sabato 29 gennaio 2011

LA CRISI DELLA CLASSE DIRIGENTE

Vorrei continuare la mia analisi della situazione politica italiana, continuando il discorso già iniziato in due post precedenti.
Per fare chiarezza, partirò da più lontano, e per questo, prendo spunto da vari post che mi capita di leggere andando in giro per vari blog. In molti, si respira un'aria di delusione per i comportamenti delle persone, soprattutto dal punto di vista elettorale. Io non mi meraviglio, nè tanto meno mi scandalizzo per queste questioni, sono troppo convinto che la parola libertà tanto sbandierata da liberalismi di ogni tipo, sia in definitiva, per come viene posta, una presa in giro. Io credo che questo anelito per la libertà sia una faccenda di un elite, che nella gran parte delle persone prevalga quel conformismo che discende dalla natura fortemente sociale dell'uomo. Mi rendo conto che la discussione richiederebbe un'argomentazione ben più ampia ed approfondita, ma non voglio distrarmi dal tema specifico che qui affronto.
A partire da queste considerazioni, io credo che sempre in una comunità si viene più o meno spontaneamente a selezionare un gruppo che viene comunemente chiamato classe dirigente, e le decisioni, anche in un quadro istituzionale formalmente democratico, vengono di fatto assunte all'interno della classe dirigente. La rivoluzione, anche se generata da sommosse di cui il popolo è protagonista, finiscono inevitabilmente per corrispondere a niente più che ad una sostituzione di classe dirigente.
Così, io interpreto tutta la crisi del sistema Italia come una crisi interna alla classe dirigente. Gli anni di tangentopoli corrisposero effettivamente ad una piccola rivoluzione, una classe dirigente entrò in crisi, ed in questo vuoto, Berlusconi, proprio sfruttando quelle inchieste giudiziarie che oggi egli attacca, potè prendere il potere. Bisogna però, per interpretare correttamente le cose, capire che la classe politica è solo una parte dell'intera classe dirigente, e così in quegli anni, dietro Berlusconi, ci stava tanta parte dell'establishment economico italiano.
Questo stesso establishmant da un po' di tempo l'ha abbandonato e tenta di sostituirlo. Qui entra in gioco il PD che tanti potenti tentano di insediare al governo, ma qui sorge un problema quasi irresolvibile. I grandi fianzieri italiani sposano in pieno, direi ovviamente, l'ondata liberista che scuote l'intero pianeta, e quindi vogliono sì togliersi dalle scatole Berlusconi, ma nello stesso tempo devono sostituirlo con qualcuno che garantisca il trionfo del liberismo, qualcuno insomma che continui senza tentennamenti la politica praticata da Tremonti.
Il PD risponde positivamente alle sollecitazioni di questa parte dell'establishment, si guarda bene dal "fare cose di sinistra", e sarebbe pronto ad abbandonare ciò che sta alla sua sinistra al suo destino, puntando tutto su un'alleanza col terzo polo.
Sfortunatamente per loro, i partiti hanno interessi non coincidenti con l'establishment, perchè essi sono sul mercato, quello elettorale che è perfino più spietato di quello economico. Così, Casini e Fini sanno bene che solo distinguendosi dal PD hanno un consistente spazio elettorale, e quindi mai e poi mai potrebbero dichiarare una loro alleanza col PD.
In sostanza, tutta la critica, ormai divenuta feroce ironia, verso la non politica del PD non è endogena, non proviene dallo stesso partito, ma viene importata da questo problematico equilibrismo tra il dovere creare un'alleanza larga sufficiente a disarcionare Berlusconi, e nello stesso tempo avere una politica nei contenuti assolutamente continuista, e che perciò deve tenere fuori gente come Vendola.
In un certo senso, questa difficoltà a disfarsi di Berlusconi ha i suoi aspetti positivi, corrisponde all'impossibilità di realizzare un disegno liberista compiuto, come lo vuole gente come Marchionne.
In questa visione, mai dirò che non importa se devo andare col diavolo, purchè ci liberiamo di Berlusconi: certamente voglio che questi se ne vada, ma contemporaneamente non si dovrebbero dare cambiali in bianco a nessuno. La sinistra, quella vera, ha oggi una grande capacità contrattuale, e guai se la svende come vuole fare gran parte della dirigenza PD.

13 commenti:

  1. tu dici che la sinistra ha una grande capacità contrattuale. ma in parlamento la sinistra non c'è. E Berlusconi non potrà che essere cacciato dal parlamento. A meno che tu non vede come soluzione la marea di gente sulle piazze come in Egitto:)

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  2. @Antonella
    Capisco che una maggioranza parlamentare così compatta sembra costituire una fortezza inespugnabile, ma sarà espugnata. Lo sarà solo quando l'establishment avrà la soluzione di ricambio, e qui si ritorna sia alla difficoltà di trovarla, che alle capacità contrattuali di una sinistra che, pur non esendo rappresentata in parlamento, ha ormai costantemente nei sondaggi un'qrea elettorale dell'ordine del 7%. Io dei sondaggi mi fido ben poco, ma l'establishment ci crede (del resto, non potrebbe fare altrimenti).

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  3. Sarebbe già una vittoria riuscire a liberarsi di Berlusconi, per tutti: destra, sinistra e centro!
    Ottenuto ciò, palla al centro ed ognuno potrebbe ricominciare a "lottare" per divulgare i propri ideali e cercare di convincere l'elettorato. Ma ora come ora bisogna salvare il Paese da questo declino morale!

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  4. @Ornella
    Cioè, secondo te uno come Tremonti o come Bossi, o anche come Marchionne è moralmente differente da Berlusconi? Io non lo credo, perchè una volta che la politica non è più al servizio dell'uomo, allora la morale diventa un fatto strettamente privato, e la scena pubblica è dominata dalla volontà di potenza.
    Leggo che D'Alema rilancia l'alleanza elettorale anti-Berlusconi, e la novità sta nell'attenzione che Casini gli concede: forse l'establishment ha deciso, e ora sta alla sinistra giocare le proprie carte: speriamo che giochi bene.

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  5. Vincenzo, io non ho né la preparazione né la competenza per fare analisi politiche degne di questo nome, però so di certo che il comportamento di un primo ministro, e soprattutto quel tipo di comportamento, non può essere liquidato come un fatto strettamente privato. Che ragazze, o anche ragazzi, per il solo fatto di vendere il proprio corpo, possano facilmente far carriera politica o anche semplicemente carriera nel mondo dello spettacolo o in qualsiasi altro campo, è come messaggio per le giovani generazioni quanto di più deleterio ci possa essere. Forse non tutti si rendono davvero conto del danno che il berlusconismo sta recando proprio alle nuove generazioni, e non per fare del facile moralismo, ma credo che questo sia uno dei problemi più gravi del nostro Paese. Prostituitevi ed otterrete tutto ciò che vorrete, ecco l'insegnamento che sta arrivando ai giovani italiani!

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  6. @Ornella
    C'è sicuramente una questione morale, quella su cui ti soffermi. La discussione è però molto complessa. In sintesi, è il liberalismo che nega l'esistenza di un'etica pubblica, e quindi rinvia alle morali individuali. Ecco, le ragazze che mostrano il loro corpo, che quindi lo vendono, anche fosse solo in immagine, nasce ben prima dei festini privati di Arcore. Il punto è che se la morale è un affare individuale, allora qualcuno ne deduce che come l'operaio vende la sua opera in fabbrica, allora perchè non vendere le proprie tette, visto che rende di più?
    Quello che bisogna imporre è invece un'etica pubblica, cosa incompatibile non soltanto coi festini di Arcore, ma anche con l'organizzazione del lavoro di Marchionne. Sembrano questioni completamente differenti, ma in realtà sono molto più correlate di quanto si creda.
    Quindi, non è che io non veda i danni fatti da Berlusconi, ma vedo, forse più di altri, anche i danni del sistema politico complessivo.

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  7. Ma infatti la morale non deve essere considerato da nessuno un affare individuale! Vedi, la prostituta che vende il suo corpo solo ed esclusivamente per denaro, è per molti esecrabile ma, in fin dei conti di questo suo "lavoro" deve risponderne solo a se stessa, ed eventualmente ai suoi figli se ne ha. Quello che invece trovo infinitamente immorale e diseducativo è che si crei la condizione per cui basta prostituirsi per superare un esame all'università, o far carriera all'interno di un ospedale, ottenere un lavoro nel mondo dello spettacolo, avere uno scranno in un consiglio regionale, al parlamento europeo, al parlamento nazionale e diventare di questo passo, perchè no, anche ministro! E il messaggio che è passato con lo stile di vita di cui Berlusconi va tanto fiero, è proprio questo! E come possiamo, a questo punto, convincere le nuove generazioni che non è indispensabile essere delle belle gnocche disponibile a concedersi al potente di turno per realizzarsi nella vita, ma che ciò che conta è essere preparate e che la preparazione si ottiene con lo studio e le esperienze lavorative anche inizialmente poco remunerate? E questo dovrebbe valere sia se fai l'infermiera, la segretaria, l'attrice, la parlamentare etc. etc.
    P.S. Grazie della tua attenzione. :)

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  8. La sinistra ha una capacità contrattuale talmente grande che riesce a perdere pure quando vince.

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  9. @Ornella
    Ti devo confessare che non mi convinci. Tu sposi la tesi liberale che la morale sia un fatto individuale. Non posso addentrarmi in questo argomento, ma ti potrei semplicemente dire che una società che non condivida dei valori morali non potrebbe esistere. Di conseguenza, non ho mai pensato che il nostro sia un mondo amorale, ma piuttosto che condivide un'etica di pessima lega: è la qualità dell'etica condivisa che c'è, altrocchè, che non va.
    Nello specifico, tu metti assieme due fatti distinti, il fatto di prostituirsi e quello di essere raccomandati. In realtà, sono due cose distinte, e tu sembri tollerare il prostituirsi e l'essere raccomandati. Coerentemente allora, dovresti avercela solo con la raccomandazione, che però non mi sembra che in Italia sia stata introdotta da Berlusconi.
    Io invece non sono d'accordo nè con le raccomandazioni nè con il prostituirsi. Non solo credo che chi si prostituisce, e poi lo fa anche a colpi di migliaia di euro per volta, va disprezzato, ma che la società nel suo complesso dovrebbe manifestare un disprezzo collettivo, perchè se al contrario prostituirsi fosse eticamente lecito, allora dovremmo cambiare l'organizzazione sociale.
    Il matrimonio, la famiglia, lo scegliersi sulla base dell'affinità perdono ogni significato.

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  10. @Mr. Tambourine
    Io penso che per stabilire se si vince o si perde, bisogna prima stabilire quale sia la posta in palio. Così, se io da politicante riesco a difendere i miei privilegi, allora io ho vinto anche quando la sinistra nel suo complesso perde.

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  11. E' ovvio che anch'io giudico immorale e non stimo chi vende il proprio corpo per guadagnare dei soldi, ma giudico ancora più immorale chi lo fa per ottenere un qualcosa che non gli spetta, quale una promozione, un avanzamento di carriera o uno scranno alla Regione o al Parlamento. Il massimo della immoralità poi, tanto da meritare la galera, è chi elargisce promozioni ed incarichi a patto che il beneficiario si prostituisca nei suoi confronti. Come vedi la mia condanna va ad entrambi, e se non facciamo sentire in modo eclatante il nostro disgusto per tutto ciò, le nuove generazioni si abitueranno a considerare il prostituirsi l'unico modo per realizzarsi nella vita. E non è possibile che sia capo del governo proprio chi di questo lurido atteggiamento fa la sua filosofia di vita.
    Comunque, non fa niente se non riesco a convincerti, io ti voglio bene lo stesso! :-D

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