Quindi, la cosa sembra ormai certa.
In tanti, ci poniamo il problema della convivenza delle strutture tecnocratiche dell'unione ueropea con la democrazia del nostro paese. Come, ci chiediamo, fare evolvere verso una organizzazione democratica quanto oggi in Europa non ha alcuna legittimazione democratica.
Niente problemi, Renzi ha la formula giusta, nella sua mente ha già risolto il problema, basta dare anche all'Italia una struttura istituzionale non democratica, e così il conflitto cessa, un'omogeneità di fondo si afferma tra Italia ed Unione europea...
Viste da questo punto di vista, le riforme proposte da Renzi e già avviate nel loro cammino parlamentare appaiono come dei pezzi fondamentali nel cammino di progressivo svuotamento della democrazia italiana.
Mi riferisco ovviamente al provvedimento sulle province e a quello sul senato.
Il piano è abbastanza trasparente, e Renzi non si perita di occultarlo più di tanto. Cosa dichiara Renzi per motivare questi provvedimenti? Gli argomenti come si sa sono di due tipi.
L'uno si basa sul presunto risparmio per le spese dello stato. E' un argomento oggettivamente debole, perchè si può facilmente obiettare che l'importo risparmiato è modesto, tale da non potere essere considerato determinante nella scelta su questioni così delicate. Insomma, si tratta di costi per la democrazia che non alterano significativamente il bilancio statale. Ma ciò che più conta, il vero risparmio si può ottenere soltanto eliminando completamente quegli organi coinvolti, in quanto la parte preponderante dei costi sono legate alla struttura stessa, al personale, ai costi del mantenimento della struttura che richiede personale e costi relativi alla sede. Invece, come si sa, Renzi non vuole eliminare nulla, nelle sue proposte di riforma il punto essenziale è costituito dalla trasformazione di un organo elettivo in uno non elettivo, o almeno non eletto dai comuni cittadini (si tratterebbe di organismi in parte nominati, in parte con membri di diritto e in parte eletti con elezioni di secondo grado). Si risparmia insomma lo stipendio dei senatori e dei consiglieri provinciali, circa il 10% dei costi complessivi. insomma, da questo punto di vista, le motivazioni che egli invoca non reggono.
Il secondo argomento è quello basato sull'efficienza, in particolare quello del senato che eviterebbe le lungaggini legate alla doppia lettura.Il problema è capire se abbiamo davvero bisogno di un parlamento efficiente. Per rispondere a questa domanda, dovremmo avere un modo per definire l'efficienza in questo contesto. Ebbene, visto che il parlamennto è l'organo legislativo, sembrebbe logico misurare tale efficienza in base al numero di leggi licenziate. Qui appunto sembra lecito chiedersi se ci occorre avere molte leggi. A me sembra in verità che ci troviamo nella situazione opposta, che cioè abbiamo a che fare con una pletora di provvedimenti legislativi. Alla radio dicevano oggi che molte leggi non trovano attuazione a causa della mancanza dei relativi decreti applicativi, un vero paradosso. Ma anche quando siano attuati, non si traducono poi in effetti in un peggioramento nel rapporto del cittadino con lo stato? A me sembra nei fatti che la politica sforni continuamente provvedimenti motivati in base ad argomenti contingenti ed a sue dinamiche autonome, con la logica degli aggiustamenti successivi, si potrebbe dire per approssimazioni successive.
In sostanza, si abbandona l'ipotesi di approvare provvedimenti che abbiano almeno l'ambizione di una loro perfezione e di una loro durata prolungata, e si sceglie invece di sopperire all'approssimazione nell'estensione dei provvedimenti con la ripetitività. Ai legislatori può andare anche bene, ma ai cittadini certamente no, essi così rimangono sempre più preda di legulei di ogni tipo perchè sempre più impossibilitati a districarsi tra questa pletora di provvedimenti.
Ma c'è un ulteriore punto da considerare, e cioè il progressivo scivolamento del potere legislativo dalle mani del parlamento a quello del governo. Diciamo che almeno il 95% del totale di leggi approvate sono proposte dal governo,e quindi in definitiva cosa si chiede al parlamento? Si chiede di vidimare celermente quello che il governo detta.
Nel complesso quindi avanza un processo autoritario che svuota la funzione del parlamento, ed in questo processo il monocameralismo è un punto essenziale, in quanto minimizza gli interventi del parlamento.
La consegna è quindi quella di approvare senza fiatare, lasciando tutto il potere nelle mani del governo, a sua volta saldamente in mano al premier a cui non a caso si vuole concedere piena facoltà di sostituire i ministri a suo piacimento.
Se a tutto questo uniamo la spettacolarizzaizone della politica, è come se si indicesse un festival a premi, e a chi vince vada un potere nei fatti dittatoriale.
Non pensate anche voi che ci dovremmo preoccupare?
"Il treno (dell'emanazione delle leggi) all'incontrario va ormai da lungo tempo. E Silvio ha avuto persino la faccia tosta (quando mai, lui!) di lamentarsi di ciò.
RispondiElimina"Il parlamento stravolge le leggi emanate dal governo! ".
La cosa grave è che, parlando con la gente (è un vizio che coltivo gelosamente), ho verificato che la maggioranza gli dava ragione.
L'emanazione dei "decreti attuativi" di cui tu parli, dovrebbe essere attività propria del governo, che ha la funzione di rendere esecutive le leggi che il parlamento emana e sovrintendere alla loro esecuzione.
Se lo fa male, il parlamento lo "licenzia" (lo sfiducia). Il meccanismo dovrebbe essere semplice da capire e da mettere in pratica, ma ... o io non ho capito niente, o ciò che normalmente oggi accade è l'ESATTO opposto di quanto la Costituzione stabilisce.
Massimo
(La scrittura col telefonino non mi ha agevolato nell'attività di "governo" delle virgole, nè posso più intervenire! La tua intuizione saprà integrare quelle che, evidentemente, mancano).
RispondiEliminaVeramente, Massimo, non vedo nulla da integrare e comunque voglio vedere chi di noi si può preoccupare più di tanto di questi dettagli quando scriviamo sul web. Mi pare che siamo d'accordo, anzi mi fa piacere che tu sottolinei un aspetto che è molto importante anche per me, ma che nella sintesi a cui mi devo costringere, è citato un po' affrettatamente.
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