Almeno in parte, il confronto tra
i cinque candidati alle primarie del centrosinistra, su Sky l’ho seguito.
Lungi dal fare l’esegesi degli
interventi dei cinque, mi limiterò solo a qualche osservazione di carattere
generale...
La prima impressione è quella di
gente che ci sa sostanzialmente fare, non si tratta certo di sprovveduti, hanno
risposto in maniera sensata e civile, pur riuscendo nel contempo a mandare
qualche frecciatina ai contendenti senza che mai si avesse l’impresisone di
assistere ad una rissa. Inevitabilmente, Bersani ha sofferto per il ridotto
tempo a disposizione che non gli ha consentito di esprimersi nel suo stile
alquanto verboso, ma anche a causa dell’essere il favorito, e quindi riportato
nella trasmissione a pari grado con gli altri, senza i suoi privilegi. Renzi ha
fatto Renzi, e Vendola ha fatto Vendola, ognuno ben coerente col proprio
personaggio pubblico. Gli altri due si sono comportati in maniera più che
dignitosa, ed infine abbiamo potuto fare la conoscenza con la Puppato, alquanto
tesa e ben attenta a ripetere la lezione fino all’ultima parola, senza farsi
interrompere dal moderatore.
La seconda impressione è che
tuttavia la trasmissione è stata abbastanza noiosa. Darei senz’altro un voto di
insufficienza agli organizzatori del dibattito. Da Sky, era inevitabile
aspettarsi una forte influenza dello stile USA, niente battibecchi, il
candidato parla ai telespettatori e non agli altri intervenuti. In effetti, ciò
sembra una scelta ragionevole,anzi perfino augurabile. Il punto è che manca a
questo modo l’effetto dinamico, come se ognuno venisse lì e dicesse la sua,
analogamente ad un’intervista, solo che questa apparirebbe frammentata dal
fatto che correrebbero in parallelo più interviste, che dovrebbero quindi
alternarsi. L’errore di Sky credo che stia nell’avere esteso a cinque
protagonisti una forma di struttura organizzativa nata per un confronto a due.
Dico credo, perché non sono certo un esperto di TV USA. Se così fosse, si
capisce come l’interloquire tra due soli soggetti permetta anche un dialogo pur
se indiretto, una reattività che qui si voleva simulare inserendo domande da
parte di rappresentanti, non so a che titolo invero, di ciascun candidato.
Insomma, si è voluto attenuare lo
scontro impedendo un dialogo diretto, ma così si è ecceduto in senso opposto
con una tendenza al soporifero, come volere far scoppiare una bomba nell’acqua
per attenuarne la distruttività, ed accorgersi che la miccia si è bagnata e la
bomba non è neanche scoppiata.
Infine, la terza impressione riguarda
la questione a mio modo di vedere centrale, e cioè l’effetto di distacco dalla
realtà nei contenuti stessi degli interventi. Apparentemente, questi candidati
non si rendono minimamente conto dell’eccezionalità della situazione. Credono
che si tratti di una crisi economica come altre viste e vissute nel passato più
o meno recente, credono che si tratti di una questione legata all’Europa, credono
che sia possibile una nuova fase di sviluppo, credono che basterà dosare gli
interventi in un modo quantitativamente differente da come ha fatto l’esecutivo
Monti-Napolitano per risolvere i problemi. Tutto ciò mi ha dato l’impressione
che andasse in onda un film storico, come se si discutesse di problemi
appartenenti ad un’altra epoca, come se si discutesse della cosiddetta
contingenza, il mio primo contatto (in senso cronologico) con la politica
quando ancora bambino sentivo passando per strada i comizi all’inizio degli
anni sessanta, proprio in quegli anni in cui il cosiddetto boom economico
iniziato a metà degli anni cinquanta aveva vistosamente rallentato, ed allora
questa crisi venne etichetta come “contingenza”, ma come sappiamo si trattò
davvero di un fatto contingente, perché lo sviluppo ripartì subito dopo senza
grossi problemi almeno fino agli inizi del decennio successivo.
Ebbene, essi, tutti costoro che
abbiamo ascoltato in questo confronto, sbagliano clamorosamente, in modo così
clamoroso da non capire neanche in quale luogo e in quale tempo si trovino ad
operare.
Questa crisi è epocale, perché
l’ultima crisi di sovrapproduzione è stata affrontata a livello mondiale
accentuando patologicamente i movimenti finanziari, assicurandosi quindi utili
adeguati bypassando i problemi dei settori produttivi. Si tratta di una crisi
mondiale, anzi molto più del mondo anglosassone che dell’Europa continentale, la
crisi qui è stata importata non è nata nel cortile di casa nostra, e quindi non
si può risolvere nel nostro cortile: o si risolve a livello planetario, ma non si
vede come, o bisogna trovare un ambito abbastanza ristretto in cui si sia in
grado di introdurre le modifiche rivoluzionarie senza cui il problema persiste,
portando infine al big bang finanziario corrispondente al fallimento del
sistema bancario e nel caso più catastrofico accoppiato a una inflazione altissima
e senza più freno alcuno. Credono inoltre che bisognerà far ripartire una fase
di sviluppo, ignorando i limiti allo sviluppo legato anche ai problemi di
carattere ambientale.
Per tutte queste ragioni, le
variazioni delle dosi nelle ricette dei cibi che dovremo ingurgitare passando
dal cuoco Monti al cuoco Bersani o chi per lui, non cambieranno il loro sapore
in maniera significativa, non risolveranno i nostri problemi dietetici,
quisquiglie in rapporto alla gravità della situazione in cui siamo precipitati.
Spero che i cinque ti leggano, ma ci credo poco.
RispondiEliminaIn effetti credono di trovarsi su una nuvola passeggera, che per il 2013 epoca elezioni, si sarà spostata chissà dove, e la ripresa qui da noi sarà già in atto, come nel '29 in America. Dimenticando che in mezzo c'è stata una guerra a far da volano alla risalita.
Solo dopo una lunga siccità si apprezza la pioggia; noi siamo in piena siccità di contenuti e di persone che li sapessero presentare in maniera decente, se mai ci fossero.
Ciao.
Io non ho voluto vedere il confronto in tv sicura del fatto che oggi ne sarei stata informata, con tanto di analisi critica, da te! Io di te mi fido! Ancora una volta grazie!
RispondiEliminaA parte l'impossibilità di rispondere in un minuto e mezzo a domande complesse come "quale politica per il lavoro?"; per quel poco che ho sentito, specie su pane e lavoro, mi è venuto un attacco di freddo, ancora mi debbo riprendere.
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