L'attentato di oggi alla scuola di Brindisi mi lascia inorridito, ed anche davvero preoccupato.
Se lo accostiamo all'attentato ad Adinolfi di pochi giorni fa, allora mi sembra ragionevole credere che i due fatti siano collegati, che ci sia insomma una regia unica, una vera e propria centrale di una novella versione della strategia della tensione.
Ne fanno fede...
...la comune situazione di grande opacità, l'impossibilità di stabilire subito, al primo sguardo la logica che vi sta alla base, e nello stesso tempo i messagi che vengono dallo stesso governo (quel riferimento tuttora incomprensibile della Cancellieri ai NOTAV), la pista subito anticipata, quasi a volerla suggerire, anche in assenza di qualsiasi evidenza sperimentale.
La rivendicazione per l'attentato ad Adinolfi da parte dei cosiddetti Anarchici Informali è stata evocata e si potrebbe aggiungere quasi invocata: tanto tuonò che piovve, si potrebbe dire. Ma voi l'avete letto il volantino di rivendicazione, una cosa che non si sa se fa più ridere o piangere. Mi chiedo chi siano costoro, mi sembrano al più degli utili idioti.
Oggi, segue una bomba fatta scoppiare davanti a una scuola che è già stata attribuita alla mafia. I tanti giornalisti che propagano simili tesi, dovrebbero prendersi la cura di darne giustificazione, farci capire cosa ci guadagni la mafia ad ammazzare qualche ragazza, cosa ci siamo persi che essi invece sanno, quale sfida stia andando avanti in Puglia tra mafia e stato. Quando una mafia arriva a questo livello, ci deve essere stato un tentativo con possibilità di successo da parte della polizia di mettere a rischio la stessa esistenza di quella mafia, sennò le mafie hanno un'unica finalità, fare soldi, e che soldi si fanno uccidendo delle vittime del tutto innocenti?
Insomma, il clima si va facendo giorno dopo giorno più soffocante, nebbia viene sollevata sugli eventi in corso, ci vogliono lasciare imbambolati ad assistere agli eccidi più infami, incapaci di comprendere alcunchè.
A coloro che continuano a porre la violenza come discrimine invalicabile di qualsiasi inziaitiva politica, vorrei chiedere se forme di violenza di massa e visibili, magari soltanto verso oggetti, chiaramente finalizzate, trasparenti nel loro modo di manifestarsi, non siano di natura totalmente diversa da questa violenza oscura che colpisce chiunque nel proprio stesso corpo, e non così differenti da qualsiasi altra manifestazione di massa: pensateci, e non correte dietro l'ultima tesi espressa negli ambienti politici e governsativi, o in quelli giornalistici, ci sono interessi colossali a creare deliberatamente confusione, a farci affrontare questa fase così drammatica della fase storica senza capire nulla.
Vorrei aggiungere cher oggi giocare la carta di una nuova strategia della tensione potrebbe non avere successo, ed invece potrebbe perfino avere ,l'effetto opposto di diventare paradossalmente un motivo di aggregazione. Lo dico senza compiacimenti, ma considerando come una cosa è volere arrestare una fase di crescita dei diritti dei più deboli, in cui la paura può davvero funzionare come freno, ed una fase del tutto diversa, di riduzione drastica delle condizioni di vita dei più deboli, in cui la disperazione può diventare una variabile impazzita.
Agli apprendisti stregoni della strategia della tensione, vorrei suggerire calma, magari ripensare un progetto che potrebbe risultare disastroso per quegli stessi che l'hanno pensato.
Troppi suicidi per crisi, ininterrotta immoralità della politica, continue mistificazioni di eventi sociali la cui origine è data dalla sofferenza, dal disagio, dall'ingiustizia sociale, eccetera...
RispondiEliminaLa rivoluzione la stanno proprio chiamando a gran voce. Si tratta di stabilire se siamo in grado di capire e prevenire una rivoluzione pilotata da poteri oscuri.
mi trovi d'accordo vincenzo.
RispondiEliminala strategia della tensione è tornata.
che ci sia lo sforzo di tutti per resistere.
mi fa piacere che molti non ci siano cascati.
ma noto anche che molti altri sì, e davvero non so che fare.
forza e coraggio, e resistenza.
"oggi giocare la carta di una nuova strategia della tensione potrebbe non avere successo, ed invece potrebbe perfino avere ,l'effetto opposto di diventare paradossalmente un motivo di aggregazione." Ripeto la tua frase perché me lo auguro e perché occorre lavorare in tale direzione.
RispondiEliminaHo idee mie in proposito; idee mie, quindi soggettive. Quando in un attentato vengono colpite personalità o membri di forze dell'ordine, pur deprecando sempre il crimine, inconsciamente inquadro il fatto come una guerra tra lo Stato e gli Altri. Una guerra tra Buoni e Cattivi. Io mi sento dalla parte dei Buoni, ritengo di fare parte dello Stato, lo vedo come il mio braccio armato, delegato a difendere me e i miei interessi da quei Cattivi che me li vanno a calpestare.
RispondiEliminaQuesto era il mio pensiero in tempi normali (ammesso che ci siano mai stati). Crescendo, anzi invecchiando, gli occhi mi si aprono su una visione che sarebbe da definire di fantapolitica.
Lo Stato non sono più io, lo Stato è un ente fisicamente astratto, che combatte una sua guerra verso i Cattivi, che sono ormai bene individuati e, volendolo, debellati.
Io sono nel mezzo a questa battaglia, ma sono diventato terra di conquista: gli interessi dei Buoni e dei Cattivi non sono più miei, passano sopra la mia testa, ci sono trattative che non riesco a capire, tregue non dichiarate apertamente, ma percepibili a naso; accordi sottobanco che vedono il mio Stato andare a braccetto, alla luce del sole, con i Cattivi che dovrebbe combattere.
Quando la guerra torna ad essere guerreggiata, può succedere che io mi trovi in quella terra di nessuno, preso tra i due contendenti che si sparano. Può succedere che io venga ucciso; e può succedere che nessuno indagherà mai se sono stato colpito dal fuoco amico del mio Stato o da quello nemico. L'incidente verrà affibbiato sempre e comunque ai Cattivi.
I decenni cancelleranno poi dalla memoria (e dai fascicoli dei tribunali) questo atto che a me è costata la vita.
Chissà perché, in situazioni come questa, il mio pensiero va indietro nel tempo per fermarsi a un 1° Maggio a Portella della Ginestra; e poi avanza, sempre nei decenni addietro, vedendo episodi periodicamente ricorrenti, e regolarmente biancheggiati della verità.
Con gli anni crescono le domande, crescono i dubbi, e i casi non risolti accrescono lo scetticismo che in futuro, quelli e questi, vengano chiariti.
Brindisi, 19/05/2012: cui prodest?
@Riverinflood
RispondiEliminaProprio commentando sul tuo blog, ipotizzavo una strategia della confusione, che prevedeva la possibilità di cambiamenti di ipotesi investigative improvvise e drastiche, come graficamente assimilamibile ad una spezzata.
Prima i giornali hanno gridato all'attentato mafioso, dopo poche ore con altrettanto clamore, l'ipotesi dell'attentatore singolo. Ma anche se la cosa fosse stata eseguita da un solo uomo, ciò non dice nulla su possibili mandanti.
L'importante, il vero obiettivo, sembra quello appunto di creare sconcerto, ma magari sarebbe cosa buona sottolineare la scarsa credibilità di chi cambia continuamente opinione. Dovremmo chiarire che la confusione sta nei mass media e in certi politicanti, e non nella nostra mente.
@ventopiumoso
RispondiEliminaHai visto che hanno già cambiato pista?
Spero solo che restiamo vigili, la situazione è davvero estremamente grave, ci sono poteri alal disperazione pronti a tutto pur di conservarsi.
@Francesco
RispondiEliminaIl mio desiderio sarebbe quello che in questo paese si possa fare politica tranquillamente, senza che le più alte autorità si schierino sempre a difesa dell'esistente, senza che improvvisamente bombe di ogni tipo vengono fatte esplodere uccidendo chi capita per seminare panico e bloccare ogni discorso pubblico civile. Purtroppo, tutto ci ricorda costantemente che un potere "pulito" non esiste, ogni potere è violento, la violenza come componente essenziale del potere.
@Gattonero
RispondiEliminaIo penso che se poteri apparentemente alternativi convivono per un tempo molto prolungato, evidentemente una qualche forma di accordo, di tregua, tra loro si è creata, e che quando si danno battaglia, tutit i poteri hanno il massimo interesse a farlo in silenzio, proprio pervchè si tratta di una trama che deve rimanere occulta, che deve correre al di sopra dei pensieri della gente comune.
Q!uando si mettono bombe, mi pare evidente che l'obiettivo fondamentale non è quello di colpire specificamente qualcuno, ma l'obiettivo va ricercato nell'effetto sull'opinione pubblica. Se le cose stanno così, allora le motivazioni e quindi i responsabili degli attentati vanno ricercati ponendosi domande su chi cerca di sconcertare la gente, su chi ne potrebbe avere un vantaggio.