lunedì 29 novembre 2010

DDL GELMINI: UNIVERSITA' ADDIO

Così, sembrerebbe che infine, dopo essere diventato luogo ed oggetto di una contrattazione vergognosa tra PDL e FLI, il DDL Gelmini sull’Università verrà approvato. Non credo più che sia possibile evitare questo esito legislativo, e semmai la lotta si sposta nel momento della sua attuazione nei singoli Atenei.

Queste mie riflessioni sono così soltanto un atto di accusa verso soprattutto lo stesso mondo universitario, ormai degradatosi a terreno di scontro partitico e di interessi particolari. Per rimanere nel mio Ateneo, dopo mesi dalla diffusione del testo del DDL, nessuna voce si era elevata a discuterne il merito, e perfino quando il mio rettore ha aderito alla mia richiesta di aprire un forum apposito a partire da un mio documento, che ritrovate riprodotto anche su questo blog, solo un altro collega ha ritenuto di dovere intervenire.

Questo clima di silenzio, questa incapacità di fare della proposizione di questo DDL un’occasione formidabile di confronto all’interno del mondo accademico, non si è più dissolto. Perfino quando i giovani ricercatori precari e poi i ricercatori strutturati sono riusciti a mettere su delle forme coordinate di intervento un dibattito davvero a tutto tondo non è stato messo su. Questo movimento anti-Gelmini ha sempre proceduto a singhiozzo, incapace di esercitare un’egemonia a partire da una propria concezione dell’Università che affrontasse senza tentennamenti e zone oscure la storia recente, senza un reale e spregiudicato confronto con i problemi e i danni che l’Università ha subito sia dall’esterno che dal proprio interno, senza quindi definire come parte fondamentale della battaglia quella che andava esercitata nel corpo stesso dell’Università e quindi anche contro i propri stessi colleghi. Assemblee ne sono state tenute, ma sempre in un clima di emergenza, sempre ad inseguire l’ultima voce sul DDL, come l’ultimo provvedimento governativo. Sempre, si è tenuto a mistificare la realtà universitaria, tacendo colpevolmente sulle responsabilità che hanno operato al nostro stesso interno, sempre pronti a scagliarci contro il governo, senza così cogliere il nesso fondamentale tra nemici interni ed esterni.

Nel mondo dell’informazione, nella democrazia così tanto sbandierata da tanti del web, nessuno ha ritenuto di confrontarsi con quanto andavo scrivendo, non sono bastati undici mesi, un blog, e un forum d’Ateneo, per suscitare una risposta, fosse anche stata negativa, alla mia invocazione di un centralismo dell’Università, dopo gli scempi compiuti da una goffa attuazione della cosiddetta autonomia universitaria. Oggi, quindi, non viene a compimento soltanto una sporca operazione di privatizzazione strisciante dell’Università da parte del governo e del Parlamento, viene anche a compimento la dimostrazione palese che le lobbies accademico-parlamentari hanno non solo prevalso su una indipendenza critica dei docenti universitari, l’hanno addirittura annientato, resa inesistente. La cosa più triste è che tutto ciò è avvenuto senza che neanche le forze più sane abbiano minimamente intrapreso questa battaglia, la battaglia semplicemente non è stata neanche combattuta, ogni componente tutta protesa a curare esclusivamente gli aspetti che più direttamente la coinvolgevano. Persa una visione d’assieme dell’Università e delle sue problematiche, il risultato non poteva che essere proprio quello di una delega a quei colleghi, nuovi baroni (altro che DDL contro i baroni, che buffonate si devono ascoltare!) che avevano l’aggancio giusto a livello partitico-parlamentare per fare sentire la loro voce. Voglio qui anche denunciare il ruolo vergognoso svolto da parte della CRUI, la conferenza nazionale dei rettori, che pretende di giocare il ruolo di interlocutore verso il Ministro, senza che questi stessi rettori abbiano ritenuto di suscitare un dibattito adeguato nei singoli Atenei, rappresentanti insomma di rappresentati del tutto inconsapevoli.

17 commenti:

  1. Temo che lo spaccato che hai raccontato rappresenti di fatto la realtà che si trova più o meno ovunque in ogni settore o quasi della società. E' proprio questo che é sconsolante e mi preoccupa, in quanto non si vede reazione, salvo rari casi disperati, da parte di nessuno, si tratti di partiti d'opposizione o gruppi ed individui non legati a nessuna realtà politica ma che dovrebbero essere coinvolti dalla "riforma" che li riguarda da vicino. Hai proprio visto giusto: manca oramai la visione d'assieme di ogni singola questione e tutti, analizzano il problema solo da un'ottica limitata: la loro.

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  2. Quoto Daniele. Se tutte le voci contrarie a questa riforma si fossero unite, avessero dialogato in maniera organica, sarebbe scaturita una protesta senza precedenti...

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  3. Credo anch'io nell'affermazione di Daniele Verzetti. L'indifferenza al sociale è palese in ogni campo. Per la maggioranza delle persone quel che conta difendere è il solito squallido orticello

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  4. Come diceva Monicelli, gli italiani sono pavidi, incapaci di ribellarsi! E ciò che è peggio è che non solo subiscono passivamente, ma sono anche capaci di entusiasmarsi ed assecondare chi porta alla rovina il loro Paese. Non c'è coscienza sociale, ognuno pensa al proprio orticello, a cominciare dai genitori che sembrano non preoccuparsi affatto del futuro dei propri figli, rassicurati solo dal fatto d'aver raggiunto la pensione, dall'avere un tetto sulla testa per cui non pagare l'ICI.

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  5. Ammetto che non ho letto il contenuto del ddl gelmini
    E quindi non mi esprimo in merito
    Voglio solo far notare che non appena qualcuno cerca di modificare l'esistente (sia dal centrodestra sia dal centrosinistra) gli studenti scendono in piazza... fondamentalmente conservatori... dov'erano gli studenti prima della presentazione del ddl? All'università a prendersi una laurea che i baroni e il governo gli regalano tanto non conta nulla
    Non mi piacciono questi stdenti conservatori

    mirco

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  6. @Daniele
    Paradossalmente, la maggiore facilità di comunicazione ha portato all'effetto opposto, che cioè si comunica di meno. Ci si affida ai grandi mezzi di comunicazione che ormai si sono del tutto saldati col potere politico, incapaci di manifestare un minimo di autonomia di pensiero. Ma anche quando ci si affida alla rete, vallo a trovare un blog come il mio frequentato da un centinaio o poco più di persone! Dando per scontato di avere i mezzi per essere informati, non ci si impegna su questo fronte, non si viaggia per avere frequenti scambi di informazione tra un ateneo e l'altro (a volte anche tra differenti settori dello stesso ateneo).

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  7. @Alessandro
    Come dicevo a Daniele, l'eccesso di informazione finisce col sommergere l'informazione più preziosa.

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  8. @Angelo azzurro
    Secondo me però, non è tanto il fronteggiarsi di tanti interessi particolari, ma proprio la carenza di una visione d'assieme, potrei dire a livello filosofico. Dicevo che occorreva una visione d'assieme, ma ciò richiede di non rimanere prigionieri di pregiudizi. Oggi, il decentramento è di moda, anche chi si schiera contro il federalismo dice che è per un tipo differente di federalismo, e alla fine anche l'autonomia universitaria viene assunta come un dato scontato, senza più discuterne. Ma così non si riesce più ad elaborare un pensiero davvero critico.

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  9. @Ornella
    Vabbè, ma tanto c'è il mercato che mette tutto a posto :-D

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  10. @Mirco
    Azz, ma ce l'hai proprio con loro. Ma rifletti, sarebbe meglio se rimanessero a casa, come dice il nostro premier? Si può sempre fare di meglio, ma quando si vuole imporre una legge ingiusta, cosa ci sarebbe di sbagliato ad opporsi?
    Francamente, colpevolizzare chi si oppone a una presunta riforma lo trovo incomprensibile. Cosa ci sarebbe in sè di positivo nel riformare? Se la riforma peggiora le cose, perchè dovremmo assecondarla? Secondo me, ti sei fatto influenzare da Giavazzi... :-D

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  11. @MP
    Fini ha perso l'occasione per affossarla, adesso al senato i voti dei suoi non servono più. Se però andasse in discussione dopo il 14 dicembre, l'eventuale caduta del governo potrebbe anche affossare la legge: vedremo!

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  12. Ho il vizio di pensare... l'ho preso da giovane e non me ne sono più liberato... ormai ci devo convivere
    Allora penso e mi chiedo dove erano gli studenti prima che la Gelmini presentasse il DDl..?
    Perchè non andavano in piazza a dimostrare per un progetto di scuola diverso dell'attuale?
    Perchè scendere in piazza solo contro?
    Lo so è di sinistra, ma è perdente... quando impareremo che le battaglie che si vincono sono a favore di un progetto e non contro?
    Perchè scendere in piazza con uova fumogeni... attaccare il Senato che non è di Berlusconi ma è di tutti gli italiani e quindi come istutizione va rispettato... punto e basta
    E poi ci si lamenta se il giorno dopo Roma è piena di polizia... e di nuovo a criminalizzare la polizia... Vendola, il vecchio-ottocentesco che garantirà altre 20 di governo al centro-destra, preso dal delirio dell'imbecillità parla di uso criminale della polizia... prendendo 3 voti dalle pecore comuniste ma spingendo sempre più elettorato a compattarsi con il centrodestra...
    Quando impareremo che occupare una stazione (venezia, perchè conosco il caso) è un reato oltre a far sì che i pendolari come me dopo due ore di ritardo invocano l'intervento della polizia...
    Quando impareremo che non basta che una minoranza rumorosa e poco pacifica vada in piazza per bloccare l'iter di una legge (che può non piacere) ma è opera di un governo che è legittimato a farlo
    Quando non si è d'accordo con una legge si fanno le battaglie politiche... si può andare in piazza ma rispettando la legge e soprattutto gli altri cittadini...
    Questi studenti ho detto che non mi piacciono perchè sono vecchi, con riti vecchi, con slogan vecchi, senza fantasia nè creatività... e non c'è niente di più patetico di un vecchio di 20 anni

    Mi andava di dirlo e l'ho detto...

    mirco

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  13. Dimenticavo... anche le uova erano vecchie!!!
    cavolo... procuratevi almeno delle uova fresche!

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  14. Caro Mirco, mi spiace, ma non mi convinci. Il conflitto è il sale della società, e sarebbe un guaio prendere l'autorità del governo che pure la legge gli conferisce per un valore assoluto. A volte, interessi ed opinioni divergenti trovano uno sbocco istituzionale, altre volte no, e quasi sempre a causa di chi governa. Capisco il disagio della gente, ma immaginare un paese in cui ogni cinque anni si va a votare per determinare la composizione del parlamento, e poi si deve stare a casa ed obbesire al governo costituisce per me un vero e proprio incubo.

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  15. non volevo convincerti... sai meglio di me che quando uno ragiona vuole prima di tutto convincere se stesso... ed è quello che stavo facendo io...
    naturalmente non ho detto che si debba andare a votare e poi per cinque anni obbedire buoni e in silenzio... ho parlato di battaglia "politica", ho parlato di dissenso da manifestare in piazza... ma nel rispetto delle leggi (Socrate ai giovani, se ricordo bene)
    E quindi se ti piace anche di conflitto... ma appunto un conflitto politico... che è poi conflitto di idee e di organizzazione delle idee...
    Tu dici, non sempre è possibile farlo in modo pacifico?
    Mi dispiace ma quello non pacifico non mi interessa, anzi mi spaventa...
    Sto sempre cercando di convincermi!

    Buon tutto!

    mirco

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  16. @Mirco
    Il discorso sulla violenza, su cosa sia violento e cosa non lo sia, ci porta lontano. E' evidente che si tratta in ogni caso della contrapposizione alla violenza dell'autorità costituita, che naturalmente ha una sua legittimità: ciò può significare che non ha limiti? Se ci fosse un contesto in cui tutti si condivida un terreno comune, come quello del rispetto reciproco, del fatto cioè che ho di fronte avversari e non nemici, allora ogni forma di violenza sarebbe inaccettabile. A me, in tutta franchezza, non pare che oggi ci si trovi in questa situazione. Di fronte ad un potere corrotto, viene a franare la sua legittimità. Insomma, non ho una visione così manichea della violenza, va contestualizzata, come direbbe monsignor Fisichella :-D

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