Metti un lunedì sera il solito talk-show politico. Metti che, oltre a qualche politico, siano piazzati in studio due pezzi grossi del giornalismo italiano come Mieli e Mentana.
Metti che questi due presunti giornalisti, teoricamente al servizio dell'informazione e della verità, si schierino violentemente con Renzi ed il suo piano di riforme (anche il tono della voce, spesso al limite dell'urlo), con la situazione paradossale che la Serracchiani sia costretta ad un ruolo di comparsa, sorpassata da costoro che si dimostrano ben più realisti del re.
Che ne dovrebbe pensare un osservatore minimamente obiettivo?
Il minimo che si possa pensare è che sono stati assoldati al carro del vincitore, che qualcosa di importante, di molto importante si stia muovendo nella politica italiana se simili personaggi non hanno vergogna di argomentare in maniera del tutto indifendibile, risultando non soltanto palesemente partigiani, ma lasciando l'impressione che si tratti di persone incapaci di articolare un pensiero minimamente razionale.
Per tutti, citerò il fior di pensiero di Mieli sulle riforme. Egli dice che il compromesso è stato fatto tra Berlusconi e Renzi ed adesso quel compromesso va onorato. Sarebbe troppo far notare al Paolino targato RCS che questo vincolo all'accordo vale solo per i due contraenti? Dite che lo capisce da sè? Così dovrebbe essere, Mieli non è tonto, ma dice cose da tonto, come insomma se governo, partiti, parlamento e nazione intera dovessero sentirsi vincolati anche loro.
A pensarci bene, quello di Mieli e Mentana è lo stesso atteggiamento, stesso tono perentorio e da sopraffazione, stessa sicumera che Scalfari manifestò in occasione dell'insediamento del governo Monti.
Ma allora i veri leaders di questa nostra Italia se ne stanno ben occultati nei panni comodi e incontrollabili del giornalismo italiano!
Oggi allora nessuno più si vergogna di nulla, tutto sembra consentito e chi si vende al maggiore offerente probabilmente si sente anche furbo: sarà questo il problema di fondo della nostra società?
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