domenica 5 maggio 2013

IL TERMINE OMOFOBIA, ENNESIMA TAPPA DEL CRETINISMO CRESCENTE



Sì, ammetto che mi costa, ma non posso esimermi di intervenire a difesa della Belfiore, o meglio del suo diritto di pensarla sulle unioni gay in maniera difforme dall’ideologia dominante.
Trovo particolarmente grave lo stesso diffondersi del termine “omofobia”, su cui ero già intervento tanto tempo fa su questo stesso blog. Qui, lo farò in modo più sistematico perché vedo che questo termine sta prendendo piede e lo considero una cosa grave...

Iniziamo dall’etimologia, omofobia letteralmente dovrebbe significare avere paura dell’uguale, un concetto che evidentemente non c’entra per nulla con il significato che gli viene associato.
Concedendo che per motivi di brevità, in omo sia sottinteso qualcosa che riguardi la sessualità, rimarrebbe comunque da capire cosa esattamente di sessualità si intenda. Abbiamo subito l’alternativa tra paura per l’omosessuale o la paura per l’omosessualità, che mi sembrano concetti completamente differenti. Mi sembra di capire che si intenda la paura per l’omosessualità, la paura cosa c’entra con l’essere contro? Voi un antisemita lo chiamereste ebreofobo o semitofobo? La paura si può considerare un sentimento privato, perché mai dovremmo occuparcene, perché mai la comunità omosessuale dovrebbe preoccuparsi di chi avrebbe paura dell’omosessualità? E poi, sul piano strettamente psicologico, come si può spiegare l’avere paura di una delle possibili tendenze sessuali?
Inoltre, in psicologia, con le varie fobie si intendono delle patologie, quindi sarebbe logico credere che gli stessi che propongono il termine omofobia, siano convinti che gli omofobi siano dei soggetti malati dal punto di vista psicologico. Tuttavia, in tal caso, bisognerebbe spiegare perché invece se ne fa una lotta culturale, con il che si ammette che chi è omofono, lo è perché vive in un certo ambiente culturale, e che per combatterlo, bisogna intraprendere appunto una lotta culturale. A questo punto però, si nega recisamente che l’omofobo sia malato, da compiangere più che da combattere.
La cosa però diventa davvero grave nel momento in cui si pretende che questo termine così controverso entri nel testo di provvedimenti legislativi.
E’ interessante vedere cosa tentano di fare i furbetti delle lobbies omosessuali a questo proposito. La strategia seguita è quella dell’ambiguità più totale, essi fanno l’uso più generalizzato possibile della parola, basta nutrire dubbi, per esempio sulla possibile adozione da parte di coppie omosessuali, e subito sei additato al pubblico ludibrio come omofono, mentre nel frattempo si da’ a questo stesso identico termine un valore legale, ad esempio considerandolo un possibile aggravante di comportamenti giù sanzionati come reati, fino a provare addirittura a definire una specifica fattispecie di reato. La furbizia sta quindi nell’utilizzare lo stesso termine secondo due modalità del tutto differenti, uno come arma polemica per affermare i propri diritti, l’altra invece come qualcosa che abbia una definizione adeguatamente specifica e puntuale da potere essere utilizzata in ambito processuale.
La prima obiezione riguarda la stessa opportunità di prevedere che uno stesso reato (ad esempio lesioni colpose) possa essere sanzionato in modo differente a seconda le motivazioni che l’hanno generato. Qui, le lobbies omosessuali tentano di sfruttare la via tracciata a proposito dei reati di origine razziale, ignorando bellamente le motivazione di natura storica che giustificano l’assurdità in sé di differenziare la gravità di uno stesso reato sulla base di motivazioni (come punire il desiderio o anche l’intenzione di compiere un reato, che sapevamo erano esclusi dall’ambito di applicazione delle leggi). Il fatto che in passato si sia deciso di compiere un assurdo giuridico, non vedo come possa giustificare il compierne uno perfino più clamoroso.
In realtà, la questione dell’atteggiamento verso i comportamenti omosessuali non hanno nulla a che vedere con gli atteggiamenti verso una specifica razza, nel senso che in quest’ultimo caso nessuno può sottrarsi a questo tipo di discriminazione perché attiene a come egli è, indipendentemente da come si comporta, mentre la propria sessualità diventa un elemento sociale solo nel momento in cui viene espressa. Sia chiaro, non dico certo che gli omosessuali debbano annullare la loro sessualità, faccio questo ragionamento per riaffermare che dal punto di vista strettamente logico, si tratta di due situazioni non omologabili.
Tornando quindi all’attualità, davvero non si capisce quale colpa possa essere attribuita alla Belfiore, essere contraria al matrimonio tra omosessuali mi pare un’opinione del tutto rispettabile, anche se certamente discutibile, e non implica dal punto di vista logico alcuna discriminazione. Personalmente, sono contrario alla stessa istituzione matrimoniale, e tifo perché venga allargata agli omosessuali in modo che ci sia una possibilità in più che scoppi, ma non vedo perché la mia personale opinione dovrebbe influenzare il mio giudizio sulla liceità di un certo comportamento e di una certa dichiarazione pubblica (e poi si parla della libertà di stampa, mentre si mette a rischio qualcosa di ben più importante, la libertà di espressione).
Purtroppo, così fan tutti, il pensiero dominante è quello liberale, ed è tipico del liberalismo rendere la politica una questione di lotta tra gruppi di potere. Come l’anima dell’economia è la concorrenza, così è sempre la concorrenza che determina quale sia l’opinione vincente, e la determinazione e l’organizzazione, strettamente correlata anche al possesso di adeguate risorse economiche, di gruppi di opinione, diventa l’elemento vincente, senza alcun legame effettivo con la razionalità e l’opportunità di una certa politica. Il nuovo premier Letta, totalmente succube di Napolitano e della decisione di questo di sostenere oltre ogni decenza Berlusconi, che diventa così il vero deus ex machina della situazione, deve guardare passivamente all’inserimento di gente come Miccichè che non si sottrae a dichiarazioni vergognose per l’intero governo, e scarica tutto su un punto su cui sa che il paese lo seguirebbe, e pazienza se così si creino condizioni che potrebbero portare perfino a creare un nuovo reato di opinione, quello appunto di omofobia, reato di cui dichiaro di essermi già qui macchiato.

22 commenti:

  1. La libertà di espressione non è il diritto di disprezzare e discriminare altre persone. Perché è una discriminazione affermare che i cittadini omosessuali non debbano sposarsi. Se dicessi che gli ebrei non si possoo sposare non sarebbe antisemitismo? Se dicessi che i neri non si possono sposare non sarebbe razzismo?

    Inoltre, se Biancofiore ha la possibilità di criticare al matrimonio per tutti, allora gli altri hanno il diritto di criticare le sue critiche!

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    1. Maria, sono d'accordo, non si dovrebbe impunemente disprezzare nessuno, ma se davvero tutti hanno diritto a questa tutela, non v'è certo bisogno di formularne uno specifico per gli omosessuali. D'altra parte la Biancofiore non ha disprezzato nessuno (quali sarebbero le parole di disprezzo che avrebbe pronunciato?)
      Allo stesso modo, ma l'ho già scritto sull'articolo (sei certa di avermi letto???), di discriminazione non si può parlare in questo caso. Nessuno vieta ad un omosessuale di accedere al matrimonio, qui la questione è tutt'altra, se cioè possa esistere un matrimonio omosessuale, tutti sono liberi di sposarsi con una persona di sesso opposto (tutti, e quindi anche gli omosessuali), qui si discute se debba affiancarsi al matrimonio eterosessuale anche quello omosessuale, e quindi tecnicamente non v'è discriminazione. Quindi, non v'è nessuno che dica agli ebrei che non possono sposarsi, e neanche lo dice agli omosessuali, mi pare sia una cosa chiara ed innegabile.
      Infine, nessuno vieta a nessuno di criticare, figurarsi, ma qui si dice che se sei contro il matrimonio omosessuale, non puoi essere sottosegretario alle pari opportunità, e questo invece sì che è discriminatorio (cosa diresti tu se qualcuno avesse scritto che uno che sia a favore debba avere lo stesso tipo di veto?)
      Capisco che in giro si dicono le cose che dici tu, ma per me quella di abdicare alle proprie capacità critiche costituisce una grave colpa.

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  2. Concordo con Maria.
    Inoltre "omofobia", anche se un po' strampalato etimologicamente, è perfettamente azzeccato concettualmente. Perché denuncia il TERRORE del normalozzo ignorante medio per l'omosessualità (o meglio la bisessualità) più o meno latente che c'è in quasi tutti noi (mentre invece l'antisemita non ha nessun terrore di poter ESSERE anche lui ebreo).
    Che poi anche questo termine possa dar luogo a tante fastidiose lagne "politicamente corrette" è cosa su cui concordo con te. Per intenderci: io disprezzo gli scimmioni omofobi, ma non andrei mai a bacchettare qualcuno per una battuta sui gay. Ma in questo caso l'esponente politica in questione non ha perso occasione di far sapere una volta di più al mondo quanto arretrata sia questa nostra misera italiuccia, sia sul piano civile che su quello intellettivo e culturale.

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    1. Scusami, ma stringendo stringendo, l'unica preoccupazione che manifesti è quella di essere tacciati di arretratezza. Tuttavia, il vero provincialismo è proprio questo, quello di vedere il mondo esterno come riferimento a cui acriticamente adeguarsi. Se gli Italiani la pensano diversamente dai britannici su una certa questione, non è che dobbiamo concludere che siamo inadeguati, ma semmai riflettere su chi abbia ragione, noi o i britannici senza pregiudizi di sorta.

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    2. La rivendicazione del matrimonio o delle unioni omosessuali gravita intorno alla rivendicazione del riconoscimento giuridico di un nucleo affettivo quale costituente sociale. Ostacolare quel riconoscimento, nelle forme più o meno sgradevoli che la Biancofiore & C. sono in grado di esprimere, significa negare una sfera emotiva e giuridica, significa discriminare, isolare, rifiutare. In linguaggio corrente si direbbe mettere un'etichetta agli affetti arrogandosi il diritto della discriminazione. A questo punto sono io a dire che tutto si riduce all'autoperpetuazione di una presupposta normalità che non si pone domande sulla propria natura!

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    3. Beh, Antonio, ma quale sarebbe la ragione che giustificherebbe questa commistione tra fatti affettivi e fatti istituzionali? E' evidente che le scelte di vita di ciascuno di noi si basino su una serie di motivazioni tra cui quelle di natura affettiva sono tra le più importanti, ma alle istituzioni spetta solo il compito di dare un certo tipo di attuazione alle richieste che pervengono, indipendentemente, anzi, ignorando deliberatamente quale sia il fondamento delle scelte individuali. Cosa ne penserebbe lei se un funzionario comunale pretendesse che un uomo dimostri che egli ama davvero la donna che vuole sposare, non la considerebbe una incursione indebita nel privato di quella coppia?
      In verità, il matrimonio da sempre è solo ed esclusivamente un'istituzione economica, i fatti affettivi seppure insistono sulla stessa situazione, restano in una sfera distinta e intrinsecamente non assimilabili al piano giuridico-istituzionale.

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    4. Chiariamo se stiamo usando un registro retorico oppure argomenti ragionevoli e condivisibili, nel primo caso la discussione non mi interesserebbe più ma sono propenso a pensare che si tratti del secondo caso. Non sto invocando alcuna commistione tra istanze affettive ed istituzionali né permetterei alcuna ingerenza nella mia vita privata, sono perfettamente d'accordo sul fatto che le istituzioni devono ignorare il mio stato affettivo e spingerei all'estremo questa considerazione proprio riconoscendo che non c'è differenza tra una coppia omosessuale e una coppia eterosessuale, è un fatto di coerenza, ne converrà. Ma per ignorare questo dato di fatto devono essere riconosciuti tutta una serie di diritti e parlo di cose concrete che quell'istituzione economica cui fa riferimento porta con sè per il fatto di essere un'istituzione giuridica! Parlo di eredità, di pensione di reversibilità, parlo di diritto di assistenza, di ferie dal lavoro se il compagno/a è in ospedale, ecc. ecc. Porsi queste domande può essere utile per farsi un'idea.

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    5. Ribadisco un punto del mio articolo, io sono tra coloro che appoggerebbero il matrimonio anche tra omosessuali (fosse solo come testa d'ariete per scardinare la stesa istituzione matrimoniale). Quindi, il mio ragionamento non sta a supporto delle mie scelte a proposito. Rifletto soltanto che alcuni pensano, credo a pieno diritto, che il matrimonio sia finalizzato alla procreazione, e questa è un'opinione che non può essere insultata, bisogna farci i conti.
      La questione che qui affronto, m credevo fosse chiaro, è una questione di principio per me fondamentale, quella concernente la criminalizzazione delle opinioni contrarie alle proprie, che trovo un fatto estremamente pericoloso per una reale democrazia. Ciò che non accetto delle rivendicazioni gay non è il merito, alcune delle rivendficazioni anzi sarei disposto ad appoggiarle esplicitamente, ma l'atteggiamento di considerare le proprie opinioni come le uniche possibili, di tacciare delle peggiori infamie chi dice il contrario.
      Mettiamo i puntini sulle i, qui chi ha un'opinione contraria al matrimonio gay non discrimina, magari sbaglia, ma a che serve coniare un nuovo vocabolo come omofobia proprio allo scopo di infamare, e quindi di evitare di argomentare. Devo allora concludere che la comunità gay ha paura del confronto e che l'unica cosa che sa fare è ingiuriare ed impedire così agli avversari di esprimere con la dovuta serenità il proprio punto di vista. Si tratta quindi per me di una lotta ben più generale ed importante dello specifico delle rivendicazioni avanzate in materia di rapporto tra matrimonio e sessualità. Del resto, già nel titolo considero come una tappa del cretinismo che marcia trionfante sulla scorta dell'ovvio, cioè del pensiero dominante, la stessa coniazione del termine omofobico, una tappa di uno sciagurato processo più complessivo.

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    7. Se la degenerazione che la spaventa tanto è puramente linguistica allora io dovrei scrivere un post al minuto. Converrà con me che uno dei termini più infelici su cui entrambi avremmo molto da dire è decrescita ma non per questo le istanze di Latouche sono da sottovalutare. Ad ogni modo io andrei alla sostanza dei fatti ed eviterei di frequentare chi sa solo "ingiuriare ed impedire così agli avversari di esprimere con la dovuta serenità il proprio punto di vista". Non so quale "comunità gay" lei frequenti ma le posso assicurare che, come insegnava Carlo Maria Cipolla, la stupidità è indipendente da qualsiasi altra caratteristica! Indubbiamente la "criminalizzazione delle opinioni contrarie" non fa affatto bene al dialogo ma quando le "opinioni contrarie" sono di per sè discriminanti, con il relativo germe di odio che tale atteggiamento comporta, allora quelle opinioni dovrebbero essere represse da una collettività che si dica appena appena civile. Così, tanto per chiarire. Un saluto.

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    8. Essì, a quanto pare, anche tu non ti sottrai a questo genere di approccio. Chi mette in discussioni le rivendicazioni dei gay, è uno che discrimina, e chi discrimina lo fa perchè odia, e quindi, fa bene la società che reprime, un vero teorema micidiale.
      Ecco, questo è il motivo che mi impone eticamente di continuare ad intervenire su questo punto.

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    9. Non mi riconosco affatto nel teorema che mi viene attribuito semplicemente perché quella tautologia si interrompe sui principi di uguaglianza che mi pare siano scritti da qualche parte nella Costituzione ma capisco non c'è niente di più appagante che darsi ragione!

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  3. ... poi si parla della libertà di stampa, mentre si mette a rischio qualcosa di ben più importante, la libertà di espressione...

    Riflettevo su un fatto, ed ovvero che il "sogno" piccolo borghese della cultura liberale è diventato così totalizzante rispetto alle nostre vite che tutte le istanze di interesse sessuale pensano di poter trovare statuto all'interno e solo all'interno della logica del discorso "giuridico" del matrimonio. Infatti, sembra che possa essere lecito avere relazioni affettive e sessuali con persone dello stesso sesso solo se si è "regolarmente" sposati.
    Ora, ammesso e concesso che "debba" essere così, nulla vieta a 2 coppie, una omosessuale e l'altra lesbica, di negoziare giuridicamente un matrimonio dissimulato, ovvero si sposano nelle forme unicamente previste dalle norme italiane, eleggono (se possono) una unica e condivisa residenza (ma questo non cambia la sostanza della cosa) e regolano con un contratto accessorio ai loro matrimoni gli obblighi vicendevoli di coppia, così da obbligare lo sposo omosessuale della sposa lesbica agli obblighi che questi devono tenere con lo sposo e/o la sposa dissimulata. Certo, intervengono diritti e doveri difficilmente derogabili... ma chi ben comincia è a metà dell'opera.

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  4. Io quello che avverto e sento da tutta questa discussione è che mi pare non ci si renda conto che ci sono due tipi di libertà: uno reale che è quello di aver il sacrosanto diritto di decidere liberamente su questioni che ineriscono la propria sfera personale, emotiva e sentimentale il che non vuol dire imporre la propria scelta agli altri ma poter lasciare liberi tutti di percorrere una strada o l'altra. il vietare agli omosessuali il matrimonio non è libertà reale ma non è altro che imporre agli altri la "propria libertà" ossia la propria (non la mia sia chiaro) visione di "libertà". Si parla di omofobia come si parla di femminicidio perché non dimentichiamo che questi due termini sono nati a seguito di continue violenze ed uccisioni di persone (leggasi esseri umani come noi) che per odio paura o possesso sono e vengono massacrati. E questa imposizione spesso di matrice cattolica di imporre la propria libertà o meglio "verità" si avverte anche quando si parla di divorzio, aborto e soprattutto oggi eutanasia.

    Ecco perché certe affermazioni oggi sono da stigmatizzare con forza, in quanto propulsive e propositive di atteggiamenti liberticidi e di disprezzo verso i "diversi".

    Credo poi che visto il ruolo della Biancofiore il suo allontanamento fosse doveroso. Se stai alla pari opportunità nonj puoi pensarla in quel modo. E' come se mettessimo Marchionne a fare il sindacalista....

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    1. Caro Daniele, la libertà è una bella parola, ma assai ambigua. Fondare sulla libertà una teoria politica come il liberalismo si rivela un'impresa a mio modo di vedere disastrosa.
      Tu dici che esistono due tipi di libertà: purtroppo, debbo avvisarti che di differenti tipi di libertà ne esistono decine, forse perfino centinaia, ed alla fine pensare di dirimere i conflitti interpersonali secondo un principio generale di libertà si rivela come un'enorme sciocchezza, alla fine si dovrà convenire che è inevitabile entrare nel merito.
      Per il resto, sembra che tu non abbia letto il mio articolo e neanche i commenti, perchè riproponi tesi a cui ho già contrabbattuto, e quindi ne deduco che sia inutile ripetere.

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  5. Liberismo non è libertà e la mia distinzione non voleva arrivare ad affermare una anarchia su certi temi ma al contrario una legiferazione chiara che permettesse di, nella fattispecie, contrarre matrimonio anche se si è innamorati di una persona del proprio sesso e che impedisse una discriminazione come Maria per es (perchè i commenti li ho letti ed anche il tuo post) ha affermato. Ed io ribadisco che non trovo corretto e giusto che un soggetto occupi una carica politica in un ministero che per definizione stessa non dovrebbe avere tesi come quella della Biancofiore. Poi che la Biancofiore possa pensarla in questo modo è suo diritto, ma il suo pensiero non deve impedire che altri possano invece sposarsi dato che il suo pensare non può erigersi a legge divina ma solo a posizione personale. Come accade sul divorzio per es. Puoi essere contrario e se lo sei non divorzierai mai e magari avrai un atteggiamento più di disgusto, ahimè, verso i divorziati ma non puoi impedire ad altri di farlo. Ecco questo volevo chiarire, il fatto cioè che in primis vedo che molti confondono la libertà di decidere con la libertà di far decidere solo in un solo senso, e poi come la Biancofiore per le sue idee forse non è e non era adeguata a quella carica per quel ministero

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    1. Sì, Daniele, a Maria ho risposto. Se come dici hai letto la risposta che io le ho dato, dovresti tenere conto, invece la ignori. Dovrei ribadirla qui, ma ammetterai anche tu che non ha senso che ripeta la stessa frase, visot che la ignori avrai i tuoi buoni motivi che non veo come ripetendo le stesse argomentazioni io possa scalfire.

      Torni anche sui temi della libertà.
      Ti porterò allora un esempio per farti notare quanto sia ambigua la distinione tra libertà lecita ed illecita.
      Supponiamo che esista una persona che voglia girare in giro per le strade nuda. Ci saranno nel contempo persone che vogliono girare per la città senza vedere persone nude. Ecco, vedi come sia facile che libertà distinte entrino tra loro in conflitto, e sarà la legge a dirimere il conflitto, entrando nel merito, del bel principio delle libertà da salvaguardare non sapremmo che farcene.

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    2. Ci rinuncio; Tu parli per paradossi io per libero sentire. Evidentemente hai le tue ragioni. in tutte queste tue risposte non mi sembra di aver davvero letto ed avvertito da parte tua cmq una piena e convinta posizione a favore di questi diritti civili e sacrosanti che non sono legati al girare nudi (al riguardo vorrei però sottolineare come decenni fa faceva scandalo il topless in spiaggia ora invece no quindi anche in questo caso ci sono poi mutamenti della morale) Il punto infatti è che il matrimonio non dovrebbe essere solo appannaggio degli eterosessuali e che l'amore non può essere discriminato.

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    3. Affermare che anche gli omosessuali possono sposarsi purchè si uniscano in matrimonio con un etero è assurda

      Tu poniti in una società opposta. Tu etero discriminato perchè non puoi sposarticon una donna ma solo con un uomo. Ti sembra logico dire che non ti sarebbe impedito di fatto di sposarti?

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    4. Daniele, ma il giudizio di discriminazione non può essere attribuito sulla base del risultato, questo è un errore logico, va attribuito in linea di principio.
      Poniamo che tu fossi il gestore di un ristorante che serve solo carne e che a seguito di una catastrofe, questo risultasse l'unico ristorante disponibile nel raggio di parecchi chilometri.
      Se un vegetariano integrale, magari per motivi religiosi, viene a nutrirsi nel tuo ristorante, si dovrebbe sentyire discriminato perchè tu puoi servirgli solo carne? Pensi che sarebbe il suo un atteggiamento giusto?
      In realtà è vero che egli soffra perchè deve digiunare, ma in effetti non ha alcundiritto di ritenersi discriminato da te che gestisci il locale.

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    5. Non è logico il tuo esempio. Cmq se applichiamo il tuo esempio al tema discusso, i gay sono una eccezione alla normalità e come tali non devono essere considerati. Per risponderti se ci fosse una catastrofe ed io fossi l'unico gestore, credo che per solidarietà e rispetto servirei anche roba vegetariana; Tu forse no, di fronte ad una catastrofe immane con morti e feriti e gente che non sa dove mangiare li allontaneresti. Io, cercherei di vedere cosa offrirgli. Magari verdure di contorno, uova se non è un vegano. Quindi io sì, farei di tutto per nutrirlo ripsettando la sua richiesta.

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  6. PS. carica di sottosegretario non di ministro ovviamente.

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