lunedì 4 gennaio 2010

MA SIAMO DAVVERO TUTTI D'ACCORDO?

Mi chiedo se la pretesa del Presidente Napolitano di rappresentare tutti gli Italiani sia fondata. Questo è un punto che mi appare fondamentale, perché il Presidente, come tutti del resto, ha diritto alle sue proprie opinioni, ma mi chiedo cosa lo autorizzi a ritenere di parlare a nome dell’intera Italia, impresa già di per sé impossibile su un piano squisitamente teorico. Il Presidente invita le forze parlamentari a quel minimo di concordia necessaria ad andare verso una riforma costituzionale condivisa. Ebbene, sarà possibile in questo paese essere contrari a tali modifiche costituzionali, o le parole del Capo dello Stato si debbono intendere come la perdita di cittadinanza di chi la pensa come me? E se invece, sempre in linea di principio, senza quindi entrare nel merito di quale genere di riforme realizzare, il ruolo del Capo dello Stato fosse in primis quello di difendere il testo quale esso è attualmente? Perché è evidente che la Costituzione è riformabile, ma qualche preoccupazione verso una sua modifica dovrebbe suscitarsi proprio in quelle istituzioni che ne devono garantire l’applicazione. Questa sollecitazione, non da parte di partiti, che per definizione esprimono posizioni di parte, ma piuttosto da parte di chi non potrà fornire alcun contributo di merito, a me preoccupa. Gridando “al lupo, al lupo”, verso la Costituzione, da riformare, quindi attualmente inadeguata, non ne potrebbe pregiudicare il rispetto puntuale già da oggi? Mi chiedo insomma, chi gliela fa fare al Capo dello Stato, a sollecitare una concordia nel riformarla, lasciando il certo per l’incerto?

E ancora, passando ad un’altra sua affermazione, quali evidenze abbiamo che l’Italia ha risposto bene alla crisi economica? Come si può dare per scontato che tutti in questo paese, perché di tutti il Presidente vuole farsi interprete, sia d’accordo che la crisi sia stata affrontata in modo adeguato?

Mi spiace dirlo, ma mi pare che il discorso del Presidente si iscrive in una forma di conformismo che del resto ha già abbondantemente contagiato la stampa nazionale, per cui si danno giudizi tombali. Qui ormai non si sottolinea la natura personale di certi giudizi, ma i giudizi divengono definitivi, tali che non occorra neanche discuterne. Leggevo l’ultimo articolo di Giavazzi sul Corriere della Sera, che buon secondo, dopo Galli della Loggia, da’ un giudizio affrettatamente positivo sulla riforma dell’Università proposta dalla Gelmini. In un post precedente, ho tentato di esprimere un parere, che è complessivamente negativo su questo provvedimento, anche se mi rendo conto di quanto sia difficile darne una descrizione articolata su un blog. Sarà possibile in questo paese discutere di qualcosa senza che il Pierino di turno venga a sottrarti perfino la possibilità di critica e messa in discussione?

Nello stesso articolo, Giavazzi si propone come una persona schietta. Volete sapere in cosa è schietto il Giavazzi? Nel dire ai lavoratori che devono perdere il lavoro. Non stiamo lì insomma a tentare di salvare i posti di lavoro, questa è una cosa da ipocriti. Bisogna essere sinceri e spiegare all’operaio coinvolto che il suo lavoro non serve più. Perché dargli la cassa integrazione? Niente, basta con tali ipocrisie. Non si capisce veramente cosa egli proponga in alternativa, forse il suicidio di massa sarebbe davvero un’operazione verità.

Mi chiedo: ma che mondo è mai questo dove si è perso il senso delle cose. Ma caro Giavazzi, è così difficile ricordare che il lavoro è al servizio dell’uomo e non il contrario? Forse, io penso, sarebbe il caso di dire a Giavazzi che il suo lavoro di esperto di economia e lavoro non è più un lavoro utile, e che egli debba perdere il suo di posto di lavoro: a gettare la gente in mezzo alla strada, i capitalisti lo sanno fare da soli, delle sue presunte competenze tecniche non sappiamo proprio che farne.

21 commenti:

  1. Sai io penso che molti, tra cui Napolitano, abbiano la sensazione illusoria che l'Italia abbia superato meglio la crisi economica perchè c'è una quantità notevole di reddito sommerso per cui tu vedi le autostrade intasate nei vari ponti vacanzieri, se vai nelle pizzerie devi aspettare fuori le mezz'ore intere prima che si liberi un tavolo, le file per i cosidetti saldi le trovi soprattutto davanti ai negozi di marca, se vai in vacanza all'estero sei circondato da italiani ed allora superficialmente la gente si chiede "ma dov'è la crisi?". La crisi è nel fatto che i nostri giovani sono fortunati se riescono ad avere almeno un lavoro precario e moltissimi di loro vanno al cinema, in pizzeria, in vacanza con gli amici e vanno a fare la fila davanti ai negozi perchè noi genitori italiani siamo notoriamente generosi e ci sacrifichiamo pur di sostenere i nostri figli sempre e comunque. Ma poichè non siamo eterni, finita la nostra generazione, chi sosterrà quelli che oggi sono i nostri giovani?

    RispondiElimina
  2. Io patisco sempre quando si cominciano a invocare le grandi intese perchè di solito questo porta sempre a qualche accordo che interessa molto la casta politica e poco i cittadini. Patisco vedere il presidente della Repubblica, eletto senza il consenso del partito di Berlusconi e soprattutto anche senza essere stato da questi riconosciuto quale Presidente della Repubblica per molti mesi , ergersi a fautore di accordi propri con lui.

    RispondiElimina
  3. All'unanimità si aumentano gli stipendi.... l'unanimità è pericolosa!

    mirco

    RispondiElimina
  4. Io rifiuto di ascoltare il solito discorso di fine anno del nostro "caro" Presidente. Hai detto bene, il suo discorso è conforme alla stampa nazionale e ti dico di più. Molto simile al discorso del Partito dell'amore di Berlusconi.

    Basta attriti(quali?), andiamo tutti d'accordo e riformiamo questa obsoleta Costituzione che "reprime" la nostra cara Economia. Perchè il tuo chiaro riferimento sul "servizio" del lavoro mi ricorda la bellissima frase di Spinoza ove dice che l'economia deve servire l'uomo, non schiavizzarlo.

    Dirò una cosa che forse ha il sapore di qualunquismo, ma io vorrei che questo Giavazzi vada a lavorare, e che faccia il sacrificio di arrivare a fine mese. E vediamo se rimane della stessa opinione.

    Perchè caro Vincenzo, ci sono alcune persone che per capire, dovrebbero andare a lavorare nei campi.

    L'Incarcerato qualunquista per un giorno.

    RispondiElimina
  5. Ma allora non sono soltanto io quello che non ha digerito il discorso presidenziale di capodanno.
    A partire dal momento in cui il collegamento era terminato mi chiedevo se ero io che non avevo capito 'na mazza oppure che avevo capito fin troppo bene ed erano state dette molte frasi che non mi erano andate giù.
    Vince' tu e gli altri blogger lo state spiegando meglio di me.

    RispondiElimina
  6. Democrazia vuol dire maggioranza che impone alla minoranza? se le riforme non possono essere discusse da tutte le rappresentanze e chi dissente è tacciato di sovvertire l'ordine?
    veramente è tutto un controsenso: altrochè nei campi... in miniera!

    RispondiElimina
  7. Quest'anno, per la prima volta, mi sono rifiutato di sentire il messaggio di fine anno del presidente. Non ho cercato neanche nei giorni sucessivi sui vari canali e non ho letto una sola parola ..........
    questo clima vomitevole di toni bassi, di amore e menzonie non ha permesso che mi rovinasse la mia vacanza.......
    magari quando ci sara' un presidente senza "badante" e che rappresenti in pieno il suo ruolo ritornero' ad ascoltarlo..!!!

    RispondiElimina
  8. @Ornella
    Come tu dici, i forti legami familiari, parte integrante della nostra cultura nazionale, funzionano da cuscinetto, da ammortizzatore degli effetti della crisi. Alcuni strumenti di tutela hanno funzionato, ad esempio nei confronti dei posti di lavoro a tempo indeterminato, tipo cassa integrazione. Anche le pensioni, oncluese quelle sociali, funzionano sicuramente come paracadute per i soggetti coinvolti. C'è però chi non ha a disposizione questi strumenti, come i lavoratori precari, ma non solo, anche i giovani che siaffacciano sul mercato del lavoro. Ciò però che viene soprattutto taciuto è che tali strumenti sono per l'oggi, ma non danno nessun contributo per il futuro, non dico quello remoto, ma quello più prossimo. La politica di Tremonti ha semplicemente stravolto la stessa possibilità di gestire decentemente quelle attività che hanno effetti meno immediati. Cito l'intero settore dell'istruzione, a proposito del quale è stato opportunamente detto "benvenuti al medioevo futuro prossimo". Cito anche la lotta alle grandi organizzazioni criminali che tanto condizionano la nostra nazione. Anche questa è una lotta che costa, e richiede interventi coerenti. Come allora si può considerare coerente lo scudo fiscale? Come si può considerare coerente i minori mezzi alle forze dell'ordine, l'incapacità di investire nel settore della giustizia? Guardare agli effetti della crisi osservando cosa succede oggi, ci da' così una visione errata delle cose. I tagli ed i provvedimenti che citavo avranno un effetto devastante sulla nostra società, ma sono ordigni a scoppio ritardato: stiamo cioè oggi creando i presupposti per un degrado futuro.

    RispondiElimina
  9. Che bello leggere post, articoli come questo da condividere parola dopo parola!
    Anch'io come l'Incarcerato evito ben volentieri di sorbirmi ogni anno il discorso del capo dello Stato, ma ovviamente il resoconto e gli stralci delle sue posizioni da "ultima notte dell'anno" finiscono inevitabilmente sotto i miei occhi.

    E mi ritrovo ogni volta a chiedermi a nome di chi stia parlando. Perché è una pericolosa alterazione della realtà delle cose continuare a cavalcare l'onda delle "riforme istituzionali" nel tentativo di costruire attorno ad esse un alone di necessità imminente.

    Il premierato forte, il semipresidenzialismo, la separazione delle carriere dei giudici, l'immunità parlamentare o delle più alte cariche non sono esigenze di cui questo paese ha bisogno.
    E non sono una necessità nemmeno di una buona e sensata classe politica. Che è, ovviamente, ciò che manca in questo paese.

    Del discorso di Napolitano ricordo il divertentissimo commento di Alessandro Gilioli, blogger e giornalista dell'Espresso:
    "Bello il discorso di capodanno di Napolitano. Avendo tolto tutti i "mavalà", non si capiva nemmeno tanto che gliel'aveva scritto Ghedini".

    RispondiElimina
  10. @Antonella
    Non mi piace in particolare questa vena ecumenica: che Napolitano si prenda per intero le proprie responsabilità, senza pretendere di farsi interprete di chi con tutta evidenza non vuole essere interpretato.

    RispondiElimina
  11. @Inka
    Non definirei qualunquismo rimettere "la faccia" ai lavoratori, ricordare cioè che sono persone. Se non riescono a farlo spontaneamente, è necessario allora mettere questi soloni al posto di questi lavoratori, in modo che possano sperimentare sulla propria pelle ciò che succede alle persone in carne ed ossa.

    RispondiElimina
  12. @Aldo
    A leggere certi articoli sulla stampa, così unanimi e così ecumenici, c'è da rimanere allibiti.

    RispondiElimina
  13. @Angustifolia
    Questa melassa insulsa finirà per soffocarci. Mi chiedo quando saremmo in numero sufficiente a dire basta.

    RispondiElimina
  14. @Alessandro
    Sappiamo bene che non è Ghedini l'autore, ma il fatto che sia farina del sacco suo e del suo staff rende la cosa ancora più grave: un'unanimità, includendo la gran parte dei commenti sulla stampa, inquietante.

    RispondiElimina
  15. Condivido quello che hai scritto. In particolare, per quanto riguarda i lavoratori, colpisce il fatto che persone privilegiate e ben pagate per scrivere a servizio di qualche padrone si mettano a fare "prediche" a chi purtroppo non ha i medesimi privilegi.
    Eh sì, nei campi dovrebbero andare, e non si tratta di qualunquismo ma di una sana presa di coscienza della verità: un gruppo di privilegiati ci prende per i fondelli.

    Vincenzo Cucinotta@ Ebbene, sarà possibile in questo paese essere contrari a tali modifiche costituzionali, o le parole del Capo dello Stato si debbono intendere come la perdita di cittadinanza di chi la pensa come me?

    Ormai i media hanno infuso nelle menti di tanti l'idea che criticare il Presidente della Repubblica o dissentire dalle sue posizione sia una sorta di sacrilegio. In breve, sembra quasi che le sue parole siano dogmi inattaccabili. Non sapevo che il Presidente della Repubblica fosse una divinità scesa sulla Terra e da adorare acriticamente.

    Poveri noi!

    RispondiElimina
  16. quelli che hanno ritenuto che il discorso di napolitano sia stato un bel discorso hanno tacciato gli altri di non essere mai contenti. purtroppo quel numero sufficiente a dire "basta" è ancora lontano da raggiungere... non sarà che il presidente della repubblica si sia sentito in dovere di non dispiacere troppo una parte offesa pubblicamente di recente, anche se colpevole è stata solo la sconsideratezza di un povero uomo? i famosi toni pacati avranno incluso anche non prendere troppo le distanze da chi crede o vuole far credere superata la crisi abbassando ignobilmente lo sguardo davanti a situazioni catastrofiche che inducono a togliersi la vita?
    che tristezza, caro vinz!

    RispondiElimina
  17. @Romina
    Mi fa piacere che concordi con me: i due punti che sottolinei sono in effetti due punti chiave.

    RispondiElimina
  18. @Gio
    Ben tornata, e auguri ricambiati :)
    Sì, in effetti, non capisco perchè il 51% non va bene, ma se diventiamo l'80%, allora sì. Preferirei che egli esprimesse delle sue posizioni, che non capisco perchè devono apparire unanimi. Il suo ruolo di garante della Repubblica non dipende da quanti consensi possa coagulare tra le forze politiche, ma dal contenuto di ciò che dice: se consenso ci dev'essere, e certo sarebbe un vantaggio, tale consenso deve manifestarsi tra la gente. Ancora una volta, scambiamo l'universo della società col micro-universo dei partiti politici.

    RispondiElimina
  19. @Maria Rosaria
    Meglio la rabbia della tristezza :)

    RispondiElimina