Il neopremier Mario Monti, intervistato da Vespa, ha ieri affermato che guardando l’evoluzione dello spread, egli ha visto l’Italia come la futura Grecia.
Io vorrei dire a Monti che, leggendo il suo provvedimento lacrime e sangue, io vedo confermata nell’Italia odierna l’immagine della Grecia.
Perché, vedete, una delle cose più irritanti di questa società mediatizzata, è che ognuno può dire ciò che vuole, perfino esattamente l’opposto di ciò che la logica dovrebbe suggerire.
Allora, forse, sarebbe un atto di necessaria onestà ricordare cosa è successo alla Grecia appena pochi mesi fa. C’è qualcuno che possa essere così bugiardo da potere affermare che la Grecia abbia evitato interventi di taglio delle spese statali e di aumento della tassazione? Tutti gli osservatori minimamente obiettivi converranno sul fatto che, al contrario, alla Grecia è stata imposta una cura da cavallo che ha portato a un tracollo del PIL, determinando paradossalmente per questa via un aumento del rapporto debito/PIL per diminuzione drastica del denominatore, tale da vanificare qualsiasi parallela diminuzione del nominatore di tale frazione.
Dunque, sembrerebbe ragionevole affermare che Monti, nel definire questi provvedimenti, incammina l’Italia lungo la rovinosa via della Grecia, con l’avallo dello stesso Napolitano, che ieri non è stato in grado di sottrarsi dal dire la sua, che è poi, guarda un po’, la stessa cosa che dice Monti, che cioè con questo provvedimento l’Italia ha evitato la catastrofe.
Presidente, ma siamo certi che la catastrofe è stata evitata, non è che invece così si sia favorita? Lei, Presidente, non è la stessa persona che appena pochi mesi fa invitava perentoriamente il Parlamento, e cioè in fondo i suoi ex-compagni di partito, a facilitare una rapida approvazione dei provvedimenti elaborati dal fiscalista Tremonti, a cui altri ne seguirono a breve termine?
Allora, se vogliamo adottare il principio di falsificazione di Popper, quanti provvedimenti devono fallire nello scopo di tranquillizzare i mercati, nel rimettere cioè a posto gli interessi sui nostri titoli di stato, prima che voi dichiariate che avete fallito e pertanto vi dimettete?
Non vorrei insomma, esimi Monti e Napolitano, che tra qualche settimana ci veniate a dire che occorre un ulteriore provvedimento perché questo non è bastato a tranquillizzare i mercati, perché sennò pretendete che questo stato, formalmente ancora democratico, si trasformi in uno stato fideistico, in cui le parole dell’ayatollah di turno vengano assunte come verità assoluta senza richiedere una verifica sperimentale.
Devo essere io a ricordarvi che questa crisi è esogena (per diversi decenni il nostro formidabile debito non ha costituito un problema per i mercati), e che pertanto anche l’evoluzione successiva secondo le attuali regole è sottratta per la massima parte all’influenza del singolo stato? Forse, sarebbe bene che voi o vi mettete da parte, o considerate con la massima cura aspetti ben più generali che riguardano il nostro rapporto con questo mondo globalizzato che, se immodificato nel suo modo di funzionare, rende del tutto inefficaci provvedimenti di riordino dei conti pubblici che pure sarebbe in sé un’operazione meritoria.
Ad iniziare dal vertice europeo di domani e dopodomani, voglio nutrire la speranza che Monti ponga degli ultimatum ai partners dell'eurozona costringendoli a permettere alla BCE di salvare i titoli da una speculazione internazionale sempre meno obiettiva, come dovrebbe dimostrare senza più alcuna ombra di dubbio la recente dichiarazione dell'agenzia di rating S&P di evidente ricatto nei confronti dell'intera Europa.
Vincenzo, io già sono angustiata e tramortita dalla mazzata montiana, ma tu mi dai proprio la mazzata finale con le tue fosche previsioni! :-)
RispondiEliminail concetto è: siamo tenuti per le palle.
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