mercoledì 23 aprile 2014

L'USO DELLA DISCRIMINAZIONE PER COMBATTERLA

Chissà se qualcuno si accorgerà alla fine che tutte le lotte contro le discriminazioni di ogni tipo, costituiscono esse stesse la fonte privilegiata delle stesse discriminazioni che pretendono di combattere!...


Prendiamo le complicate regole per la formulazione delle liste elettorali, in cui si deve contemporaneamente garantire la parità numerica per i due sessi (non chiamiamola di genere, sennò non basterà l'anagrafe, ognuno dovrà fare dichiarazione giurata del genere in cui si riconosce), e la scelta discriminatoria da parte dei partiti in tema di candidati.
Alla fine, ogni partito, nel momento in cui formulerà la lista elettorale, dovrà farlo tenendo ben differenziate le sorti dei candidati di sesso maschile e di quelli di sesso femminile, e ditemi se questa operazione non è automaticamente discriminatoria. Se devo alternare candidati di sesso differente, significa che tratto in maniera difforme i due sessi. Non è candidandone un eguale numero che elimino le discriminazioni, l'unico modo perchè un altro non c'è, è ignorare l'appartenenza sessuale, se per il motivo fosse anche il più nobile, sono costretto a compiere una scelta dettata dal sesso di appartenenza, assumo per questa stessa azione un atteggiamento sessualmente discriminatorio. In caso estremo, sarebbe perfino preferibile che i partiti compilassero un elenco dei nomi e che un organismo neutro e cieco li mettesse in un ordine qualsiasi. Avremmo sempre il problema del bilanciamento riguardo al rapporto numerico tra i due sessi, ma quantomeno, avremmo eliminato l'obbrobrio di fare esprimere le preferenze alle segreterie dei partiti.
Si dirà che ciò avviene solo per controbilanciare la discriminazione che opera da sempre contro le donne: ben strano metodo tuttavia di combattere le discriminazioni compiendone. 
C'è inoltre un altro tipo di argomentazione contro queste regole del bilancino, che riguardano i due sessi. Supponiamo adesso che esista anche un solo ermafrodita. Seppure l'ermafroditismo sia un evento rarissimo, pure ne è stata ampiamente verificata l'occorrenza in qualche sparuto caso. Ebbene, cosa penserebbe secondo voi quel singolo ermafrodita quando sapesse quanto si è fatto per avere un  eguale numero di eletti di sesso opposto? Che si sono ignorati i suoi diritti, che nessuno ha pensato di dovere riservare una quota di eletti a coloro che sono affetti da ermafroditismo. 
Egli alla fine dovrebbe pervenire alla conclusione che questa politica dei diritti è tutta basata sul fatto che il gruppo coinvolto sia abbastanza numeroso o in via subordinata abbastanza compatto, attivo, potente da convincere l'opinione pubblica dei propri buoni diritti. Per le vere minoranze, quelle così piccole da non raggiungere la massa critica per occupare il palcoscenico mediatico, non v'è speranza alcuna. 

In definitiva, detto in altre parole, è tutta una questione di lobbismo, se riesci a importi a livello mediatico raggiungi il tuo scopo, e sennò, non ci sarà certo nessuno a difendere i tuoi diritti. 

Quando si dice il trionfo del pensiero liberale, anche se si tratta del canto del cigno, il trionfo prima della sua sconfitta epocale.

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