Oggi, festa del lavoro, mi sottrarrò all'attualità politica, che pure preme con le sue novità, per andare ai temi fondamentali, ed, in omaggio al primo maggio, al tema del lavoro.
La crisi economica messa in moto dalla bolla speculativa scoppiata nel 2008 e messa da parte in attesa di scoppiare nuovamente in maniera ben più deflagrante, si traduce in una generale riduzione del potere d'acquisto delle famiglie.
Se però andiamo a guardare le cose in maggiore dettaglio, vediamo che sono due i modi attraverso cui tale riduzione a sua volta si manifesta. L'una è la mancata crescita dei redditi e gli effetti che tasse di ogni tipo crescenti e la normale evoluzione dei prezzi hanno su quegli stessi redditi, l'altra è la perdita del posto di lavoro per chi ce l'ha e il lavoro che manca per chi lo cerca per la prima volta.
Sono due aspetti della questione che pure influendo entrambi sulla capacità di spesa familiare, conviene tuttavia tenere ben distinti perchè evidentemente differenti l'uno dallì'altro.
Non dovremmo mai dimenticare che il primo articolo della nostra costituzione, venuta a redimerci dopo la doppia tragedia del fascismo e della guerra, pone una tutela specifica riguardo al lavoro.
Quell'articolo poteva essere scritto in molti altri modi differenti, ma i padri costituenti hanno scelto quella specifica forma. Qui insomma non c'è una generica tutela del diritto ad avere un livello di vita dignitoso, qui si dice esprressamente lavoro. Il lavoro quindi non è qui percepito solo come un mezzo di sostentamento, ma come qualcosa di più fondamentale, come il mezzo stesso di espressione della persona umana in un contesto civile. L'uomo nel lavoro ritrova assieme un metodo di manifestazione della sua capacità di incidere sul mondo in cui vive e naturalmente la possibilità di sopravvivenza sua e di coloro che a lui sono affidati, come i propri piccoli.
Si potrebbe dire che la costituzione tutelando in maniera così speciale il lavoro, ricorda la necessità di ritrovare la persona umana come fine stesso della politica, mettere al centro il lavoro per mettere al centro l'uomo.
Così, la tragedia dei nostri giorni si ritrova proprio in questa estrema difficoltà già nel mantenre il lavoro che si ha, ma soprattutto nella negazione di questo diritto per le generazioni più giovani, mentre già ci sono persone non lontane dai quaranta anni, che rischiano di essere saltati a piè pari, non avendo ancora trovato un lavoro, e rischiando di essere presto troppo anziani per trovarne uno.
L'altro aspetto è invece la compressione generale del livello di consumo indotto dalla crisi attraverso un aumento della tassazione in presenza di redditi al massimo costanti.
Alcuni dicono che siamo vissuti al di sopra dei nostri mezzi e che sia inevitabile dover ridurre il nostro livello di consumi...