Giorni di grande movimento e speranza per l’antiberlusconismo, il patriarca di Arcore è riuscito nel miracolo di sperperare l’enorme potere che nel 2008 gli elettori, soprattutto quelli che si erano astenuti, con il concorso di una legge elettorale post-democratica, gli avevano consegnato. Lo attaccano da tutte le parti, solo quelli a libro paga resistono, un manipolo che lo utilizza come ultimo usbergo prima della resa e la fine delle loro improbabili carriere politiche.
Eppure, ancora oggi, egli resiste e nessuno può ragionevolmente prevedere i modi e i tempi della sua caduta. Ciò che manca, è il coagularsi del campo avverso. Bossi e Tremonti scalpitano per farlo fuori, così pure Fini, e tanti altri nel suo stesso partito. Naturalmente, l’opposizione spinge nelle sue varie componenti che, in ogni caso, continuano a procedere in ordine sparso. Né mancano i poteri extra-parlamentari, la CGIL come la Confidustria, la Chiesa come consistenti strati di opinione pubblica variamente organizzata.
La spiegazione di questo apparente paradosso sta nella logica del cerino. Il detto, come noto, prende origine dalle guerre di posizione, come tipicamente la prima guerra mondiale, e il pericolo nell’accendere e nel tenere in mano il cerino acceso utilizzato quando si voleva fumare, a causa dei cecchini che nell’oscurità potevano localizzare i soldati nemici proprio dall’esile fiammella del cerino. Da qui, la conseguenza a mostrarsi restii a tenere un cerino acceso in mano. Ebbene, è ciò che sta accadendo adesso, gli avversari di Berlusconi sono ben divisi tra loro, e sono restii a dare la spallata finale, esitano perché temono di essere a loro volta impallinati e diffidano degli altri, di come gli altri potrebbero sfruttare a loro vantaggio il loro tentativo una volta che divenisse esplicito. Ciò ovviamente origina dal fatto che gli interessi sono ben lungi dal coincidere, e non è escluso che alcuni tra loro possano ancora utilizzare Berlusconi per motivi tattici. Per questo, malgrado questo coro di critiche al premier, ce lo dobbiamo ancora sopportare e lo sbocco prossimo venturo è tuttora roba da astrologi.
Ciononostante, prende sempre più corpo l’ipotesi di un nuovo governo, aggettivato nelle maniere più diverse, una specie di entità imprecisata, come quando due amanti decidono di fare un figlio, ma ne ignorano tutto, fattezze, sesso, carattere, eventuali malformazioni, e così via. Il punto è se basti volere un nuovo governo perché questo nasca, in una situazione di sostanziale surplace, per cui non solo come ho detto si ritarda a dimissionare Berlusconi, ma non si elabora e propone alcuna specifica ipotesi di legge elettorale, si chiede qualche intervento di emergenza in economia, evitando accuratamente di specificarne i contenuti. Apparentemente, non si rendono conto che così sarà più difficile gestire un’eventuale fase post-Berlusconi prima delle elezioni. Ancora oggi Bottiglione è stato chiarissimo in proposito. Egli dice di voltare pagina dimissionando questo governo, e poi istituendo un tavolo per la ricostruzione. Peccato che non si sappia non solo quali debbano essere gli argomenti di questo fantomatico tavolo, ma addirittura se ne ignorino i partecipanti, tanto che qualche giornalista lo interpreta come la possibile riproposizione dello stesso premier al timone di un nuovo governo.
Non v’è dubbio che questo governo pre-elezioni stia comunque assumendo sempre più il significato di una specie di nuovo CLN, che in una parte dell’opinione pubblica lo si veda come un lavacro della politica italiana, di una nuova partenza. Anche il documento di “Fare futuro”, associazione culturale vicina a Fini, evoca questo spirito di rinascita.
La mia opinione è ben differente: io vedo proprio in questa polarizzazione pro e contro Berlusconi l’impossibilità di suscitare nel parlamento e nel paese un dibattito politico di carattere generale, in grado di confrontarsi innanzitutto con la crisi economica e le sue conseguenze su un piano politico più generale, tra cui domina il problema della sovranità nazionale in un mondo globalizzato, del rapporto tra paesi aderenti ed UE, del rapporto infine tra UE, USA, Cina ed altri grandi potenze nazionali e sopranazionali con la multinazionale della finanza che ormai ne sacrifica e ridimensiona i poteri effettivi.
Questo spirito da CLN sembra così avere come seconda vittima dopo Berlusconi, la stessa democrazia nel nostro paese. L’aspetto più antidemocratico in questo paese è impersonato da Tremonti e dalla sua determinazione ad applicare al nostro paese i diktat della grande finanza, da cui egli trae potere e legittimazione internazionale. Così, senza una discussione franca e resa il più possibile pubblica, rischiamo di togliere dal governo il patetico giullare messo a calpestare il palcoscenico, ed a tenerci i registi che sideranno ancora tranquillamente a determinare la vita delle persone.
Il berlusconismo ci ha tenuti lontano dai grandi temi internazionale come lei giustamente scrive in questo post.
RispondiEliminaLa situazione da lei descritta, e condivisa spero da chi abbia ancora un po' di senno, è palese in tutta la sua gravità.
Aggiungo che il dibattito politico italiano ha assunto ormai le caratteristiche di un provincialismo estremo, lontano dai grandi temi e, perchè no, dalle etiche imperanti.
Questo stato di cose non ci permettere di alzare il dito e dire la nostra, intesa come una voce fuori dal coro che abbia un impatto al di fuori dai nostri confini.
Solo un Tremonti ci riesce, ma all'interno del suo clan finanziario conservatore e restauratore che comunque molto presente a livello mondiale.
Non è politica quella del mministro dell'economia, è solo sudditanza e delle peggiori.
Doriana
Per me già sarebbe una gran cosa poterci liberare di Berlusconi, ma il fatto è che non c'è la certezza che ciò avvenga e soprattutto che non sia lui a rivincere le elezioni. Ritengo che la grossa responsabilità di che fine farà il nostro Paese ce l'hanno innanzitutto gli Italiani, gran parte dei quali continua, a dispetto delle più sfacciate evidenze, a voler affidare il proprio destino a quest'uomo e al suo entourage. Per riparare i danni causati all'Italia dal berlusconismo ci vorranno decenni e non è detto che ci si riesca.
RispondiEliminacome giustamente scrivi tu la democrazia è agonizzante ma a me sembra che a parte pochi..in molti non se ne rendano conto e questo è veramente desolante e anche terrorizzante, perchè nella dittatura si scivola piano piano, possibile che nessuno se ne ricordi????
RispondiElimina@Doriana
RispondiEliminaMi pare che siamo d'accordo, e non aggiungerò altro, tranne chiedere se è proprio indispensabile darmi del lei :)
@Ornella
RispondiEliminaAppunto, su questo dissentiamo. E' una pia illusione, a mio parere, crdere che quando Brlusconi uscirà dalla politica, ci troveremo in una situazione migliore. Oggi, con questo spirito da CLN, stiamo creando tutti i presupposti per spostare ulteriormente a destra la politica italiana. E' ciò che sta avvenendo in tutta Europa, lo spostamento verso le teorie liberiste non è certo specifico dell'Italia e di Berlusconi. E' una crisi generale delle stesse democrazie occidentali, ormai preda dei fondamenti distruttivi del liberalismo, l'unica vera ideologia che oggi trionfa anche a sinistra. A te basterà togliere di mezzo un politico maleducato e scorretto? A me temo di no.
@Zefirina
RispondiEliminaLa mia opinione è che la gran parte di questo scivolemente si sia già compiuto. L'ultimo baluardo sta nell'indipendenza della magistratura. Se Alfano malauguratamente riuscisse a far approvare il suo DDL sulla giustizia, se i PM dipendessero dal potere esecutivo, se cambiasse la composizione del CSM, allora il percorso sarebbe quasi completato.
Non mi riferivo al Berlusconi maleducato e scorretto che fa vergognare l'Italia, o perlomeno non certo solo a quello, quello di cui vorrei liberarmi è soprattutto il Berlusconi padrone dei media capaci di fare il lavaggio al cervello agli Italiani, il Berlusconi inquisito che pur di non farsi processare farà approvare il suo DDl sulla giustizia con le conseguenze di cui tu parli nel commento di risposta a Zefirina. Credo che eliminare questo cancro della democrazia sarebbe già un ottimo risultato! Insomma, che l'Italia cominci da questo per tentare di risorgere!
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