La questione della sentenza sul crocifisso continua a infiammare i commenti sul weeb, sulla stampa e anche in discussioni di presenza. Qui vorrei tornarci, a partire da un articolo sul Corriere di Claudio Magris.
Il punto che mi pare fondamentale in tale articolo è lì dove l’autore cita “il buon senso”. Dal contesto, sembra che questa espressione venga qui utilizzata in modo leggermente equivoco. Personalmente, uso l’espressione “buon senso” intendendo una sorta di ragionevolezza. Qui, invece, la intendo come modo per significare “ideologia dominante”. Non bisogna, egli dice, andare contro il buon senso, e giù a spiegarci l’importanza del Cristo nella cultura mondiale. Il punto che egli trascura, come tanti, ma non certo la Chiesa, è che il crocifisso è innanzitutto un simbolo religioso. Se la Chiesa smettesse di utilizzarlo nella sua liturgia, certamente se ne potrebbe riparlare, ma allo stato degli atti, bisogna ammettere che si tratta, comunque la si voglia considerare di un simbolo quanto meno ambiguo.
Il punto fondamentale che però mi interessa è un altro: quando egli stesso ammette che la sentenza è ineccepibile. Dunque, ci troviamo senza volerlo, per iniziativa di una privata cittadina, a confrontarci con una sentenza ineccepibile. Logica vorrebbe che la si difendesse, si difendesse cioè una decisione corretta. Qui, invece, succedono delle cose strane, si tenta di depotenziarne la portata, di evitare dibattiti ideologici. La cosa curiosa è che l’autore, nel seguito, elenca una serie di iniziative, queste sì importanti e durgenti, sempre sul tema del rapporto stato-chiesa. Quello che a me sembra l’autore non colga, è che i provvedimenti specifici, chiamiamoli di merito, possono andare avanti solo all’interno di una battaglia ideologica. Da cosa dipenderà mai che l’annullamento del matrimonio da parte della Sacra Rota abbia o no effetti civili? A me pare da aspetti squisitamente ideologici, che sono inevitabilmente preliminari. Riporto qui due commenti consecutivi che ho scritto su un altro blog a questo proposito:
…Il fatto però è che tu dai per scontato che le battaglie ideologiche sono inutili, ed anzi destinate alla sconfitta.
In realtà, le battaglie ideologiche sono le uniche che ha senso combattere, visto che l'esito delle battaglie di merito dipende esclusivamente dalla situazione ideologica. Difatti, da cosa dipenderà, per riprendere un tuo esempio, la vittoria o la sconfitta sul divorzio? Soltanto da ciò che preliminarmente la gente già pensa, da come interpreta la realtà e da come si concepisce sè stessi.
Il signor B. ha appunto vinto una battaglia ideologica con le proprie TV: come già ebbi a dire, la De Filippi è ben più importante su questo campo di battaglia di un Cicchitto.
La grande colpa di una sinistra in cui tu ti riconosci pienamente, è proprio questo, di credere che la compiacenza verso un certo substrato ideologico italico, tipicamente quello cattolico, eviti scontri perdenti: meglio quatti quatti introdurre provvedimenti specifici e concreti. Questa cosa però non funziona come tu credi: non c'è una risposta buona per tutte le stagioni. Sicuramente, negli anni 50 sarebbe stato per il PCI d'allora un atto masochistico porsi di traverso alla Chiesa. Da allora, le cose saranno un po' cambiate, credo che ne converrai anche tu. Qui, abbiamo un intero parlamento messo a novanta gradi ad attendere gli ordini del Vaticano. Tutti convinti insomma, e tu tra questi, che il potere di costoro sia tale da non dovere essere sfidato.
Dai una tua valutazione delle forze in campo, ma, aldilà della bontà della stima, così trascuri il fatto che i soldati in un campo di battaglia hanno tutti un colore della casacca predeterminato, e così ha senso stimare le proprie truppe rispetto a quelle dell'avversario.
Nelle battaglie ideologiche invece, c'è questo di differente, la possibilità per tutti di cambiare casacca mentre la battaglia infuria. Questa valutazione statica delle forze in campo è insomma fallace, giacchè un piccolo stuolo di combattenti, se ben attrezzato di argomenti, può fare proseliti tra gli avversari: anzi, questo è appunto il fine specifico di una tale battaglia. La sinistra ha perso quando ha voluto finire di essere tale, tentando di occultarsi, di non segnare più le differenze. Perfino l'estrema sinistra veste i panni del libertarismo più sfrenato, non riuscendo a coniugare queste tematiche del privato con gli aspetti più pubblici, tipo l'economia. Se sposi il verbo liberale nei comportamenti privati, come farai poi a mettere limiti all'iniziativa privata? I fondamenti teorici del liberalismo sono validi per tutti i campi dell'attività umana. Il discorso si fa troppo lungo: mi fermo qui.
Credo di essere stato chiaro: tu, come la sinistra storica, pensi che "contro i simboli si perde sempre", e naturalmente, come dimostra la storia di questi ultimi decenni, si perde senza combattere, "sui simboli", cioè sulle ideologie. Tanto si escludono i simboli, cioè i nostri contenuti mentali, dalla politica, che gli stessi dirigenti politici hanno trasformato il loro stesso sistema di valori. Ora, ognuno può percepire soggettivamente una maggiore o minore possibilità di vincere le battaglie, ma forse, si potrebbe anche riflettere sull'importanza del lottare in quanto tale, indipendentemente dagli esiti. In campo ideologico, lottare fa un tuttuno col risultato: nessuna battaglia sarà persa così male, da non lasciare qualche memoria storica, qualcosa nelle menti di sconfitti e vincitori. La vera sconfitta definitiva è non lottare, perchè così ci si autoesclude dal mondo simbolico in cui noi uomini viviamo primariamente. Sono convinto che il gruppo dirigente del PD stia in questa esatta situazione: non esistere più come istanza ideologica, non essere percepiti come qualcosa, buono o cattivo che sia. E' poi inevitabile che il signor B. prevalga: farà anche abbondantemente schifo, ma chi potrebbe ragionevolmente dire che non esiste nel mondo simbolico? Poi, ci si chiede perchè la gente si divide sul signor B. sì o signor B. no: mi pare l'ovvia conseguenza del fatto che la storica e più importante opposizione ha fatto harakiri, pensando che mimetizzandosi avrebbe fregato gli altri sulle questioni di merito. Mimetizzandosi, si è invece suicidata, acquisendo la stessa ideologia dell'avversario, ma risultando inevitabilmente comunque meno convincente. Essere diversi è un destino: in politica come nelle preferenze sessuali, dove la vera storica vittoria degli omosessuali è quella di potersi dichiarare tali.
Vincenzo for president!
RispondiEliminaMizzica Vince' che post!
RispondiEliminaAltro che quello che scribacchio io.
Ognuno fa quello che sa fare, io quello faccio.
esser diversi non omologati è veramente una fatica!!!!
RispondiEliminanon pare anche a te che a volte troppa ideologia offuschi il pensiero??? io non sono mai stata una "pasionaria", ho sempre cercato come dici tu di usare il buonsenso e sai di cosa mi accusano spesso: di esser contradditoria, perchè non si capisce da che parte sto!!!
sono credente ma non posso dire di essere una fervente cattolica, ho votato il pd ma non si può dire che sia schierata completamente a sinistra, mi piacciono le regole ma non è detto che le rispetti
in effetti suona un po' borderline
Vincenzo...bilancio?Nooo ne faccio di continuo, quindi nessun bilancio.
RispondiEliminaLascio solo questo off topic per ora.
In questo post troppo spesso molti editorialisti e commentatori temo dimentichino una questione fondamentale: non è una battaglia contro un simbolo, per l'affermazione di una ideologia sull'altra o concetti di questo tipo.
RispondiEliminaNon si tratta neanche di una ragione per cui togliere il crocifisso dalle aule scolastiche o dagli altri luoghi pubblici.
La questione non è "perché toglierlo". La questione a cui si è tornati, con oltre 60 anni di ritardo, è "perché metterlo".
Per la cronaca, ottimo editoriale!
Torno per lasciare due parole attineti al post.
RispondiEliminaPer prima cosa, con questo scritto, credo tu ti sia elevato molto al di sopra della media delle diatribe sorte in merito.
Conocrdo con te per qanto riguarda il concetto di "buon senso".Ormai il significato dei termini è stato stravolto a vantaggio del pensiero e degli stereotipi imposti: vuoi dalla Chiesa, vuoi dalle stesse reti televisive del Signor B.
La "ragionevolezza" è, invece, un concetto che non dovrebbe seguire mutamenti o imposizioni di nessuna sorta, se non appunto quelli della "ratio".
E' anche assodato che la sinistra ha perso, quando si è mimetizzata, rinnegando le sue origni non omologatrici.
Resta comunque molto triste il fatto che il Signor B. sia la "maggioranza" e, al tempo stesso, "l'opposizione" di se stesso.
Credo che il suo obiettivo, di essere sempre al centro dell'onda mediatica, sia stato conseguito.
Infine stavo per scrivere circa le stesse conclusioni di Alessandro Tauro.
Mi pare che gli interrogativi siano errati.Non è tanto perhè togliere il crocifisso, ma perchè è stato messo!L'unica risposta che mi viene in mente ha a che fare con linteresse e l'intesa politica secolare Stato-Chiesa.
Come sempre mi pare che ai posteri siano lasciate le conseguenze delle azioni passate.In ogni ambito, e a maggior ragione in quelli statali, istituzionali, pubblici, bisognerebbe ponderare e ragionare meglio prima di dar spazio a fatti ed atti.
Ma qui ritorno all'utilizzo del "buon senso" che manca ed in cerchio si chiude.
Come dire? Certe discussioni (riguardo atti e fatti)sono infinite, una volta iniziate.E non porteranno mai a nulla di concreto, essendoci un difetto all'origine dell'atto stesso.
Ci si indigna per le cose sbagliate, si insegna ai giovani la chiusura, ci si ostina a rimanere provinciali e fieri dei propri limiti. è bello leggere di tanto in tanto qualcosa di sensato, fa proprio bene alla salute!!!! complimenti. Ciao!
RispondiElimina@Ornella
RispondiEliminaPresident de che? :-D
@Aldo
RispondiEliminaE lo fai molto bene, direi: gli altri bloggers, del resto, la pensano come me in proposito :)
@Zefirina
RispondiEliminaCredo che contino anche i tratti caratteriali. Io sono estremista di carattere, convivo male con le situazioni poco chiare. A volte penso di avere qualche antenato normanno, non c'è nulla di cattolico in me. Pensa, neanche svariati decenni di frequentazioni mi hanno potuto cambiare: credimi, a volte me ne meraviglio io stesso :)
@Guernica
RispondiEliminaHai presente la pubblicità del Martini? Ecco... :-D
@Alessandro
RispondiEliminaTanta retorica, su una vicenda così chiara...
Da parte dell'opposizione, non lo tollero proprio...
@Guernica
RispondiEliminaBel contributo il tuo commento...
Sul buon senso, si gioca spesso sull'equivoco, confondendolo con "senso comune", che sarebbe il modo a mio parere corretto di parlare dell'ideologia dominante. Mi pare sarebbe bene invece tenere distinti i due significati, senza confonderli.
@dautretemp
RispondiEliminaBenvenuta sul mio blog, e grazie per le tue gentili parole!
Mmmm no! Quale? La vecchia pubblicità o la nuova??? :D
RispondiEliminaIl problema è anche li, nella confusione tra significato reale dei termini e significato imposto.Il secondo vince.
Mi hai fatto venire in mente quello che diceva Theodor Adorno sul "common sense".
RispondiEliminaNon ho mai condiviso Claudio Magris, che appartiene a quella schiera di intellettuali "terzisti" che non si schiera mai quando dice una cosa. Loro come angeli del giudizio universale sono disincarnati, al di sopra delle parti di noi comuni mortali, loro posseggono il punto di vista imparziale, neutrale, gli scontri degli uomini non li toccano.
La sinistra è andata in braccio alla sua morte dopo la morte di Berlinguer, che invece aveva in qualche modo tentato di ridare slancio a quelle idee, all'"ideologia".
Con me sulla questione sfondi una porta aperta. In realtà loro non hanno rinnegato l'ideologia tout court, ma una particolare ideologia che non andava molto d'accordo con questo mondo sbagliato, hanno rinnegato la falce e martello, poi il socialismo, poi la sinistra. Ma hanno abbracciato un'altra ideologia, quella dominante, quella del "buon senso". Così capita che la "sinistra" (come ancora impropriamente continuiamo a chiamare il Pd) faccia le privatizzazioni e e si genufletta davanti alla Cei. Loro hanno buon senso, loro sono "post-ideologici", per giustificare la loro collusione con il sistema di potere. In realtà è falso: non sono post-ideologici, sono cripto-ideologici, sono come la massoneria, la loro ideologia devono nasconderla, camuffarla perché la falsa coscienza non permette loro di parlarne in modo troppo esplicito.
post notevole, davvero. complimenti
RispondiElimina@Matteo
RispondiEliminaGrazie del commento, hai chiarito meglio di me: cripto-ideologici è un'espressione che non conoscevo e che si confa perfettamente al contesto. Non so Magris, ma nella gran parte di casi, l'ideologia viene subita senza consapevolezza, non c'è neanche la deliberata volontà di cammuffarla.
D'altra parte, senza ideologia, non è possibile neanche essere parte di una società, non potremmo neanche parlare, ogni linguaggio è già di per sè un'espressione ideologica.
@Hugo88
RispondiEliminaGrazie e benvenuto sul blog :)