Alla fine, è successo, la censura
potenziale e velata che denunciavo in un precedente post si è concretizzata, e
il prof. Bagnai, noto economista che pare tra l’altro avere un ruolo di
consulenza con la SEL di Vendola, ha semplicemente cancellato un mio intervento
sul suo blog “Goofynomics” (l’articolo a cui si riferiva è intitolato “I debiti delle banche”). Io ve lo riporto qui integralmente e credo che tutti voi potrete
convenire che non ci sono motivazioni di netiquette, non mi pare di essermi
mostrato minimamente scortese.
Evidentemente, la motivazione sta
in un punto di vista differente tra Bagnai e me, e devo necessariamente dedurne
che egli abbia difficoltà ad argomentare contro le mie tesi, le tesi di un
profano in economia. Eppure, Bagnai è anche un polemista, se leggete il suo
blog, vedete con quale sarcasmo tratta i suoi colleghi economisti e docenti di
economia, non si ritrae dal polemizzare. Con me invece, o tenta di bacchettarmi
come aveva fatto precedentemente, o alla fine mi ignora perché i miei rilievi
lo mettono in imbarazzo. Eppure, la mia intenzione era opposta, era stabilire
un confronto, capire dove sbagliavo.
Io veramente non credo di essere
in errore, e del resto non è che io sia l’unico a pensarla come scrivo, solo
che a quanto pare le Cassandre anche oggi non sono popolari, meglio far finta
che questa crisi possa risolversi senza che noi dobbiamo cambiare il nostro
modo di vivere. Questa difesa pregiudiziale delle nostre abitudini, in verità,
è parte del problema perché bisognerebbe prima capire cosa ci sia di così
prezioso nel presente da spingerci a difenderlo con tanta ostinazione, fino a
nascondere la realtà che abbiamo di fronte.
Avevo promesso di non
intervenire, ma ora non posso più astenermi, perchè lei tocca il cuore del problema
che avevo osato porle in un post precedente.
Io vorrei solo capire se le cose
che ho letto in questi ultimi anni, ed in particolare che la crisi delle banche
USA del 2008 sia dovuta alla mancata separazione tra banche commerciali e
banche d'affari. A me pare un'affermazione corretta, ma allora non si può più
dire che la passività maggiore è costituita dai depositi dei clienti. Per
carità, non è che voglia mettere in dubbio i suoi dati, certamente per una
specifica banca, per quelle spagnole di cui si parla, sarà certo così, ma, data
la strettissime correlazione interbancaria, forse parlare del singolo istituto
non è molto significativo.
E torno ai miei dubbi e timori: è
vero o no che in giro per i mercati finanziari del mondo transitano titoli per
circa seicento mila miliardi di dollari, la cui gran parte è stata emessa da
banche? Che un tale importo corrisponde a circa nove volte l'intero PIL
mondiale annuo? E ciò non implica, direi quasi automaticamente che questi sono
tecnicamente falliti?
E' così assurdo ritenere che la
crisi, l'unica e sola crisi che è esplosa nel 2008 e da allora non è mai
cessata, ma anzi mostra sintomi di approfondimento, sia quella, e che tutto ciò
che osserviamo soprattutto nell’eurozona sia una conseguenza di una risposta pessima
dei governanti europei ed in particolare della Merkel ad una crisi importata?
Se così fosse, sarebbe inadeguata
una risposta di tipo keynesiano, immissione di ulteriore liquidità, perché
apparentemente questa liquidità viene immediatamente sequestrata da un sistema
bancario che si comporta come un tossicodipendente, o se preferite come un
obeso che impedisse a tutti di mangiare per sbafarsi tutto lui, perché a lui
non c’è cibo che possa bastare, riuscirà ad ingurgitare tutto, lasciandoci con
i portafogli vuoti per l’immane spesa alimentare fatta e senza risolvere
comunque alcun problema della nostra legittima fame.
Lei guarda alle banche col
classico sistema dei debiti e dei crediti, ma siamo certi che nel caso
specifico ciò sia corretto? Il punto è che lei la vede in maniera statica, ma
se noi guardassimo all’economia in maniera statica, allora la stessa teoria
keynesiana non tiene, la capacità cioè del denaro di creare sviluppo non si può
capire se non in una visione dinamica.
Io credo insomma che le banche,
nel momento in cui hanno emesso questa montagna di titoli, abbiano fatto
qualcosa di assai simile a uno stato sovrano che crea moneta, e non v’è dubbio
che la moneta funziona come una catena di Sant’Antonio, io accetto di scambiare
un bene concreto come una mela con un vile foglio di carta, una banconota,e lo
faccio perché conto sul fatto che un altro individuo farà quello che ho fatto
io. Le banche questo a parer mio hanno fatto, una catena di Sant’Antonio di
titoli che si scambiano prima di tutto con sé stesse, e con queste cartacce
hanno creato bilanci lusinghieri, con utili stratosferici che hanno
giustificato i loro personali stipendi stratosferici. Si è così creato un giro
vorticoso di ricchezza fasulla in cui chiedersi chi sia creditore e debitore
non è significativo, perché in fondo tutti noi siamo nello stesso tempo
creditori e debitori, anche se generalmente verso soggetti differenti. Mentre
venivano compilate le tabelle che lei cita, gli enormi scambi in corso avevano
chissà quante volte trasformato i creditori in debitori e viceversa. Potremmo
dire con un’immagine geometrica che noi attori economici siamo come linee
chiuse, in cui non ha senso chiedersi dove stia l’inizio e dove la fine.
La malattia non sta in chi ha
credito e chi ha debito, no, sta nello stesso vorticoso giro di ricchezza
fasulla, sta insomma negli stessi mercati finanziari, in come sono fatti, in
come si sono trasformati. Per superare la crisi, i governi dovrebbero trovare
la forza di mettere ordine in queste questioni. Se, come io credo, non hanno la
capacità di farlo, allora il capitalismo stesso entra in una crisi
irreversibile.
L’intervento che avete letto è
condizionato dai limiti di lunghezza che il blog impone ai commenti, ma mi pare
che le argomentazioni siano sufficientemente chiare.
Forse, potrebbe non risultare
ovvio perché la crisi europea sia importata, e poi naturalmente si è aggravata
per le risposte sbagliate, al limite dell’assurdo in verità, della Germania
della Merkel, ma anche da parte dell’intera eurozona che è capitolata di fronte
alle posizioni espresse dai tedeschi.
Bene, i paesi europei hanno un
debito pubblico storico che ormai va avanti da decenni. Badate, si dovrebbe
perfino dire che tali paesi abbiano tenuto un comportamento virtuoso, sulla
base del fatto stesso che il debito è cresciuto ben poco in questi anni (in
termini di rapporto debito/PIL). Per l’Italia, per fare un esempio
significativo, ciò corrisponde ad avere un avanzo primario, cioè che almeno in
parte gli interessi sul debito venivano pagati con gli introiti dell’anno.
Complessivamente, l’eurozona ha un debito certo non trascurabile, ma forse
dovrebbe essere ricordato che anche USA e UK hanno un debito molto importante
(sempre in riferimento al rispettivo PIL), con la differenza fondamentale che
l’euro, almeno prima dei circa mille miliardi prestati alle banche europee
dalla BCE, non aveva stampato granchè carta-moneta, mentre nei paesi
anglosassoni un mare di cartaccia è stata stampata. Per gli USA in particolare,
questo flusso di dollari in giro per il mondo esiste da decenni, diciamo che il
mondo è pieno zeppo di dollari che fingiamo ancora di considerare portatori di
valori. Ma intorno al 2000, la FED ha fatto un’immissione di liquidità
massiccia che ha peggiorato ulteriormente la situazione, anzi vi è stato anche
un problema tra FED e parlamento USA che voleva sapere l’importo che la FED
aveva stampato, mentre la FED si rifiutava di dirlo: ciò naturalmente
sottolinea la criticità del dollaro, a cui manca solo il famoso bambino che
improvvisamente dica “Il re è nudo”.
Diciamo che entrambi gli stati
anglosassoni sono seduti su una polveriera, il sistema bancario in stato di
fallimento tecnico, ed allora si capisce che se la siano presi coi titoli di
debito dei paesi europei. Li avevano in portafoglio si può dire da sempre,
nessuno aveva mai dubitato che tali paesi potessero onorarli alla loro
scadenza, ma a loro occorreva tanto denaro per sopravvivere, e alla fine sono
convinto che l’obiettivo era quello di costringere l’eurozona a comportarsi
come USA e UK, stampare euro a bizzeffe, l’ultima dose di droga per le banche
tossicodipendenti. Di fatto, la BCE si è piegata, con il consenso della stessa
Merkel s’intende, stampando appunto mille miliardi di euro (stampare per modo
di dire naturalmente, si tratta in realtà di numeri su un computer), ma al
sistema bancario globale questa immissione sarà apparsa come bruscolini, ci
vuole ben altro per simili famelici soggetti.
Obama al suo insediamento ha
seguito le orme di Bush cedendo al ricatto del sistema bancario, ma questo
ricatto non prota da nessuna parte, anzi farà scoppiare una bolla così grossa
che a quel punto si bloccherà l’intero sistema di commercio internazionale con
esiti imprevedibili. Dei governanti seri, dei veri statisti, farebbero fallire
le banche private predisponendo per tempo una rete di banche pubbliche, ma di
tali statisti in giuro oggi non se ne vede neanche l’ombra. Sarà forse la fine
stessa del capitalismo, ma anche qui, senza che ci siano soggetti politici con le
idee sufficientemente chiare sulla direzione di marcia da intraprendere, su
quale tipo di sistema alternativo si dovrebbe creare.
E’ questa carenza di reattività
che a mio parere costituisce la fonte più importante di preoccupazione, il
fatto che modesti politicanti, sotto ricatto da parte di banchieri ormai preda
delle loro manie di grandezza e di meccanismi messi in moto da loro stessi, non
trovino un’opposizione adeguata alle esigenze drammatiche della fase storica.