sabato 5 ottobre 2013

LO STAGNO DELLA POLITICA ITALIANA NON COME PROBLEMA MA COME FINE

Confessiamolo: a guardarsi attorno, a poche ore da tutto ciò che va capitando a Berlusconi, c'è soltanto da disperare. 
E c'è da disperare, perchè a guardare i soliti attori che si succedono sulla scena mediatica, è difficile scorgere significative differenze rispetto alla frustrante stagione che ha preceduto questi eventi...

I berlusconiani continuano ad esserlo con fedeltà immutata, gli oppositori di Repubblica continuano a considerarlo come loro bersaglio, e perfino tutti si lamentano di ciò che non hanno smesso di fare un momento per i mesi che c'hanno preceduto, come se essi fossero dei semplici spettatori di tutto questo teatrino che non viene mai dismesso. 
A questo punto, non rimane che trarre le dovute conclusioni, la politica italiana è uno stagno immobile non per presunte inefficienze di singoli protagonisti, ma perchè questo immoblismo è il fine stesso della politica nazionale oggi. 
Naturalmente, bisogna intendersi sul temrine "immobilismo". Non voglio intendere che non stia succedendo niente, tuttaltro, le cose avvengono ed anche velocemente, ma l'importante è che quanto viene fatto venga sottratto al dibattito pubblico, almeno a quello che coinvolge la gran parte della popolazione. 
Sono anni che le uniche decisioni davvero rilevanti vengono assunte nel silenzio dei mass media e di conseguenza sono ignote alla gran parte degli italiani. Poichè per caratteristiche socioculturali che qui non interessa indagare oltre, gli italiani amano discutere di politica, si da loro in pasto argomenti di rilevanza molto modesta in modo che siano distratti dalle questioni realmente importanti. 
L'ultimo passaggio è costituito da tutte queste vicende che hanno prima coinvolto il PD e più di recente il PDL, ma che apparentemente  coprono le manovre fondamentali che vengono condotte fuori da sguardi indiscreti e sulle spalle di tutti noi italiani. 
Lo stagno della politica italiana è in fondo soltanto un mezzo truffaldino per finire di normalizzare la nostra nazione, cioè di consegnarla mani e piedi legati alla cupola che guida senza alcuna legittimazione democratica il disastroso processo di globalizzazione. 
Pensate alle modifiche costituzionali introdotte l'anno passato in omaggio al cosiddetto "fiscal compact": un paese serio non tollererebbe che si desse luogo a un dibattito televisivo politico che non chieda conto e ragione ad ogni singolo parlamentare  del suo assenso a modifiche che possono essere definite soltanto criminali. Il fatto stesso che si sia accantonata una vicenda così rilevante senza lasciarne traccia nel dibattito politico di massa, mostra a che punto siamo nel processo di confisca delle prerogative democratiche degli ordinamenti politici delle singole nazioni in occidente.

3 commenti:

  1. Se si vuole andare verso un'effettiva unione europea, si devono rispettare delle regole e dei patti comuni.
    E' chiaro che il dibattito politico in Italia, come suppongo nelle altre singole nazioni, è un teatrino, perchè il vero problema di fondo è la politica comune europea e mi meraviglio che ci sia ancora qualcuno che non accetta questo dato di fatto.

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    1. Ed io invece mi meraviglio che ci imposta il punto come fai tu.
      Andare verso un'effettiva unione europea non può costituire il fine supremo, un fine in sè a cui adattare tutto il resto.
      Tu prova a fare il contrario e dire: voglio un paese libero, in cui nessuno soffra di povertà assoluta, e in cui a tutti sia data la possibilità di lavorare, mentre il rispetto dlel'ambiente diventi uno degli obiettivi prioritari.
      Bene, la UE così com'è, permette di prevedere che il suo completamento dia luogo al raggiungimento di siuffatti obiettivi? Se sì, allora diventiamo europei, sennò meglio buttare a mare il progetto europeo.
      insomma, se si genera un conflitto tra il sogno europeo e il sogno di non ritornare schiavi, da che parte ti poni tu?

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  2. " voglio un paese libero": ma non eri tu che dicevi che la libertà angoscia?

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