Sì, lo so, gli argomenti
economici li ho trattati molte volte, forse troppe, ma oggi non posso
astenermi dal tornarvi, soprattutto vedendo cosa c’è in giro nel settore
informativo.
Ora, lo sappiamo, sono tutti
contro la Merkel, un quotidiano, noto per la sua finezza, si spinge a fare il
gioco di parole titolando “Figura di Merkel” (non so se mi spiego, che
signori…), ed altrettanto tutti per la crescita. Quella cattivona della
teutonica non ci permette di uscire dalla crisi, il che sarebbe facilissimo per
costoro, e del resto neanche un economista del calibro di Krugman, Nobel per
l’economia, si astiene dal mettere in giro questa versione dei fatti.
Basterebbe insomma riprendere le tesi di Keynes, altro che rigore e pareggio di
bilancio, bisogna al contrario aumentare la liquidità e per questa via
rilanciare l’economia e far ripartire la crescita, che poi vuol dire la
crescita del PIL.
Dall’alto della mia ignoranza
dell’economia, vorrei pacatamente ricordare al predetto Krugman ed ai suoi
numerosi più o meno informati seguaci che negli USA e nel Regno Unito questa
politica dell’aumento della liquidità è già stata praticata abbondantemente,
per iniziativa in particolare di Greenspan, ex-governatore della Federal
Riserve (FED), ed è per giudizio unanime la causa della attuale crisi...
Vorrei ricordare ancora una volta
che quella attuale non può essere considerata una classica crisi di liquidità,
anzi in realtà il mondo naviga sulla liquidità, solo che questa stessa
liquidità è stata pressocchè interamente sequestrata dal sistema bancario
globale per crescere a dismisura, e così come stanno le cose, qualunque
ulteriore inizione di liquidità da parte degli stati, ottenuta sia creando
moneta che aumentando il debito pubblico, sarebbe presto anch’essa fagocitata da
un sistema bancario che ormai anche soltanto per sopravvivere, ha bisogno di
quantità sempre crescenti di liquidità.
Mi chiedo perché Krugman e mi
pare anche Stilgitz, gente del loro calibro, sommi economisti, non dicano alla
gente la semplice verità, e continuino a propagare notizie che, sotto
un’apparenza di coerenza logica, risultano poi del tutto false.
Oggi ciò che è in auge, ciò a cui
dobbiamo l’attuale situazione, è il frutto di teorie bastarde, nel senso che
uniscono precedenti teorie che sono sempre apparse tra loro antagoniste, da una
parte quelle monetariste, dall’altra quelle keynesiane. Ne è venuto fuori un
ibrido, un bastardo dicevo, che si potrebbe chiamare monetarismo keynesiano,
che è keynesiano nel predicare l’aumento della liquidità, ma è monetarista nel
convogliare tale liquidità nel settore finanziario.
Oggi, non basta predicare una
finalità diversa della liquidità che si vuole immettere nel sistema, non
bastano le buone intenzioni, non si può portare nuovo cibo a tavola se prima
non si uccide il mostro che divora ogni cosa prima che gli altri commensali
possano assaggiarlo. Non sto parlando di cose teoriche, è solo da pochissimi
mesi che il presidente della BCE, Mario Draghi, un altro finto tonto di questo
mondo della menzogna sistematica, ha immesso ben mille miliardi di euro di
liquidità nel sistema bancario, dichiarando esplicitamente di credere che kle
banche avrebbero utilizzato questi soldi per finanziare le imprese e rilanciare
la crescita e magari acquistare titoli di stato e ridurre così il famoso spread.
Le cose non sono andate così come tutti possono constatare con facilità, le
imprese seguono ad essere strozzate da un sistema bancario che ormai non da’ in
prestito nulla se non garantito oltre ogni ragionevole dubbio, e lo spread è
tornato a salire.
Bisognerebbe chiedere a questo
punto a Draghi se egli preferisca essere considerato un incompetente o un
bugiardo. Io propenderei per questa seconda ipotesi, perché se lo sappiamo in
tanti, profani di discipline economiche, che il sistema bancario è già
tecnicamente fallito e sopravvive soltanto per gli appoggi statali, come
appunto quello, enorme, predisposto dalla BCE, come quelli nel passato più o
meno recente che sono avvenuti nei paesi anglosassoni, come poteva ignorare Draghi
che quel denaro sarebbe stato fagocitato dalle banche per evitare di fallire?
Qualcuno che magari non mi segue
così assiduamente, potrebbe chiedersi tecnicamente dove sia finito questo
immane fiume di denaro creato dal nulla dalla BCE.
Per entrare nel merito di questa
questione, bisognerebbe ricordare che noi nel mondo viviamo su un sottostante
mare di titoli, di cui quelli statali sono ormai una frazione abbastanza
limitata, giacchè di gran lunga più grande è la parte creata dalle banche,
banche, ricordo, di proprietà privata. Questi titoli, posseduti anche in parte
da investitori personali, per la gran parte sono invece all’interno dello
stesso sistema bancario, nel senso che quelli emessi da una banca sono detenuti
dalle altre banche un circuito interbancario saturo di tutta questa liquidità
creata dalle stesse banche utilizzando spregiudicatamente i dollari ricevuti in
passato da Greenspan.
Alla scadenza, i titoli vanno
rimborsati e ci sono due modi che una banca può utilizzare a questo scopo.
L’uno, quello che farebbe un comune mortale, è dare in cambio l’ammontare di
denaro corrispondente, l’altro, che una volta avevano solo gli stati sovrani
(per questo definiti sovrani), ma che oggi hanno anche le banche, e di questo
non smetteremo mai di ringraziare quel fellatio-mane di Bill Clinton, di
emettere altri titoli. Naturalmente, l’importo dei titoli rinnovati deve
superare quello dei titoli in scadenza, per assicurare gli interessi alle
stesse banche.
Ebbene, nuovamente non dovete
pensare che io stia citando mie opinioni, questo è ciò che sta effettivamente
accadendo, quella immane montagna di titoli in giro per il mondo sta
continuando a crescere giorno dopo giorno per alimentare sé stessa, ma quella
liquidità immessa dagli stati, operazioni del tipo che citavo a proposito dei
mille miliardi di euro della BCE, pur coprendo una frazione ben piccola del
totale, è comunque essenziale nelle situazioni, fossero anche rare, in cui
questo rinnovo non può avvenire: senza questa liquidità immessa continuamente, il
sistema bancario collasserebbe in un tempo brevissimo.
Le cose quindi sono abbastanza
semplici se le capisce un ignorante in materia come me, sono evidenti, ma di
questo non si parla per niente, ed anche gli ambienti sedicenti di sinistra
sembrano in grado soltanto di invocare Keynes, senza capire che ormai Keynes è
stato fatto fuori, le sue ricette rese tossiche, ed usare la leva dell’aumento
del deficit dei bilanci pubblici non può costituire in nessun caso la
soluzione.
Supponiamo poi, per pura ipotesi
di lavoro, che effettivamente invece si riesca ad innescare la strada della
crescita: è questa la giusta soluzione per uscire dalla crisi?
Mi permetto in proposito di
sollevare due tipi differenti di obiezioni.
L’una riguarda la dimensione
relativa tra profondità dello stato di insolvenza del sistema bancario globale,
ed aumento della ricchezza reale che si può ottenere dalla crescita. Non ci
siamo proprio, neanche se il mondo crescesse a un ritmo prossimo al 10% annuo,
una crescita davvero mostruosa e del tutto inverosimile in verità, ciò sarebbe
sufficiente a permettere al sistema bancario di uscire dallo stato di
fallimento in cui si trova.
L’altro è dato dalle
compatibilità ambientali: seppure fossimo così bravi da innescare un tale
circuito virtuoso che ci portasse fuori dai problemi attuali, ciò risulterebbe
del tutto incompatibile con la dimensione disponibile delle risorse naturali
del nostro pianeta, la crescita indiscriminata è ormai una strada non
imboccabile, sbarrata all'umanità del terzo millennio, che farebbe bene a
rendersene conto al più presto, prima che una catastrofe si abbatta su di noi
che ci balocchiamo ancora col miraggio di sempre più oggetti a nostra
disposizione.
La via da intraprendere è tutta
un’altra. La prima cosa da fare è prendere atto del fallimento ormai
irreversibile del capitalismo, esso non ha più ricette per guarire, ed è
davvero inquietante che anche persone che si considerano di sinistra estrema,
invece di ammettere che l’uscita del capitalismo non solo è possibile ma è
addirittura inevitabile, plaudano così entusiasticamente al Krugman o allo
Stilgitz di turno come se essi fossero i portatori di un nuovo ordine mondiale:
in verità, essi si aggrappano a ricette ormai decotte per difendere il
capitalismo nell’unico modo oggi tecnicamente possibile.
L’unica via è quella di una
rivoluzione culturale verde, che vada verso la realizzazione di una società a
crescita mediamente nulla, ad economia stazionaria, in cui l’unica crescita che
ci possiamo permettere è quella della conoscenza. Molto ci sarebbe da lavorare
in questa direzione perché sarebbe stupido ignorare tutti i problemi connessi a
un tale cambiamento a 180 gradi della nostra mentalità, ma invece devo sempre
registrare questo stato di confusione mentale in cui si agitano i giovani, con
l’invocazione sempre della spontaneità nell’organizzare nuovi movimenti e nuove
iniziative, dai vari occupy ed indignados, alle formazioni più improbabili che
sorgono anche qui in Italia.
Dalla spontaneità, non può che
venir fuori un prodotto della mentalità attuale, uscire da questa mentalità
richiede una volontà ed un impegno preordinato, imposto a sé stessi, tutto
l’opposto della spontaneità, come nessun movimento si può basare su una
metodologia, deve necessariamente basarsi su un progetto che deve preesistere
all’organizzazione, che l’organizzazione può rielaborare chiarire, arricchire,
riempire di obiettivi specifici, ma non può inventare, giacchè al contrario è
il progetto la stessa ragione di vita dell’organizzazione: senza esso, non
esiste organizzazione, esiste una confusa volontà incapace di produrre
risultati politici.
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