venerdì 4 aprile 2014

IL QE ANCHE NELLA UE

La notizia di ieri, al di là del solito rumore che proviene dalla politica italiana, tra i lamenti di berlusconi e la proclamazione di successi riformisti inesistenti dei renzini, sempre più simili a ronzini, è senza dubbio costituita dall'annuncio di Draghi della decisioone della BCE di prendere in considerazione un'ipotesi di "quantitative easing" (QE), cioè di immettere liquidità nel sistema acquistando titoli sul mercato mobiliare...

L'unione europea arriva buon ultima a questa decisione, dopo che USA, UK, Giappone e Svizzera ne hanno fatto in questi ultimi anni un ampio uso. 
La decisione che è stata presa dalla BCE all'unanimità, quindi con l'accordo anche dai severi tedeschi, prima di tutto segnala lo stato di preoccupazione crescente che si va manifestando nella UE rispetto alla costante diminuzione dell'inflazione, visto che tanti paesi, e tra questi l'Italia, si trovano ormai in presenza di tassi di inflazione negativi, cioè i prezzi calano invece di crescere. E' ciò che si chiama deflazione, che unanimamente viene considerata la situazione economica peggiore, visto che scoraggia gli acquisti e per questa via si autoalimenta. Per l'Italia poi che ha un debito pubblico enorme, ciò tende a tradursi in un vero disastro, perchè il PIL diminuisce, mentre il debito cresce di valore reale. 
Tuttavia, il fatto stesso che questa decisione sia unanime e che sia stata affidata alla BCE e non proclamata in una riunione ufficiale dei capi di stato (magari anche solo come raccomandazione), e quindi che non si qualifichi come una svolta di politica economica in un confronto serrato rispetto ad un'ipotesi alternativa, ne depotenzia il significato. 
Leggendo qualcosa scritto da economisti, vedo che il limite di questa iniziativa sta nel fatto che essa, per essere davvero efficace, dovrebbe accompagnarsi ad una coerente politica fiscale anche in riferimento ai vincoli di bilancio pubblico. 
In sostanza, il QE rende più facile ad operatori economici ed a semplici privati l'accesso al credito, perchè le banche potranno offrirlo con maggiore facilità, ma un accesso più facile non significa automaticamente un utilizzo maggiore del credito. Se una famiglia continua ad avere, per fare un esempio, uno dei due coniugi disoccupato, con le conseguenze ovvie sulle sue disponibilità finanziarie, e non vede prospettive credibili di maggiori introiti nel prossimo futuro, non si vede perchè mai dovrebbe accedere al credito anche ove questo avvenisse a condizioni eccezionalmente convenienti. L'espressione che si usa in economia è che un cavallo che non ha sete, non beve neanche se gli offri acqua limpidissima in grande quantità. E la sete in questo caso è rappresentata almeno in una speranza di avere introiti crescenti nel futuro più prossimo. 
Così, non è facile prevedere cosa avverrà. In sè, la cosa è positiva, ma a un livello più complessivo, sembra indicare una continuità di politica economica della UE, il che significa che questi politici non riconoscono ancora i loro errori, ma si limitano a piccoli aggiustamenti su una linea che evidentemente non intendono discutere e che seguono ciecamente su una base puramente ideologica. Da questo punto di vista, non pare che ci sia da stare allegri.

Nessun commento:

Posta un commento