Certo che Vendola mostra giorno
dopo giorno di essere stato sovrastimato da una certa opinione pubblica (e mi
ci metto pure io in mezzo, che errore!).
Questo fine politico pare
realizzare soltanto adesso che egli non caverà nulla dal candidarsi per le primarie.
Tuttavia, ancora attribuisce (o forse fa finta di attribuire) il suo disappunto
al fatto che non si capisca che sono primarie di coalizione, a causa del grande
movimento sulla legge elettorale, in cui la prospettiva che si vada a un
sistema proporzionale sembra oggi la più probabile...
L’ho sentito dichiarare in TV che
egli non vuole apparire come un membro del PD, e sembra ovvio visto che non lo
è e che inoltre egli non vuole iscriversi al PD.
Tutto giusto, ma qui la legge
elettorale c’entra ben poco, la verità è che Vendola è uscito dal palcoscenico,
del tutto occupato dallo scontro tra Bersani e Renzi, e ciò è attribuibile
totalmente a lui stesso.
Insomma, anche se si rimanesse
col porcellum e con le coalizioni che esso prevede, Vendola risulterebbe sempre
marginale, indipendentemente dal sistema elettorale che verrà approvato.
La vera causa è stata
l’incapacità di Vendola di capire la novità che l’insediamento del governo
Monti ha portato nella politica italiana. E’ come se egli guardasse alla situazione
politica come se fossimo ancora nella primavera del 2011. Allora, c’era il
governo Berlusconi, il quale determinava un fronte di opposizione. Quella
specie di alleanza tra PD e SEL che si poteva allora osservare, stava tutto
nell’antiberlusconismo, nell’opposizione a quel governo. Come ho detto già in
altri post su questo stesso blog, il sistema bipolare si è basato in questo
ventennio interamente sulla figura di Berlusconi, così che perfino la fusione
di due formazioni politiche differenti per dare origine al PD è nei fatti
effetto della presenza in politica di Berlusconi.
Oggi, quel periodo è
definitivamente finito, e ciò non cambia anche nel probabile caso della
riproposizione di Berlusconi come leader del PDL, si tratta di un personaggio
abbondantemente decotto, incapace ormai di intercettare consensi in determinati
strati sociali e in determinati soggetti. L’unico modo che egli ha di
continuare a contare qualcosa, sta nell’affidarsi al sistema proporzionale e alla
correlata ipotesi della grande coalizione con Monti o qualcun altro simile,
come premier.
Se però Berlusconi affossa il
bipolarismo, trova subito alleati nella Lega e nell’UDC innanzitutto, ed in
sostanza il PD rimane isolato a sostenere un bipolarismo che ha in realtà
ottenuto solo come conseguenza della natura dell’avversario. Il bipolarismo
viene in questa fase sostenuto a spada tratta dal PD perché i sondaggi lo
indicano come maggiore partito. Poiché tuttavia il PD, anche nel caso di
alleanza con SEL, non ha alcuna speranza di raggiungere la maggioranza dei
consensi, per potere conseguire la maggioranza dei seggi parlamentari ha
bisogno di un sistema elettorale che favorisca le coalizioni e che premi quella
vincente.
Per il PD, questa appare come una
questione fondamentale, perché in caso contrario sembra pacifico che si dovrà
replicare l’ipotesi della grande coalizione alla Monti, ed a questo punto il PD
non svolge più alcuna funzione ed imploderà.
Analogamente, l’eventuale
vittoria di Renzi farà verosimilmente implodere il PD, visto che la
contemporanea presenza del congresso e delle primarie finirà per porre una
dualità di leaders la cui coesistenza appare con ogni evidenza problematica.
Tornando ora a Vendola, la fase
imposta da Napolitano con la nomina a senatore a vita e con il conferimento dell’incarico
a formare il governo a Monti, ha reso rapidamente obsoleta l’ipotesi politica a
cui Vendola aveva a lungo e sapientemente lavorato, in sostanza la conquista da
sinistra del PD.
Oggi, non sono pochi gli italiani
che stentano a riconoscere una differenza significativa tra PD e PDL, visto che
fanno parte ormai da quasi un anno della stessa maggioranza, così come stentano
a capire i distinguo che i dirigenti del PD ripetutamente tentano di fare tra
loro e Monti. Le conseguenze dell’operazione compiuta da Napolitano sono di
lunga durata se non irreversibili, la credibilità del PD quale portatore di un
progetto politico che possa apparire minimamente alternativo a quanto portato
avanti dal governo Monti è molto bassa nell’opinione pubblica, il che equivale
a dire che parti consistenti del suo elettorato non si riconoscono più in esso.
In tali condizioni, occorreva
soltanto una piccola spinta, come quella necessaria a far cadere la classica
pallina che si trovi su un ciglio, e tale spinta era proprio Vendola a doverla
dare. Quando divenne chiaro che la coalizione di Vasto non ci sarebbe più stata
perché improvvisamente Di Pietro non era più gradito all’establishment piddino,
Vendola avrebbe dovuto cogliere la palla al balzo per slacciarsi da
quell’alleanza divenuta improvvisamente un vincolo mortale. La cosa era così
ovvia che tuttora non riesco proprio a capire perché egli non lo abbia fatto.
Un Vendola che esce sbattendo la
porta dall’alleanza col PD, considerando anche la visibilità che Vendola ha
saputo trovare sui mass media anche in virtù del suo ruolo di presidente della
regione Puglia, che manifesta sdegno per l’abbandono del terzo alleato, che
attribuisce come si deve la responsabilità delle misure lacrime e sangue del
governo Monti al PD, avrebbe potuto costituire un nucleo di aggregazione di
consensi alla sinistra del PD di dimensioni incredibilmente elevate, forse
superiori allo stesso PD.
Non avendolo fatto allora, appare
patetico il tentativo di sganciamento di questi giorni senza la possibilità di
motivazioni su misure concrete, tutto giocato sul fatto che non si sente al
centro dell’attenzione nella competizione elettorale delle primarie,
motivazione che inevitabilmente suona come personale e quindi debole.
Povero Vendola, anch’egli col
famoso biglietto della lotteria in tasca, anch’egli che lo smarrisce e non può
ritirare il favoloso primo premio.
Leggo solo ora l'articolo della Rangeri su "Il Manifesto" di oggi, dedicato a questo stesso argomento.
RispondiEliminaTrovo sbalorditivo l'articolo, che da' per scontato, non si sa in base a quali considerazioni, che la candidatura di Vendola comporti in qualche misura una messa in discussione della linea del PD.
Non mi pare proprio che sia così,e più di tutto lo dimostra la disattenzione su vendola dei mass media, Renzi ha spostato su di sè le luci della ribalta, come del resto era inevitabile una volta che il PD fa parte della maggioranza che sostiene il governo Monti, la collocazione del PD è già segnata dalle sue scelte politiche pregresse, e non c'è Vendola che possa alterare tale collocazione.
Diventa così d'attualità un ulteriore spostamento a destra del PD, come sostenuto da Renzi, come atto di coerenza con i provvedimenti votati in parlamento da questo partito.
Ho sempre pensato che Vendola con questo pd non ha niente a che fare. Forse alla fine si sgancerà per occuparsi della parte sinistra del paese lasciata scoperta dal sistema. Il risultato sarà quello ottenuto col suo impegno autorevole in regione (sigh).
RispondiEliminain realtà il pd è un partito sullì'orlo della scissione, e aspettano solo le prossime elezioni per dividersi. i margheriti percepiscono infatti che con la caduta di berlousconi c'è spazio anche per loro, ma si rendono conto soprattutto che se si dividono dal pd prima delle elezioni non prendono neanche un voto, quindi preferiscono rinunciare a candidati alternativi e accettare le cariche che bersani assrgnerà loro in cambio del loro appoggio alla sua candidatura (prima veltroni e la marghgerita erano con renzi). quindi è vero che vendola è marginalizzato a mezzo stampa (ma sai che novità), ma il suo avvicinamento al pd ha esacerbato ulteriormente le contraddizioni del partito di bersani, e ha aumentato il suo appeal di fronte all'elettore del pd, dopo essere stato definito da bersani l'unico alleato possibile. e ora un suo distacco sarebbe molto più pesante di quanto lo sarebbe stato prima, dato che sarebbe stato trattato come un di pietro qualsiasi. sette mesi non sono troppo tardi per organizzare alleanze e campagne elettorali e, se oggi sembra che vendola abbia perso il biglietto, va anche ricordato che se ieri si fosse staccato per proporre una sinistra arcobaleno sarebbe stato marginalizzato ancora prima e sarebbe stato lasciato solo a contendersi con grillo lo stesso 10% di elettori.
RispondiEliminaInteressante il tuo punto di vista, può ben essere che Vendola segua una complessa tattica.
EliminaTuttavia, a parte che è difficile porsi come alternativi praticando come gli altri con questi tatticismi esasperati, dubito che egli possa trarre vantaggio da queste incertezze, un passo in avanti e due indietro.
Sei così certo che sarebbe stato marginalizzato denunciando il voltafaccia di Bersani sull'alleanza di Vasto? Forse sono i grandi partiti ad essersi marginalizzati (il PD prenderebbe non più del 12% degli aventi diritto al voto, ed è quello che ne prende di più, non mi sembra un grande consenso, superabile se si sa pescare sul non voto).
In ogni caso, non riesco a vedere un Vendola così determinato ed abile tattico. Vendola è quello che ha rilasciato dichiarazioni entusiaste su Hollande, non so se mi spiego, mai sentita una parola chiara su europa ed euro. Mi pare piuttosto uno che tenta di barcamenarsi alla meglio, che peccato...