sabato 23 gennaio 2010

ANCORA SULLA LIBERTA' DI STAMPA

Voglio citare questo articolo di Mario Deaglio su “La Stampa” (qui), che trovo estremamente interessante, e che vi invito a leggere per intero. La maestria dell’autore sta nell’accostare due distinti fatti apparentemente senza alcuna attinenza reciproca, anzi perfino in qualche misura opposti tra loro. Riassumo brevemente per chi fosse troppo pigro per andare sull’articolo.

Il primo fatto è la censura operata dalla Cina su Google. Posso testimoniare che dall’albergo in cui ero alloggiato nel mio recente viaggio a Shanghai, non sono riuscito a collegarmi a questo mio blog, mentre la rete funzionava regolarmente andando verso altri siti. Di tutto ciò, la nostra stampa nazionale c’ha ampiamente informati.

Il secondo fatto è la decisione della Corte Suprema degli USA di rimuovere tutti i limiti quantitativi all’accesso di privati ed aziende ai mezzi di comunicazione. Questa notizia non sembra interessare la grande stampa italiana, e l’articolo che cito è anche da questo punto di vista un contributo prezioso di informazione.

Apparentemente, si tratta di due eventi di natura opposta, l’una, quella cinese, limita la comunicazione, l’altra, quella americana, toglie ogni vincolo e quindi sembra liberalizzarla.

Le cose in realtà non sono così ovvie perché, come acutamente osserva Deaglio, la libertà di stampa non può consistere in una pura opzione teorica, ma deve al contrario essere concretamente accessibile. Togliere ogni limite quantitativo in termini di spazi e in termini di impegno finanziario a ciascun soggetto, significa di fatto limitare l’accesso a questi mezzi solo ai più facoltosi.

Deaglio argomenta più efficacemente di me in proposito. A me importa tanto citarne l’articolo, perché lo trovo perfettamente in accordo con alcune tesi che sviluppo nel mio libro sulla problematicità del concetto stesso di libertà di stampa, ed in genere di come le teorie liberali, seppure formalmente eleganti, nella loro concreta applicazioni, si rivelino come poco più di esercitazioni di pensiero.

Io polemizzo spesso con l’Illuminismo, ma forse dovrei meglio dire con gli “Illuministi del terzo millennio”, perché gli Illuministi del XVIII secolo erano persone molto di buon senso, che sia nella formulazione che nell’esplicitazione delle loro teorie si guardavano bene dal portarle alle estreme conseguenze. Vorrei ora chiedere a costoro cosa ne pensano di questo articolo, e di come certi principi formali, se portati alle estreme conseguenze, provochino effetti esattamente opposti a quelli per cui erano stati originalmente pensati.

3 commenti:

  1. Vorrei in parte correggermi. C'è un'importante differenza importante tra i due casi citati, in quanto in Cina si tratta di una politica pensata da un gruppo di potere ufficialmente definito. Negli USA invece, tramite meccanismi formalmente casuali, e cioè la disponibilità di risorse finanziarie, si vuole allo stesso modo detewrminare l'uso delle risorse informative. Questo potere di fatto così, non ha alcuna legittimazione ufficiale, non gli serve, e quindi deve considerarsi perfino peggiore, perchè per definizione irresponsabile.

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  2. Vincenzo, scusa se ciò che vado a scrivere non è attinente al tuo post, ma voglio esprimere tutta la mia soddisfazione per la vittoria di Vendola alle primarie del PD in Puglia. Spero che D'Alema non si riprenda più da questo cazzottone in faccia!

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  3. @Ornella
    Hai fatto benissimo: leggi pure il nuovo post :)

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