martedì 18 settembre 2012

ED ANCHE VENDOLA SI E' PERSO IL BIGLIETTO VINCENTE DELLA LOTTERIA


Certo che Vendola mostra giorno dopo giorno di essere stato sovrastimato da una certa opinione pubblica (e mi ci metto pure io in mezzo, che errore!).
Questo fine politico pare realizzare soltanto adesso che egli non caverà nulla dal candidarsi per le primarie. Tuttavia, ancora attribuisce (o forse fa finta di attribuire) il suo disappunto al fatto che non si capisca che sono primarie di coalizione, a causa del grande movimento sulla legge elettorale, in cui la prospettiva che si vada a un sistema proporzionale sembra oggi la più probabile...

L’ho sentito dichiarare in TV che egli non vuole apparire come un membro del PD, e sembra ovvio visto che non lo è e che inoltre egli non vuole iscriversi al PD.
Tutto giusto, ma qui la legge elettorale c’entra ben poco, la verità è che Vendola è uscito dal palcoscenico, del tutto occupato dallo scontro tra Bersani e Renzi, e ciò è attribuibile totalmente a lui stesso.
Insomma, anche se si rimanesse col porcellum e con le coalizioni che esso prevede, Vendola risulterebbe sempre marginale, indipendentemente dal sistema elettorale che verrà approvato.
La vera causa è stata l’incapacità di Vendola di capire la novità che l’insediamento del governo Monti ha portato nella politica italiana. E’ come se egli guardasse alla situazione politica come se fossimo ancora nella primavera del 2011. Allora, c’era il governo Berlusconi, il quale determinava un fronte di opposizione. Quella specie di alleanza tra PD e SEL che si poteva allora osservare, stava tutto nell’antiberlusconismo, nell’opposizione a quel governo. Come ho detto già in altri post su questo stesso blog, il sistema bipolare si è basato in questo ventennio interamente sulla figura di Berlusconi, così che perfino la fusione di due formazioni politiche differenti per dare origine al PD è nei fatti effetto della presenza in politica di Berlusconi.
Oggi, quel periodo è definitivamente finito, e ciò non cambia anche nel probabile caso della riproposizione di Berlusconi come leader del PDL, si tratta di un personaggio abbondantemente decotto, incapace ormai di intercettare consensi in determinati strati sociali e in determinati soggetti. L’unico modo che egli ha di continuare a contare qualcosa, sta nell’affidarsi al sistema proporzionale e alla correlata ipotesi della grande coalizione con Monti o qualcun altro simile, come premier.
Se però Berlusconi affossa il bipolarismo, trova subito alleati nella Lega e nell’UDC innanzitutto, ed in sostanza il PD rimane isolato a sostenere un bipolarismo che ha in realtà ottenuto solo come conseguenza della natura dell’avversario. Il bipolarismo viene in questa fase sostenuto a spada tratta dal PD perché i sondaggi lo indicano come maggiore partito. Poiché tuttavia il PD, anche nel caso di alleanza con SEL, non ha alcuna speranza di raggiungere la maggioranza dei consensi, per potere conseguire la maggioranza dei seggi parlamentari ha bisogno di un sistema elettorale che favorisca le coalizioni e che premi quella vincente.
Per il PD, questa appare come una questione fondamentale, perché in caso contrario sembra pacifico che si dovrà replicare l’ipotesi della grande coalizione alla Monti, ed a questo punto il PD non svolge più alcuna funzione ed imploderà.
Analogamente, l’eventuale vittoria di Renzi farà verosimilmente implodere il PD, visto che la contemporanea presenza del congresso e delle primarie finirà per porre una dualità di leaders la cui coesistenza appare con ogni evidenza problematica.
Tornando ora a Vendola, la fase imposta da Napolitano con la nomina a senatore a vita e con il conferimento dell’incarico a formare il governo a Monti, ha reso rapidamente obsoleta l’ipotesi politica a cui Vendola aveva a lungo e sapientemente lavorato, in sostanza la conquista da sinistra del PD.
Oggi, non sono pochi gli italiani che stentano a riconoscere una differenza significativa tra PD e PDL, visto che fanno parte ormai da quasi un anno della stessa maggioranza, così come stentano a capire i distinguo che i dirigenti del PD ripetutamente tentano di fare tra loro e Monti. Le conseguenze dell’operazione compiuta da Napolitano sono di lunga durata se non irreversibili, la credibilità del PD quale portatore di un progetto politico che possa apparire minimamente alternativo a quanto portato avanti dal governo Monti è molto bassa nell’opinione pubblica, il che equivale a dire che parti consistenti del suo elettorato non si riconoscono più in esso.
In tali condizioni, occorreva soltanto una piccola spinta, come quella necessaria a far cadere la classica pallina che si trovi su un ciglio, e tale spinta era proprio Vendola a doverla dare. Quando divenne chiaro che la coalizione di Vasto non ci sarebbe più stata perché improvvisamente Di Pietro non era più gradito all’establishment piddino, Vendola avrebbe dovuto cogliere la palla al balzo per slacciarsi da quell’alleanza divenuta improvvisamente un vincolo mortale. La cosa era così ovvia che tuttora non riesco proprio a capire perché egli non lo abbia fatto.
Un Vendola che esce sbattendo la porta dall’alleanza col PD, considerando anche la visibilità che Vendola ha saputo trovare sui mass media anche in virtù del suo ruolo di presidente della regione Puglia, che manifesta sdegno per l’abbandono del terzo alleato, che attribuisce come si deve la responsabilità delle misure lacrime e sangue del governo Monti al PD, avrebbe potuto costituire un nucleo di aggregazione di consensi alla sinistra del PD di dimensioni incredibilmente elevate, forse superiori allo stesso PD.
Non avendolo fatto allora, appare patetico il tentativo di sganciamento di questi giorni senza la possibilità di motivazioni su misure concrete, tutto giocato sul fatto che non si sente al centro dell’attenzione nella competizione elettorale delle primarie, motivazione che inevitabilmente suona come personale e quindi debole.
Povero Vendola, anch’egli col famoso biglietto della lotteria in tasca, anch’egli che lo smarrisce e non può ritirare il favoloso primo premio.

4 commenti:

  1. Leggo solo ora l'articolo della Rangeri su "Il Manifesto" di oggi, dedicato a questo stesso argomento.
    Trovo sbalorditivo l'articolo, che da' per scontato, non si sa in base a quali considerazioni, che la candidatura di Vendola comporti in qualche misura una messa in discussione della linea del PD.
    Non mi pare proprio che sia così,e più di tutto lo dimostra la disattenzione su vendola dei mass media, Renzi ha spostato su di sè le luci della ribalta, come del resto era inevitabile una volta che il PD fa parte della maggioranza che sostiene il governo Monti, la collocazione del PD è già segnata dalle sue scelte politiche pregresse, e non c'è Vendola che possa alterare tale collocazione.
    Diventa così d'attualità un ulteriore spostamento a destra del PD, come sostenuto da Renzi, come atto di coerenza con i provvedimenti votati in parlamento da questo partito.

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  2. Ho sempre pensato che Vendola con questo pd non ha niente a che fare. Forse alla fine si sgancerà per occuparsi della parte sinistra del paese lasciata scoperta dal sistema. Il risultato sarà quello ottenuto col suo impegno autorevole in regione (sigh).

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  3. in realtà il pd è un partito sullì'orlo della scissione, e aspettano solo le prossime elezioni per dividersi. i margheriti percepiscono infatti che con la caduta di berlousconi c'è spazio anche per loro, ma si rendono conto soprattutto che se si dividono dal pd prima delle elezioni non prendono neanche un voto, quindi preferiscono rinunciare a candidati alternativi e accettare le cariche che bersani assrgnerà loro in cambio del loro appoggio alla sua candidatura (prima veltroni e la marghgerita erano con renzi). quindi è vero che vendola è marginalizzato a mezzo stampa (ma sai che novità), ma il suo avvicinamento al pd ha esacerbato ulteriormente le contraddizioni del partito di bersani, e ha aumentato il suo appeal di fronte all'elettore del pd, dopo essere stato definito da bersani l'unico alleato possibile. e ora un suo distacco sarebbe molto più pesante di quanto lo sarebbe stato prima, dato che sarebbe stato trattato come un di pietro qualsiasi. sette mesi non sono troppo tardi per organizzare alleanze e campagne elettorali e, se oggi sembra che vendola abbia perso il biglietto, va anche ricordato che se ieri si fosse staccato per proporre una sinistra arcobaleno sarebbe stato marginalizzato ancora prima e sarebbe stato lasciato solo a contendersi con grillo lo stesso 10% di elettori.

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    1. Interessante il tuo punto di vista, può ben essere che Vendola segua una complessa tattica.
      Tuttavia, a parte che è difficile porsi come alternativi praticando come gli altri con questi tatticismi esasperati, dubito che egli possa trarre vantaggio da queste incertezze, un passo in avanti e due indietro.
      Sei così certo che sarebbe stato marginalizzato denunciando il voltafaccia di Bersani sull'alleanza di Vasto? Forse sono i grandi partiti ad essersi marginalizzati (il PD prenderebbe non più del 12% degli aventi diritto al voto, ed è quello che ne prende di più, non mi sembra un grande consenso, superabile se si sa pescare sul non voto).
      In ogni caso, non riesco a vedere un Vendola così determinato ed abile tattico. Vendola è quello che ha rilasciato dichiarazioni entusiaste su Hollande, non so se mi spiego, mai sentita una parola chiara su europa ed euro. Mi pare piuttosto uno che tenta di barcamenarsi alla meglio, che peccato...

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