venerdì 29 maggio 2009

UN PROGETTO PER LA SCUOLA

Un proponimento, che però non è una promessa: tenterò di non parlare più di elezioni e di referendum fino al loro svolgimento. Forse però la tentazione di tornarci sarà troppo forte, vedremo…

Spero stavolta di resistere alle tentazioni che la lettura di post in giro mi induce, e di tacere sulle questioni attinenti le votazioni a cui siamo prossimamente chiamati.

Non dico che le polemiche in cui mi sono fatto coinvolgere non siano state istruttive: mi hanno fatto notare come un certo stile che definirò sinteticamente “spiccio” si sia propagato un po’ in tutta la società: una certa sobrietà di linguaggio, una capacità di stabilire dei limiti che nessuna polemica dovrebbe mai violare, una capacità di dialogo, comprendendo prima di tutto cosa stia esattamente dicendo il tuo interlocutore ci sono senz’altro, ma certo una dichiarata collocazione politica non sembra poter funzionare come garanzia in questa direzione.

Ancora una volta, mi confermo nelle mie convinzioni che si debba partire dalla base, io direi dal linguaggio, perché come esseri sociali, nel linguaggio abitiamo. C’è davvero ben poco che si possa utilmente adoperare nella mentalità comune: una rivoluzione culturale è davvero all’ordine del giorno.

Sto sempre più maturando la convinzione che si possa partire solo dalla scuola pubblica, o almeno da quello che ne è rimasto dopo i vari provvedimenti legislativi che ne hanno intaccato l’efficacia e la sua stessa natura, probabilmente allo scopo prevalente di ridurne i costi: come se l’istruzione fosse un lusso, e non una necessità primaria per una società che si voglia civile e tecnicamente preparata.

Mi chiedo se ci siano insegnanti che sarebbero interessati a intraprendere un percorso comune, che dovrebbe partire dall’elaborazione collettiva di una strategia di intervento educativo con punti di riferimento condivisi. La possibilità di comunicare facilmente e in tempo reale tramite la rete potrebbe collegare persone geograficamente distanti, riducendo al massimo spostamenti e incontri di presenza.

Finora, non ho aderito a nessun network sociale, ma, ove se ne verificasse l’utilità, mi potrei fare promotore di un gruppo di FB proprio costruito su questo specifico progetto. Ciò che mi manca, come insegnante universitario, è la capacità tecnica di tradurre la sostanza delle cose che ho esposto nel mio libro in un’articolazione di contenuti adatti per l’intervento, prima nei confronti degli altri insegnanti, e dopo, naturalmente verso gli alunni.

Preferisco fermarmi qui, senza entrare nel merito delle questioni: adesso, vorrei verificare eventuali disponibilità, generiche s’intende, da verificare costruendo assieme ipotesi di percorsi comuni.

15 commenti:

  1. Volevo chiarire che mi aspetto anche contributi critici, anzi direi soprattutto critici: il post serve ad impostare una discussione, non a confinarla in una strada già tracciata. Per chi preferisse, può anche contattarmi via E-mail a cucen9@yahoo.it

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  2. leggo, ma sono sola una mamma di adolescenti che guarda caso stanno per abbandonare la scuola, non perchè l'abbiamo finita ma perchè non riescono a trovare una motivazione valida per continuarla e io mi sono arresa.
    Insegnanti e ragazzi mi sembrano demotivati, e poco interessati, ogni tanto qualche fiammella è ancora accesa ma sono così sparute da non illuminare affatto

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  3. io lavoro nella scuola pubblica e sono per la scuola pubblica! Lo sforzo che fanno gli operatori per garantire ai ragazzi opportunità di cultura e di professionalità è encomiabile, purtroppo la burocrazia e la visione privatistica della scuola che ha il governo sta minando le basi dell'Istruzione pubblica, motivo d'orgoglio per l'Italia. Gli insegnanti sono stanchi, il personale anche...in questi giorni vedo solo persone che stanno girando per gli uffici con domande di trasferimento perchè perdono il posto. Un coordinamento diventa difficile, perchè siamo settorializzati...ma non impossibile

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  4. @Zefirina
    La scuola opera in una condizione difficilissima, stretta com'è tra compatibilità economiche dettate da una politica di breve respiro e fondamentalmente oscurantista, e una società in cui i media, e in particolare le TV impongono un monopensiero fatto di luoghi comuni, di spersonalizzazione e di futilità.
    Tanto più, credo, si impone un progetto esplicito e consapevole per salvarla e, forse, tramite essa e a partire da essa, salvare la società intera. La motivazione non può venire fuori da una scelta individuale, deve trovare conforto e forza in un'impresa collettiva.

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  5. @la signora in rosso
    Ecco, dobbiamo dirlo chiaramente che non è impossibile salvare scuola e società: come potremmo rassegnarci a un più o meno progressivo processo di degrado del settore dell'istruzione? Vogliamo davvero tornare a periodi storici in cui l'istruzione era riservata a pochi privilegiati? Non lo posso credere.
    Considero questo tuo commento come un generico e potenziale interessamento, e te ne ringrazio :)

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  6. Il discorso sarebbe molto lungo. Credo che alcuni, attualmente, sia docenti che studenti, siano demotivati e non mi sento di criticarli. Senza contare che i modelli proposti con insistenza dai media sono tali da demotivare chiunque. Si ha l'impressione che, ormai, contino solo l'arroganza, la capacità di prevaricazione, l'uso del corpo, la superficialità e la deficienza per diventare "qualcuno" ed essere pure ricchi e riveriti.
    Questa è l'Italia dei lustrini, dei sogni di cartapesta, del "voglio tutto e subito".

    In queste condizioni, non è facile far comprendere l'importanza dell'istruzione.

    Saluti :)

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  7. @Romina
    Le condizioni sono obiettivamente difficili, ma la curiosità innata dei ragazzi è una risorsa preziosa che dobbiamo valorizzare. La mia esperienza diretta, anche se in un ambito un po' diverso è che la strada giusta per catturare la loro attenzione esiste: sta all'insegante trovarla. Come dite un po' tutti, gli insegnanti sono purtroppo anch'essi demotivati,e il lavoro iniziale va fatto proprio su di loro. Il rapporto docente-discente è prima di tutto un rapporto interpersonale, in cui la disposizione d'animo dell'insegnante gioca un ruolo fondamentale. Qui, non si tratta di sapere avvitare delle viti bene come in fabbrica. Per avvitare viti, se sei triste o gioioso non sposta nulla, nei rapporti umani ovviamente diventa una questione fondamentale.

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  8. A mio parere,una delle più importanti concause del degrado che investe la scuola italiana atutti i livelli ha origine in una errata interpretazione di alcune innovazioni introdotte dal sessantotto in poi:
    il rivendicato diritto all'istruzione per tutti, insieme al beneficio della consistente diminuzione dell'analfabetismo, ha portato in realtà ad un abbassamento generale del livello qualitativo della scuola,cosiddetta di massa, in cui alla meritocrazia si è sostituito il concetto di " successo formativo" da raggiungere in ogni caso da parte di tutti gli " utenti" o , per meglio dire, i "clienti".

    Sì perchè il concetto di scuola è stato nel frattempo contaminato da quello di "Azienda", dal pregiudizio che fosse inutile tutto ciò che non è " produttivo".

    Ma io pendo che il concetto di produttività debba essere estraneo ad un'istituzione che ha delle caratteristiche peculiari quale è la scuola, luogo essenziale della formazione, della educazione e della cultura.

    Ed infatti adesso di " scuola azienda" mi pare non si parli più perchè la moda del momento è il concetto che bisogna offrire non più "prodotti", ma " servizi".

    Ed ecco che con questo nuovo concetto di scuola, i discenti non sono più soggetti da educare ed istruire, ma "clienti", da accontentare, da accattivare, da accalappiare al fine di garantire ad ogni scuola il numero adeguato di presenze per evitare che questa venga " accorpata" o " soppressa", e questo vale secondo me a tutti i livelli di scuola: dalle elementari alle università.

    E' la logica del mercato che ancora una volta si è inserita a contaminare un campo che dovrebbe restare avulso da ogni tipo di logica che non sia quella dell'apprendimento e dell'acquisizione del piacere della conoscenza.

    Non vorrei dilungarmi ,ma adesso mi torna in mente il caso di un preside,di Perugia, mi pare , che, di fronte al dilagare delle insufficienze, temendo che fossero una strategia messa in atto dai docenti per assicurarsi il remunerativo accesso ai corsi di recupero, introdusse nella sua scuola il sei politico, costringendo i docenti ad elevare tutti i voti fino al famoso dieci, che ai miei tempi era proprio un miraggio assolutamente irraggiungibile.

    Riguardo alle lauree poi, non capisco questa ambizione di elevare il numero dei laureati, che in Italia è inferiore in percentuale al numero dei laureati europei, a discapito della qualità effettiva della preparazione. Conosco neo laureati ingegneri che avranno pure una certa competenza professionale, ma non sono in grado di scrivere una relazione in corretto italiano e questa la dice lunga sulla qualità della scuola italiana.

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  9. @Kinnie51
    Non posso che convenire su ciò che dici: una logica di tipo aziendale mal si presta per un'istituzione destinata all'apprendimento.
    A me pare però che ciò non basta ancora per spiegare la crisi crescente della scuola. In un precedente commento citavo la decrescente disponibilità di risorse e conomiche, ma più di tutti la mentalità sociale che mostra ai ragazzi che ciò che conta è l'apparire. Se le competenze non servono, non serve neanche studiare. Meglio quindi una buona raccomandazione, magari per partecipare un talk-show televisivo, che faticare per apprendere.
    La regola del consenso, attraverso il cancro di logiche sostanzialmente mafiose, sta avvelenando e distruggendo lo stesso concetto di civiltà: tra poco, per sapere quanto faccia 2 + 2, voteremo, e la maggioranza di turno stabilirà il risultato. La scuola può essere il luogo dove l'autorità data dalla competenza possa trasmettere contenuti adeguati.

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  10. eccomi qui; allora, io posso solo portare la mia piccola testimonianza (va da sé che sono d'accordo con le tue considerazioni e l'idea la trovo bella sebbene un po' utopica, visti i tempi) da insegnante precario a tutto tondo.
    Mi trovo sballottato di scuola in scuola anno dopo anno, difficilmente riesco a fare un programma a lunga scadenza con i miei studenti, proprio per questa incertezza..
    mi trovo comunque anch'io in una sorta di "promovificio" cioè nell'involuzione dell'esamificio, perchè presidi e/o dirigenti prima predicano l'obiettività e la selezione per innalzare il tono della scuola, poi però puntualmente arrivano a Giugno mendicando promozioni (3 o 4 che magicamente lievitano a 6 in sede di scrutinio) per conservare il numero di studenti promossi e far bella figura nelle statistiche provinciali delle scuole..
    La situazione all'università (dove ho contratti part time rinnovati anno per anno, tanto per cambiare)non mi sembra molto migliore: qui la tragedia è stato il moltiplicarsi di corsi, corsetti, intercorsi ecc che nel sistema 3+2 ha portato ad una parcellizzazione dello studio senza precedenti..
    non so che dire, non sono molto ottimista a dire il vero.
    Scusa lo sfogo (amaro ma sentito) e comunque ben vengano idee comuni tese a migliorare questa situazione. Ciao

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  11. @fabio
    La situazione, come tu ben dici, è molto difficile. Ciò che io penso è, comunque, che a volte le difficoltà possono trasformarsi in opportunità. Proprio perchè il livello del servizio scolastico va degradando, si può trovare delle isole di resistenza, costituite da gruppi di insegnanti, che potrebbero trovare un riferimento in un'associazione culturale, o qualcosa del genere, distribuita su tutta la nazione. Il punto fondamentale sarebbe costituito dalla capacità di elaborare un progetto davvero unificante che non sia confinato nell'ambito scolastico, ma capace, attraverso gli operatori e gli utenti della scuola, di propagarsi nella società.
    Vedremo, entusiasmi in giro non ne percepisco, ma non mollo così presto. La mia ipotesi la mantengo e ci lavorerò ancora: spero che avremo occasione di riparlarne.

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  12. Carissimo amico,ti ringrazio prima di tutto x la tua visita e come vedi sono subito corsa a leggere il post suggerito,xkè la cosa mi stuzzicava alquanto.
    Nel condividerne le idee,aggiungo ke la nostra categoria ,purtroppo ,nn è fatta di gente pronta a documentarsi,a relazionarsi con altri, a confrontarsi ecc.
    Ki si impegna oltre il dovuto,ki si aggiorna(ti ricordo ke nn c'è obbligatorietà ed è tutto a spese nostre),ki ama mettersi in gioco,li puoi contare in ogni plesso su una mano.
    Sicuramente la colpa di questo degrado la attribuisco tutta all'impostazione politica data dagli ultimi ministri e l'ultima in particolare,ma se ciascuno di noi si impegnasse un pò di + x nn far trasparire questo degrado e nel suo piccolo cercasse di fare del suo meglio,forse le cose potrebbero cambiare.
    Come forse hai intuito,la mia critica investe anke la mia categoria,mi spiace dirlo ma è così.
    Io personalmente sono veramnete stufa di certi atteggiamenti di apatia,di nn condivisione,di non partecipazione ke colgo fra le mie colleghe e sono stufa di dover essere sempre la prima ad espormi in ogni cosa ,visto ke sono anke collaboratrice del D.S. e sembra quasi ke tt sia dovuto.......
    Cmq il discorso è troppo lungo e potrei divagare facilmente.
    Mi piacerebbe approfondire alcuni aspetti con te;kiarisco ke nn amo F.B., ma se dovessi costituire un gruppo con il quale poter discutere problematike comuni,potrei fare uno strappo alla regola.
    Piacere di averti conosciuto e spero di risentirti presto
    Lella

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  13. @Lella
    Appunto, mi pare che conveniamo nell'analisi della situazione, una categoria quella degli insegnanti fortemente demotivata. Proprio a partire da ciò, credo che si imponga un processo che possa restituire fiducia ad almeno un gruppo consistente di loro. Questo, a sua volta, può avvenire soltanto mediante una forma di organizzazione all'intenro della categoria.
    FB non piace neanche a me, e difatti non mi sono mai iscritto, ma se ne potrebbe eventualmente considerare l'utilità. Teniamoci in contatto. Un caro saluto!

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  14. Io sono pronta.
    Concordo ampiamente nella formazione di un gruppo motivato,magari suddiviso in tematike generali e in ordini di scuola,visto ke le problematike sono diverse......
    Lella

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  15. @Lella
    Ti ringrazio per la tua disponibilità. Mi sto guardando in giro per vedere chi altri sarà possibile coinvolgere, anche fosse solo marginalmente nel progetto. A presto!

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