mercoledì 20 gennaio 2010

RUBRICA SETTIMANALE DI POLITICA INTERNA. N. 23

In questi giorni, in un clima sostanzialmente indifferente da parte della cosiddetta opinione pubblica, si vanno sviluppando due differenti questioni a mio parere di fondamentale importanza del nostro paese.

La prima questione riguarda il cammino, già iniziato in Senato, della legge sul cosiddetto “processo breve”, che si dovrebbe piuttosto chiamare “prescrizione breve”. E’ una bomba ad orologeria che la maggioranza, nella speranza di salvare il signor B. dai suoi guai giudiziari, ha piazzato al centro della nostra società,e che quando deflagrerà, comporterà la sostanziale immunità dai reati commessi, mentre sulle questioni di pertinenza del codice civile, significherà l’impossibilità di garantire la legalità in tutti quei rapporti in cui ciascuno di noi è coinvolto quotidianamente. Insomma, per costoro, allo scopo di garantire un tempo processuale ragionevole, la soluzione starebbe nell’impossibilità stessa di celebrare il processo. Si è portato l’esempio del treno che non riesce ad arrivare in orario, e la soluzione quindi sarebbe quello di fermarlo in aperta campagna all’orario di arrivo previsto. Il compito del governo e del Parlamento non sarebbe quindi quello di risolvere i problemi che causano i ritardi nel processo, ma di prenderne semplicemente atto e annullarli d’imperio. E badate, questo provvedimento è nei fatti retroattivo (sennò come si salverebbe il signor B. ?), e quindi il giorno stesso in cui entrasse in vigore, determinerebbe l’automatico annullamento di tutti i procedimenti in corso, tranne quella piccola frazione che non ha ancora raggiunto il tempo limite previsto dalla legge.

La seconda questione riguarda le regionali, e din particolare la Puglia. In questa vicenda, la posta in gioco è enorme. Qui, vengono a confronto due opposte concezioni della politica, l’una la quale si misura con i problemi, con le scelte amministrative e politiche riguardanti i grandi problemi collettivi, l’altra quella che vede la politica come un’arte patrimonio di pochi che la esercitano al di sopra delle persone. Anzi, per costoro, le persone non esistono più, sono soltanto dei pacchetti di voti, elettori che leggono i simboli dei vari partiti e infilano la loro scheda nell’urna in maniera passiva, senza esercitare le loro capacità critiche. Qui, la politica inciuciona, la politica dei politicanti che si accordano tra loro sulla testa delle persone viene ad un nodo fondamentale. L’esito delle primarie in Puglia è nei fatti una scadenza fondamentale per l’intero paese. Qua si decide se il disegno portato avanti negli ultimi decenni da governi di qualsiasi colore di rapina del paese a favori dei soliti noti, e parlo di telefonia, di autostrade, di energia elettrica, di energia da combustibili fossili, per citarne solo alcune, andrà avanti con l’acqua, con la costruzione delle centrali nucleari, coi favori fatti all’industria farmaceutica. Se Vendola perde, è inutile nasconderlo, un progetto di rapina può proseguire indisturbato e la gente non avrà chissà per quanto tempo ancora nessuna possibilità di fermarlo, di difendere quello che è un patrimonio di tutti.

Non trascurerei neanche il travaglio presente nel PDL sui suoi rapporti con l’UDC. Devono fare una scelta sofferta se privilegiare l’affermazione del bipolarismo rifiutando le alleanze con l’UDC, o piuttosto privilegiare gli accordi per conseguire un risultato migliore: non sarà facile, ma la scelta è secca. Casini potrebbe, in caso di rifiuto del PDL, essere costretto a buttarsi nella braccia del PD, spostando sempre più a destra il quadro politico del paese. In realtà, ciò oggettivamente tenderebbe ad aumentare lo spazio politico di una formazione di sinistra, ma non si vede ancora in quest’area una consapevolezza di esprimere una politica unitaria, costruita su contenuti piuttosto che su figure di leaders vari, sempre lì pronti ad affermare il loro specifico e personale ruolo.

2 commenti:

  1. D'accordissimo. A partire dalla tua osservazione sulle ultime controriforme ad personam sulla giustizia.
    Le cose vengano chiamate come è giusto chiamarle. La legge approvata oggi al Senato abbrevia la durata dei processi? No.
    Abbrevia i termini di prescrizione? Sì. La si cominci a chiamare "Prescrizione breve". E la chiamassero così anche gli onorevoli in aula chiamati da un anno e mezzo (probabilmente a loro insaputa) a ricoprire il ruolo della "OPPOSIZIONE".

    Sulla questione pugliese non aggiungo nulla. Sai già quali sono le mie posizioni sul tema e sai già che condivido perfettamente il tuo pensiero.

    Infine, a malincuore, mi ritrovo a sposare in pieno anche la tua osservazione finale sull'UDC e l'assenza della sinistra. E' una logica politica con la quale dobbiamo cominciare a fare i conti, visto quanto il tuo pronostico sia attinente alla realtà attuale.
    Una forza progressista come si deve avrebbe già intercettato una quantità devastante di voti e consensi. I referenti politici di quella parte politica non si sono finora dimostrati in grado di farlo.

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  2. Sono talmente avvilita ( la legge sul processo-prescrizione breve è già passata al Senato) che non riesco neanche a scrivere un commento più articolato. :(((

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