Capisco quanto sia facile
ironizzare sul ritorno in campo di Berlusconi. Forse il più bravo è stato
Casini, con la sua citazione “c’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi
d’antico”, davvero simpatica (peccato che non sia stato io a pensarci per
primo…).
Se però usciamo dalle facili
ironie, dovremmo chiederci chi si può considerare responsabile di questa
decisione. Ecco, a me pare che la responsabilità vada ricercata nell’intero
arco politico parlamentare che non è riuscito sinora a tracciare un’ipotesi politica
coerente sulla situazione attuale. Tanto si dimostra incapace di svolgere il
proprio ruolo di proposizione ma anche di gestione del paese, che ha accettato
nella sua stragrande maggioranza senza colpo ferire l’invito perentorio del
Quirinale ad appoggiare il governo presieduto da Monti tuttora insediato ed
operante.
Quest’accettazione è stata
l’ammissione senza possibilità di equivoci del riconoscersi non in grado di
affrontare la situazione di crisi, delegandola a un presunto tecnico (ad
idraulici ed elettricisti siamo messi bene in Italia…). Ciò vale per il PDL e
berlusconi che ha scelto di dimettersi senza essere stato sfiduciato dal
parlamento, ma ancora più per il PD che aveva tutti i titoli per puntare alla
maggioranza se, a seguito di una formale sfiducia parlamentare al governo
Berlusconi, si fosse andati ad elezioni anticipate...
Il PD può raccontare agli
allocchi che egli si è sacrificato sull’altare dell’emergenza nazionale, ma la
verità è che essi non si sentono in grado di andare a governare il paese, anche
a causa delle opposte camarille interne che renderebbero sicuramente molto
impervio il cammino di qualsiasi governo a loro guida. Il PD, è inutile
nasconderlo, non ha una sua strategia di uscita dalla crisi, anzi una strategia
coerente c’è ed è quella della sua ala destra, un vasto gruppo comprendente
gente come D’Alema, Fassino, Letta, Fioroni, Marini, Veltroni, che, pur diviso
al proprio interno, è unito nella convinzione che le scelte di Monti siano
quelle opportune, ed anzi vorrebbe che Monti continuasse a guidare il paese
anche dopo le nuove elezioni.
Gli altri, l’attuale segretario
Bersani ed i suoi quali il fedelissimo Fassina, non hanno idea alcuna di che
politica si dovrebbe fare, apparentemente occupati a tempo pieno a tenersi in
equilibrio tra le risposte che gli vengono prospettate da sinistra e quelle che
ben conosciamo perché già in attuazione dettate dalla propria destra, che a sua
volta le mutua da Monti.
Si conferma insomma ciò che
dicevo assieme a molti altri, che cioè Berlusconi è un effetto e non una causa,
allo stesso modo in cui lo è anche Monti, chi soprattutto per eredità ha
ottenuto nei passati decenni consenso, dimostra giorno dopo giorno di non
meritarlo, di non avere né la capacità né il coraggio per governare, e del resto
il fatto che sia stato Prodi quasi sempre a governare (D’Alema durò davvero
pochissimo) ne costituisce un’ulteriore conferma, la necessità del papa
straniero come si suol dire in queste occasioni. E’ chiaro che ciò crea
obiettivamente un vuoto di potere che attira attenzioni ed ambizioni da tutte
le possibili provenienze. In fondo,m anche Vendola sembra coinvolto in questa
situazione, col suo desiderio malcelato di conquistare il PD, prima da papa
straniero cercando un successo improbabile nelle primarie, e poi
presumibilmente divenendone da premier anche il leader. Tanto profondo era il
desiderio di attuare questa strategia di conquista, che Vendola a mio parere ha
perso letteralmente la testa, incapace di sottrarsi all’abbraccio ormai
soffocante del PD, tuttora cincischiando con una motivazione incomprensibile di
chiarimenti di cui mi pare non è che si senta la necessità, a tutti gli altri
tranne evidentemente a Vendola, la politica del PD è chiara, almeno l’unica
praticabile che è predicata dalla destra del partito, e in questa attesa
messianica l’immagine di Vendola si è già notevolmente offuscata. Possibile che
egli non capisca quanto i tempi siano determinanti, che quando finalmente si
deciderà a creare un proprio progetto alternativo al PD sarà troppo tardi?
Nel frattempo, notizie di stampa
ci dicono che l’accordo sulla legge elettorale è vicino, non si sa quanto
vicino, ma sicuramente più vicino rispetto a poche settimane fa. L’accordo, per
il momento riguardante PDL, Lega e UDC, consisterebbe nello sposare un sistema
elettorale proporzionale con sbarramento al 6% (si potrebbe chiamare
sbarramento Di Pietro, perché a questo è finalizzato, visto che costoro credono
che abbia senso fare i conti con le vecchie percentuali), con l’unica incognita
riguardante il tema delle preferenze. In questa situazione come è riportata da
tali fonti, il PD sarebbe fuori gioco perché chi ha fatto l’accordo ha già la
maggioranza parlamentare necessaria per l’approvazione, e sarebbe così
costretto ad aderire obtorto collo.
In particolare, il sistema
proporzionale servirebbe a fare l’operazione di cui già ho parlato, e cioè
riproporre la grande coalizione ma di nascosto dagli elettori. Insomma, ogni
partito avrebbe i suoi parlamentari in base alle preferenze ricevute, e poi, magari
dopo qualche manfrina per allocchi vari, si andrebbe alla stessa maggioranza
esistente oggi senza che la costituzione di poli separati possa costituire
ostacolo tecnico. Certo che dopo la nuova candidatura di Berlusconi, c’è da
chiedersi se Casini e Bersani avranno abbastanza pelo sullo stomaco per
allearsi col loro più grande avversario, ma questo sembra al massimo un
problema di ordine psicologico.
Riassumendo, la prospettiva pare
quella che vede le grandi forze politiche già d’accordo tra loro, e che
competeranno soltanto per definire quanti seggi in parlamento spetteranno a
ciascuno di loro. Sta agli altri sputtanarli, Grillo lo farà senz’altro, a
destra non credo ci saranno contrari, e poi a sinistra ci sarà Ferrero, forse i
verdi e qualcun altro, mentre Vendola è tuttora irreperibile.
Infine, vorrei fare osservare come ormai ci siano tantissimi politicanti travestiti da giornalisti, che sono poi coloro che dettano la linea ai partiti.
Ai notissimi Scalfari, Antonio Polito, tanto per farer i primi nomi che mi vengono in testa, se ne uniscono oggi con il governo Monti molti altri. Ad esempio, Stefano Folli, una persona generalmente garbata ed equilibrata, dice oggi che non importa chi va al governo, purchè sia chiaro che la politica di Monti è l'unica possibile, e lo dice in maniera impersonale e con stile apodittico, senza che apparentemente sia possibile obiettare. Questa volgarità, questo tentativo di spacciare un'opinione personale in verità assoluta, è davvero un'immagine dei nostri tempi, di un capitale ormai deciso a ridurre ogni forma di democrazia pur di sopravvivere a sè stesso.
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