Qui, insomma, nel corso degli
anni, si è andata saldando un’alleanza a protezione degli interessi della
famiglia Riva, proprietaria dell’ILVA, che ha visto la partecipazione di figure
istituzionali, fino a sfiorare la persona dello stesso presidente della regione
Puglia Nichi Vendola.
Lo strumento principale per
consentire all’ILVA di inquinare impunemente è consistito nella mancanza di
controlli ambientali: non monitorare lo stato dell’ambiente si traduce
necessariamente nell’impossibilità di documentare qualunque forma di
inquinamento. Dove di propria iniziativa l’ARPA ha prodotto dei dati, lì si è
scatenata una furiosa battaglia allo scopo di delegittimazione di quell’ente e
delle persone implicate pretendendo che i dati non corrispondessero alla realtà
o che non fossero significativi. Particolarmente vergognosa risulta la mancanza
di una documentazione sull’incidenza delle malattie oncologiche nella
popolazione più direttamente soggetta alle emissioni tossiche, che oggi
consente i noti balletti sulle cifre e sulla loro significatività statistica.
Rimane come incognita principale
quella riguardante il ruolo svolto dallo stesso Ministero dell’ambiente, e di
conseguenza dell’attuale ministro Clini che, come noto, è stato per tanti anni
un funzionario molto influente di quel ministero, il vero protagonista delle
iniziative ministeriali, soprattutto quando a capo di quel ministero ci stava
gente della levatura della Prestigiacomo, una specie di Gelmini, povere
animelle tutte impegnate a osannare il capo a cui dovevano tutto (e si vede
come ne seguano oggi il declino).
Sembrerebbe dalle notizie di
stampa, che l’aspra contesa che Clini ha ingaggiato con la Procura di Taranto,
lungi dal derivare da preoccupazioni per la sorte di quello stabilimento e
dell’economia della zona, sarebbe al contrario dovuta a timori di Clini per il
ruolo che egli ha svolto nell’intera vicenda “storica” dell’ILVA. Molti si
chiedono come sia possibile che nessuno abbia imposto a quella azienda la
predisposizione di misure di salvaguarda anche abbastanza ovvie e di costo
contenuto, come lo stoccaggio in luoghi chiusi, visto che non è certo un
mistero che una delle principali fonti di inquinamento di impianti che
utilizzino carbone fossile è la dispersione ambientale della parte più fine del
carbone stoccato. Analogamente, non vi erano misure adeguate di abbattimento
delle polveri che vengono trascinate nei fumi attraverso le canne fumarie.
Si ha come l’impressione che
l’ILVA abbia proseguito a non fare nulla di concreto anche in questi ultimi
mesi, probabilmente contando su complicità ai più alti livelli, certi i Riva di
potere trascinare con sé in eventuali vicende giudiziarie persone molto
influenti che entrano quindi in scena non come parti terze, ma come parti in
causa.
In ogni caso, e qualunque ne sia
la motivazione, come può un ministro in carica trasformare una inchiesta verso
privati da parte di una procura, in un conflitto tra poteri dello stato, con
dichiarazioni di fuoco che attribuiscono ora alla procura addirittura le
responsabilità della mancanza di risanamento ambientale? In che razza di
nazione ci troviamo se si può arrivare a simili comportamenti?
Ho provato a riparlare di intervento pubblico con il post
RispondiEliminahttp://www.lacrisi2009.com/2012/11/ilva-un-occhio-alla-storia.html
ma non so quanto posso essere fuori moda in Italia.
ciao