sabato 15 settembre 2012

EPPURE LA STRARIPANTE POTENZA USA NON RIESCE A VINCERE

Vorrei fare alcune considerazioni sui recenti attacchi alle ambasciate USA nei paesi arabi, una vicenda che trovo estremamente significativa...

La prima cosa che questi eventi mi suggeriscono, è l'incontrollabilità della situazione internazionale. Dopo ventitrè anni dalla caduta del muro di Berlino e poco meno dalla scomparsa dell'URSS, l'unica potenza imperiale nel mondo, gli USA ed i suoi alleati, malgrado la sostanziale libertà di movimento, devono soffrire una forte impopolarità e nel giro di poche ore, possono dover assistere a grandi masse di popolazioni scatenate contro di loro. Si potrebbe perfino parlare di fattore entropico. Come in una popolazione di molecole gassose che si trovino al di sopra dello zero assoluto di temperatura, si genera un moto casuale delle singole molecole che da' luogo a una serie di urti tra loro, così in un popolo che non sia morto, fisicamente, ma anche ideologicamente, i conflitti sono inevitabili. La causa occasionale può essere la più diversa, ma l'imposizione pura e semplice di un modello politico non riuscirà di per sè a determinare quella uniformazione che viene perseguita dagli USA in tutto il mondo.
Il secondo aspetto che vedo in questi eventi è un effetto che potremmo definire boomerang della globalizzazione. Mentre gli USA tentano di imporre al mondo un modello politico basato sui consumi e sul forzato aumento inarrestato del PIL, anche i fattori di opposizione, in questa fase l'islamismo, almeno nella fase più fondamentalista, possono sfruttare i medesimi mezzi di globalizzazione cosicchè un evento puntiforme ed in sè del tutto insignificante, come la produzione di un filmaccio idiota e provocatorio in un punto indeterminato degli USA può scatenare un incendio ad innesco multiplo: la notizia si propaga sfruttando i velocissimi mezzi di comunicazione di cui disponiamo, visto che sono proprio a supporto di questa globalizzazione culturale portata avanti dalla potenza imperiale mondiale, dando luogo a manifestazioni cruente in città e paesi differenti.
Questo tipo di globalizzazione insomma, non risparmia la globalizzazione dell'idiozia, sia di chi produce tali schifezze di film, nè chi ne trae motivo per arrivare perfino ad uccidere persone in fondo inconsapevoli, almeno a riguardo dello specifico fatto. Si sa, la madre dei cretini è sempre incinta.
La faccenda si è inoltre aggravata in paesi che, retti a lungo da dittature militari, con la primavera araba, hanno subito una trasformazione del loro assetto istituzionale verso più o meno vaghe forma di parlamentarismo all'occidentale.
Ai tempi dell'intervento in Libia, malgrado condividessi l'analisi che attribuiva all'occidente l'organizzazione della rivolta poi vittoriosa anti-Gheddafi, non potevo nel contempo condividere il giudizio negativo di questi fatti. Non era quindi la tanto esaltatta da parte della nostra stampa, rivolta di popolo, a portarmi ad un giudizio pacatamente positivo su queste rivolte, ma la valutazione della portata potenzialmente rivoluzionaria di tali sommovimenti. Per definire in generale il comportamento della leadership occidentale (e quindi mondiale), sono solito utilizzare l'espressione che trovo molto espressiva "aspirante stregone".
Intendo nel presente contesto che gli USA & company elaborano dei piani strategici molto accurati, militarmente molto efficaci, ma alla fine ogni programmazione, anche  se curata in tutti i suoi dettagli, deve fare conto con l'imprevedibilità del fattore umano (grazie a dio, direi).
Non mi voglio qui dilungare sul merito della presumibile strategia USA, ma osservo comunque che aprire spazi alla manifestazione popolare può portare a risultati perfino opposti a quelli attesi: come allora difendere impresentabili dittatori?
E qui, entriamo nel merito di un argomento molto importante che è correlato a queste considerazioni.
Andando per il web, si può facilmente constatare che le posizioni più critiche verso il cambio di regime vengano dai marxisti più ortodossi. A me sembra che costoro, apparentemente ignorando del tutto la situazione di fatto esistente nel mondo, vogliano oipporre alla globalizzazione di marca USA, una globalizzazione alternativa. In sostanza, non è che essi non condividano con me il giudizio più negativo verso i dittatori esistenti in giro per il mondo, a volte in aperta opposizione agli USA, ma che utilizzino un criterio di realismo politico analogo per tanti versi a quello apertamente praticato dall'occidente, pronto alle infamie più gravi pur di raggiungere i propri scopi. Si potrebbe cioè dire che, a fronte di un giudizio sugli USA come il male assoluto, sivoglia immaginare la costituzione più o meno esplicita di una internazionale di opposizione all'impero dominante. Ciò che non va in questa posizione è che essa si aggrappa a un fantasma, a qualcosa che non esiste se non nei loro desideri, in quanto in realtà oggi essite un'unica globalizzazione. Questo è un punto per me fondamentale, ed è il motivo per cui ritengo che per qualsiasi paese oggi la cosa migliore, o meno brutta da fare se preferite, è quella di isolarsi, di tentare di ridurre drasticamente tutti quei fili che pure lo legano al resto del mondo. Recidere tutto non si può certo, ma l'ideologia liberale propugnata dagli USA è così pervasiva e potente che a chi ad essa vuole opporsi non rimane che la strada della resistenza, della costruzione lenta e paziente di una società alternativa, pensare di vincere oggi è pura follia, solo una nuova e più matura consapevolezza può determinare una svolta politica globale.

4 commenti:

  1. io però non capisco proprio questa suscettibilità di molti paesi musulmani, ho visto film e satire sulla religione cristiana e sul papa che hanno tuttalpiù generato sdegno ma non da arrivare a iscenare proteste violente, meno male che l'era delle crociate (quelle cristiane) parebbe finita

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  2. Oramai tutti nel mondo hanno capito che il termine USA "esportare la democrazia" è sinonimo di guerra e miseria. Un paese, quello americano, che ha il debito pubblico più grande del mondo e soprattutto quasi 50 milioni di poveri in casa propria... Questo dovrebbe fargli pensare più agli affari interni e, chissà che nel prossimo futuro, saranno costretti a farlo. Quei giorni saranno terribili per l'America e di conseguenza per noi ...

    Un Saluto

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    1. Raimondo, anch'io penso che ci aspettano giorni terribili ed il cui esito è tutt'alytro che scontato.

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  3. Carissima, in effetti anch'io non smetto di sorprendermi di quanto la religione islamica possa suscitare emozioni e reazioni violente.
    Ciò dovrebbe aprirci gli occhi riguardo a quanto finiamo per fare coincidere il mondo intero con la nostra scoietà occidentale, come se quella specie di tolleranza/indifferenza che sperimentiamo nella nostra società dovesse essere un destino: non lo è, è solo uno specifico atteggiamento culturale.

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