprie perplessità e le proprie obiezioni.
 Ma davvero ha una logica approvare la modifica costituzionale a tamburo battente senza neanche attendere il risultato delle elezioni presidenziali francesi? 
Non so voi, ma io considero questi comportamenti come schizofrenici, compiuti da persone psichicamente labili o che al contrario ci nascondono qualcosa. 
In ogni caso, ancora una volta si nega il principio di responsabilità, siamo vittime della Merkel e speriamo che venga il salvatore francese e che ci salvi da tale pericolo: non c'è nulla da fare, o con le buone, o con le semibuone, questi vanno cacciati immediatamente, che vadano a casa a godersi il lauto vitalizio che si sono concessi e smettano di danneggiarci ulteriormente.

lunedì 23 aprile 2012

LERNER E SANTORO: DUE CONDUTTORI COSI' DIVERSI?


Alla trasmissione “TV TALK” su RAI3 dello scorso sabato pomeriggio, l’invitato Gad Lerner ha lanciato una frecciatina abbastanza avvelenata a Santoro.
La questione riguardava la quasi costante presenza di un collegamento esterno nella trasmissione “Servizio Pubblico”, quasi sempre una piazza, dove si riunisce una folla che può partecipare al dibattito in studio con qualcuno dei suoi rappresentanti. Chi segue Santoro, sa di cosa parlo, e d’altra parte si tratta di un elemento costante che ricordo già almeno dagli anni novanta nei talk shows di Santoro che si sono succeduti nel tempo con nomi differenti.
Lerner in qualche misura criticava quest’uso a partire dalla considerazione di come queste piazze mostrino folle piuttosto aggressive, spiegandolo sulla base del disagio in cui si trovano queste persone costrette a stare all’esterno in un’ora serale e quindi presumibilmente al freddo, ascoltando per molto tempo passivamente il dibattito che va avanti in studio ed aspettando quindi quel breve loro momento in cui dire la loro o magari soltanto mostrare la propria faccia.
A parte il tono quasi umoristico di tali osservazioni (con questa eccessiva sottolineatura di un fatto climatologico che non credo conti tanto, visto che chi programma di stare all’aperto per tanto tempo, ha comunque la possibilità di coprirsi adeguatamente), la sostanza dell’osservazione mi è sembrata fosse costituita dal ruolo marginale che Santoro attribuirebbe a queste folle, relegandole a piccoli spezzoni di tempo all’interno di queste trasmissioni divenute ormai lunghissime, vista la scelta non so da cosa motivata di proporre una saldatura tra prima e seconda serata, trasmissioni che vanno avanti anche per più di tre ore di seguito. Insomma, Lerner accusava Santoro, tra le righe, di mantenersi un aristocratico pure ostentando un’attenzione verso la gente.
Innanzitutto, dirò che convengo con Lerner non tanto sul concetto di discriminazione aristocratica da parte di Santoro tra i migliori, tenuti al calduccio in studio e gli umili lasciati al freddo degli spazi aperti, quanto sull’utilizzo spettacolare che Santoro fa di tutto il contesto della sua trasmissione, e quindi anche di queste folle, un ruolo simile al coro nelle tragedie greche. Non potrò mai dimenticare come tantissimi anni fa Santoro raccomandasse al fido Ruotolo che si trovava nei pressi di una miniera del Sulcis, di inquadrare il falò acceso dagli operai, un elemento che con tutta evidenza aveva un  impatto nullo sul contenuto politico della trasmissione, ma ne aveva invece uno sostanziale nel renderla più spettacolare. Da allora, mi è chiaro, né ho trovato mai smentite che Santoro, malgrado il suo fiuto e la sua intelligenza politica di gran valore, doti che ha certamente in dosi maggiori di tanti personaggi politici anche in auge, resti inesorabilmente direi prima di tutto un uomo di spettacolo, che la sua missione rimarrà per sempre fare il conduttore televisivo piuttosto che il conduttore politico, malgrado anche per tale ruolo egli avrebbe tutti i numeri...

sabato 21 aprile 2012

EFFETTI SPECIALI DA PARTE DEL NOTO TRIO ABC DELLA POLITICA ITALIANA

Qui, tra questi partiti che appoggiano il governo Monti, non si sa dove si andrà a finire, non si sa dove si fermeranno nel loro percorso disperato in cui la loro sorte sembra segnata da una sconfitta di dimensioni storiche che subiranno non appena si darà agli italiani la possibilità di votare.
La prima loro missione è distinguersi tra loro perchè debbono dimostrare di non essere uguali e così rappresentare l'universo della politica, come già fanno utilizzando del tutto a sproposito il termine antipolitica per tutto ciò che sta fuori dal loro ambito, perchè essi esauriscono l'universo della politica nella loro presunzione disperata.
Avantieri, Casini ha realizzato il suo punto di vantaggio con l'azzeramento degli organi del suo partito, con ciò in verità dimostrando solo di esserne il solo e reale padrone, gli altri ne costituiscono solo la corte passiva.
Ieri, Alfano gli ha risposto da suo pari (sic!), annunciando i suoi effetti speciali, un'iniziativa clamorosa che sarà resa nota dopo il secondo turno delle amministrative: siamo davvero sul patetico.
Ora, è il turno del PD, non è che Bersani possa rimanere immobile, ma cosa farà mai per attrarre a sè l'attenzione del corpo elettorale?
Io gli darei un consiglio che si basa sull'amore degli italiani per i sorteggi.
In poche parole, che il PD annunci che verranno messi in palio ricchi premi tra tutti i suoi elettori, vuoi vedere che funziona?

venerdì 20 aprile 2012

E' SCOCCATA L'ORA DI CASINI?


Casini si è guadagnato le prime pagine dei giornali di oggi con l’iniziativa di quello che egli chiama il partito della nazione.
A parte le considerazioni che si potrebbero fare sulla idiozia di questo nome, due sono gli aspetti che vengono in evidenza.
L’uno riguarda il significato dell’iniziativa in relazione al microcosmo della politica partitica: qui, non vi è dubbio, Casini è un maestro, ha una grande esperienza ormai maturata lungo decenni di pratica ininterrotta, ma anche un certo fiuto personale da non sottovalutare.
Cosa ci dice questa mossa, non a caso fatta coincidere con l’iniziativa di Pisanu e di una trentina di parlamentari del PDL di volontà di uscire dal loro partito, e i movimenti di Berlusconi che ha recentemente incontrato Montezemolo? Ci dice che i tempi sono ormai stretti, ciò che sempre più conferma l’ipotesi che le elezioni per il nuovo parlamento si tengano anticipatamente dalla scadenza naturale, e quindi nel prossimo autunno.
Si tratta sicuramente di un colpo di scena perché sembrava a tutti che si andasse alla scadenza naturale, ma, come dice anche Massimo Franco nel suo articolo odierno, l’anticipazione piace a tutti, piace innanzitutto ai partiti che vedono il loro consenso nel paese soggetto a un fenomeno di erosione impressionante e progressivo, e che a questo punto non intendono farsi cuocere al fuoco lento del governo pseudotecnico di Monti, ma sorprendentemente piace anche allo stesso Monti perché gli concede un prezioso alibi per l’insuccesso, per alcuni di noi scontato sin dall’inizio, del suo governo. Adesso, potrà andare in giro per il mondo a dire che non l’hanno lasciato lavorare, che l’hanno costretto a lasciare a metà un lavoro che altrimenti, con i tempi giusti, sarebbe stato portato a termine: non importa se tutto ciò sia credibile, è comunque una pietosa foglia di fico con cui coprire le proprie magagne.
Dal punto di vista delle singole formazioni politiche, le elezioni anticipate permettono allo stesso Casini di continuare a dire tutti il bene possibile di Monti di cui ormai passerà alla storia come il sostenitore più fedele e costante, permette a Bersani di mantenere significative chances di successo elettorale, e permette ad Alfano di continuare ad avere un partito che, come fummo facili profeti al momento dell’insediamento del governo Monti, si sarebbe frammentato in breve tempo.
L’altro aspetto che viene oggi in evidenza è però il limite della gente come Casini che è molto abile a muoversi nel suo microcosmo, ma che fuori da lì annaspa...

giovedì 19 aprile 2012

LA AUTOSFIDUCIA DI MONTI E DEI SUOI COMPAGNI DI MERENDA

Il miglior modo di sintetizzare la giornata di ieri, la attribuirei, ahimè, a “La Padania”, il quotidiano pressoché clandestino della Lega Nord, con il titolo nella sua prima pagina “Monti si sfiducia da sé”.
Nei fatti, le dichiarazioni di Monti si accompagnano ad analoghe dichiarazioni di eminenti dirigenti europei, tutti a dover ammettere che tutto quanto hanno detto sino al giorno precedente, con cui hanno bombardato una stampa sempre compiacente con loro, erano cazzate.
Qualcuno tra noi lo sapeva da tempo, anzi sanno che anche quelle di oggi sono emerite cazzate, c’è sempre un macigno che ci sovrasta pronto a crollarci addosso ed il fallimento del sistema bancario globale. In queste condizioni, questi sedicenti esperti che stanno al governo del nostro paese, traggono la loro forza soltanto dalla debolezza altrui, quella cioè del sistema dei partiti.
In verità, qui ci sta un equivoco enorme, alimentato dallo stesso Napolitano al momento dell’insediamento del governo proprio come pezza d’appoggio alla scelta di affidare il mandato a un neo-parlamentare, pietosamente promosso a senatore il giorno prima dallo stesso capo dello stato (contraddicendo così le intenzioni che aveva precedentemente dichiarato).
L’equivoco sta nel fatto di accusare i partiti di qualcosa che dovrebbe invece costituire il loro più prezioso contributo alla democrazia, e cioè l’avere una posizione di parte, per cui le decisioni assunte dal parlamento vengono fuori dalla dialettica tra le differenti posizioni, di parte appunto, dei singoli partiti: guarda caso, la democrazia è un sistema pluralistico...

martedì 17 aprile 2012

ANCORA SUI PARTITI E SULLE CONFUSIONI CONSEGUENTI

Oggi, altra giornata che conferma la mia sensazione di non capire più questo paese, di non vedere dove una classe politica mediocre vuole andare e vuole conseguentemente che anche noi andiamo. 
Oggi è stata la volta di Napolitano di dare il suo contributo alla confusione generale col suo intervento riguardo ai partiti. 

Partiamo da un dato sondaggistico, da cui risulterebbe che la percentuale di coloro che hanno fiducia nei partiti corrisponderebbe in cifra assoluta a meno di un milione di italiani, e, poichè le persone coinvolte direttamente nella politica praticata sono nettamente superiori al milione, il risultato per certi versi paradossale che ne viene fuori è che perfino gli stessi politicanti non hanno fiducia in sè stessi, e credo che nessuno più di loro abbia gli elementi per sancire questa sfiducia. 
Detto ciò, rimane comunque da definire ancora quali siano i motivi alla base di questa sfiducia. Napolitano ha citato nelle sue parole le questioni della corruzione, che costituisce senza dubbio alcuno uno di questi elementi di sfiducia. 
A me pare tuttavia che se noi isoliamo questo singolo aspetto dal contesto generale, non riusciamo proprio ad avere un quadro realistico della situazione e quindi neanche a capire cosa dovremmo fare per uscirne. 
Mettiamola così, la corruzione nei partiti non è un elemento isolato che possa essere imputato a un inquinamento da parte di singole persone indegne venute a fare politica per approfittare del potere associato alla politica praticata, una questione cioè tutta ascrivibile a scelte individuali eticamente riprovevoli. Se la corruzione si presenta come un meccanismo di funzionamento diffuso all'interno dei partiti, come difatti è, quasi come il loro modo ordinario di funzionamento, allora sarebbe vano cercare nei comportamenti individuali la spiegazione di questo fenomeno.
Vorrei piuttosto fare una domanda provocatoria: per quale motivo una persona che entra in politica non dovrebbe partecipare al fenomeno corruttivo?...

lunedì 16 aprile 2012

L'OSCENA PUNTATA DI IERI DI REPORT


Ieri, non ho potuto seguire per intero la consueta puntata di Report della domenica sera, ma ciononostante non posso esimermi dal darne un giudizio almeno sulla parte iniziale.
Dirò subito che non solo non sono d’accordo con le tesi della Gabanelli, ma devo necessariamente aggiungere che ho trovato il modo stesso di costruire la trasmissione, molto discutibile, tanto per usare un eufemismo.
Come molti di voi sapranno, ieri la Gabanelli, come ampiamente preannunciato, ha parlato dell’ipotesi dell’eliminazione totale del contante, o almeno questo ci aspettavamo e per questo magari avevamo deciso di seguire la trasmissione.
In verità, e di questo mi dolgo, si è certamente affrontato questo tema, ma in un modo che trovo fuorviante. Abilmente, la trasmissione si è prevalentemente occupata dell’evasione fiscale, ha, almeno nella sua prima parte, intrecciato i due argomenti, ed alla fine è inevitabile che almeno una parte dei telespettatori abbia potuto fare confusione.
Ciò che intendo dire è che si può ben essere contro l’evasione fiscale, ma che ciò non può automaticamente significare anche l’essere d’accordo con l’eliminazione dell’uso del contante. Mi pare un concetto abbastanza semplice, riprendendo una metafora che avevo già utilizzato a proposito di queste questioni, si può ben essere contro la criminalità in un determinato quartiere, senza con ciò propugnare il bombardamento aereo dello stesso quartiere. Vi sono insomma i cosiddetti effetti collaterali che nessuno di noi ha il diritto di ignorare. 
Nel servizio, il tema dell’evasione fiscale veniva trattato a pieno campo, non con lo specifico riferimento all’altro tema trattato, senza in particolare argomentare perché la via proposta fosse l’unica possibile, o quantomeno la preferibile.
Che l’esistenza del contante faciliti l’occultamento degli introiti e quindi l’evasione dell’obbligo fiscale, è cosa perfino ovvia, ma meno ovvio è confrontare vantaggi e svantaggi di una tale misura estrema. Anzi, la Gabanelli a un certo punto diceva che si capisce che si faccia resistenza a un cambiamento delle abitudini di vita, in tal modo banalizzando se non apertamente ridicolizzando la tesi opposta...

domenica 15 aprile 2012

I PARTITI ED IL LORO FINANZIAMENTO


Il modello aziendale ha trionfato nel modo di pensare globale.
Un’azienda come si sa ha come propria missione quella di creare utile, e tramite i noti meccanismi della concorrenza, le differenti aziende si confrontano ed ottimizzano le loro prestazioni riducendo i propri costi e migliorando le procedure di produzione.
Seppure le mie personali riserve in proposito, visto che sono convinto che l’azienda dovrebbe piuttosto avere come missione prioritaria quella di creare occupazione, si potrebbe convenire sul fatto che entro certi limiti, le due cose possano andare di pari passo.
Dove invece il mio dissenso diventa totale è quella della generalizzazione, tendente all’universalizzazione, di tale modello. In omaggio ad esso, già una prima vittima illustre è stata l’università, che a seguito delle disposizioni legislative ispirate a questi principi ha smesso forse irreversibilmente di rappresentare il mondo della conoscenza disinteressata. Non si tratta di cosa di poco conto, da quando esiste l’università di Bologna, la prima al mondo, il sapere umano è cresciuto tramite due differenti vie, l’una legata al settore della produzione, e quindi strettamente finalizzata a un criterio di massimizzazione del profitto, portando allo sviluppo tecnologico, l’altra propria del mondo accademico, che fornendo il sostrato culturale di base, era premessa anche, ma non esclusivamente, per lo sviluppo tecnologico. Il fatto è che apparentemente in questo mondo iperideologizzato si ignora come le vie dello sviluppo culturale siano misteriose, come la ricerca disinteressata sia stata storicamente determinante per giungere all’enorme patrimonio di conoscenze di oggi. Tutto ciò viene bruciato sull’altare di una finalizzazione esasperata della ricerca universitaria, determinando così il processo di azindalizzazione dell’università, che però non si ferma qui ma include anche il settore didattico.
Non approfondisco queste questioni universitarie, perché in realtà l’obiettivo centrale di questo post vuole riguardare i partiti politici.
Lo dico in riferimento alla questione del finanziamento pubblico dei partiti. All’apposito referendum a suo tempo ho votato, a quanto risulta inutilmente, contro il finanziamento: ebbene, non ho cambiato opinione...

sabato 14 aprile 2012

UN GOVERNO DI INNOCENTI OSSERVATORI DEI FATTI

E' bello sentire parlare i membri del presente governo, a cui dobbiamo per rispetto della verità assocciare anche Napolitano per il ruolo strategico svolto per il suo insediamento, come se essi fossero degli osservatori. 
Le parole di Napolitano sono ad esempio illuminanti, perchè egli paragona l'andamento dei mercati finanziari ad eventi meteorologici (un rittorno augurabilmente transitorio, dell'inverno, egli ha detto), il che implica che anche su quanto accade sui mercati finanziari non si possa intervenire, che bisogna solo sopportare sperando che il tempo migliori.
Abbiamo ascoltato a lungo dire che la colpa dello spread era di Berlusconi e di Tremonti, come era loro la colpa del fatto che la Merkel facesse il bello e il cattivo tempo in europa, dettando cioè l'agenda europea. In verità, lo spread è tornato a salire, gli indici di borsa a scendere,ea mai come adesso la Merkel è riuscita ad imporre a tutti i suoi partners europei,e quindi anche all'Italia, le sue regolette economiche suicide quali il fiscal compact, tanto che questo ha già trovato un corrispettivo nella modifica dell'articolo 81 della costituzione sul pareggio obbligatorio di bilancio. 
Oggi, il Corriere della Sera, cane da guardia di Monti, addirittura neanche titola sull'andamento dello spread, mentre La Repubblica più pudicamente non osa tacere del tutto, ma senza tentennamenti attribuisce l'innalzarsi dello spread alla Spagna, ecco il nuovo capro espiatorio, pronto per l'uso. 
Ora vorrei dire a Ezio Mauro che spread si potrebbe tradurre in italiano con differenziale (anche differenza andrebbe bene), e misura proprio la differente valutazione che i mercati danno tra i paesi che utilizzano come valuta l'euro. Visto che quindi esso esprime un giudizio differenziale, proprio per questa ragione esso esalta l'aspetto di giudizio su quello specifico paese. Lo spread spagnolo è aumentato perchè gli investitori continuano a credere nella Germania, mentre credono sempre meno alla Spagna, e se cresce lo spread italiano, ciò con tutta evidenza esprime un giudizio meno positivo sul nostro paese, almeno in paragone alla Germania: cosa c'entra mai la Spagna in un parametro in cui essa neanche figura?...

venerdì 13 aprile 2012

BASTA CON LE CHIACCHERE, ROSY MAURO NON E' UNA VITTIMA


Il martellamento mediatico sulle vicende della Lega continua incessante senza che se ne veda una prossima fine.
Ieri, è iniziata un’altra corrente, ed è quella della difesa della Mauro, che mi costringe, mio malgrado a tornare a parlarne.
Il ragionamento di costoro è estremamente semplice, ed io lo classificherei come ragionamento di tipo binario.
In sostanza, essi dicono che i leghisti che l’hanno espulsa, ne hanno fatto un capro espiatorio, hanno colpito lei facendo finta di non esserne coinvolti anche loro. Si spingono sino al punto di operare un ardito paragone con i processi alle streghe nei periodi della santa inquisizione, ed ormai le rivendicazioni di natura sessista cominciano ad apparire apertamente, del tipo, non è un caso che sia stata colpita una donna !?!
Innanzitutto, lasciatemi spiegare perché dico che si tratta di una logica binaria, nel senso che parte dall’accusa rivolta ai dirigenti leghisti, con in testa Maroni, di averla scelta come capro espiatorio, tralasciando in questo modo di dover considerare le proprie responsabilità e di non attaccare apertamente Calderoni, per tanti in condizioni analoghe dal punto di vista delle responsabilità legali a quelle della Mauro, che è ancora potente visto che è uno dei triumviri...

giovedì 12 aprile 2012

ANTIPOLITICA E POPULISMO COME APPIGLI TERMINOLOGICI PER I NOSTRI MODESTISSIMI POLITICANTI

Non è trascorso ancora un mese da quando ho postato sulla guerra delle parole, cioè sull'importanza di usare certi termini piuttosto che altri.
E' un problema che mi coinvolge molto, giacchè sono convinto che il linguaggio è la via preferenziale di diffusione culturale, e quindi il mezzo privilegiato di condizionamento di quanti ci stanno attorno.
In passato, mi sono particolarmente occupato del neotermine "omofobia" contestandone la validità e il connesso progetto culturale di trasformare qualsiasi critica anche argomentata al movimento gay in una manifestazione di discriminazione sessuale.
Allo stesso modo, mi sono occupato già in passato del termine "antipolitica", anche nel mio libro, e più recentemente, a proposiito dell'insediamento del governo Monti, ho criticato la connessa espressione di  "sospensione della politica". 
Ciò che sembrerebbe doversi dedurre dall'allegro uso di entrambe tali espressioni è che evidentemente c'è una ignoranza del significato del termine politica. 
Il punto è che in qualsiasi contesto civile,in cui cioè l'uomo viva all'interno di una cultura sedimentata, ognuno di noi non può non essere un soggetto politico, la politica viene esercitata nella vita di tutti i giorni. Da questo punto di vista, diventa chiaro come non abbia senso parlare di antipolitica, e allo stesso modo non si capisce come possa esistere un governo che non faccia politica. Se poi consideriamo specificamente il caso del governo Monti, dovremmo alla fine convenire che si tratta del governo che fa più politica di molti dei governi che l'hanno preceduto...

mercoledì 11 aprile 2012

LO SPETTACOLO SERVITO DA UNA STAMPA MEDIOCRE DI UNA LEGA MORENTE


Riguardo allo scandalo che ha colpito la Lega Nord, solo alcune notazione a margine, che poi hanno al centro la stampa, come questa ignobile congrega di interessi non propriamente informativi, si occupa della vicenda.
Insomma, qui si spendono come pazzi per mostrare pena per Bossi, il povero capo divenuto un vecchio signore senza potere.
Scherziamo? Se devo provare pena, la provo per i militanti leghisti, quei poveretti che ieri a Bergamo erano lì per mostrare l’orgoglio leghista, ma capite, l’orgoglio di chi è stato trovato con le mani nella marmellata. Stavano lì ancora a sventolare le loro insulse bandiere, ad applaudire un altro personaggio, quel Maroni anch’egli caduto dal pero, che chiede pulizia: ma a chi la chiede? Se sbaglio, correggetemi, ma non stiamo parlando di quel Maroni che da sempre costituisce il vice di Bossi? Ma insomma, Maroni, ma tu, mentre qualcuno rubava, dov’eri? Che facevi, ti voltavi da un’altra parte? No, perché questa sorpresa su una gestione criminale dei rimborsi elettorali ai partiti non ce la può avere neanche il sciur Brambilla che fa l’operaio alla FIAT, possibile che nessuno si sia incuriosito dei soldi finiti in Tanzania? Ma che paese ipocrita in cui viviamo, per una persona nella media, è addirittura ovvio che questi politicanti abbiano consuetudine con una gestione allegra del denaro pubblico, di cosa parla Maroni, appena sceso sul palco della Lega da Marte...

lunedì 9 aprile 2012

DOPODOMANI L'ARTICOLO 81 DELLA COSTITUZIONE VIENE MODIFICATO, NON PERMETTIAMOLO!

Un golpe costituzionale si sta compiendo in questo paese. 
Nel silenzio dei grandi organi di informazione, il Senato si appresta (avverrà mercoledì prossimo, già dopodomani) a votare per la seconda volta, e quindi in via definitiva la modifica all'articolo 81 della nostra costituzione inserendovi l'obbligo del pareggio di bilancio. 
Nel merito della norma, come già ho avuto occasione di dire, questo vincolo che lo stato impone a sè stesso è assolutamente incomprensibile. Il passivo di bilancio per uno stato corrisponde, deve corrispondere, a qualsiasi potere che voglia considerarsi sovrano, esattamente come il monopolio della violenza e la facoltà di stampare denaro, un privilegio connaturato da sempre alla stessa funzione statale. 
Bisogna intendersi, nessuno qui sostiene che i parlamenti debbano esercitarsi nel creare voragini nel bilancio statale, meno che mai in una nazione come la nostra in cui proprio una gestione allegra dei soldi pubblici è servita a coltivare una folta e vorace congrega di corrotti e corruttori, e quindi l'equilibrio nei conti pubblici ha robuste motivazioni di politica interna, di un'etica pubblica da mantenere. 
Se però osserviamo la recente storia del nostro paese, ci rendiamo conto che la corruzione è cresciuta nel nostro paese sia durante gli anni della crescita impetuosa del debito pubblico, come direi altrettanto nell'ultimo ventennio che si può considerare come un periodo di contenimento del disavanzo di bilancio: anche così, la corruzione ha trovato strade sufficienti per nutrire sè stessa. 
Difatti, a tutti è ormai chiaro che questa scelta del pareggio obbligatorio del bilancio è un'imposizione che ci viene dall'esterno, dall'Europa si dice. Se si va poi a chiedere all'Europa perchè imporre questo vincolo, alla fine si arriva al potere assoluto dei mercati...

venerdì 6 aprile 2012

IL CERCHIO IMMONDO DELL'UMBERTO

Questi neopadani certo che hanno una certa propensione a vivere ed a diffondere miti. 
Dopo le schifezze che emergono dall'inchiesta sulla cassa della Lega, dopo che si è evidenziato aldilà di ogni ragionevole dubbio che la cerchia familiare di Bossi ha usufruito di denaro di proprietà della Lega, subito si sono premurati di diffondere la notizia che Bossi era all'oscuro di tutto, che è stato vittima del noto cerchio magico che lo avrebbe quindi apertamente raggirato. 
Ora, fatemi capire come stanno le cose, e se ci può essere qualcuno sano di mente che possa accreditare una simile opinione. 
Renzo Bossi siede nal parlamentino lombardo, un cognato o altro parente stretto siede nel parlamento europeo, e così via. Adesso non ricordo i dettagli, ma da tempo è noto che Bossi in persona ha lavorato per piazzare i suoi stretti familiari in vari ruoli politici a cui, badate bene, corrispondono laute retribuzioni. Che egli non abbia perso occasione per lanciare il figlio Renzo all'interno del suo partito permettendogli una visibilità assolutamente sproporzionata al pressocchè nullo peso politico è cosa risaputa. Ora, tutti questi fatti sono moralmente spregevoli, magari legalmente non si configurano come reati, non possono essere considerati furti, ma fare di una persona che non ne ha i meriti un consigliere regionale è dal punto di vista etico un furto perchè il denaro della collettività viene utilizzato per foraggiare persone incapaci...

mercoledì 4 aprile 2012

LE NUOVE PRASSI POLITICHE

Dicevo nel precedente post che non si può ignorare come oggi anche due persone per altri aspetti completamente differenti coem Berlusconi e Monti manifestino tuttavia alcuni tratti in comune. 
E' significativo che proprio nella prassi della politica, le forme appaiano così simili, che un uomo che proviene dagli ambienti accademici ed uno che proviene invece dal mondo dell'impresa convergano su alcuni atteggiamenti. 
Voglio ricordare quanto è stato criticato il presenzialismo di Berlusconi, questo suo volere apparire sugli schermi televisivi in continuazione, nel volere imporre il suo sorriso esibizionistico. Ebbene, una delle prime preoccupazioni dell'attuale premier è stata proprio quella di andare ospite in svariate trasmissioni. 
La somiglianza tra i due ha aspetti ulteriori. Come Berlusconi si sceglieva minuziosamente il contesto in cui doveva apparire, accertandosi che chi lo intervistava fosse abbastanza servile da non contraddirlo platealmente, anche Monti si sceglie con gran cura dove andare, leaders politici che si scelgono loro il giornalista con cui confrontarsi. 
Ribadisco questa tendenza comune tra loro a rilasciare dichiarazioni senza badare alla coerenza, ma invece usando questa continua mutazione nelle prese di posizione come un abile arma politica, come un forma di adattabilità alle reazioni suscitate, come in definitiva uno strumento per rim anere a galla. 
Quest'ultimo aspetto fa il paio con la tendenza evidentissima nel ceto politico a "stare sulle barricate". Non v'è evidenza di reato, non v'è certezza di scorrettezza, di comportamento moralmente censurabile, che convinca i politici coinvolti a indietreggiare, a mollare le poltrone occupate, a ritrarsi in una posizione che possa garantire un decorso giudiziario più sereno. 
Il calcolo sembra di un cinismo estremo, negare negare e negare fino allo sfinimento anche le evidenze più plateali, che tanto cosa ci si guadagna ad ammettere le proprie colpe, cosa ci si guadagna anche ove si voglia lecitamente sostenre la propria innocenza a farlo da una posizione meno esposta?
E quindi, in questo post volevo appunto sottolineare queste due differenti tipologie di degrado della politica, da una parte una spettacolirizzazione, un utilizzo della propria immagine, del fatto che il grande pubblico sappia come è fatta la tua faccia e il tuo tono di voce, la politica dell'immagine,  e dall'altra la rinuncia direi clamorosa a difendere ostinatamente la propria credibilità. 
Chi ha gli anni che ho io, sa quanto fosse una volta preziosa la credibilità, il fatto che una persona manifesti una sua coerenza pagandone i costi inevitabili...

lunedì 2 aprile 2012

MONTI E LA STAMPA


E’ incredibile la faccia di bronzo dei nostri governanti.
Mi riferisco in particolare alla dichiarazione che Monti ha rilasciato recentemente, lamentandosi di come le sue parole, riguardanti la scarsa fiducia nei partiti degli italiani, siano state equivocate.
Per prima cosa, gli vorrei ricordare come egli rischi sempre più di assomigliare al suo predecessore, come dicevo anche nel precedente post: non solo egli smentisce le proprie stesse dichiarazioni, ma, secondo il costume di Berlusconi, si lamenta del comportamento della stampa, attribuisce cioè a questa ogni responsabilità ed ogni incomprensione.
Il parallelismo però non si ferma qua perché questa critica alla stampa è ancora meno giustificabile nel suo caso. Berlusconi da una parte con le sue TV private e i loro telegiornali, il giornale di famiglia ufficiale (Il Giornale) e quello ufficioso (Libero), e con il condizionamento palese dei telegiornali RAI, aveva ben poco da lamentarsi, copriva già con i suoi personali giornali una grande quota del totale del settore informativo, ma anche Monti non si capisce di cosa si lamenti, ha dalla sua parte il giornale della confindustria, ha dalla sua parte la quasi totalità dell’informazione televisiva (faccio notare il vergognoso allineamento del nuovo Tg di LA7 di Mentana), ha almeno una parte de “La Repubblica” dove in realtà la linea di appoggio totale di Scalfari ha perso colpi a favore di una linea un po’ più critica di De Benedetti, ha soprattutto dalla sua il gruppo RCS diretto da Mieli, ed in particolare “Il Corriere della Sera” di De Bortoli (uno dei personaggi più squallidi dell’intero panorama italiano del ceto dominante, che si è sempre caratterizzato per il suo ostentato servilismo), un quotidiano si può dire prostrato ad adorare e celebrare il governo Monti in un modo francamente scandaloso...