giovedì 1 maggio 2014

LA CRISI IRRESOLVIBILE

L'economia di mercato è miseramente fallita, le evidenze stanno davanti ai nostri occhi, e soltanto partendo da un punto di vista iperideologico è possibile ancora oggi invocare quei provvedimenti che rendano l'economia sempre più soggetta ai meccanismi di mercato. 
Dovrebbe essere diventata patrimonio comune e condiviso che il mercato che c'ha portato dove stiamo, lungi dal risolvere i nostri problemi, li genera e li aggrava. 
Eppure, non v'è coscienza generalizzata di tutto ciò, le evidenze che la crisi ci pone non ha spostato apparentemente di un solo millimetro la percezione che è maturata in tanti decenni in questa società...

Ma non si tratta soltanto di una mancanza di cambiamento di atteggiamento verso il mercato, mi pare in verità che questa crisi non ha portato a nessun visibile cambiamento nè del modo di pensare, nè nei comportamenti delle persone.
Riflettevo su questo passeggiando per il centro di una grande città, cosa per me diventata estremamente rara. Mi chiedevo come fosse possibile che ancora dopo tanti decenni di prove sperimentali che il traffico privato blocca i centri urbani, ancora questi blocchi si verificano, perfino in un periodo in cui la crisi ha ridotto drasticamente le capacità di spesa. Riflettevo vedendo che ieri, un giorno che ha avuto la sventura di essere la vigilia dell'odierno giorno festivo, non era possibile accedere a tanti luoghi di lavoro. Non vedo neanche differenti strategie di spesa, si riduce la spesa ma mantenendo sostanzialmente inalterata la struttura, nessun tentativo visibile di migliorarne la qualità. 
So bene che basta andare nelle mense gratuite per vedere quanto sia cresciuto l'esercito di coloro che non hanno neanche i soldi per mangiare, so bene che molte cose sono cambiate. Tuttavia dobbiamo constatare che di tutti i cambiamenti intervenuti, non se ne vedono di positivi, o almeno se ne vedono ben pochi. 
E questo se ci riflettiamo è l'ennesima verifica del fallimento dell'economia di mercato. I comportamenti negativi dei cittadini non trovano nella crisi nessun superamento, si continua a suicidarsi bruciando idrocarburi messi in fila nelle città, almeno finchè il portafoglio ci permette di accedere alle pompe delle stazioni di servizio. Quando non ce lo permette più, si aspetta di potere al più presto tornare a quei comportamenti che pure sono oggettivamenti errati. 
Per inciso, quelle battutine rivolte ai sostenitori della decrescita, che pretendevano di identificare la crisi con l'obiettivo dei decrescentisti, si è rivelata con grande evidenza un'idiozia, una decrescita affidata al mercato sarebbe una catastrofe (seppure io ritenga che la parola decrescita sia infelice). 

Credo che ormai anche i più ottimisti, ed io lo ero abbastanza, devono prendere atto che da questa crisi non verrà fuori nulla di buono, e se come penso, non si risolverà, almeno nel senso che non si tornerà più allo stato economico precrisi, non esiste alcuna alternativa praticabile, un lungo periodo di paralisi ci attende in tempi medi. 
Come potrebbe essere diversamente, visto che la classe dominante chiede ancora più mercato, sempre più mercato, barcamenandosi in giochetti incomprensibili ai più tra i vari partiti che si avversano e nel frattempo sono una continua fucina di accordi contraddittori ma necessari per raggiungere gli obiettivi prefissati. Come potrebbe essere diversamente, visto che non esiste uno straccio di opposizione che sia in grado di porsi in  uno scenario di opposizione chiaro e comprensbile a tutti. 

Senza una nuova classe dirigente, non ne usciremo vivi, pensateci giovani, se non siete in grado di farvi carico della complessità della situazione, se continuate a farvi abbindolare dai giochetti come se fossero cose vere e serie, non vi sarà per voi un avvenire, nè prossimo nè lontano.

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