giovedì 9 maggio 2013

LE RICETTE DI KEYNES E LA LORO INUTILIZZABILITA' NEL PRESENTE CONTESTO



Credo, ma forse sono troppo ottimista, che le sciagurate regole rigoriste di ispirazione tedesca che tanti danni hanno provocato anche qui in Italia, avendo l’unico effetto di deprimere l’attività economica e il livello di occupazione, stiano per essere abbandonate, nessun paese europeo se le può più permettere, neanche a quanto è dato sapere la stessa Germania. Dico che le misure di rigore sostenute ed applicate con massimo vigore dal funesto governo Monti/Napolitano hanno avuto questo unico effetto perché chiunque abbia qualche vago rudimento di matematica potrà verificare che non v’è stato alcun miglioramento né per quanto riguarda l’ammontare del debito pubblico che anzi è cresciuto più che durante il governo Berlusconi, sia nel livello del disavanzo che si mantiene a stento sotto il 3%. Qui, o siamo in presenza di imbecilli, che non sanno aggiustare un bilancio pubblico anche facendo crescere enormemente la tassazione, o siamo in presenza di criminali che scientemente hanno depresso l’economia italiana per favorire altri paesi. Rimango allibito quando vedo la presentazione di nuovi libri, vedo gli stessi economisti che hanno così alacremente sostenuto Monti, ancora venire sui media a reiterare le loro fallimentari ricette, in presenza dei soliti giornalisti compiacenti. Possibile che non in pieno medioevo, ma nel nuovo millennio, inaugurato all’insegna del progresso tecnologico, che non ci si confronti mai con l’esperienza, che le teorie sostenute possano essere impunemente portate avanti senza accettare la smentita dei fatti? Ma in che razza di mondo viviamo se non si forma una classe dirigente in grado di rintuzzare tutte le menzogne più o meno scientemente propinate nei media?
Forse però a poco a poco la verità si fa largo, abbandonando le ricette più rigoriste...

Tuttavia, ciò non mi tranquillizza per niente, perché si fanno sotto i keynesiani ad ogni costo.Di fatto, le ricette che propongono partono proprio dalla critica alle politiche europee ed alla stessa istituzione dell’euro. Il ragionamento sembra non fare una piega. Essi osservano la situazione internazionale con particolare attenzione ai paesi più simili a quelli europei, e dicono che bisogna seguire le ricette degli USA, dell’UK, del Giappone.
Insomma, se la zona euro sta così male e gli altri paesi più sviluppati stanno quasi bene, allora la risposta sembra ovvia, bisogna abbandonare le regole di ispirazione tedesca a sposare quelle anglosassoni, recentemente abbracciate con particolare fervore dall’attuale governo giapponese, insediatosi da appena pochi mesi.
Tuttavia, le cose ovvie non sono sempre quelle giuste, e forse si dovrebbe riflettere sulla storia stessa dell’attuale crisi economica. Da uno sguardo anche fuggitivo, risalterebbe che la crisi non è nata in Europa, è nata proprio negli USA diventando altrettanto dirompente presto anche in UK, cosicché, invece di farci abbagliare dall’esempio europeo che risulta più cocente in quanto ci riguarda di persona, possiamo invece tentare di capire cosa è successo nel 2008 e se quei paesi dove la crisi è nata, siano nel frattempo guariti, se abbiano trovato dei metodi per venirne fuori.
Sarebbe così immediato riscontrare come in verità è vero che se guardiamo all’evoluzione del PIL, USA e UK stanno molto meglio di noi, ma questi risultati apparentemente positivi, sono in realtà stati ottenuti soltanto proseguendo inalterati quella politica economica che ha portato alla crisi. E’ come un automobilista che, in seguito all’alta velocità, abbia subito un lieve incidente che gli ha deturpato l’intera fiancata, e che, allo scopo di non fare vedere il danno subito, si metta a correre ancora più velocemente, in modo che sia impossibile vedere gli sfregi sulla fiancata.
Una metafora più efficace rimane quella del tossicomane che con dosi crescenti elimina i sintomi di astinenza, ma che in questo modo traccia già il suo esito fatale per overdose.
Teniamo fuori dai miei ragionamenti il Giappone, perché non conosco quasi nulla su quell’economia, né sulle cause più o meno profonde della crisi come lì si presenta.Se guardiamo così ai paesi anglosassoni, vediamo come gli ultimi due decenni mostrino una forma inedita di politica keynesiana. In sostanza, gli stessi monetaristi si sono impadroniti della teoria di Keynes, applicandola nella maniera più spregiudicata ai settori finanziari privati, in sostanza all’intero sistema bancario anglosassone, il più potente del mondo. Ciò, sia detto per inciso, è stato possibile a seguito della sciagurata decisione di Clinton nel 1998 di eliminare i controlli legislativi introdotti a seguito della storica crisi del 1929, che vincolavano i comportamenti delle banche.
Indipendentemente dalle condizioni che un potere politico irresponsabile ha concesso, le banche hanno deciso di operare anche loro come gli stati nazionali. Non hanno potuto battere moneta, questo ancora non è stato loro concesso, ma hanno potuto però emettere ogni genere di titoli, anche i più improbabili, ed è proprio da questo punto di vista che le banche si sono attribuite un privilegio che storicamente è prerogativa degli stati, ampliare a piacere la propria liquidità. Il risultato è che oggi abbiamo un totale di titoli, pubblici e privati complessivamente, superiore a nove volte il PIL mondiale. A un certo punto, il meccanismo infernale innescato dalle banche, si è interrotto,e questo è avvenuto nel 2008, dopo che la crisi scontata del mercato immobiliare che era in corso già da un anno, ha cominciato ad esercitare i propri effetti sul mercato finanziario a seguito delle rate dei mututi non riscosse per fallimento del contraente.
Forse non tutti sanno che questa crisi non è stata mai risolta, che i titoli inesigibili (comunemente detti tossici) continuano a stare sul mercato,e che la cosiddetta soluzione e data dal continuo aiuto statale alle banche. Tale aiuto consiste nel fornire alle banche la liquidità necessaria per continuare in questa finzione, quella del rinnovo dei titoli in scadenza e dei loro interessi. A questo scopo, la FED immette nel mercato liquidità per almeno 40 miliardi di dollari ogni mese, e perfino la presunta rigorista BCE ha immesso poco più di un anno fa la stratosferica cifra di mille miliardi di euro a favore proprio delle banche, senza che la rigorista Merkel e il suo nugolo di seguaci sparsi un po’ in tutta Europa, avessero qualcosa da obiettare, 150 miliardi alla Grecia per salvare il paese no, mille per le banche, prevalentemente francesi e tedesche, sì e sull’unghia, senza perdite di tempo e senza porre condizioni di sorta, una vera schifezza insomma.
Ora, rispetto alle classiche ricette keynesiane, la differenza non è che sia così forte, cambia la finalità della liquidità immessa, non serve per stimolare l’attività produttiva col connesso aumento dell’occupazione, ma per incrementare l’attività finanziaria che nutre sé stessa. E’ questo il motivo per cui l’aumento enorme di liquidità che si è avuto in questi ultimi cinque anni non ha avuto effetti inflattivi, tale liquidità in effetti è rimasta confinata nei circuiti bancari (infatti per la gran parte non ha richiesto la stampa di banconote, solo numeri sui computer degli operatori). Si potrebbe richiamare la metafora dell’avere a tavola alcuni soggetti bulemici, anche portando quantità enormi di cibo a tavola, gli altri commensali rischiano di fare la fame, perché i bulemici fanno piazza pulita di tutto ciò che viene servito.
Tuttavia, in questo modo, stiamo gonfiando sempre più il sistema finanziario e che debba prima o poi scoppiare è un fatto, rimane da stabilire soltanto quando, su questo non è facile fare previsioni. Quando avremo questo big bang finanziario, sarebbe necessario avere circuiti bancari alternativi, o almeno non avere tutto questo denaro in giro. Se oltre ai titoli, perdono di valore anche le banconote,potremmo essere costretti a tornare al baratto, possibile che nessun governante si ponga un tale problema?
Per queste ragioni, trovo grave che le persone con cui condivido il comune obiettivo di uscire dall’euro non si rendano conto che l’euro è solo una parte,e  neanche la più rilevante del problema con cui abbiamo a che fare, che le banche e gli stati ad esse succubi e consenzienti hanno già bruciato quella possibilità offerta dalle teorie di K;eynes di contrastare la crisi, magari sulla scia delle politiche post-29, oggi la situazione è drammaticamente molto più grave perché non esistono soluzioni se non accettando di bruciare tutta questa cartaccia messa in giro, facendo così fallire il sistema bancario globale. Pensare di curare la tossicodipendenza con dosi crescenti di droga è in effetti una tesi così idiota che riesce difficile capire come i governi possano ancora sostenerla e come non sia possibile scovare in giro gente che sia in grado di sostenere l’ipotesi opposta, quella del fallimento controllato e guidato da attuare il più presto possibile, la cronica mancanza di una classe dirigente di ricambio. 
Accenno, evitando di dilungarmi su quest'aspetto che pure è fondamentale, della indesiderabilità dell'aumento del PIL in presenza di uno sfruttamento crescente e già fuori controllo delle risorse ambientali. 

1 commento:

  1. L'economia ha perso di strada il principio principe: come allocare le risorse con la maggiore efficienza, socio-economica e politica. E' per questo che l'economia negli antichi era cosa dei "pratici", ovvero delle donne nella gestione della "casa".
    Oggi sembra che l'economia sia guidata dall'assunto opposto, o meglio dall'ex-posto per eccellenza: il denaro e il carattere astratto del valore.
    Forse è il caso di recuperare il carattere "femminile" dell'economia, e lasciare gli uomini a ciò che più prediligono fare.

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