Ma si può mai sapere perché i musulmani facciano tanta paura? Non sto parlando di musulmani terroristi, che certo incutono timore anche a me, come è ovvio, ma parlo di normali musulmani, ed in particolare di coloro che hanno stabilito la loro residenza nella nostra Europa. Prendo spunto da un recente articolo di Panebianco sul Corriere (qui), che affronta proprio questo argomento, a partire dal tentativo prospettato nella vicina Spagna di presentare una lista elettorale ad ispirazione musulmana. L’autore è preoccupato, e ritiene che tutti i politici d’Europa dovrebbero preoccuparsi. Adesso quindi, immagino che nel dibattito politico, dopo l’uso del velo nei nostri paesi, dopo il burkini, ricordate, che infiammò le discussioni della scorsa estate, adesso dovremo confrontarci con il partito islamico nella nostra Europa. Nel frattempo, la sentenza sulla presenza del crocifisso negli edifici pubblici ha rilanciato il problema dell’identità.
Ora, non c’è alcun dubbio che la religione costituisca cultura, e come tale, inevitabilmente, un fattore d’identità. Pare a tanti, anche schierati tra i progressisti, che questa convivenza di differenti identità sia insopportabile nella nostra società. Su uno dei blog più noti (qui), si costruiva addirittura una acrobatica teoria che attribuirebbe la “colpa” del perpetuarsi di queste identità nelle parabole, cioè nella possibilità di ricevere le trasmissioni satellitari, e quindi di scegliersi eventualmente un canale ad ispirazione musulmana. Parallelamente, si sviluppa la discussione sulle colpe dell’Europa che nel suo statuto (non chiamiamola, per favore, costituzione), non ha esplicitamente citato le sue radici cristiane. Il discorso, sviluppato coerentemente solo dai leghisti, sarebbe che noi siamo un popolo cristiano, e che quindi chi vuole venire a vivere da noi deve annullare la propria identità, e acquisire quindi i nostri modi di vita: se proprio non ci riesce ad abiurare la propria religione per abbracciare quella cristiana, che faccia almeno finta, o che comunque pratichi le sue abitudini senza farsi vedere.
Mi chiedo se è questo quello che noi vorremmo dai nostri immigrati: divenire tali e quali come noi, e che lo facciano anche in fretta. Mi chiedo anche in cosa pretendiamo di considerare la nostra società aperta differente, anzi superiore, da una società teocratica. Cosa esattamente vogliamo difendere, quando un qualsiasi idiota può oggi proporci un nuovo abbigliamento e, in presenza di mezzi mediatici adeguati, farceli accettare.
Noi ci vediamo come tolleranti, eppure, come tali, vorremmo concedere il matrimonio ai gay, e comunque nessuno trova disdicevole un rapporto gay. Però, la poligamia no, il modello di famiglia che storicamente è risultata alternativa al nostro modello occidentale, questo dev’essere bandito: ammettiamolo, siamo dei conformisti molto più conformisti degli iraniani. Dicevo a proposito delle manifestazioni a Teheran che quei giovani hanno testimoniato la vitalità di una nazione, mentre qui la vitalità si manifesta forse nel mettersi davanti al tubo catodico a vedersi l’ennesima puntata del GF.
La mia teoria è che il mondo islamico si senta in pericolo, e che questa sensazione sia realistica, che il modello occidentale stia avanzando nel mondo a forza di dollari, carri armati e TV satellitari. C’è insomma la sindrome da assedio, che è l’unica che può spiegare i kamikaze, il gesto estremo di uccidere i propri nemici col sacrificio della propria vita. Eppure, potremmo dire con un’espressione utilizzata in altri ambiti, che l’islamismo ha perso la propria spinta propulsiva. So che il numero di musulmani è in continua crescita, ma questo in sé non significa nulla sulla sua reale capacità di dare risposte convincenti ai problemi che l’oggi,con il suo sviluppo di mezzi tecnologici, ci pone. Resistere si può e si deve in alcune situazioni, ma solo transitoriamente: alla fine, bisogna saper proporre una reale via d’uscita, sennò si finisce col soccombere.
No, a me l’islamismo non fa paura, come non fa paura il cristianesimo: non riesco a capire come le cose scritte nella Bibbia o nel Corano, che giudico poco più che storielle per bambini creduloni, possano prevalere nella società. Ciò non significa che giorno per giorno non vadano combattute sul piano del pensiero i condizionamenti che ne possono derivare: lottare nella vita è un destino, basta avere l’energia per farlo.Se siamo sopravvissuti col signor B. e col PDL, se sopravviviamo ancora con la Lega, potremo ancora sopravvivere coun eventuale partito islamico: cosa avrà mai di più pericoloso di questa destra razzista, ignorante ed antidemocratica?
L’argomento è complesso, ed abbisognava di molto più di un semplice post, ma forse, soltanto come offerta di spunti di riflessione, non sarà del tutto inutile.
Ciò che a me fa paura della società islamica è la concezione che la donna sia comunque inferiore all'uomo. In alcuni paesi islamici la donna non ha neanche il permesso di prendere la patente e guidare un'auto! In caso di divorzio i figli vengono affidati esclusivamente al padre, un uomo può sposare una donna di fede diversa ma non viceversa ( conoscerai bene i fatti di cronaca di ragazze uccise dai padri perchè fidanzate con un "infedele"!), l'uomo può essere poligamo, la donna no!( per carità quello di essere poligama non mi attira affatto: un marito mi basta e mi avanza!:D ).In molti paesi sono COSTRETTE a mortificare la propria femminilità indossando il chador se non addirittura il burka! Insomma la donna deve vivere costantemente sottomessa all'uomo e, se permetti, dopo tante lotte per affrancarci da questa condizione, non è proprio il caso che si ritorni indietro! Pertanto, ciò che mi fa paura non è il loro credo religioso, ma piuttosto l'errata interpretazione che la stragrande maggioranza di loro dà a quanto scritto sul Corano.
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RispondiEliminaScusa i due commenti precedenti cancellati: errori di battitura :-)))
RispondiEliminaOk vedo di risponderti per punti;
1) La paura nasce soprattutto da una reale, anche per scelta loro, talvolta, mancata integrazione.
2) Per loro più che per noi, resta cmq spesso l'idea di fondo che il Corano dovrebbe essere le legge per tutti. Questo non é un discorso ovviamente applicabile a tutti i musulmani e lungi da me il generalizzare. Peraltro anche da noi non siamo tutti Binetti e Bagnasco (per fortuna)!!! Cmq una buona fetta ce n'é. Pensiamo spesso anche a come vedono l'occidentalizzazione delle loro figlie qui da noi ed i rapporti con ragazzi italiani.
3) Io non ho paura degli arabi in quanto tali,(salvo anch'io il caso che siano terroristi) ma invece ho paura eccome dell'islamismo quando vuole "evadere" dai confini del culto per diventare legge sociale. Ne ho paura proprio come ho paura del Cristianesimo vista la nefasta influenza vaticana. Quindi, temo molto ogni forma di aggregazione politica che abbia o posssa avere in una fede religiosa il suo fulcro.
"Detto questo, l'integrazione nel rispetto delle tradizioni e culture reciproche senza però che l'alibi delle stesse, possa spingere a compiere violenze e soprusi verso il prossimo, resta sicuramente un obiettivo da perseguire e raggiungere.
@Ornella
RispondiEliminaSo anch'io il sessismo delle società islamiche. Il punto però mi sembra un altro, non se condividere la loro cultura, ma se combatterla sul piano delle idee, oppure, come mi pare molti fanno, metterla fuori legge, non farne neanche oggetto di discussione, di lotta politica. Se un partito islamico proponesse cose del genere, si potrebbe combatterle su un terreno di democrazia, senza demonizzarle, quasi fossero terroristiche. C'è, mi pare, in questa demonizzazione una specularità rispetto al loro integralismo, che non può alla fine che sfociare nel leghismo, nella difesa di un localismo neanche più esistente in una società, come la nostra, mediatica.
@Daniele
RispondiEliminaDovremmo però chiarirci sul concetto di integrazione, non credi? Mi pare che integrazione sia una coperta troppo ampia, sotto cui mettere ciò che ci fa più comodo. Noi, da parte nostra a cosa siamo pronti a rinunciare per integrarci con loro?
Come dico nel commento precedente, le opinioni politiche errate vanno combattute sul piano delle idee. Non trovo vantaggioso per nessuno demonizzarle previamente.
come sempre sui tuoi post si potrebbero scrivere interi saggi. questo mi permette di buttare giù un paio di pensieri senza un ordine particolare.
RispondiEliminaornella dice il vero, ma se sostituiamo a "società islamica" "società cattolica" il discorso è esattamente identico. dalla considerazione della donna, ai diritti civili, all'interpretazione delle scritture.
non cambia molto quale sia la religione, quando essa si pone come mezzo politico, si tratta solo di contrastarla e limitarla in difesa della libertà statale, e per sè che ciascuno faccia come preferisce.
le democrazie occidentali, in questa fase storica, ci riescono. i paesi islamici invece sono dominati dai fanatismi. ma è solo una fase, appunto, in altre circostanze è accaduto esattamente il contrario.
integrazione significa dare la possibilità che una società accolga dei membri, non farsi stravolgere le fondamenta da essi, siano cattolici, islamici, fascisti.
il che non vuol dire imporre i propri costumi, significa rispettare i diktat costituzionali delle nazioni, che poi sono in sostanza i diritti umani. per dirne una, una legge che impedisca alle donne di guidare taxi in italia non potrebbe neppure essere proposta, come è giusto che sia.
L'integrazione consta di due aspetti a mio avviso: l'ospitalità e l'accoglienza senza diffidenza da parte di chi vive nel luogo d'origine e la disponibilità a non imporre per forza le proprie "leggi" nel nuovo luogo di vita oltre che, per ambo le parti, avere e dare rispetto all'altro.
RispondiEliminaFare esempi rischia di essere riduttivo visto che l'integrazione é in primis, e nasce in prima battuta secondo me, da una predisposizione del proprio animo verso l'altro. Integrazione é confrontarsi e trovare punti in comune rispettando le reciproche differenze. Integrazione é non partire con pregiudizi. Integrazione é questo e molto altro ancora ed é, per certi aspetti oggi, un'utopia purtroppo.
@Hugo88
RispondiEliminaSono d'accordo con te. Tuttavia, il mio timore è che si faccia un discorso limitato al fattore religioso, che è certamente uno dei più importanti, ma non l'unico. Ciò che mi preme sottolineare è come, anche al solo fine di lucro, certi messaggi vengano diffusi e poi accolti da tanti come se fossero dogmi religiosi. Secondo me, la comunicazione avviene così tra gli uomini di norma, le religioni sono l'esempio più evidente e coerente.
Non rimane quindi che entrare nel merito, e mi piace l'esempio della guida dei taxi che tu porti. Alla fine, è la legge che stabilisce ciò che è lecito e cosa non lo è: tu hai diritto di pensarla come credi, ma la legge deve comunque prevalere, e la devi comunque accettare.
Vincenzo, quello che vado a dirti è chiaramente una provocazione: perchè allora non permettere la ricostitizione di un partito dichiaratamente fascista e limitarci a combattere con le armi della democrazia le loro idee?
RispondiElimina@Daniele
RispondiEliminaE' un problema molto complesso, e certamente un certo atteggiamento mentale aiuta. Tuttavia, penso che un atteggiamento ospitale, per quanto prezioso, non basti, deve tradursi in atti concreti, e deve anche basarsi su norme che la garantiscano. La prima cosa da fare è non scrivere articoli sul Corriere per demonizzare una rappresentanza politica degli islamici :-D
@Ornella
RispondiEliminaDifatti, se vogliamo guardare le cose in faccia, il vecchio MSI era certamente un partito fascista, a cui si permetteva l'esistenza chiedendogli di rinunciare ad alcuni suoi simbolismi. Da studente, mi dovevo continuamente confrontare con squadristi fascisti.
In ogni caso, il fascismo ha questo di peculiare, che per uscirne, tanti patrioti hanno dovuto nella resistenza sacrificare la loro vita: anche solo a livello simbolico, uno stato nato dalla lotta armata contro il fascismo deve necessariamente rifiutarlo preliminarmente. Del resto, più che simbolicamente, i fascisti non hanno avuto mai problemi concreti a svolgere la loro attività politica, meno certo di tanti comunisti.
C'è una cosa che accomuna l'islam al cattolicesimo: entrambe le religioni hanno come comandamento il "convertire" l'infedele, il riportarlo alla giusta e unica religione...
RispondiEliminaCon le buone o le cattive come la storia ci ha insegnato...
Dio c'è anche se nessuno lo difende, c'è anche se nessuno ci crede... ma soprattutto Dio non ha bisogno di invasati mulsumani o cattolici...
Ecc.. ecc...
mirco
@Mirco
RispondiEliminaE' il problema delle religioni monoteiste, a partire dall'ebraismo, che hanno rovinato l'umanità. Non è un caso che si siamo tanto combattute tra loro, e nello stesso tempo sorprendentemente, credono tutte e tre al Vecchio Testamento!!!
Noto da molti dei commenti precedenti che si tende a far coincidere il Cristianesimo con l'Islam. Mi pare un'assurdità, sia teologicamente sia culturalmente parlando.
RispondiEliminaIl Cristianesimo è profondamente tollerante: il messaggio del Vangelo è amore. Al contrario, per chiunque conosca il Corano, il suo messaggio è sottomissione. Certo, nei secoli il messaggio evangelico è stato spesso dimenticaco e malrappresentato da chiese di ogni genere. Ma la differenza fondamentale è il cuore del Cristianesimo. Tanto per fare un esempio: martirio nella concezione cristiana significa morire per testimoniare la propria fede oppure morire per salvare altre vite. Nell'Islam martirio significa morire uccidendo quanti più infedeli possibili.
In secondo luogo, se vogliamo parlare dell'oggi e della situazione attuale, il Cristianesimo si è evoluto, ha riscoperto se stesso anche all'interno delle varie chiese, e da secoli. Al contrario, l'Islam ancora oggi resta legato, in gran parte (non nella sua totalità), ad un mondo da ottavo secolo!
Ancora, il mondo musulmano evidenzia una difficoltà enorme ad affrontare processi democratici autonomi. Al contrario, proprio nella culla cristiana sono nati il liberalismo, la libertà moderna, e la democrazia rappresentativa.
Detto questo, cioè sottolineata la differenza sostanziale tra Cristianesimo e Islam, vorrei aggiungere due ragioni che mi sembrano evidenti per cui è legittimo essere preoccupati dell'Islam qui ed ora.
RispondiEliminaPrima ragione. Gli islamici dimostrano un'atavica resistenza all'integrazione. Studiando la storia dei flussi migratori, si può notare come ogni gruppo migrante (italiani compresi) alla prima generazione si trovi in difficoltà. E' qualcosa di ovvio, naturale, umano oserei dire. Ma già dalla seconda generazione si aprono le porte del dialogo e del "flusso di valori". Inoltre, anche la prima generazione solitamente, pur mantendo forte e gelosa l'identità culturale, si adatta alle leggi del paese ospitante e con rispetto si pone di fronte alle norme di chi accoglie. Purtroppo, al contrario gli islamici, o meglio una larga parte tra loro (molto spesso dipende dal grado di istruzione e dalla provenienza nazionale: ad esempio, è probabile che un turco si integri più facilmente di un saudita) fin dalla prima generazione, rigetta totalmente le leggi della comunità ospitante ritenute inadatte alla Sharia. In particolare mi riferisco a: trattamento umano della donna tra le mura domestiche, diritto al lavoro della donna, libertà individuale, libertà d'espressione, libertà di satira. Il rifiuto delle leggi appare più evidente quando assume la forma di zone di illegalità: per esempio, il sindaco socialista di Bruxelles (Moureaux), ha ordinato alla polizia di non arrestare nessuno nel quartiere musulmano durante il Ramadan, creando una discriminazione evidente (io cristiano commettendo un reato vengo arrestato, mentre un musulmano commettendo lo stesso reato resta libero): questo per non "offendere" la comunità islamica durante il suo mese di preghiera, sapendo che essendo permesso da dopo il tramonto bere alcolici molto spesso di notte si verificano incendi e atti di vandalismo (vedi banlieou parigine nel 2005). Tutti questi problemi integrativi, le altre comunità (peruviani, filippini, indiani, ecc.) non li danno.
Seconda ragione. La totale e sistematica discriminazione della donna nell'Islam. Anche qui, ho letto che qualcuno sopra ha accostato Islam e Cristianesimo. Ma il Cristianesimo è probabilmente la religione più amica della donna che possa esistere: basti pensare al ruolo, specialmente nel Cattolicesimo, di Maria, madre di Dio e regina dei cieli; o basti pensare agli innumerevoli episodi del Vangelo in cui Gesù rende partecipi le donne del suo messaggio di salvezza. La posizione subordinata che la donna si è trovata a vivere per molti secoli in Europa non era causata dal Cristianesimo, ma era preesistente ad esso: tutti i popoli precristiani del continente erano maschilisti (i Romani, I Galli, i Visigoti, i Vandali, i Pannoni, i Greci stessi, ecc.). La condizione della donna in Europa non è stata nei secoli scorsi dettata dalla religione, ma è persistita nonostante la religione. Cosa che tra l'altro si è verificata anche in altre civiltà con altre religioni (tanto per prendere un esempio, in molti paesi asiatici esistono discriminazioni della donna, ma non sono ascrivibili all'Induismo o al Buddhismo: non sono da essi prescritte e raccomandate!). Al contrario, il Corano stesso, e la sharia in particolare, impongono chiaramente la sottomissione della donna e la limitazione delle sue libertà.
Spero che chi gestisce il blog mi scuserà se mi sono dilungato troppo, ma se l'ho fatto è per l'interesse del tema.
@Matteo
RispondiEliminaMa no, anzi ti ringrazio per il tuo contributo.
Secondo me, non ha molto senso giudicare un credo soltanto dai suoi fondamenti teorici, lo dovremmo giudicare dalla sua storia. Naturalmente, se si tratta di un nuovo credo, non rimane che discutere su un piano dei principi, ma se esiste una sua testimonianza storica consolidata, è quella a cui dovremmo prioritariamente attingere.
Tenterò comunque di avanzare delle considerazioni di principio sul cristianesimo. La tua visione dei principi del cristianesimo, mi pare del tutto parziale. Di amore parla il Vangelo, e soltanto in pochi passaggi: se la Bibbia è il fondamento del cristianesimo, dovremmo rifarci al complesso dei suoi precetti. Il cristianesimo poteva ben rifiutare il Vecchio Testamento, che fino ad allora era un libro sacro solo per gli ebrei, in realtà un libro sacro e storico. Ebbene, se leggiamo il Vecchio Testamento, c'è la legge del taglione, c'è l'incesto, c'è la disponibilità al sacrificio umano, ci sono, ammettiamolo, delle cose che considereremmo abbiette con la nostra mentalità.
La furbizia della chiesa cattolica è di scegliere arbitrariamente cosa considerare rilevante e cosa no, ritenersi l'unica abilitata all'interpretazione. Se quindi si sceglie questa flessibilità per avere le mani libere, è inevitabile che essa venga giudicata dai suoi atti. Il contrario sarebbe considerarsi ingiudicabile, ma abbiamo già il signor B. che si considera tale :-D
In quanto poi all'islamismo, guarda che, a quanto dicono, perchè mi rifiuto di leggermi il Corano, in quel sacro testo ci si può trovare di tutto, il messaggio è altrettanto ambiguo quanto quello desumibile dalla Bibbia. Del resto, anche loro credono al Vecchio Testamento.
Diciamo che il successo di queste religioni si basa su una loro sostanziale ambiguità e vaghezza, che ha consentito ai vari capi e capetti religiosi di adattarlo alle loro personali e contingenti esigenze, la coerenzain questi ambiti non è richiesta, anzi non è desiderabile. Rimango dell'opinione che le contraddizioni logiche in cui si entra seguendo tali teologie siano irresolvibili, ma anche questo non ostacola certo nell'avere adesioni.
C'è un peculiare elemento sessista nell'islamismo, non me lo nascondo, ma va combattruto nella lotta delle idee, e non scomunicandolo preventivamente: tanto, sono scomuniche che lasciano il tempo che trovano.
Anche tu riprendi il tema dell'integrazione: non credi che ciò richieda un venirsi incontro reciproco, oppure significa soltanto che debbono omologarsi a noi?
Vincenzo, grazie per avermi risposto.
RispondiEliminaCredo che tu non abbia molto chiaro il contenuto del Vangelo, nè io posso essere la persona adatta per pretendere di spiegarlo completamente. Mi limito a far notare che non è assolutamente vero che il Vangelo parli di amore "soltanto in pochi passaggi": l'amore è il concetto chiave di tutto il messaggio evangelico. Ogni singolo episodio narrato è un messaggio di amore, ma, cosa più significativa, il cuore stesso dei testi è l'amore: Dio si fa uomo per amore, soffre al fianco degli uomini i limiti e le tentazioni del mondo per amore verso di loro, ed infine sempre per amore accetta la tortura, la crocifissione e la morte. Amore è il significato più profondo e puro del Vangelo, non qualcosa presente in "pochi passaggi". E da questa peculiarità tutta cristiana dell'avere Agape, Amore, al centro della morale sono derivate (progressivamente, non tutto d'un botto) nel corso della storia conseguenze che hanno contraddistinto la nostra civiltà: penso all'egalitarismo e a molto altro.
In quanto al Vecchio Testamento, esso era la vecchia legge, e Gesù più volte dichiara che essa era scritta per uomini che non potevano andare più in là di così. Gesù sostituisce ad essa una nuova alleanza: egli cambia il taglione con il perdono, la vendetta con l'amore. Il Vecchio testamento viene mantenuto per tutto ciò di buono che continua a mantenere (penso a libri stupendi, come quello della Sapienza), e per la prospettiva storica che esso assegna alla venuta del Cristo.
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RispondiEliminaPassando dalla religione all'integrazione, io non credo che gli immigrati debbano "omologarsi", anzi, io sono il primo a guardare con simpatia tradizioni, usi, costumi, poichè questo è ciò che tiene insieme le persone, questo è ciò che crea la comunità. Tuttavia, c'è una certa differenza tra "omologazione" e rispetto di chi ospita, tra "omologazione" e rispetto della legge: si può evitare la prima pur pretendendo le sacrosante seconde. Altrimenti, diamo il messaggio che qui ognuno può arrivare e fare quel che vuole, senza limiti, senza regole di convivenza. Invece, credo che debba essere chiaro a tutti i musulmani che per esempio la nostra legge non consente violenze, nè fisiche nè psicologiche, sulle donne.
RispondiEliminaSenza regole basilari di convivenza, come l'uguaglianza di ogni comunità di fronte alla legge della nazione, ci si prende solo in giro.
@Matteo
RispondiEliminaNon volevo sottovalutare l'importanza che la funzione dell'amore assume nel Vangelo, nè potrei mai affrontare un suo studio esegetico, dopo le centinaia di volumi che sono stati scritti sull'argomento. Saprai certo che si possono riscontrare differenze significative tra i vari vangeli: difatti solo in Giovanni c'è un richiamo così esplicito a una legge morale basata sull'amore, e potrei anche citare i vangeli apocrifi che arbitrariamente sono stati disconosciuti dalla chiesa cattolica. L'atteggiamento verso il Vecchio Testamento è ambiguo. Mi pare che la tavola con i dieci comandamenti di Mosè sia stata pienamente integrata nel catechismo, così come la Genesi. La Chiesa Cattolica ha usato la Bibbia come più gli conveniva, scartando certo la legge del taglione, ma in ogni caso è difficile sostenere, come in fondo fa la Chiesa, che esistono due versioni storicamente distinte di Dio: naturalmente, ognuno è libero di crederci, ma guardando al cristianesimo da un punto di vista filosofico, non si possono tacere le numerose contraddizioni. Tu però non spieghi come storicamente la Chiesa non sia stata portatrice di amore ma piuttosto sia stata una struttura di potere. D'altra parte, è anche vero che l'Islamismo, in una certa fase storica, abbia avuto un contenuto progressista, permettendo un'evoluzione delle scienze matematiche e sperimentali su cui poi è stata costruita la scienza moderna.
Per il resto, io credo che tutto sta nel rivendicare il primato della legge: nessuno deve credere che una sua personale convinzione, sia religiosa che di altra natura, possa prevalere sulla legge. Nel definire però le leggi, bisogna permettere a tutti di competere, senza escluderli a priori in base a una prevalenza della cultura esistente precedentemente in quella comunità.
Concordo con i rilievi pratici di Daniele, e aggiungo che quanto detto da Matteo a proposito del messaggio cristiano è vero.
RispondiElimina@Romina
RispondiEliminaInsomma, non ti ho convinto, almeno non abbastanza... :)