domenica 27 aprile 2014

CANONIZZAZIONI, TV E POLITICA

Già ieri commentai su fb la vicenda della canonizzazione. Mi sembrava in effetti che santificare due papi, entrambi della seconda metà del '900, fosse una cosa di cattivo gusto. Poichè l'ultima parola tocca al papa, queste santificazioni assumono mi pare oggettivamente i caratteri di una specie di autosantificazione. I santi dovrebbero apparire come delle persone dedicate alla santità in una vita ordinaria. Se prendi un papa che come mestiere deve fare il buono, diventare santo è un gioco da ragazzi. Insomma, non basta che siano ricordati come papi, devono anche essere canonizzati, non si tratta di una evidente esagerazione?
Oggi, son tornato a riflettere sulla questione, e mi sono accorto che questa faccenda ha una rilevanza ben maggiore. Qui, bisogna partire dal fatto che nulla è lasciato al caso, che dietro la questione della canonizzazione, la verità è che si è voluto creare un evento mediatico. Infatti, non bastava fare coincidere la data della canonizzazione per i due papa, si è voluto che presienziasse anche Ratzinger, non si capisce poi a quale titolo.
Infine, l'elemento più importante, sin dall'inizio papa Borghezio si è offerto generosamente sul palcoscenico mediatico...

Direi che non ci possono essere dubbi, Borghezio ha deciso senza tentennamenti di compiere una svolta. La svolta consiste nella scelta di utilizzare fino in fondo i mezzi mediatici, e il nuovo papa l'ha affrontata a spron battuto.
Apparentemente, perfino nella chiesa, un'istituzione con una così lunga tradizione, si è deciso di spingere verso la secolarizzazione, la chiesa non tiene più a mantenere un suo profilo ben distinto dal complesso della società, ma interviene con strumenti analoghi a quelli usati dagli altri, possiamo anche dire dai contendenti. 
C'è evidentemente in questo papa una esigenza di incisività, di non stare dietro le quinte, ma di difendere con un'adeguata attenzione la propria fetta di palcoscenico mediatico. 
Il problema tuttavia che non si può ignorare è che il mezzo influenza il messaggio. Non si può comunicare come fanno tutti gli altri e pensare di mantenere una propria diversità, il mezzo mediatico ti da' notorietà, ma inquina il tuo messaggio. La cosa più grave è che tanti di questi effetti sono irreversibili, e il prossimo papa non potrà far finta di niente, pretendere di ridare alla chiesa quel ruolo volutamente distanziato rispetto alla cronaca quotidiana sarà impossibile. 
Si potrebbe dire che Bergoglio sfrutta la discrezione comunicativa della chiesa che l'ha preceduto, e ne trae gli ovvii vantaggi di popolarità anche dovuti a questo carattere di novità. Dopo di lui però, questo tesoretto, questa riserva prima d'ora non sfruttata sarò svanita nel nulla, e io non vedo come la chiesa possa più rivendicare un suo distinto pulpito. Se è entrata nell'agone mediatico, dovrà far fronte a questo ruolo anche in seguito. 
Potremmo fare un parallelo con la storia della televisione. Coloro che come Arbore e Boncompagni ruppero, innovarono il linguaggio, ne trassero successo, e dopo di loro, chi vuole mettere su un programma di successo si trova a dovere trovare nuove frontiere di trasgressione. In un certo senso, Bergoglio trasgredisce ed è per questo che è popolare, ma essere trasgressivi costituisce una gran fatica, perchè le trasgressioni precedenti hanno già bruciato potenziali contenuti tragsressivi, che sono nel frattempo divenuti norma, prassi. 

Un altro paragone potrebbe essere tratto dalla politica. Il duo Casaleggio-Grillo ha trasgredito il linguaggio politico per invadere lo spazio mediatico in concorrenza con gli odiati partiti avversari. Il successo è stato colto, ma la conseguenza è che il loro movimento soffre degli stessi problemi di spettacolarizzazione della politica di cui soffrono gli altri. 
Poichè sono convinto che il mezzo è anche il messaggio, se pretendi di avere consenso sgomitando sul palcoscenico mediatico, per questo stesso motivo finisci col divenire omogeneo a questo ring politico. Quindi, per me la strada rimane quella di un partito di militanti, un'avanguardia in grado di esprimere un'egemonia nella società penetrando a livello personale nei luoghi fisici della società, in cui insomma i militanti sono noti agli elettori non perchè frequentano i salotti televisivi, ma perchè frequentano strade e case dei quartieri. Mi pare proprio che scorciatoie rispetto a una modalità di comunicazione di questo tipo non ne esistano, ci saranno anche scorciatoie, ma portano lontano da dove volevi andare.

Per queste ragioni, do' un giudizio negativo di queste canonizzazioni, mi pare si muovino in un orizzonte di tattica contingente, che non si misura col problema complessivo di come la chiesa intenda rapportarsi con una moderna società liberale e capitalista. L'apparente volontà di confondersi mi sembra inadeguata, ma la storia ci darà la risposta esatta.

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