C’hanno detto che la crisi economica in corso richiede l’adozione di sacrifici.
C’hanno poi detto che per salvarci, dobbiamo necessariamente salvare l’euro.
C’hanno ancora detto che le uniche nostre speranze stanno nel fare ripartire la crescita economica.
Tutte e tre queste affermazioni viene proferita con stile assertivo, tipo “fai ciò che ti dico e non rompere le scatole con obiezioni inutili perché irrealistiche”.
Sentivo ieri Scalfari e la cornice che gli ha offerto ieri sera Lerner in modo alquanto vergognoso. Scalfari insomma si è comportato come Berlusconi, ha preteso di venire a dire le sue cose senza un reale contraddittorio, una vera e propria sospensione del modo ordinario di funzionamento della trasmissione. Davvero, questi capitalisti ormai non hanno più nulla da dire, sono a corto di argomentazioni, e si rifugiano dietro un preteso buon senso, abilmente frammisto al suscitare paure più o meno irrazionali.
Il discorso di questo trombone, membro a pieno titolo di quella classe dirigente che c’ha portato nel disastro presente, era perfino irritante, così preso dal proprio punto di vista e del tutto sordo a qualsiasi contestazione. Nulla, neanche una singola parola nel suo discorso poteva davvero essere condivisa, epperò ciò che più irritava era la forma, questo stile appunto assertivo che escludeva punti di vista differenti dal suo.
Non so se avrò il tempo e la voglia di riascoltare il filmato dell’intervista per farne una puntuale critica, probabilmente non ne vale la pena.
Un punto però lo ricordo bene e lo vorrei citare. Scalfari diceva di non capire come si possa proporre di non rimborsare i titoli di stato. Egli diceva che il 17% del totale è in mani a privati italiani, e che rifiutare il rimborso significava togliere a costoro tutto ciò che hanno messo da parte.
L’ho già scritto in questo stesso blog, ma voglio ribadirlo. Se noi rimborsiamo quei titoli, lo dobbiamo fare con soldi degli italiani, diciamo di tutti gli italiani, sia di quelli che i titoli li hanno che di chi i titoli non li ha. Tra questi, c’è chi non li ha per una scelta di investimento e chi non li ha perché nullatenente. A me pare assurdo che paghi chi non ha nulla per salvare un suo concittadino più ricco di lui e che in qualche modo è responsabile di aver scelto un investimento sbagliato. Questa forma di solidarietà tra cittadini sorge solo quando chi ha, rischia di perdere ciò che ha, ma caso strano non si pone quando la solidarietà si dovrebbe manifestare in senso inverso, da chi più ha, a chi meno ha.
E’ significativo che un danno inflitto a chi ha titoli, parziale, perché comunque si andrebbe a un rimborso parziale e non nullo, e si potrebbe anche esplorare forme di rimborso selettive, venga considerato palesemente assurdo, neanche degno di diventare oggetto di dibattito.
Ora, nessuno spero voglia contestare che questa è una crisi del capitalismo. Il mio atteggiamento nel commentare i fatti tenta di prescindere per quanto possibile dal mio personale punto di vista. Seppure sono certo che il capitalismo vada superato perché incompatibile con una qualsiasi prospettiva di sopravvivenza dell’umanità, io non corro alle conclusioni, dico ai capitalisti “è la vostra crisi, adesso fate ciò che è necessario per uscirne”. Le risposte prospettate non sembrano funzionare. Siamo già a più di un totale di 150 miliardi di euro di intervento sul bilancio statale italiano, e non si vede traccia di risoluzione. Qualcuno, me compreso, suggeriva una patrimoniale straordinaria sui grandi patrimoni perché, dicevamo, credo a ragione, che il problema non è ridurre il deficit ma il debito. Visto che il bilancio statale primario è in attivo, il deficit è solo il frutto del peso degli interessi del debito e che quindi sembra irragionevole volere ridurre il deficit senza toccare il debito. C’hanno risposto che non si può fare, che sarebbe recessivo, ma se si vuole raddrizzare il bilancio, lo si può fare solo con misure inevitabilmente recessive sia quando imponendo nuove tasse, riducono lo spazio per le spese e per i risparmi dei privati, sia quando tagliando le spese con la riduzione dei servizi pubblici erogati, costringono i privati a sottrarre risorse al proprio bilancio familiare per acquistare i servizi essenziali non più assicurati dallo stato.
Rimane da capire perché gli interventi ingenti fin qui adottati non sembrano risolvere la crisi. La risposta apparentemente è che nel frattempo l’aumento dei tassi di interesse si è mangiato già tutto il loro importo. La ragione dell’aumento degli interessi sta nell’abnorme crescita dei titoli in circolazione che rendono i mercati costantemente affamati di liquidità, una specie di tossicodipendenza che richiede costanti iniezioni di eroina senza per questo risolvere il problema dell’eroinomane, che anzi prima o poi ne morirà. Esemplificando, se Goldman sachs e Morgan stanley si sono scambiati titoli emessi da ciascuna di loro, magari titoli tossici o comunque non più attraenti, preferiranno rimborsarsi alla scadenza l’un l’altro i propri titoli vendendo i titoli dei debiti europei, non è difficile da capire e non è neanche necessario invocare chissà che complotto. Nello stesso tempo, queste stesse corporations non possono ignorare che c’è un problema complessivo di liquidità e che l’Europa sotto egemonia tedesca, si rifiuta di stampare moneta mettendo a rischio anche il rimborso dei titoli a futura scadenza, e quindi non so se volete chiamarlo complotto, ciò che fanno è quello di esercitare una pressione sui governi interessati perché finiscano di rompere le scatole e facciano come fan tutti, in primis USA e Regno Unito, immettano moneta nel sistema finanziario internazionale.
La Germania però resiste, e io una motivazione adeguata a questo rifiuto non ce l’ho. Non posso credere che i tedeschi pretendano di fare la guerra con un loro modello di capitalismo al capitalismo di area anglosassone, non capisco come possano pensare di prevalere sugli USA. L’unica spiegazione sensata è che si tratta di tattica a logica intra-europea, resistono per fottere gli altri stati europei.
Comunque, ritorno al ragionamento che facevo, è un problema del capitalismo, e, poiché non ho mai creduto per fede alle sorti progressive e fauste del capitalismo, con il mio scetticismo, chiedo a chi ci crede, a chi da capitalista o da loro servo crede in questo sistema, di risolvere le questioni.
Al mio governo chiedo in particolare, quando i mercati, dopo l’insuccesso annunciato del vertice europeo di venerdì nove, riprenderanno ad attaccarci, di non tornare a chiederci altri trenta miliardi di euro, hanno fallito in questa strategia dei sacrifici, facciano qualcosa di più convincente, tipo uscire dall’euro e magari dare default, o fare una patrimoniale de paura da 400 miliardi di euro, sennò tutti noi siamo autorizzati a considerarli dei cialtroni e chiedere che se ne vadano subito a casa.
Ci sono poi quelli della crescita. Voglio essere chiaro, per ciascuna delle tre affermazioni che ho scritto all’inizio, ci sono motivazioni sensate. E credo di essere stato coerente nel mio approccio diciamo pragmatico di mettere alla prova le loro stesse ricette. Metterle alla prova però significa sottoporle a verifica e quindi pretendere che esse vengano eventualmente smentite dai fatti: o si pretende da noi una fiducia cieca nelle affermazioni dello Scalfari o del Monti di turno?
Così, io capisco bene le motivazioni di coloro, e sono numerosi, che puntano sulla crescita. C’è la scuola anglosassone, che ha anche tanti epigoni in Italia, che dice che la soluzione non è fare sacrifici ma spendere a più non posso per sostenere la domanda, ma sulla crescita vanno a convergere i peggiori nemici dei capitalisti, i marxisti, anch’essi convinti che bisogna far crescere l’economia.
Peccato che si tratta di una soluzione già vecchia, perché cosa mai ha tentato di fare la FED sotto Greenspan dieci anni fa, se non stimolare la crescita immettendo liquidità nel sistema e provocando così la crisi del 2008? Anche questa favoletta dello stimolo alla crescita è una pia illusione: sia chiaro, per me è anche una iattura, un attentato alla sopravvivenza dell’umanità comportando la crescente distruzione delle risorse naturali. Ma, seguendo l’approccio inizialmente adottato, io dico che voi capitalisti le avete provate tutte ed avete fallito lungo tutta la linea. Mi chiedo allora cosa aspettiamo a decretare la fine del capitalismo, cosa aspettiamo a disfarci di questo che è ormai un cadavere che rende irrespirabile l’aria attorno a noi, cosa aspettiamo a intraprendere con entusiasmo una strada differente, quella di una società della piena occupazione, meno ricca di oggetti inutili, che definisca una lista di beni essenziali, di diritti essenziali e che si guardi bene dal ricercare un incremento illimitato e sostanzialmente folle delle merci con cui circondarci avvelenando la nostra stessa esistenza?
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