Nella sua apparente caoticità, la situazione politica in vista delle elezioni è infine abbastanza chiara.
Prima considerazione, la politica oggi è innazitutto economia, e per una parte piccola ma significativa diritti civili. Di altro, v'è ben poco, le forze più rilevanti che operano nella politica praticata sono i soliti grandi capitali e movimenti di minoranze ben organizzate che in maniera scientifica propongono i loro temi che trovano buona accoglienza in una opinione pubblica profondamente intrisa di liberalismo.
Una corrente importante di opinione abitualmente indicata come giustizialismo tenta di inserire temi di natura etica in politica, ed in questo tentativo trova un forte contrasto con le opinioni più coerentemente liberali, ma essa riesce comunque ad esistere e ad avere anche una sua rappresentanza politica.
L'elemento determinante rimane in ogni caso l'economia, ed è facendo riferimento ad essa che è possibile dare una prima descrizione adeguatamente semplificata degli schieramenti politici esistenti...
A livello mondiale, non v'è dubbio che la corrente di gran lunga prevalente sia il liberismo, poco importa se coniugato in salsa tedesca con la proposizione di un impossibile rigore rigenerativo, o se in salsa anglosassone con la pratica di una sorta di monetarismo keynesiano, anch'esso senza speranza di risoluzione della crisi. Il punto che ripropongo qui senza poterlo approfondire (ma ne ho parlato più volte prima in altri post) è non sfuggire alla verità dei fatti, che ci dicono che la crisi è stata prodotta dal comportamento irresponsabile delle banche che hanno moltiplicato la liquidità con l'immissione di quantità abnormi di titoli da loro emessi e che si trovano nella condizione di dovere giornalmente trovare un modo di ottenere il rimborso dei titoli in scadenza per evitare, ma dovrei piuttosto dire per rinviare, il proprio fallimento. Se si tace su questo, inevitabilmente significa che si sta mentendo, come mentono la quasi totalità dei politici ma anche il resto della classe dominante, quando affermano che la crisi è dovuta ai debiti pubblici, mentono e nello stesso tempo impongono politiche di riduzione dei redditi che risultano particolarmente odiose in quanto non risolutive, visto che la crisi si è generata e si autoperpetua per motivi del tutto differenti.
E' per questa ragione che diventa complicato capire quali siano le differenze tra Bersani e Monti, tra lo schieramento di centro e quello che sta attorno al PD, quale possa essere la ricetta economica della socialdemocrazia europea e quali le differenze rispetto alla ricetta della Merkel.
La destra berlusconiana abilmente tenta di differenziarsi dal mainstream europeo, ma Berlusconi dovrebbe chiarire perchè abbia accettato un anno fa di dimettersi, visto che ciò è avvenuto in coincidenza con la caduta verticale delle quotazioni delle sue aziende. L'ipotesi che la sua decisione non abbia nulla a che fare con la politica ma col proprio personale interesse a non farsi comprare le proprie aziende a prezzo da saldo.
Alla fine, Berlusconi si differenzia da Bersani e Monti per la ritrosia ad ubbidire al gruppo di potere europeo, cosa che davvero non si capisce come possa costituire una colpa, ma neanche una soluzione, visto che i suoi personali interessi finiscono col coincidere con quelli dei grossi capitali che stanno dietro i politici europei, così che egli non potrà alla fine che piegarsi, come del resto ha già fatto.
E' di pochi giorni fa la notizia che a questo vasto seppur variegato fronte di liberisti più o meno coerenti, non ci sarà più soltanto il M5S ad opporsi, ma un nuovo polo che si va costituendo inglobando l'opposizione di estrema sinistra, l'IDV, i verdi, gli arancioni di De Magistris ed altri, probabilmente sotto la leadership di Ingroia.
Sono tre gli aspetti principali su cui dissento da quanto sembra prevalere in questo variegato schieramento di opposizione.
La prima è la natura spontanea (e fin qui potrebbe trattarsi di qualcosa di subito), ma purtroppo spontaneista del movimento. Io dico semplicemente, per evitare di dilungarmi troppo, che in una società malata, non ci si può aspettare che la guarigione possa derivare da una reazione spontanea di quella stessa società che costituisce lo stesso problema. Apparentemente, oggi non si riesce a trovare una terza alternativa tra spontaneismo e leaderismo, col risultato che le cose possono perfino coesistere aggravando i problemi.
La seconda è la volontà chiaramente espressa da Ingroia di ricercare un dialogo e perfino un accordo col PD, il che implica l'incapacità di capire la natura della crisi e quindi l'inadeguatezza del PD. Se infatti fosse possibile trovare un terreno d'intesa col PD, allora il PD potrebbe ragionevolmente costituire il partito che la crisi la risolve. Se così fosse, allora sarebbe Vendola ad avere ben scelto di collocarsi nella funzione di pungolo di un PD che dovrebbe soltanto essere distratto dalla sua tendenza a subire una deriva verso il centro. Perchè allora costituire un polo alternativo, solo perchè il PD non è disposto ad accogliere altri partiti nel suo schieramento? Ma il PD mostra una buona dose di coerenza in questo, perchè mai dovrebbe circondarsi di altre formazioni politiche, perchè mai non dovrebbe tentare di rappresentare direttamente da sè una vasta e perfino variegata platea di elettori? Eppure, l'esempio di Syriza in Grecia ce l'abbiamo, perchè mai sin dall'inizio manifestare questa timidezza, questo atteggiamento gregario verso formazioni politiche che si mostrano così omogenee al clima liberista in cui siamo? Io vorrei invece che questo polo avesse l'ambizione di avere una forte rappresentanza parlamentare, ma per averla, deve comportarsi coerentemetne con questo obiettivo, formare un polo autonomo implica necessariamente un'autonomia a tutto campo che non esclude alleanze ma che le vede come un passaggio per raggiungere i propri obiettivi politici e che quindi può solo assumerli lungo la strada, non giusto alla partenza.
Il terzo aspetto è quello dei diritti civili, che non possono essere acriticamente accettati in omaggio ai principi liberali, perchè poi la contraddizione tra il sostenere i diritti individuali e il rifiutare gli interessi individuali può diventare ingestibile, perchè credo che il liberalismo sbagli nell'escludere una dimensione etica collettiva, ma anche su questi argomenti devo fermarmi qui almeno per il momento.
In altri tempi, tre aspetti robusti come quelli che ho illustrato, mi avrebbero indotto a tenermi in disparte, ma oggi nella situazione dinamica data, credo che questo tentativo meriti di essere esperito, che la costituzione di questo polo possa suscitare un dibattito più proficuo che possa anche contribuire a superare queste debolezze che dicevo. Così, ho deciso di aderire, e questo blog sosterrà, almeno finchè mi sarà possibile, il voto a questo nuovo polo di opposizione.
L'importante è che tu vada a votare e non ti astenga e soprattutto che voti per un polo di opposizione!
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