lunedì 25 gennaio 2010

LE PRIMARIE IN PUGLIA: UN PUNTO DI PARTENZA

L’esito delle primarie in Puglia, con la sconfitta di dimensioni eclatanti di Boccia, è un evento di importanza a mio parere storica. Per argomentare la mia tesi, vorrei ricostruire brevemente la storia della sinistra italiana in questi ultimi vent’anni.

In principio, c’era il PCI, con varie formazioni alla sua sinistra. Poi venne il PDS, quindi il DS e infine il PD. Se confrontiamo le elezioni del 1987 con quelle del 1994, e stiamo quindi parlando di un prima e di un dopo rispetto ad eventi storici come la caduta di Berlino, come politica internazionale, e tangentopoli come situazione nazionale, per la sinistra in fondo poco cambia come consistenza elettorale: senza considerare il partito popolare, includendo quindi PDS, PRC, la Rete, si arriva agevolmente a raggiungere, se non addirittura a superare, quel 30-31% che il PCI e i partiti alla sua sinistra avevano raggiunto nel 1987. Il significato di questa costanza dei consensi consiste in una riconferma della fiducia degli elettori nel principale partito della sinistra, che cede circa il 6% dei voti verso formazioni sostanzialmente schierate alla sua sinistra. C’è quindi una perplessità rispetto all’abbandono ufficiale dello schieramento marxista, ma, direi, in limiti del tutto fisiologici. Queste stesse formazioni nel 1996 raggiungono il 32%. Così, mi sembra logico dedurre che esiste quasi un terzo degli elettori italiani che stabilmente, per un decennio, malgrado tutto il cambiamento del quadro internazionale e la rivoluzione nel tipo di formazioni politiche intervenuto in Italia, continua imperterrito a votare a sinistra. E’ proprio negli ultimi anni del millennio che qualcosa viene a modificarsi profondamente. L’esperienza del governo Prodi, fatto cadere a metà legislatura da uno scellerato, anche se mai provato, patto Bertinotti-D’Alema, che fa cambiare un bel po’ questo scenario elettorale. In sostanza, la gente comincia a chiedersi chi tra Prodi e D’Alema stia più a sinistra, e se quindi non sia più opportuno schierarsi coi Popolari, diventati nel frattempo “La Margherita”, piuttosto che col neonato DS (ex-PDS). C’è quindi una caduta di circa quattro punti nei voti dei DS, ma stavolta non verso la sinistra, ma piuttosto verso “La Margherita”. Ciò che vorrei però sostenere è che sarebbe affrettato considerare questa come la svolta a destra degli elettori. A me sembra piuttosto la presa d’atto della deriva verso il centro degli ex-PCI. E’ come cioè se una lenta ma inesorabile deriva solo in quegli anni diventasse presa d’atto consapevole da parte di questa parte della popolazione. Nel 2006, “L’Ulivo”, sostanzialmente l’unione dei DS e della Margherita, conferma i suoi voti (31%, rispetto al 16,5+14,5 delle elezioni del 2001), mentre la sinistra esplode verso l’alto, superando il 10% di consensi. Dal 1994 al 2006, si fronteggiano due schieramenti sostanzialmente equivalenti, che stentano a prevalere l’uno sull’altro. Soltanto nel 2008 si ha un reale spostamento a destra dell’elettorato. Se però si esaminano i dati elettorali con maggiore attenzione, allora emerge che i votanti effettivi, quelli in numero assoluto, per la destra e il centro cumulativamente non sono aumentati (sono sempre circa 17 milioni), anche se l’UDC perde per strada quasi mezzo milioni di voti a favore della destra. Sembra quindi che gli elettori di sinistra, se considerati globalmente, non abbiano votato a destra, e neanche l’UDC, ma piuttosto si siano astenuti o abbiano annullato il voto, oppure abbiano votato scheda bianca. La scommessa della sinistra così, sembra essere quella di fare il pieno, di farsi cioè votare, da quei 16,5 milioni di elettori che si rifiutano comunque di votare centro e destra. Casini, costretto nel 2008 a presentarsi da solo, ha perso circa il 18% dei suoi elettori, che non è certo poco. La società italiana è già da un decennio almeno pronta a diventare bipartitica: sono i politici che non sono pronti a tanto. La scommessa dei centristi non è basata sull’esistenza di un’area di opinione davvero di centro in Italia, ma su giochetti interni al microcosmo politico, svolgere il ruolo del famoso ago della bilancia della politica, facendo pagare caro quel loro piccolo contributo necessario a far prevalere due schieramenti che come è mostrato sono e rimangono sostanzialmente identici come consistenza numerica.

La scommessa dell’oggi è quindi quella di dare una degna rappresentanza politica a questi 16,5 milioni di persone. Non è la maggioranza del paese, ma è una minoranza molto consistente, ed è sorprendente, e nello stesso tempo confortante che decenni di TV berlusconiane, decenni di propaganda menzognera, decenni in cui i dirigenti della sinistra hanno trascorso il tempo a farsi sgambetti tra loro, a dimostrare chi tra loro ce l’avesse più grosso, anche a coltivare la propria personale visione della politica senza sentire l’esigenza di rappresentare istanze più ampie, dopo tutto ciò, queste persone continuano a rifiutarsi di votare a destra: piuttosto, non votano. Io vorrei che Vendola si rendesse pienamente conto della responsabilità di cui oggettivamente è da oggi investito. Qui, non è in gioco soltanto il destino di una regione, quale politica debba essere portata avanti in Puglia, ma piuttosto qui viene in evidenza la maturità di fasce consistenti di elettori, a paragone di politicanti che immaginano la politica come completamente sconnessa coi fatti e con l’opinione degli stessi votanti. Spetta proprio a Vendola progettare un’iniziativa storica di riunificazione a sinistra su contenuti che sappiano essere di sinistra. Non è facile, ma i pugliesi hanno dimostrato che è possibile, che la gente è pronta a mobilitarsi per motivazioni chiare e condivisibili: la crisi della sinistra è insomma una crisi di classe dirigente ed è questa classe dirigente che si deve ricostruire, senza immaginare che ciò debba avvenire attorno alla propria personale leadership.

27 commenti:

  1. Sottoscrivo in pieno.
    C'è una grossa differenza tra le virate a destra dell'elettorato e quelle dei dirigenti politici nazionali. E tranne forse qualche accenno nelle ultime elezioni politiche, l'elettorato italiano non si è mai reso protagonista di reali stravolgimenti elettorali in senso "conservatore".

    E in virtù delle alterazioni di pensiero, idee e programmi di parecchie alte sfere della politica italiana, il mutamento finisce per diventare agli occhi dell'elettorato vera confusione.

    Un esempio chiave è proprio quello della Puglia, dove le componenti "margheritine" del PD sono stati i principali autori di politiche come la ripubblicizzazione dell'acquedotto pugliese e il rigetto totale dell'energia nucleare, a dispetto di quanto dimostrato in questi temi (e in particolar modo sulla sanità) da parte della componente ex-diessina.

    Siamo il paese in cui un centrista incallito come Antonio Di Pietro è divenuto espressione di una logica politica sinistrorsa, ambientalista e fortemente bipolare.

    Qualcuno dovrebbe cominciare a farsi qualche esame di coscienza. Con qualche decennio di ritardo, per giunta.

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  2. Sembra quindi che gli elettori di sinistra, se considerati globalmente, non abbiano votato a destra, e neanche l’UDC, ma piuttosto si siano astenuti o abbiano annullato il voto, oppure abbiano votato scheda bianca.

    La penso così anch'io. E penso anche che, sì, Vendola ha una grande responsabilità.

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  3. Ah, dimenticavo la cosa più importante: alla faccia di D'Alema! Tiè!!

    Perdona l'assenza di finezza, ma se c'è un individuo che non sopporto, e che giudico uno dei massimi responsabili della perdita di credibilità della sinistra, quello è proprio D'Alema.

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  4. Un tempo si votava al partito e non alla persona. ma il partito un tempo aveva un indirizzo ed un ideologia in cui la gente si ritrova e che anzi proveniva dalla piazza. La vittoria di Vendola se da una parte manifesta la volontà popolare dall'altra manifesta che questa volontà popolare non sta con il pD. Cioè la gente non sta con la politica del PD. Mi sembra gravissimo. Anche4 perchè altri partiti di sinistra non ne abbiamo

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  5. Ribadisco la mia grande soddisfazione! Tuttavia Bersani dice che la politica del partito non cambia, che significa? Non vuole forse prendere atto del messaggio forte e chiaro che è arrivato al suo partito e che cioè la gente non ne può più delle strategie perdenti di D'alema?

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  6. Carissimo, la politica pura ha vinto in Puglia contro la politica dell'orticello.
    Vendola sa che simbolo sta diventando, ma del resto lo è semrpe stato.
    Nota di (mal) costume:il suocero di Casini pare sia interessato all'acquisizione dell'acquedotto pugliese, che per Vendola è invece intoccabile dato che per lui ( benedenntiddio) l'acqua è ancora un bene essenziale che deve essere alla portata di tutti e non per arricchire pochi e D'Alema è amico di Casini; a buon intenditor...
    Un abbraccio affettuoso e complimento per l'analisi politica sempre acuta e ahimè verissima

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  7. Credo che a Vendola spetti governare bene la Puglia se sarà rieletto. Non vedo la possibilità di riunire la parte cattolico-binettiana del PD e la sinistra oramai annacquata che ancora é dentro al PD. Il PD é un partito assolutamente scollato dalla realtà del Paese. E questo deve far riflettere.... il PD ce la mette tutta a far vincere il PDL e devo dire ci riesce molto bene.

    Questa volta però é forse andata male; La gente ha scelto senza paraocchi e quindi le logiche nefaste di D'Alema & Co. sono, per ora, state rintuzzate.

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  8. Sicuramente l'elettorato di sinistra quello era e quello rimane, i problemi sono altri. Principalmente come convincere chi non lo è della bontà delle proprie posizioni, e questo in un paese fazioso come il nostro che bada più all'apparenza che non alla sostanza è complicatissimo.
    In secondo luogo c'è l'elettorato di sinistra ma manca la sinistra. Definire il Pd attuale un partito di sinistra è davvero azzardato, visti i componenti di questo schieramento. A mio avviso il Pd è un equivoco politico che spero sparisca al più presto, con una naturale quanto benefica dissoluzione.
    L'appoggio forzato a Vendola è un primo passo, considerati i trascorsi di sfascia partiti di quest'ultimo!

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  9. Felice di reincontrarti lucido come sempre nelle tue analisi e buon anno con spiacevole ritardo, dovuto alla mia assenza dal blog.
    Pur non condividendo in tutto e per tutto Vendola anch'io sono stato soddisfatto della sua vittoria.
    Pd veramente demenziale.

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  10. Sono d'accordo. E' tutta la classe dirigente da ricostruire. Ma come si fa?

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  11. E' successo quello che D'Alema non voleva.Sentito sabato a "Che tempo che fa" lui sostiene che senza unirsi a Casini son destinati ad una eterna opposizione perchè:"l'Italia è un paese di destra"
    Non si può arrivare al 51% senza l'abbraccio mortale con gli ex Dc.Questo dice lui, che si pensa un grande stratega politico,ma io mi domando che cosa potrà mai fare il PD con questi alleati?E soprattutto perchè votare un partito che con tante Binetti dentro sarà difficile distinguere dal PDL?Hai ragione è una crisi di questa classe politica ma non vedo come liberarcele,questi sono attaccati alle sedie con la colla.

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  12. @Alessandro
    Ho letto anche il tuo post, e mi pare che siamo d'accordo. Da parte mia, mi preme precisare la possibile rilevanza nazionale dei dati di queste primarie: bisogna fare pienamente pesare a D'Alema & Co. lo smacco subito. Queste persone possono fare solo una cosa di positivo alla sinistra: uscire definitivamente di scena.

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  13. @Romina
    Fermiamo questo perverso e cinico gioco di questi politicanti con la vita delle persone: oggi è una grande occasione da sfruttare.

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  14. @Anonimo
    A sinistra, penso che bisogna ripartire dall'inizio. Il PD, innazitutto, non è un partito di sinistra, nè dichiara di esserlo in verità. Il resto sono formazioni costruite attorno a leadershps sostanzialmente inamovibili: non c'è davvero nulla da salvare. Però, questi sedici milioni e mezzo di persone esistono: si tratta, come dicevo, di rappresentarli. E' un'operazione estremamente complessa, ma chi tra coloro che rivestono grandi responsabilità politiche ne ha la sensibilità, non può ritrarsi dal tentare una grande operazione di rimescolamento di forze nella sinistra.

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  15. @Ornella
    Bersani ripete l'unica litania che può: in caso contrario, dovrebbe ammettere i propri errori e trarne le conseguenze dimettendosi. Non lo farà, stiamone certi.

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  16. @Luce
    Attribuisco un grande carico di responsabilità a Vendola, proprio perchè oggi è l'unico che può scompaginare le carte (diciamo spareggiare giocando a scopone), ma anche perchè diventare simboli significa rischiare di rimanerne prigioneri.

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  17. @Daniele
    Basta che per buttare l'intero gruppo dirigente del PD, su cui non avrei obiezioni (ma qualche eccezione da salvare ci sta), non buttiamo via anche il suo elettorato, un 26% che non ci possiamo permettere di lasciare andare certamente.

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  18. @Rouge
    Siamo, mi pare, d'accordo. Il problema più grande, mi pare tuttavia, non tanto come liberarsi del PD, ma come costruire una rappresentanza politica alternativa.

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  19. @Matteo.
    Bentornato! Non vorrei essere frainteso: anch'io credo che Vendola abbia fatto errori nella sua carriera politica. Tuttavia, i fatti stessi lo pongono in una situazione centrale nello schieramento di sinistra, ed è per questo che non può ignorare quanto ogni suo atto sia oggi suscettibile di effetti importanti.

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  20. @Alberto
    Io scrivo un blog e tento di sviluppare qualche ragionamento: a Vendola e a persone attivamente impegnate o impegnabili in politica le iniziative concrete. Per quanto mi riguarda, non mi tirerò mai indietro dal fare la mia parte.

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  21. @Stefania
    Vediamo cosa succederà adesso: mi rifiuto di credere che tutti nel PD siano pronti all'eutanasia. Spero proprio che dopo le regionali qualcuno gliela farà pagare a D'Alema e ai suoi accoliti.

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  22. E' una dimostrazione che la serietà paga e le chiacchiere di dalema e le stronzate di casini, coi suoi forni, stanno a zero.

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  23. Come al solito, lucidissima disamina.
    Non sono d'accordo, però, sull'affermazione che fai circa "la società italiana (che) è già da un decennio almeno pronta a diventare bipartitica". Non credo. Bipolare (non come il disturbo, eh?) sì, ma non è - ritengo - nel nostro DNA politico la contrapposizione tra due grandi partiti: molto probabilmente anche noi (come i nostri politici) siamo troppo individualisti e cerchiamo ancora - facendo le pulci a destra, a sinistra, al centro, all'estrema sinistra, all'estrema destra, al centro-sinistra, al centro-destra... (li ho detti tutti?) - il raggruppamento più vicino, o meno lontano, dal nostro sentire.

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  24. @enio
    le stronzate di casini coi suoi forni è bellissima :-D

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  25. @BC
    Non sono certo che gli Italiani siano pronti al bipartitismo. L'unico modo per accertarlo è provarlo. Eppoi, il bipartitismo non è mai perfetto, neanche in Gran Bretagna. Bipartitismo significa che le liste di candidati sono liste di partito e non di coalizioni, come nel bipolarismo. A me, il bipolarismo mi pare sia come un bipartitismo "denoiantri", che assomma i difetti del proporzionale a quelli del bipartitismo, senza avere alcun pregio. E' tra l'altro evidente che quando una coalizione definisce le liste di candidati, compie un'operazione inevitabilmente verticistica: i vari capetti riuniti tra loro dettano il verbo.
    Vorrei anche aggiungere che, seppure con differenti accentuazioni, due partiti in Italia ci sono, almeno finchè ci sarà Berlusconi. Egli ha avuto l'abilità di fare schierare gli Italiani a seconda se sono pro o contro di lui.

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  26. ...Facciamo così...non mi illudo di nulla di positivo.Così se le cose non dovessero migliorare o cambiare (neanche questa volta) almeno non sarò sempre più delusa.

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  27. @Guernica
    Sei certa che sia così terribile illudersi? Magari anche le illusioni rendono la vita più interessante... :)

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