lunedì 14 maggio 2012

NEANCHE KEYNES POTREBBE OGGI SALVARE IL CAPITALISMO

Sì, lo so, gli argomenti economici li ho trattati molte volte, forse troppe, ma oggi non posso astenermi dal tornarvi, soprattutto vedendo cosa c’è in giro nel settore informativo.
Ora, lo sappiamo, sono tutti contro la Merkel, un quotidiano, noto per la sua finezza, si spinge a fare il gioco di parole titolando “Figura di Merkel” (non so se mi spiego, che signori…), ed altrettanto tutti per la crescita. Quella cattivona della teutonica non ci permette di uscire dalla crisi, il che sarebbe facilissimo per costoro, e del resto neanche un economista del calibro di Krugman, Nobel per l’economia, si astiene dal mettere in giro questa versione dei fatti. Basterebbe insomma riprendere le tesi di Keynes, altro che rigore e pareggio di bilancio, bisogna al contrario aumentare la liquidità e per questa via rilanciare l’economia e far ripartire la crescita, che poi vuol dire la crescita del PIL.
Dall’alto della mia ignoranza dell’economia, vorrei pacatamente ricordare al predetto Krugman ed ai suoi numerosi più o meno informati seguaci che negli USA e nel Regno Unito questa politica dell’aumento della liquidità è già stata praticata abbondantemente, per iniziativa in particolare di Greenspan, ex-governatore della Federal Riserve (FED), ed è per giudizio unanime la causa della attuale crisi...

Vorrei ricordare ancora una volta che quella attuale non può essere considerata una classica crisi di liquidità, anzi in realtà il mondo naviga sulla liquidità, solo che questa stessa liquidità è stata pressocchè interamente sequestrata dal sistema bancario globale per crescere a dismisura, e così come stanno le cose, qualunque ulteriore inizione di liquidità da parte degli stati, ottenuta sia creando moneta che aumentando il debito pubblico, sarebbe presto anch’essa fagocitata da un sistema bancario che ormai anche soltanto per sopravvivere, ha bisogno di quantità sempre crescenti di liquidità.
Mi chiedo perché Krugman e mi pare anche Stilgitz, gente del loro calibro, sommi economisti, non dicano alla gente la semplice verità, e continuino a propagare notizie che, sotto un’apparenza di coerenza logica, risultano poi del tutto false.
Oggi ciò che è in auge, ciò a cui dobbiamo l’attuale situazione, è il frutto di teorie bastarde, nel senso che uniscono precedenti teorie che sono sempre apparse tra loro antagoniste, da una parte quelle monetariste, dall’altra quelle keynesiane. Ne è venuto fuori un ibrido, un bastardo dicevo, che si potrebbe chiamare monetarismo keynesiano, che è keynesiano nel predicare l’aumento della liquidità, ma è monetarista nel convogliare tale liquidità nel settore finanziario.
Oggi, non basta predicare una finalità diversa della liquidità che si vuole immettere nel sistema, non bastano le buone intenzioni, non si può portare nuovo cibo a tavola se prima non si uccide il mostro che divora ogni cosa prima che gli altri commensali possano assaggiarlo. Non sto parlando di cose teoriche, è solo da pochissimi mesi che il presidente della BCE, Mario Draghi, un altro finto tonto di questo mondo della menzogna sistematica, ha immesso ben mille miliardi di euro di liquidità nel sistema bancario, dichiarando esplicitamente di credere che kle banche avrebbero utilizzato questi soldi per finanziare le imprese e rilanciare la crescita e magari acquistare titoli di stato e ridurre così il famoso spread. Le cose non sono andate così come tutti possono constatare con facilità, le imprese seguono ad essere strozzate da un sistema bancario che ormai non da’ in prestito nulla se non garantito oltre ogni ragionevole dubbio, e lo spread è tornato a salire.
Bisognerebbe chiedere a questo punto a Draghi se egli preferisca essere considerato un incompetente o un bugiardo. Io propenderei per questa seconda ipotesi, perché se lo sappiamo in tanti, profani di discipline economiche, che il sistema bancario è già tecnicamente fallito e sopravvive soltanto per gli appoggi statali, come appunto quello, enorme, predisposto dalla BCE, come quelli nel passato più o meno recente che sono avvenuti nei paesi anglosassoni, come poteva ignorare Draghi che quel denaro sarebbe stato fagocitato dalle banche per evitare di fallire?
Qualcuno che magari non mi segue così assiduamente, potrebbe chiedersi tecnicamente dove sia finito questo immane fiume di denaro creato dal nulla dalla BCE.
Per entrare nel merito di questa questione, bisognerebbe ricordare che noi nel mondo viviamo su un sottostante mare di titoli, di cui quelli statali sono ormai una frazione abbastanza limitata, giacchè di gran lunga più grande è la parte creata dalle banche, banche, ricordo, di proprietà privata. Questi titoli, posseduti anche in parte da investitori personali, per la gran parte sono invece all’interno dello stesso sistema bancario, nel senso che quelli emessi da una banca sono detenuti dalle altre banche un circuito interbancario saturo di tutta questa liquidità creata dalle stesse banche utilizzando spregiudicatamente i dollari ricevuti in passato da Greenspan.
Alla scadenza, i titoli vanno rimborsati e ci sono due modi che una banca può utilizzare a questo scopo. L’uno, quello che farebbe un comune mortale, è dare in cambio l’ammontare di denaro corrispondente, l’altro, che una volta avevano solo gli stati sovrani (per questo definiti sovrani), ma che oggi hanno anche le banche, e di questo non smetteremo mai di ringraziare quel fellatio-mane di Bill Clinton, di emettere altri titoli. Naturalmente, l’importo dei titoli rinnovati deve superare quello dei titoli in scadenza, per assicurare gli interessi alle stesse banche.
Ebbene, nuovamente non dovete pensare che io stia citando mie opinioni, questo è ciò che sta effettivamente accadendo, quella immane montagna di titoli in giro per il mondo sta continuando a crescere giorno dopo giorno per alimentare sé stessa, ma quella liquidità immessa dagli stati, operazioni del tipo che citavo a proposito dei mille miliardi di euro della BCE, pur coprendo una frazione ben piccola del totale, è comunque essenziale nelle situazioni, fossero anche rare, in cui questo rinnovo non può avvenire: senza questa liquidità immessa continuamente, il sistema bancario collasserebbe in un tempo brevissimo.
Le cose quindi sono abbastanza semplici se le capisce un ignorante in materia come me, sono evidenti, ma di questo non si parla per niente, ed anche gli ambienti sedicenti di sinistra sembrano in grado soltanto di invocare Keynes, senza capire che ormai Keynes è stato fatto fuori, le sue ricette rese tossiche, ed usare la leva dell’aumento del deficit dei bilanci pubblici non può costituire in nessun caso la soluzione.
Supponiamo poi, per pura ipotesi di lavoro, che effettivamente invece si riesca ad innescare la strada della crescita: è questa la giusta soluzione per uscire dalla crisi?
Mi permetto in proposito di sollevare due tipi differenti di obiezioni.
L’una riguarda la dimensione relativa tra profondità dello stato di insolvenza del sistema bancario globale, ed aumento della ricchezza reale che si può ottenere dalla crescita. Non ci siamo proprio, neanche se il mondo crescesse a un ritmo prossimo al 10% annuo, una crescita davvero mostruosa e del tutto inverosimile in verità, ciò sarebbe sufficiente a permettere al sistema bancario di uscire dallo stato di fallimento in cui si trova.
L’altro è dato dalle compatibilità ambientali: seppure fossimo così bravi da innescare un tale circuito virtuoso che ci portasse fuori dai problemi attuali, ciò risulterebbe del tutto incompatibile con la dimensione disponibile delle risorse naturali del nostro pianeta, la crescita indiscriminata è ormai una strada non imboccabile, sbarrata all'umanità del terzo millennio, che farebbe bene a rendersene conto al più presto, prima che una catastrofe si abbatta su di noi che ci balocchiamo ancora col miraggio di sempre più oggetti a nostra disposizione.
La via da intraprendere è tutta un’altra. La prima cosa da fare è prendere atto del fallimento ormai irreversibile del capitalismo, esso non ha più ricette per guarire, ed è davvero inquietante che anche persone che si considerano di sinistra estrema, invece di ammettere che l’uscita del capitalismo non solo è possibile ma è addirittura inevitabile, plaudano così entusiasticamente al Krugman o allo Stilgitz di turno come se essi fossero i portatori di un nuovo ordine mondiale: in verità, essi si aggrappano a ricette ormai decotte per difendere il capitalismo nell’unico modo oggi tecnicamente possibile.
L’unica via è quella di una rivoluzione culturale verde, che vada verso la realizzazione di una società a crescita mediamente nulla, ad economia stazionaria, in cui l’unica crescita che ci possiamo permettere è quella della conoscenza. Molto ci sarebbe da lavorare in questa direzione perché sarebbe stupido ignorare tutti i problemi connessi a un tale cambiamento a 180 gradi della nostra mentalità, ma invece devo sempre registrare questo stato di confusione mentale in cui si agitano i giovani, con l’invocazione sempre della spontaneità nell’organizzare nuovi movimenti e nuove iniziative, dai vari occupy ed indignados, alle formazioni più improbabili che sorgono anche qui in Italia.
Dalla spontaneità, non può che venir fuori un prodotto della mentalità attuale, uscire da questa mentalità richiede una volontà ed un impegno preordinato, imposto a sé stessi, tutto l’opposto della spontaneità, come nessun movimento si può basare su una metodologia, deve necessariamente basarsi su un progetto che deve preesistere all’organizzazione, che l’organizzazione può rielaborare chiarire, arricchire, riempire di obiettivi specifici, ma non può inventare, giacchè al contrario è il progetto la stessa ragione di vita dell’organizzazione: senza esso, non esiste organizzazione, esiste una confusa volontà incapace di produrre risultati politici.

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