Su iniziativa personale di Napolitano, già da quasi un anno è stata lanciata un'iniziativa di revisione della costituzione.
Il primo aspetto da considerare è la procedura che si tenta di utilizzare.
Esiste un apposito articolo della costituzione che affronta la questione dei procedimenti di revisione, ed è l'articolo 138. Ebbene, nel tentativo di accorciare i tempi, si è deciso di presentare una legge costituzionale il cui contenuto consiste nel prevedere una procedura sui generis, una deroga da quanto esplicitamente precisto dall'articolo 138.
Da un punto di vista logico, deroghe alla costituzione non dovrebbero essere neanche proponibili, per il semplice motivo che attraverso la breccia creata dall'eccezione approvata in deroga si può svuotare la costituzione dei suoi contenuti. Ad esempio, si potrebbe benissimo approvare una modifica permanente dello stesso articolo 138, cosa certo lecita, ma se ottenuta tramite una deroga, sarebbe chiaramente paradossale: creo una deroga per fare diventare la deroga la procedura ordinaria.
Sia chiaro, non dico che questo è ciò che si vuole fare, sono convinto che modifiche all'articolo 138 non facciano parte degli obiettivi dei proponenti, ma dico soltanto che qui vi è una contraddizione logica che dimostra come deroghe alle procedure di revisione costituzionale in linea di diritto non sono prevedibili.
In secondo luogo, così si viene a creare un precedente, e se la deroga permette procedure più celeri, è chiaro che chiunque si sentirà autorizzato ad accedervi.
Nel merito, bisognerebbe capire se tale revisione è necessaria o anche soltanto utile, se insomma la costituzione rivista non rischi di essere peggiore del testo attuale...
Ebbene, i proponenti, allo scopo di evidenziare la necessità della revisione, citano la questione della numerosità delle assemblee parlamentari e la questione del cosiddetto bicameralismo perfetto.
Sulla questione della numerosità, non si può non convenire, anche se bisognerebbe un attimo approfondire le motivazioni. Come viene presentata, la riduzione di parlamentari sarebbe un modo di ridurre le spese della politica. In verità, la riduzione di spesa non appare significativa, come si può facilmente dedurre dal fatto che gli stipendi dei parlamentari non sono che una voce secondaria delle spese complessive della politica. Intanto, ci sono i famigerati rimborsi ai partiti che sono di dimensione ben più grande, e poi ci stanno le spese di funzionamento delle camere che subirebbero ben poca riduzione dalla riduzione dei membri perchè la gran parte delle spese è da questo numero indipendente.
Tuttavia, sono convinto che bisognerebbe andare a una drastica riduzione, e qui già temo di non essere più in accordo con i proponenti che avanzano l'ipotesi di una riduzione modesta (qualcosa come un 20%), mentre secondo me bisognerebbe andare a un numero inferiore alla metà degli attuali membri.
Soprattutto, la ragione della validità della riduzione è per me differente, ben più importante del risparmiare un milione di euro l'anno, qualcosa che in un bilancio statale che prevede più di ottocento miliardi di euro di spese, neanche si nota.
Il fatto è che questi parlamentari sono assolutamente inadeguati, modesti, ignoranti. Se ne riduciamo drasticamente il numero, c'è qualche speranza che si operi una qualche forma di selezione che almeno ne elimini i soggetti più dequalificati. E del resto, è comunque immorale avere dei soggetti che fanno i parlamentari senza dare alcun significativo contributo al paese.
Se pure si trattasse del meglio della nazione (nella realtà, siamo più vicini a una rappresentanza del peggio), sarebbe uno spreco di risorse, non finanziarie, sia chiaro, intendo di risorse umane distrarre da altri compiti più urgenti e produttivi che essi possono svolgere nella società, per trascinanrli in queste aule dove un numero così elevato impedisce già in linea di principio che essi possano rivelarsi utili. E proprio in base a questa motivazione, la riduzione dev'essere estremamente drastica, qualcosa come un terzo degli attuali sarebbe più che sufficiente.
Andiamo adesso ad occuparci della questione che più mi sta a cuore, quella del bicameralismo.
Ormai è diventato un luogo comune, il fatto che una legge debba passare da due differenti camere, col rischio che ognuna di queste, modificandone il testo, costringa ad ulteriori letture, sembra un argomento definitivo.
Qui, ricompare il monopensiero dominante, per cui tutto viene visto sotto una logica aziendalistica. Sembra a costoro che il parlamento debba mostrare una grande efficienza, e che tale efficienza vada misurata in numero di provvedimenti legislativi licenziati.
Ora, non v'è dubbio che il parlamento abbia il dovere più di ogni altro di svolgere nella maniera migliore il proprio compito. Tuttavia, bisognerebbe intendersi su cosa significhi un parlamento efficiente.
Il mio personale punto di vista è che l'attuale parlamento approvi un numero assolutamente eccessivo di leggi, non che ne approvi troppo pochi. Per la mia piccola esperienza, abbiamo un corpo complessivo di provvedimenti legislativi elefantiaco. Nelle rare occasioni in cui mi sono trovato a studiare delle leggi, mi sono subito accorto che esse sono del tutto illegibili. Un tipico comma suona ad esempio così: Il presente comma abroga il comma sei dell'articolo 12 della legge 34/2016 per i soli casi previsti dal comma 2 dell'articolo 3 della stessa legge. E' evidente che chi non ha l'accesso all'intero corpo delle leggi, non capirà nulla di quanto è previsto dalla legge che sta leggendo.
E questo rimane comunque un caso fortunato, perchè capita abbastanza spesso che i legislatori non si rendano pienamente conto di tutte le implicazioni di quanto votano in parlamento, e così si approvano norme che risultano poi in conflitto con norme presistenti, con conseguenze di lungaggini nei procedimenti giudiziari.
Ciò che vorrei fare notare è che quasi sempre le leggi non riguardano nuovi ambiti di applicazione (come potrebbe essere stato il mondo del web quando costituiva ancora una novità e quindi non era ancora regolamentato), ma insistono su questioni che periodicamente vengono rivisitate, modificate, corrette. Insomma, l'attività legislativa è in gran parte un'attività di aggiornamento, quasi sempre a causa o di errori precedenti o di esigenze contingenti.
Chi vuole un parlamento che licenzi celermente molti provvedimenti, pensa appunto ad un parlamento che sia aggiornato tempestivamente nella sua produzione legislativa, apparentemente senza rendersi conto che così il diritto diventa una specie di moda passeggera, in cui si perde il senso del legiferare come traduzione di principi generali su cui si discute e si lotta per giungere alla soluzione vincente. No, l'attività legislativa diventa un'attività puramente tecnica come tante altre che eseguiamo nella nostra società, e quindi bisognerà impiegare questi parlamentari ad approvare il nuovo marchio DOC di specialità alimentari.
Pertanto, rimango dell'opinione che sia meglio mantenere la doppia lettura, così ci risparmiamo almeno una parte di errori nelle leggi approvate, e poi si inneschi un processo di deligificazione, affidando l'applicazione delle norme di carattere generale ad organismi amministrativi.
Infine, chi è contro il bicameralismo perfetto, non propone la pura e semplice abrogazione del senato, no, si fa venire un'idea davvero geniale, che il senato diventi la camera delle autonomie, in sostanza un'assemblea dei governatori regionali. Rimane da capire perchè mai dovremmo costituire questa che sarebbe logico, data la sua scarna composizione, chiamare commissione. Quali mai dovrebbero essere le funzioni e le competenze di questa commissione? Tutto è immerso nel mistero più fitto, ma camera delle autonomie suona bene a chi fa questa proposta, ed allora teniamocela questa seconda camera che con tutta evidenza camera non si potrebbe proprio chiamare. In questa confusione e in questa ideologia in cui siamo immersi, è molto significativo che chi avanza questa proposta, chiarisce che si farebbe a costo zero perchè i governatori sono già pagati dalle loro regioni. Così, rimaniamo in ragionamenti ragioneristici e lo facciamo anche male, perchè si fa finta di ignorare che tenere una struttura costa di suo, a parte che i componenti politici siano stipendiati o non lo siano: sciocchezzario vario ed assortito!
"Il fatto è che questi parlamentari sono assolutamente inadeguati, modesti, ignoranti. Se ne riduciamo drasticamente il numero, c'è qualche speranza che si operi una qualche forma di selezione che almeno ne elimini i soggetti più dequalificati. E del resto, è comunque immorale avere dei soggetti che fanno i parlamentari senza dare alcun significtaivo contributo al paese. "
RispondiEliminaE in base a quale alchimia riducendone il numero dovrebbe rimanere la parte migliore? oggi il parlamento è con ogni evidenza una selezione del peggio; riducendone il numero resterà il peggio del peggio, poiché la selezione si farebbe più dura e riuscirebbero solo quelli più privi di scrupoli.
Il problema del parlamento non è la sua numerosità, ma la sua qualità. Perché non proviamo ad occuparci di questo?
Effettivamente, è come dice lei, non v'è certezza che la selezione indotta dalla riduzione del numero di parlamentari porti a un miglioramento qualitativo,
RispondiEliminaTenterò di essere più chiaro.
Il punto non è la qualità in astratto dei parlamentari, quella è funzione anche delle nostre personali opinioni, e per quanto ne possa capire io, non v'è modo di ottenerla in un modo oggettivamente accertabile. Magari se lei avesse una proposta d avanzare, sarei lieto di sentirla.
Io intendevo un'altra cosa, che riducendo il numero dei parlamentari si induce una selezione secondo i parametri interni a quel mondo, che possono essere i peggiori del mondo, ma in ogni caso hanno una loro plausibilità.
Esemplificando, ciascuno ha il diritto di pensare il peggio possibile di Renzi o di Alfano, ma costoro esercitano una loro funzione, che naturalmente abbiamo pieno diritto di considerare negativa, ma non potremo dire che essi siano del tutto inutili, cosa invece possibile col comune parlamentare che si limita a pigiare il bottone che il suo capogruppo gli indica. La dannosità dei parlamentari non la possiamo evitare, eliminiamo almeno la loro completa inutilità, il loro essere a tutti i titoli superflui.
Nell’immediato penso che la cosa migliore per un Parlamento eletto con il porcellum, dopo la sentenza della Corte, sia quello di mettersi da parte e procedere a nuove elezioni. Leggi costituzionali varate da questo parlamento sono un assurdo, come è un assurdo l’aggiramento dell’articolo 138 che hai descritto nel post.
RispondiEliminaDue Camere avevano una qualche giustificazione storica quando avevano composizioni diverse (tipo camera del Re e camera elettiva). Nella Repubblica italiana è stata solo un doppione di Camera elettiva, la cui differenza è stata data solo da leggi elettorali diverse, una specie di artificio di diversità.
Sul Senato mantengo la posizione di cancellarlo, completamente e senza alcuna riedizione che possa comportare equivoci. Un nuovo Senato solo consultivo diverrebbe inutile (perché i parlamentari già ascoltano i consigli di partiti, gruppi e potentati economici), se venisse ad avere diverse competenze servirebbe solo ad aumentare la litigiosità istituzionale.
Cattive leggi le abbiamo avute con due camere, la rilettura non ci ha salvato; sono stati due grandi laboratori di stupidate, penso che possa bastarne un solo laboratorio.
Sul numero 300 potrebbero ben bastare, eletti con una legge elettorale in grado di assicurare rappresentatività e governabilità.
Saluti e buon inizio d’anno
Caro Francesco,
Eliminaio però vorrei ricordarti che al peggio non c'è mai fine, e quindi non è detto che col monocameralismo non andiamo a trovarci in una situazione ancora peggiore dell'attuale.
Per il resto, non è che sia così affezionato al bicameralismo, il discorso che per me è centrale è criticare questa mentalità aziendalista, che poi è quella che viene richiamata proprio per compiere questa operazione.
Le possibilità in realtà sarebbero molte di più di quelle messe in campo, ad esempio si potrebbe pensare a una sola camera che può proporre e votare nuove leggi, e dare all'altra camera funzioni di controllo, e che sarebbe coinvolta soltanto se una minoranza qualificata ne invoca l'intervento, e che quindi avrebbe soltanto poteri di cassare leggi ma non di approvarne di nuove. Bisognerbebe poi trovare un meccanismo differente di elezione, ma credo che abbia ben poco senso parlare di ipotesi, che seppure dotate di una loro dignità, non vedo sollevate a livello di dibattito pubblico.