Riassumiamo brevemente la situazione. A seguito di una
procedura che sfiora l’incostituzionalità, Napolitano fa insediare il governo
Monti. In nome dell’emergenza sui mercati finanziari, la gran parte delle forze
politiche rappresentate in parlamento accetta di appoggiare tale governo.
La crisi tuttavia va avanti, tasse crescenti e provvedimenti
che prolungano l’età lavorativa deprimono l’attività economica riducendo sia i
margini di competitività delle imprese, che soprattutto l’occupazione.
L’effetto netto è che il debito statale continua a crescere, il deficit
migliora solo marginalmente, e naturalmente il reddito nelle mani delle
famiglie risulta pesantemente decurtato...
Apparentemente i governi hanno lasciato il comando del mondo
nelle mani di una ristretta cerchia di ricchi che a sua volta non sa come fare
per mantenere i propri privilegi e così preferisce tirare a campare finchè è
possibile sulle spalle della gente comune, in attesa dell’inevitabile big bang
bancario che distruggerà l’intero sistema bancario globale.
Di fronte a tutto ciò, di fronte all’evidenza che le scelte
italiane nei confronti dell’Europa e di questa nei confronti della crisi
mondiale innescata dalla bolla finanziaria sono clamorosamente errate, la parte
politica che sembra avere le maggiori chances di governare dopo le elezioni sa
solo dichiarare di essere responsabile. Ora, bisogna intendersi su cosa significhi responsabilità. Responsabile
a me sembra un atteggiamento che si faccia carico delle esigenze obiettive che
una data situazione pone, e le affronta con la dovuta efficacia.
Ebbene, la responsabilità di cui invece parla Bersani mi
pare tutta un’altra faccenda, io la tradurrei in “capacità di adeguarsi”.
Insomma, è come uno che si svegli un giorno, fiuti l’aria che tira e decida di
assecondarla perché essa è dominante. Forse, il motivo del successo del PD
risiede proprio nel fatto che gli italiani di loro sono fatti così nella
stragrande maggioranza, si adeguano, come nella storia post impero romano è
stato quasi ininterrottamente, gli italiani subivano l’ennesima conquista
straniera e si adeguavano al nuovo sovrano. Il PD sarebbe in questo senso
l’evoluzione contemporanea di un atteggiamento vitale che ha radici storiche
ben consolidate e dalla storia nella nostra cultura, sin nel latte che abbiamo
succhiato dalle mammelle delle nostre madri.
Ora, se le abilità politiche stanno nel fiutare cosa va di
moda quel giorno in Europa e nel mondo, e fare da gendarmi dei dettami del
dominatore di turno, bollando con l’infamia del titolo di populista chiunque fa
presente in maniera argomentata di come questa tendenza mondiale prevalente
porti l’umanità intera verso il baratro, in base a quali criteri potremo prendercela
con Berlusconi che invece risulta più bravo a fiutare quel che pensa la gente
del suo paese? Direi che tra le due situazioni, sia più censurabile la
responsabilità del PD, che si traduce in un allearsi con chi ci vuole
distruggere il sistema produttivo e appropriarsi delle nostre preziose risorse
nazionali, che la demagogia da repubblica delle banane di Berlusconi e di
quegli inetti di cui si è circondato, fa meno danno, ma soprattutto ha minori
speranze di risultare vincente, sembra più che altro la risposta disperata di
un gruppo di politicanti di infima serie per tentare di sopravvivere
nell’attuale fase storica.
Rimane il fatto che la responsabilità criminale del PD e del
suo alleato Vendola, la pretesa di Casini e dei centristi in generale di
ricostruire il partito monopolizzatore del governo del paese, ripetendo
l’esperienza della DC, hanno regalato a Berlusconi una mezza carta, una ipotesi
per quanto remota di sopravvivenza politica di un partito che avrebbe meritato
già da tempo di sparire.
Non capisco come in un clima da ultima spiaggia in cui
l’Italia si trova, ci possano essere taluni che vorrebbero spiegare a Grillo
quanto egli sia poco democratico, come facevano alcuni giornalisti in una
recente trasmissione TV, scambiando i suoi elementi di forza in elementi di
debolezza. Ma su questo ci dovremo tornare.
"Forse, il motivo del successo del PD risiede proprio nel fatto che gli italiani di loro sono fatti così nella stragrande maggioranza, si adeguano, come nella storia post impero romano è stato quasi ininterrottamente, gli italiani subivano l’ennesima conquista straniera e si adeguavano al nuovo sovrano".
RispondiEliminaQuesto è un aspetto nodale dell'analisi che fai e che condivido.
A volte penso che non ci sia miglior giustizia della nemesi popolare, se solo il cosiddetto sale del popolo fosse realmente da svelare.
Ritengo molto improbabile che Berlusconi ce la possa fare, anche se riuscirà ad avere un numero sufficiente al Senato per fare la sua bagarre. D'altra parte, sull'onda mistificatoria delle primarie del Pd, Bersani ha posto le basi di una sua vittoria con le promesse delle alleanze centriste, e a meno di un miracolo exploit del M5S, il cosiddetto centrosinistra dovrebbe farcela.
Ciao.
Sì, io credo che in fondo quelli che sono stati i due principali partiti siano espressione della stessa malattia della politica e della cultura italiana: da una parte il guasconismo alla berlusconi, dall'altra la tendenza a farsi sottomettere al potente di turno dell'attuale PD, in cui non vi è più alcuna traccia, neanche la più lieve, della tradizione comunista.
Elimina