Renzi ha parlato al suo solito modo, specificando il meno possibile su quale politica vorrebbe portare avanti. Se ne avrò tempo e voglia, ritornerò su questi aspetti.
Oggi invece prendo spunto dal suo discorso per dire qualcosa sulla questione della riforma del sistema elettorale, visto che almeno su questo punto Renzi è stato abbastanza esplicito. Essere esplicito tuttavia non significa certo avere ragione, e mi pare che anche su questo tema Renzi risulta molto superficiale...
Dunque, anche Renzi si accoda all'ampio campo dei sostenitori di un sistema maggioritario.
Per tutti costoro, il punto fondamentale è che gli elettori possano avere certezza su chi governerà dopo che essi avranno votato. In sostanza, la politica dell'alternanza viene fatta dipendere interamente sui sistemi istituzionali prescelti.
Se tuttavia guardiamo a venti anni di sistema dichiaratamente bipolare, troviamo il fatto ovvio che la mancanza del vincolo di mandato ha molte volte vanificato il risultato delle urne, attraverso passaggi di parlamentari da uno schieramento all'altro con la vanificazione delle maggioranze espresse dalle urne. Naturalmente, trovo questo principio sacro, il parlamentare deve essere un rappresentante e non un delegato, e non sostengo certo di cambiare questo principio.
Dico soltanto che il bipolarismo deve essere frutto della politica e non esclusivamente di scelte di tipo istituzionale, perchè per quella via non si riescono ad ottenere i risultati che si vorrebbe conseguire.
Proprio nel momento in cui si avverte il massimo grado di convergenza nella tesi politiche tra PD e PDL, pezzi fondamentali dei due poli finora realizzatisi, proprio da parte del politico che chiunque potrebbe attribuire ad entrambi i poli, anche soltanto per una leggera amnesia che gli faccia dimenticare quale sia il partito di Renzi, si vorrebbe ricostituire i due poli.
Qui ribadisco quanto detto già altrove, la fonte del bipolarismo italiano sta tutto nella figura di Berlusconi, è stato Berlusconi che con la sua discesa in campo ha impedito che l'allora PDS divenisse la nuova DC. Avversando apertamente la formazione politica che allora sembrava di gran lunga dominante, aggregando a sè anche la destra estrema fino ad allora considerata politicamente inutilizzabile, si è automaticamente posto come un polo del sistema, costringendo il PDS a costituirne uno alternativo. Ciò ha causato una specie di "imprinting" della politica italiana, che ha finito col dividere il paese in berlusconiani ed antiberlusconiani, e ciò basterebbe a riassumere il bipolarismo all'italiana.
Ora che malgrado tutte le fibrillazioni possibili ed immaginabili da parte di chi sente messo in pericolo il proprio ruolo politico (in fondo è una carriera come qualsiasi altra, purtroppo), Berlusconi è destinato ad uscire dal palcoscenico, non si capisce in cosa consista il richiamo al bipolarismo.
Del resto, non è un caso che Renzi parli di sindaco d'Italia, che egli intenda semplicemente applicare le norme elettorali che riguardano i comuni a livello nazionale. Se capisco bene, egli quindi vorrebbe che il premier fosse eletto direttamente dagli elettori e che quindi non vi sia designazione da parte del capo dello stato, e che egli goda di vita propria indipendentemente dalle maggioranze parlamentari e da qualsiasi sofferenza dovesse subire il suo governo.
Ciò ha due distinti effetti, l'uno è quello di individuare ciascuno degli schieramenti attraverso una faccia, quella del candidato premier. Poco importa quali partiti stiano in questa maggioranza, il fatto fondamentale diventa chi guida la coalizione.
L'altro effetto è la necessità di rivedere profondamente la costituzione facendo dell'Italia una repubblica presidenziale.
Quindi, malgrado le sue intemperanze che facevano ben sperare come contraltare allo strapotere di Napolitano, Renzi finisce con l'aderire alla via della legislatura dedicata alle riforme costituzionali: alla fine, gli elettori si troveranno due coalizioni del tutto omogenee tranne su aspetti marginali (potrei perfino dire estetici), e si affideranno mani e piedi a un singolo individuo che avrà la quasi certezza di portare a termine la legislatura senza che il parlamento possa estrometterlo.
Mi chiedo in definitiva in cosa consista la scelta che i sostenitori di questa tesi attribuiscono all'elettore. La scelta non può prescindere dal quadro complessivo delle procedure di definizione delle decisioni in sede governativa e parlamentare. Se in una società esiste un pensiero unico, se questo paese è parte di un sistema mondiale in cui le logiche sono state sottratte alle sovranità nazionali, questo presunto privilegio di potere decidere chi governa, si rivela una pura finzione, le decisioni si iscrivono necessariamente in un sistema predefinito con la definitiva vanificazione di qualsiasi forma di democrazia.
In definitiva, come tutto in questa società, si fa finta di parlare di scelte serie, e si finisce sempre nell'occuparsi di questioni private, come un Renzi tra gli altri si assicura più agevolmente l'accesso al potere.
Vincenzo, ti contatto qui dopo averti scritto via email. Il blog è partito, fammi avere tue news, tu figuri già come amministratore. http://cevengur.wordpress.com/
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