NonUnaDiMeno
14 ore fa
This blog is devoted to the green ideology, a new kind of ideology, whose fundamental aspects I have described in a book, entitled "The green ideology. The necessary revolution", until now written in italian only. I hope to early provide this blog with short notes in english for foreign people. I would be grateful to everybody of you that would like to post comments, not only regarding what I write, but, generally in the field of ecology, politics, anthropology and philosophy.
Ho deciso di dare la massima visibilità a quanto abbiamo dibattuto su un blog sedicente filosofico che troverete lonkato dal post, che a sua volta ho linkato. Malgrado tutto, credo che la lettura diretta di quanto scritto da parte di tutti gli intervenuti sia comunque un vantaggio per chi voglia farsi un'idea senza pregiudizi.
RispondiEliminaPer capire il mio punto di vista sui problemi sessisti, vi consiglio di leggere il mio penultimo intervento al post linkato indirettamente. Per me, le questioni sessiste sono solo una parte di un problema più generale, e quindi per me è più importante, o forse dovrei dire preliminare, riaffermare la natura biologica degli esseri umani che lunghi secoli di pensiero occidentale, soprattutto cristiano, hanno minato, separando nettamente l'uomo da tutti gli altri animali, attraverso la favola dell'afflato divino che ci rende unici e addirittura rappresentanti in terra di Dio e quindi padroni assoluti della natura.
Questa ideologia non è oggi, in presenza dello sviluppo della tecnologia, compatibile con la stessa sopravvivenza della specie umana e di molte altre specie, alcune tra queste già estinte per opera dell'uomo.
Si impone quindi una rivoluzione culturale che non può non coinvolgere anche il rapporto tra i sessi.
Contrariamente a quanto sostenuto dalla mia interlocutrice, io credo che ci siano moltissimi elementi maschilisti nella nostra società, e quindi auspico una rivoluzione profonda anche nei rapporti tra i sessi.
Ciò che mi pare ci divide è se la differenza di genere vada valorizzata o vada ignorata.
Io mi chiedo: ma se vogliamo ingnorare le differenze di genere, in nome di cosa le donne possono davvero cambiare il mondo? Se non è in base a una differenza che storicamente si è tradotta in discriminazione nei confronti delle donne, perchè queste dovrebbero costituire il vero motore del cambiamento?
Questa differenza io la caratterizzo distinguendo tra emancipazione e liberazione, ma su questo vi rinvio al quel penultimo commento di cui dicevo, ion cui mi pare spiego credo chiaramente i due differenti punti di vista.
Sono contenta che tu abbia accolto l'invito a continuare il dibattito. Tante specificazioni trovo siano appropriate. Noto anche un cambiamento nel tono.
RispondiEliminaHo trovato scorretto il tuo post, in fondo si rifaceva a quella querelle, giusto? Perché ne hai fatto una questione general generica?
Io non voglio ignorare la differenza di genere. Il femminismo a cui pensi tu è un femminismo ormai arcaico che risale agli anni '70. Purtroppo è d'obbligo ritornare a quei passaggi fondamentali, ma oggi il femminismo si batte per il riconoscimento delle differenze e della pari dignità di queste, in questo sta l'uguaglianza.
Le donne si battono per un trattamento salariale equo e per impedire che la loro maternità sia letta come un difetto all'interno del mercato del lavoro. Un primo passo lo si sta facendo nel tentativo di riconoscere la "paternità". E quindi garantire anche all'uomo di poter godere del suo diritto biologico della riproduzione.
Chissà, se i meschietti si facessero caso dei loro doveri biologici, forse il secondo passo si potrà fare assieme.
Il femminismo non separa corpo e spirito. E' contro l'ideologia cristiana (senza impedire alle singole di coltivare la propria spiritualità), ma tendenzialmente si batte per risanare la piaga cartesiana e tornare ad un mondo armonico in cui il corpo è parte "intelligente".
Quando parli di biologia mi spaventi perché anch'essa, come tutte le discipline scientifiche si è sviluppata sul paradigma cartesiano, ovvero condanna il "corpo" ad una struttura determinata e lo studia in quanto "oggetto". Noi, invece, pensiamo che "noi" siamo il nostro corpo, non può essere considerato un oggetto, e soprattutto questo oggetto non può determinare il nostro destino.
La biologia, tra tutte le discipline scientifiche, è quella maggiormente legata alla filosofia vitalistica, perciò non mi sta tanto antipatica, ma è d'obbligo considerarle nella sua evoluzione storica, nei suoi paradigmi di riferimento. Sono questi, a mio avviso, che ne limitano la portata e la rendono insufficiente per affrontare una rivoluzione culturale che è già avvenuta. Dobbiamo solo rendercene conto.
@fnstb
RispondiEliminaEffettivamente, quando si dialoga, si finisce per capirsi. Voglio essere chiaro: ciò che criticavo in te non era il tuo modo di pensare o le critiche a quello che io dico: non sono poi così oscurantista! Criticavo un atteggiamento che mi pareva non aperto al dialogo, perchè etichetta le posizoni in base a tradizioni di pensiero che conosco, ma che, ti assicuro, non condivido punto.
Lo so bene che l'eugenetica nazista si dava delle basi biologiche e mi rendo perfettamente conto dei pericoli che una posizione come la mia rischia sempre: il punto sta nel mantenere un certo equilibrio, avere la capacità di discernere. Nel mio libro dico che qualunque teoria, seppur ragionevole, logica e conseguente, deve sempre confrontarsi con i risultati concreti che contribuisce a determinare. Io predico la ragionevolezza, che è una cosa diversa da qualsiasi tipo di logica spietata.
Naturalmente, non sarei sincero se non riconoscessi che comunque non la penso come te, ma non credo che questo sia in sè un fatto insopportabile: ci si confronta, e alla fine si registrano anche posizioni non coincidenti. L'importante è riuscire a leggere correttamente la posizione dell'altro. Per me, la polemica è chiusa, è durata anche troppo. Un saluto!
"Naturalmente, non sarei sincero se non riconoscessi che comunque non la penso come te"...serviva tutta sta manfrina per ammetterlo?
RispondiElimina@fnstb
RispondiEliminaAllora, dirò subito che sono d'accordo sul fatto che non possediamo il nostro corpo, come anche il linguaggio comune ci suggerisce, ma siamo il nostro corpo: anima e corpo sono solo invenzioni linguistiche per descrivere aspetti diversi di un'unica entità chiamata persona umana.
Non sono d'accordo quando tu vuoi che il maschio concepisca una paternità che vada a coincidere con la maternità. Per me, questa è un'operazione fondamentale conservatrice perchè subisce le condizoni dettate dal settore produttivo, e pretende di farne pagare il conto alle singole unità familiari. In realtà, io sostengo che la famiglia, che io concepisco come struttura economica elementare, sia proprio da questo punto di vista una struttura largamente superata. In effetti, io credo che i piccoli non appartengano ai loro genitori, ma piuttosto al complesso della società, ed ad essa andrebbero affidati dopo una prima fase di pochi anni. Le strutture produttive dovrebbero essere organizzate in modo da prevedere l'entrata e l'uscita dei lavoratori, tenendo come parametro prioritario proprio le esigenze procreative. Quello che io mi prospetto è quindi una vera rivoluzione sociale, non l'aggiustamento dei mali della società che ne mantenga sostanzialmente il suo carattere inumano e orientato a uno sviluppo incontrollabile.
Tu lamenti che io mi sottraggo al confronto: il fatto è che queste considerazioni, se non sviluppate adeguatamente, appaiono come la loro caricatura.
"anima e corpo sono solo invenzioni linguistiche per descrivere aspetti diversi di un'unica entità chiamata persona umana"
RispondiEliminasono d'accordo
"Non sono d'accordo quando tu vuoi che il maschio concepisca una paternità che vada a coincidere con la maternità"
non ho mai detto questo
"In effetti, io credo che i piccoli non appartengano ai loro genitori, ma piuttosto al complesso della società, ed ad essa andrebbero affidati dopo una prima fase di pochi anni"
...potrei essere d'accordo... ma detta così sembra un po' il modello totalitario ... secondo me dovrebbero essere considerati della società e quindi la società dovrebbe sostenere economicamente la loro crescita e la loro formazione... che intendi con "ad essa andrebbero affidati dopo una prima fase di pochi anni"?
"Le strutture produttive dovrebbero essere organizzate in modo da prevedere l'entrata e l'uscita dei lavoratori, tenendo come parametro prioritario proprio le esigenze procreative".
Anche questo mi è oscuro... sembra veramente un'organizzazione militare della società...
"Tu lamenti che io mi sottraggo al confronto: il fatto è che queste considerazioni, se non sviluppate adeguatamente, appaiono come la loro caricatura"
Hai ragione, portare argomenti così complessi in un blog è veramente impensabile, ma non essere così catastrofista, con un po' di pazienza, si può affronate tutto, magari un po' per volta....
Ciao Vincenzo
@fnstb
RispondiElimina"Le strutture produttive dovrebbero essere organizzate in modo da prevedere l'entrata e l'uscita dei lavoratori, tenendo come parametro prioritario proprio le esigenze procreative".
Detto così, suona male, sembra il fate figli per la patria di mussoliniana memoria. Io volevo in realtà dire che immaginare una società in cui sia prioritario il rispetto dei tempi umani, sì, proprio dell'animale uomo, del suo ritmo vitale che ordinariamente prevede anche il riprodursi non dovrebbe essere considerato come un'utopia assurda.
In quanto ad organizzazione militare, credo che sarebbe impossibile fare di peggio rispetto ad oggi: le aziende sono organizzate, ai fini del conseguimento del massimo profitto, in modo militare. Se tenessero conto che tutto dovrebbe avere al centro l'uomo, non credo che potrebbe considerarsi un peggioramento.
Più delicato è l'aspetto della crescita dei piccoli. Qui, non è che abbia le idee chiarissime anch'io. E' evidente che bisognerebbe progettare delle comunità di piccoli, che però io vedo come strutture aperte che consentano sia a tutti di visitarli che ai piccoli di venire a contatto con la pluralità della società. In ogni caso, hai ragione: oggi suona come un atto inumano staccare i figli dai genitori. Però, non mi pare esista un modo alternativo di superare la famiglia. In ogni caso, mi rendo conto che questo è uno degli aspetti più controversi delle mie teorie, e che richiede ulteriori riflessioni e approfondimenti.
Certo, che mi stai mettendo alla frusta: chi comprerà più il mio libro? :-D
Un saluto!
Scusa Vincenzo, m'intrufolo nel tuo blog perchè ti vorrei consigliare di passare dal blog di La Mente Persa, forse può essere qualcosa d'interessante ma che non ha nulla a che fare con questo tuo post.
RispondiEliminaChissà perché poi "sedicente"?
RispondiEliminaVabbé, non ha poi molta importanza...
@md
RispondiEliminaScusami, capisco che possa suonare come una sconfessione da parte mia, mi correggo: il tuo blog si qualifica esplicitamente come filosofico. La sintesi nei commenti può a volte giocare brutti scherzi. Un saluto!
@Aldo
RispondiEliminaGià fatto, grazie!