sabato 19 settembre 2009

RUBRICA SETTIMANALE DI POLITICA INTERNA. n. 7

Spero che non me ne abbiate se non parlo anch’io dei sei soldati morti in Afghanistan, ne avete parlato tanto voi che sarebbe difficile dire qualcosa di nuovo. Tolta la retorica degli eroi morti per una causa superiore, rimangono le umanissime motivazioni che una società come la nostra suggerisce a loro, come a noi, e su cui c’è ben poco da aggiungere o da commentare. Il discorso sulla presenza di nostre truppe in quel lontano paese non può che trovare in questo tragico evento una occasione di confusione e non di chiarezza. Io personalmente, non aspettavo questo momento per giudicare negativamente una presenza di nostre truppe in quel lontano paese, senza che nessuno sappia più quale sia lo scopo della missione.

Ieri, ho assistito a Ballarò, e ne parlerò per quello che mi pare ci faccia capire sulla situazione politica italiana. Questa scelta di soffermarmi su una specifica trasmissione, che tra l’altro non amo, trovandola noiosetta e ripetitiva, è motivata dal fatto che essa inaugura la stagione dei talk-show politici, tra quelli che garantiscono una partecipazione abbastanza equilibrata dei vari schieramenti politici.

In particolare, poteva essere di qualche interesse osservare come i vari protagonisti politici si posizionassero in una fase che a molti, me incluso, appare come quella del dissolvimento del potere del signor B.

Mi pare che si possa convenire sul fatto che Casini sia riuscito a svolgere il ruolo di protagonista, usando il solito sistema dialettico che gli riesce molto bene della banalizzazione e dell’autocontraddizione. Egli esordisce enunciando le buone intenzioni, per poi smentirle clamorosamente nel corso del suo piccolo comizio, costruito abilmente sorvolando velocemente attraverso i passaggi più controversi, e soffermandosi lì dove tutti potrebbero facilmente convenire. Mi pare che sia uscito vincitore perché nessuno lo ha attaccato, ed anche questo appare significativo.

Su Bersani, c’è ben poco da dire, è il solito Bersani, privo di vere capacità dialettiche, ma non privo di argomentazioni, ed anche questo doppio aspetto è in un certo senso il suo fascino. Non riesce però ad emergere, è come il nonnino dai consigli preziosi, ma sulla cui capacità di svolgere in primis un ruolo di protagonista non molti sarebbero disponibili a scommettere. Per inciso, questo, assieme all’alleanza con l’impresentabile baffino D’Alema, costituisce il suo più grave handicap rispetto agli altri candidati alla segreteria del PD, che nascondono il nulla della loro linea politica dietro un piglio energico e convincente.

Gli altri due politici presenti, entrambi del PDL ed entrambi ministri, erano Tremonti ed Alfano. Su Alfano, che sentivo parlare per la prima volta, non avrei molto da dire: non è stato molto abile, ma tutto sommato mi pare sopra la media dei suoi colleghi di partito: quanto meno, mastica un buon italiano, e non ripete luoghi comuni come un Gasparri o uno Schifani, o un Lupo, persone letteralmente non ascoltabili, perennemente condannati a svolgere il ruolo di automi di sé stessi, persone cioè così prigioniere del loro ruolo, che sarebbe possibile scrivere ciò che diranno nelle varie situazioni prima ancora che aprano bocca.

Ma Tremonti piuttosto, è proprio indigeribile, è come quando si mangia qualcosa difficile da digerire, e per tutto il pomeriggio ti ritorna in bocca il suo sapore. Il caso Tremonti sta diventando un vero problema, frequenta spesso i luoghi della comunicazione mediatica senza dire nulla. Non dico, badate, che sia un chiacchierone senza costrutto, egli piuttosto è uno che al momento del fare è molto concreto, ma anch’egli ha scoperto un suo ruolo mediatico preciso, e dietro questo si nasconde, trovandolo evidentemente appropriato, forse perfino geniale. Lo stile è quello da cui in qualche misura Bersani ha provato a stanarlo, dicendogli che aspettava che Tremonti smettesse di parlare di Platone.

Egli insomma enuncia pareri sui massimi sistemi, magari sensati, ma la cui attinenza con gli argomenti in discussione e sulla sua propria attività di ministro, c’entrano come i cavoli a colazione. A Ballarò addirittura, non so se per la prima volta, ha enunciato la teoria dell’intervento libero. Evidentemente, il signor B. ha fatto scuola, tutti questi politici pretendono di usare la tribuna televisiva per i loro monologhi, mai che sia consentito fare domande. Eppure, proprio Tremonti dovrebbe essere stanato con domande molto specifiche, contestandogli, non la sua teoria sugli economisti o amenità di questo tipo, del Tremonti filosofo e pensatore ognuno dia il suo giudizio, magari in base alla sua dose di masochismo, ma atti puntuali di governo. Del resto, ripeto quello che scrissi in un vecchio post sull’intervista rilasciata all’Annunziata, uno degli episodi di interventi inutili di questo ministro, che qualcuno anche a sinistra si ostina a considerare un buon ministro, non si sa in base a quali considerazioni.

Hanno completato il parterre di Ballarò la segretaria dell’UGL, e la De Gregorio, che ho trovato troppo coinvolta, ma che ha avuto il merito di farsi chiedere da Tremonti se intendeva offenderli dicendo che il successo del signor B. era da addebitare al suo denaro, che gli ha consentito di comprarsi tanto. Giustamente, la De Gregorio ha puntualizzato che questa categoria dell’offesa era incongrua: come se un giornalista potesse avere altro scopo che quello di far risaltare certe verità.

L’impressione complessiva che ho avuto da quanto ho ascoltato è che c’è in giro un clima di grande prudenza, che tutti, tranne appunto la De Gregorio, hanno mostrato. Questa prudenza, soprattutto in merito ai giudizi sul premier, evidenzia il clima di grande incertezza o di grandi silenzi che caratterizza la presente stagione politica. Nessuno vuole scoprire le sue cartuccie, e meno che mai quelli che credibilmente potrebbero rivendicare un ruolo di successione al signor B. Mi dispiace riconfermarmelo, ma quando questa fase politica finirà, lo sapremo solo a posteriori, e probabilmente quando un nuovo equilibrio politico deciso nel più grande segreto e quindi anche da un numero molto ristretto di persone, sarà stato definito. A quelò punto, il nostro ruolo sarà inessenziale, e ricominceremo ad analizzare la nuova situazione politica che si sarà definita.

12 commenti:

  1. Non ho visto la puntata di Ballarò per intero, di solito guardo i primi 5 minuti per vedere gli ospiti e poi la noia mi vince per la troppa prevedibilità. Floris sarà anche bravo, il primo della classe, ma il suo programma sa di già scritto e, ancor più, letto da tutti.
    Sono d'accordo anche sul fatto che dalle decisioni fauste ed infauste che porteranno noi comuni mortali al dopo B., siamo tagliati fuori: le decisioni nel bene e nel male si stanno prendendo in altre stanze da ristrette elites. Qui sarebbe interessante però approfondire il fatto del perchè di questo, se abbia cioè ragione un personaggio come Brunetta sostenendo che il potere in questo paese è in mano a ristrette cerchie di persone, o se invece questa cosa non la si debba intendere come un fallimento popolare nella politica. Per farla più semplice non è che le elites si trovino a dover intervenire per manifesta incapacità del popolo a leggere le situazioni sociali ed a reagire a derive antidemocratiche? Per mancanza nel popolo di difese immunitarie al virus Mr. B e a una didattura populisitca strisciante che in 15 anni ha saputo ramificarsi nel paese?
    Non lo so, ma ho il dubbio che la società non si sia rivelata all'altezza nella cosidetta seconda repubblica, come se lasciati dalla balia DC/PCI e diventati grandi siamo stati incapaci di crescere e di ricrearci un ambiente nuovo...
    Va bene intanto che ci penso ti saluto.
    ciao, silvano.

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  2. Oramai Ballarò é un programma che é stato addomesticato. Floris non é più quello delle prime stagioni. Ora é anche lui calato nella parte del giornalsta "finto-scomodo".

    Restano solo Report e Iacona a mio avviso. Questo per dire che non ho proprio guardato Ballarò.

    Detto questo, io credo che il cambiare le cose o meno non dipenda solo da noi ma da resto della gente e dal momento.

    Quindi se prima che i giochi siano fatti questa moltitudine di gente non più pensante si sveglierà e inizierà a guardare in faccia la realtà anche attravereso certa "rete", beh allora forse il nostro lavoro attuale, passato e futuro sarà e sarà stato importante.

    Io credo che cmq continuare a fare rumore anche piccolo, non con i mezzi necessari per farsi sentire bene e capire da tutti, sia cmq fondamentale.

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  3. @Silvano
    Al tuo dilemma, io non poso che rispondere partendo dalla mia ideologia, e cioè che la storia dell'umanità vada letta essemzialmente come la storia delle elites che si sono succedute. Dunque, per me questa ipotesi che il suffraggio universale esprima di per sè una fantomatica volontà popolare non è fondata, e si poggi fondamentalmente sull'idolatria del mercato. In fondo, le elezioni sono il corrispettivo del mercato in economia, è anch'esso un mercato, con le sue regole applicate al tipo specifico di prodotto pubblicizzato.
    Le mie critiche politiche sono quindi rivolte essenzialmente al tipo di elite che comanda nel nostro paese. E' la sua natura di gruppo chiuso e colluso, che promuove secondo meccanismi di cooptazione che io critico, e che vedo contemperate da criteri di selezione di merito in altri paesi a sistemi politici analoghi al nostro. Siamo oggi in un raro momento in cui l'elite si è spaccata, ma non so fino a che punto questa spaccatura vuole essere netta, e quanto invece non esistano collusioni ancora in atto. Il discorso è complesso, e ho tentato di sintetizzarlo, non so con quanto successo, in poche frasi. Rimando al solito al mio libro per ulteriori specificazioni.

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  4. @Daniele
    Il fatto stesso che io curi questo blog, e che lo utilizzi anche per considerazioni politiche, oltre che ideologiche, penso che sia la testimonianza che io la penso come te: facciamo quello che possiamo, anche scontando la modestia degli effetti che possiamo ottenere.

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  5. Buon giorno Vincenzo!
    Non ho visto Ballarò e ne intendo mai guardarlo.Lo trovo un programma "falso", già deciso come con un copione.
    Tutti vanno li a dire la loro, dialogando solo con se stessi e...fine.

    Tra i personaggi che c'erano, certamente Tremonti è quello che mi avrebbe spinto a cambiare canale in una frazione di secondo.
    Non lo reggo.Dice, dice...e se poi gli si fanno domande sensate risponde con frasi maleducate e fuori luogo.
    Non mi piace questo suo modo di fare, indipendentemente poi dal suo valore o non valore politico ecc.

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  6. @Guernica
    Allora dillo che sono stato eroico a sorbirmelo per intero, ma, non insistete, non ripeterò :-D

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  7. "L’impressione complessiva che ho avuto da quanto ho ascoltato è che c’è in giro un clima di grande prudenza, che tutti, tranne appunto la De Gregorio, hanno mostrato. Questa prudenza, soprattutto in merito ai giudizi sul premier, evidenzia il clima di grande incertezza o di grandi silenzi che caratterizza la presente stagione politica. Nessuno vuole scoprire le sue cartuccie, e meno che mai quelli che credibilmente potrebbero rivendicare un ruolo di successione al signor B."
    Avrei potuto scriverle io queste parole.
    Anch'io non uno spettatore distratto, guardo mentre leggo o scribacchio, poi cambio canale, insomma un comportamento un po' schizofrenico catodico... però l'impressione che un po' tutti si "limitino" in questi tempi ce l'ho anch'io.
    Ieri però è scoppiato Brunetta e penso che questa salutare esplosione di bile sia in verità la carta tornasole dei veri sentimenti un po' repressi nel Pdl e dintorni...
    Oggi poi ho letto un'analisi del fatto di Michele Serra sul sito di Repubblica che mi trova pienamente d'accordo (anche per la stima, ma che dico? l'amore! incondizionato che nutro da anni per Michele Serra, io figlio di Cuore..), se vuoi dacci un'occhiata, a me sembra di averci trovato molte parole simili alle tue nel passato prossimo.
    Ciao

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  8. non ho visto ballarò, ero a lavoro, ma immagino tremonti... detestabile in tutto; e immagino la de gregorio, grande e coraggiosa.
    un abbraccio

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  9. @Fabio
    In verità, penso che qualche colpa a questa elite, questa classe dirigente preferisco chiamarla, che ha condotto l'Italia fuori dalla tragedia del fascismo e della guerra, ma poi ha consentito ai vari Andreotti di governare l'Italia con accompagnamento di stragi, con BR stranamente alleate con lo stesso Andreotti, quanto meno oggettivamente, che soggettivamente non si è ancora riuscito a dimostrarlo. Vogliamo parlare dei Craxi, o dello stesso signor B. che sta sulla scena prima economico-finaziaria-mediatica, poi anche politica da decenni? Oppure dovremmo parlare di queste mummie che occupano gli spazi dell'opposizioone, senza opporsi a nulla e a niente? Dire, come fa Serra, che l'elite purtroppo è troppo fragile, per me è un non-senso. Sarebbe, in un certo senso come dire dell'Amministratore Delegato di una grande azienda che avesse portato al tracollo la sua azienda, che la colpa sta nello stipendio troppo misero che ha ricevuto.
    La verità è che la mancanza di un credibile criterio di selezione della classe dirigente ha permesso questo trionfo del signor B. e dei suoi scagnozzi, come questo Brunetta che ha fatto il ministro per aver clamorosamente fallito nella carriera universitaria.

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  10. @Maria Rosaria
    Siamo d'accordo su Tremonti, forse un po' meno sulla De Gregorio :)

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  11. Ti dico sinceramente che non sapevo nemmeno ci fosse ballarò!
    Però stasera ho visto "Presa diretta" di Riccardo Iacona, un programma ottimo, sulla scia di "Report", che ha trattato il tema dei tagli alla polizia di questo governo (che va tanto blaterando di sicurezza).

    Tremonti è veramente un caso di schizofrenia congenita. Prima si mette a fare il grande critico dell'economia di mercato e poi fa le cartolarizzazioni, le privatizzazioni, i condoni fiscali (che adesso si chiamano "scudi") e tante altre prodezze.

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  12. @Matteo
    Sì, l'ho visto anch'io, ed ho postato anche su questo.
    Tremonti, più che schizofrenico, è un prsuntuoso sfrontato che ha deciso semplicemente di non rispondere dei suoi atti. E' peggio del signor B. perchè, al contrario di lui, non intende neanche compiacere: punta sulla naturale ignoranza e senso di sottomissione della maggioranza delle persone.

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