Considero così positivamente
questa vicenda perché essa va in controcorrente rispetto alla ormai pressoché unanime
tendenza della società a considerare le regole come un inutile ostacolo
rispetto a criteri di convenienza che si pretende di fare prevalere...
Così, ora è diventato di moda il
cosiddetto “election day”, in sostanza la pretesa di fare coincidere nello
stesso giorno le date di differenti tipi di elezioni. Motivi per sostenere
questa scelta ce ne sono senz’altro, in particolare di natura economica (i
risparmi ottenuti dall’accorpamento) e di natura politica (l’opportunità nel
far coincidere anche i periodi di svolgimento delle campagne elettorali).
Non starò ad entrare nel merito
di queste argomentazioni, ma comunque non posso tacere sulla pretestuosità
inclusa in tali tipi di argomentazione, come ad esempio risulta evidente nel
ruolo svolto nel dibattito su tali argomenti dalle formazioni di centrodestra,
terrorizzate dall’influenza che la loro probabile debacle nelle regionali
avrebbe sulle politiche ove queste avvenissero posteriormente ed a breve
distanza di tempo.
Il punto tuttavia è un altro, e
sta in una questione di principio, se cioè questioni di opportunità anche ove
fossero considerate di interesse generale, possano prevalere sulle regole che
costituzione e legislazione vigente impongono. Se noi accettassimo tale
principio, salterebbe del tutto le condizioni stesse dell’esistenza di una
società di diritto, tutto sarebbe affidato a un potere esecutivo che a propria
discrezione si riserverebbe il diritto di prendere quei provvedimenti che
considera opportuni, un potere quindi arbitrario e dispotico.
Ma il significato della sentenza
del Consiglio di Stato travalica il contenuto specifico che riguarda
esclusivamente la regione Lazio. Il Consiglio di Stato si è pronunciato su
questa specifica regione perché soltanto in questo caso il governo ha deciso di
coinvolgerlo in opposizione all’atteggiamento assunto dalla Polverini. In
questo senso, tale sentenza implica che, ove tale organo fosse stato coinvolto
riguardo alla regione Lombardia, non avrebbe che potuto pronunciarsi
analogamente, stabilendo cioè che vadano rispettati i termini previsti della
legge senza pensare di potere violare le norme solo sulla base di un giudizio
di opportunità.
A sua volta, ciò non può che
tradursi che nella sconfessione del merito dell’accordo tra governo, presidenti
delle camere e capo dello stato per la fissazione di un “election day”, pur se
Napolitano ha posto delle condizioni preliminari alle forze politiche.
Evidentemente, il Consiglio di
Stato ritiene che Napolitano non svolga a dovere il ruolo che la costituzione
gli assegna di garante del rispetto delle regole, come appare evidente a tanti
di noi.
Certo il Presidente poteva limitarsi aspettiamo visto che la questione è sub judice, e invece ...
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