martedì 13 novembre 2012

IL CENTROSINISTRA NEL MONDO DEI BALOCCHI



Almeno in parte, il confronto tra i cinque candidati alle primarie del centrosinistra, su Sky l’ho seguito.
Lungi dal fare l’esegesi degli interventi dei cinque, mi limiterò solo a qualche osservazione di carattere generale...

La prima impressione è quella di gente che ci sa sostanzialmente fare, non si tratta certo di sprovveduti, hanno risposto in maniera sensata e civile, pur riuscendo nel contempo a mandare qualche frecciatina ai contendenti senza che mai si avesse l’impresisone di assistere ad una rissa. Inevitabilmente, Bersani ha sofferto per il ridotto tempo a disposizione che non gli ha consentito di esprimersi nel suo stile alquanto verboso, ma anche a causa dell’essere il favorito, e quindi riportato nella trasmissione a pari grado con gli altri, senza i suoi privilegi. Renzi ha fatto Renzi, e Vendola ha fatto Vendola, ognuno ben coerente col proprio personaggio pubblico. Gli altri due si sono comportati in maniera più che dignitosa, ed infine abbiamo potuto fare la conoscenza con la Puppato, alquanto tesa e ben attenta a ripetere la lezione fino all’ultima parola, senza farsi interrompere dal moderatore.
La seconda impressione è che tuttavia la trasmissione è stata abbastanza noiosa. Darei senz’altro un voto di insufficienza agli organizzatori del dibattito. Da Sky, era inevitabile aspettarsi una forte influenza dello stile USA, niente battibecchi, il candidato parla ai telespettatori e non agli altri intervenuti. In effetti, ciò sembra una scelta ragionevole,anzi perfino augurabile. Il punto è che manca a questo modo l’effetto dinamico, come se ognuno venisse lì e dicesse la sua, analogamente ad un’intervista, solo che questa apparirebbe frammentata dal fatto che correrebbero in parallelo più interviste, che dovrebbero quindi alternarsi. L’errore di Sky credo che stia nell’avere esteso a cinque protagonisti una forma di struttura organizzativa nata per un confronto a due. Dico credo, perché non sono certo un esperto di TV USA. Se così fosse, si capisce come l’interloquire tra due soli soggetti permetta anche un dialogo pur se indiretto, una reattività che qui si voleva simulare inserendo domande da parte di rappresentanti, non so a che titolo invero, di ciascun candidato.
Insomma, si è voluto attenuare lo scontro impedendo un dialogo diretto, ma così si è ecceduto in senso opposto con una tendenza al soporifero, come volere far scoppiare una bomba nell’acqua per attenuarne la distruttività, ed accorgersi che la miccia si è bagnata e la bomba non è neanche scoppiata.
Infine, la terza impressione riguarda la questione a mio modo di vedere centrale, e cioè l’effetto di distacco dalla realtà nei contenuti stessi degli interventi. Apparentemente, questi candidati non si rendono minimamente conto dell’eccezionalità della situazione. Credono che si tratti di una crisi economica come altre viste e vissute nel passato più o meno recente, credono che si tratti di una questione legata all’Europa, credono che sia possibile una nuova fase di sviluppo, credono che basterà dosare gli interventi in un modo quantitativamente differente da come ha fatto l’esecutivo Monti-Napolitano per risolvere i problemi. Tutto ciò mi ha dato l’impressione che andasse in onda un film storico, come se si discutesse di problemi appartenenti ad un’altra epoca, come se si discutesse della cosiddetta contingenza, il mio primo contatto (in senso cronologico) con la politica quando ancora bambino sentivo passando per strada i comizi all’inizio degli anni sessanta, proprio in quegli anni in cui il cosiddetto boom economico iniziato a metà degli anni cinquanta aveva vistosamente rallentato, ed allora questa crisi venne etichetta come “contingenza”, ma come sappiamo si trattò davvero di un fatto contingente, perché lo sviluppo ripartì subito dopo senza grossi problemi almeno fino agli inizi del decennio successivo.
Ebbene, essi, tutti costoro che abbiamo ascoltato in questo confronto, sbagliano clamorosamente, in modo così clamoroso da non capire neanche in quale luogo e in quale tempo si trovino ad operare.
Questa crisi è epocale, perché l’ultima crisi di sovrapproduzione è stata affrontata a livello mondiale accentuando patologicamente i movimenti finanziari, assicurandosi quindi utili adeguati bypassando i problemi dei settori produttivi. Si tratta di una crisi mondiale, anzi molto più del mondo anglosassone che dell’Europa continentale, la crisi qui è stata importata non è nata nel cortile di casa nostra, e quindi non si può risolvere nel nostro cortile: o si risolve a livello planetario, ma non si vede come, o bisogna trovare un ambito abbastanza ristretto in cui si sia in grado di introdurre le modifiche rivoluzionarie senza cui il problema persiste, portando infine al big bang finanziario corrispondente al fallimento del sistema bancario e nel caso più catastrofico accoppiato a una inflazione altissima e senza più freno alcuno. Credono inoltre che bisognerà far ripartire una fase di sviluppo, ignorando i limiti allo sviluppo legato anche ai problemi di carattere ambientale.
Per tutte queste ragioni, le variazioni delle dosi nelle ricette dei cibi che dovremo ingurgitare passando dal cuoco Monti al cuoco Bersani o chi per lui, non cambieranno il loro sapore in maniera significativa, non risolveranno i nostri problemi dietetici, quisquiglie in rapporto alla gravità della situazione in cui siamo precipitati.

3 commenti:

  1. Spero che i cinque ti leggano, ma ci credo poco.
    In effetti credono di trovarsi su una nuvola passeggera, che per il 2013 epoca elezioni, si sarà spostata chissà dove, e la ripresa qui da noi sarà già in atto, come nel '29 in America. Dimenticando che in mezzo c'è stata una guerra a far da volano alla risalita.
    Solo dopo una lunga siccità si apprezza la pioggia; noi siamo in piena siccità di contenuti e di persone che li sapessero presentare in maniera decente, se mai ci fossero.
    Ciao.

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  2. Io non ho voluto vedere il confronto in tv sicura del fatto che oggi ne sarei stata informata, con tanto di analisi critica, da te! Io di te mi fido! Ancora una volta grazie!

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  3. A parte l'impossibilità di rispondere in un minuto e mezzo a domande complesse come "quale politica per il lavoro?"; per quel poco che ho sentito, specie su pane e lavoro, mi è venuto un attacco di freddo, ancora mi debbo riprendere.

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