venerdì 17 dicembre 2010

I GIOVANI CHE MANIFESTANO HANNO RAGIONE. PUNTO, IL RESTO E' FUFFA

A seguito della manifestazione di martedì 14, è irrotto sui mezzi di informazione il tema della violenza. Non solo alla TV, non solo sui grandi quotidiani, ma perfino andando per blog, il problema balzato in primo piano è la liceità del manifestare in maniera violenta. Scusate il raffronto non gradito immagino, ma porre non la manifestazione e il suo significato, ma le sue modalità, al centro della discussione, è sposare gli argomenti dell’attuale governo, dei suoi membri e della sua corte dei miracoli. Chi ha seguito ieri la puntata di Annozero, ha potuto notare come La Russa, Porro e infine anche Casini che pur si dichiara all’opposizione, abbiano tentato questa operazione con più o meno efficacia. Il più bravo è stato senz’altro Casini, che non ha brillato certo in immaginazione, ma ha proposto un confronto di fatto “osceno”, perché improponibile, tra la manifestazione e le Brigate rosse, un’enormità che stava passando liscia per il fare piacione del personaggio, ma che Santoro è stato svelto a stoppare molto incisivamente.

Dicevo già negli scorsi giorni in un commento di non guardare il dito quando è la luna ad essere indicata. Insomma, di fronte alla realtà che ci sta davanti, l’unica cosa che va considerata e valutata è la dose più o meno abbondante di violenza? Da che mondo e mondo, l’uomo, come qualsiasi animale, esercita violenza nella sua interazione con l’ambiente: possiamo rammaricarci per questo, possiamo provare ad educarci a un comportamento più civile, ma la violenza è una componente fondamentale del nostro comportamento, ed il mondo come lo conosciamo è essenzialmente il risultato dell’esercizio della violenza, in primis delle guerre.

La destra utilizza quest’argomento in modo scopertamente strumentale, essi sanno bene che al momento giusto la violenza è sacrosanta. E’ la sinistra ad avere oggi quest’atteggiamento che riduce la politica a un confronto, preferibilmente pacato, di opinioni, la politica come terreno di confronto tra opinioni in cui è la bontà dell’argomentazione a far prevalere una tesi sull’altra, insomma ciò che si definisce il “politically correct”. Strana la parabola di gente come Veltroni che partendo dal marxismo, quella teoria che considera la politica come lo scontro tra interessi economici contrapposti, è sbarcato fino a negare la natura intrinsecamente conflittuale della politica.

No, seppure a me la violenza non piace, non mi soffermerò a mettere i voti ed a compilare la mia personale pagella sui manifestanti, fare questo è cadere in un vero e proprio tranello, significa ignorare, mettere in ombra il messaggio politico che viene da essa.

Prima di tutto, vorrei sottolineare la determinazione e l’ampiezza nel numero dei giovani coinvolti: è significativo che essi stessi siano rimasti sorpresi di essere in tanti. Nessuno mette in dubbio che fossero più di mille a Roma, ma dalle foto si potrebbe stimare un numero forse doppio. Qualcuno mi citerà le manifestazioni che vedono la partecipazione di centinaia di migliaia di persone, ma si tratta di fatti totalmente differenti, la passeggiata piace farla in tanti, ma quello che è successo a Roma richiede tutt’altra determinazione (non oso immaginare cosa significherebbe avere centomila persone che si comportassero come quei manifestanti, sarebbe una strage).

Il secondo elemento interessante è costituito dal carattere internazionale di questa protesta, omogenea sia nelle motivazioni che nei metodi: dalla Gran Bretagna alla Francia, dalla Grecia alla Spagna, proteste analoghe, ugualmente violente, scuotono l’intero continente europeo. Qualcuno a sinistra storce il naso, qualcuno di coloro che ha difeso gente come Cosentino si permette di richiamare il tema della legalità, ma la storia va avanti a modo suo, e nostro compito non è metterle le mutande del nostro sistema di valori più o meno soggettivo, ma capirla, vedere verso dove si dirige, cosa si può fare per tentare di farla avvicinare alla meta che riteniamo più importante.

Ce l’aspettavamo in tanti una rivolta che oggi assume un carattere anche generazionale. E’ inevitabile che cel’abbiano con la mia generazione, quella dei sessantottini, che hanno preteso per sé ogni genere di privilegio, un welfare tutto nostro pagato con i disavanzi nel bilancio pubblico, come accadrà con le pensioni: io andrò in pensione ancora con il metodo retributivo, quelli anche di pochi anni più giovani c’andranno con il calcolo contributivo, assai meno favorevole. Abbiamo avuto il “posto fisso”, ma ora i miei coetanei fanno i soloni e spiegano a questi giovani che non si può più e che anzi si vive meglio da precari. La verità è che abbiamo saccheggiato il pianeta, e che i giovani dovranno partire da molto più in giù, e la prima cosa che si deve chiedere è che i vecchi comincino a mettersi da parte.

Come ho detto più volte, c’è il problema dell’assenza di una vera classe dirigente, trasformatasi come dice Gramsci, in classe dominante, e in questa devo includere anche pezzi importanti di ciò che si autodefinisce sinistra. Prigionieri di un dominio che ha una sottile verniciatura di democrazia, ma che si presenta in realtà come un potere arbitrario e tendenzialmente mafioso, impossibilitati a difendere i propri interessi vitali seguendo percorsi istituzionali, questi giovani hanno ragione, ne hanno da vendere, e non serve davvero a nulla commentare i metodi che adottano. Quello che chi come me giovane non è, può fare è non propinargli i miei più o meno stupidi consigli, ma aiutarli a non farsi male, sottolineando soprattutto la malvagità del nemico che hanno di fronte.

17 commenti:

  1. Quello che sta cominciando ad accadere, io lo immaginavo già da qualche anno. E' mai possibile che non si riesca a capire che questi giovani sono DISPERATI, sanno di non avere futuro e che, poichè i genitori non sono eterni, sono destinati ad una vita ben più che precaria, direi di vera e propria povertà! Quello che vediamo in questi giorni non è, per l'appunto, che l'inizio; si arriverà di sicuro, nel giro di qualche anno, ad una sorta di guerra civile e non me la sento proprio di condannarli, perchè quando si è disperati per non avere prospettive di lavoro, e quindi di VITA, quando chi ci governa non mette al primo posto le problematiche giovanili e quelle del lavoro, cos'altro resta se non la rabbia cieca e con essa la voglia di sfasciare tutto e tutti?

    RispondiElimina
  2. Grazie Vincenzo per questo post e per il suo finale:

    "...aiutarli a non farsi male, sottolineando soprattutto la malvagità del nemico che hanno di fronte. "

    Ciao,
    Lara

    RispondiElimina
  3. riflessione pacata, con la giusta venatura di "rabbia"; come lara, apprezzo il finale.
    (il resto delle considerazioni le ho già scritte in diversi post e commenti sia da me che da volpe).
    non so dove si andra' a finire, perche' abbattuto silvio, se accadra', vedo il deserto.
    come disse monicelli, basta avere speranza. la speranza e' un trucco.

    RispondiElimina
  4. è vero, siamo in sintonia!

    RispondiElimina
  5. Condivido il post interamente ed anche l'aggiunta di Lara. Volevo complimentarmi con i ragazzi presenti alla trasmissione ANNO ZERo che hanno saputo non farsi distrarre sull'argomento dagli adulti che puntavano a spostare il problema sulle modalità della protesta anzichè sul motivo della protesta

    RispondiElimina
  6. Era ovvio. A forza di non ascoltarli.... E questa situazione é appena all'inizio, secondo me. Si aggregheranno sempre di più altre parti sociali disperate e senza speranza del nostro Paese perché la disperazione e la fame iniziano ad essere un collante che unisce non solo i giovani ma anche le persone di età più avanzata.

    E la rabbia monta...

    RispondiElimina
  7. Stretta di mano virtuale Vincenzo, sottoscrivo ogni parola...e sono dalla loro parte, loro sono la futura classe dirigente, giusto che si battano per il loro futuro e non per conservare il marcio decrepito.

    Buona serata Vincenzo ;-))

    RispondiElimina
  8. Sono d'accordo con te!

    Sono anche stanca di vedere gente privilegiata, come i nostri amati politici, che si permette di fare la morale ai cittadini nei vari salotti televisivi. Quando vogliono convincere i giovani che il precariato è bello, che bisogna accontentarsi (orrore!), che bisogna pure lavorare gratis per fare curriculum e altre amenità, mi sale il sangue al cervello, l'ammetto. E sai perché? Perché certa gente, che sistema i propri parenti e amici in posti privilegiati dove si guadagna bene e si lavora poco, non dovrebbe proprio permettersi d'insegnare agli altri a campare. Sarebbe bello dare a costoro 1200 euro al mese e farli vivere pagando affitto o mutuo, bollette varie, ecc. Ci riuscirebbero? No, impazzirebbero. Invece milioni di cittadini lo fanno ogni giorno.
    I giovani, poi, sanno che non avranno pensioni e perderanno i posti di lavoro come niente. In questa incertezza continua, come si fa a progettare il proprio futuro?

    Ah, mi viene in mente una frase di Sallusti, direttore del Giornale (credo): ha detto che se un uomo di 37 anni non riesce a pagarsi il mutuo, la colpa è sua perché è un fallito.
    Ti sembra normale dover tollerare certe frasi? Simili sciocchezze ottengono anche il plauso di gente di pochi scrupoli che ha avuto carriera facile. Come si fa poi a dire che non ci si deve arrabbiare?

    Buon fine settimana!

    RispondiElimina
  9. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  10. @Ornella
    E di fronte a tutto ciò, che fa Bersani? Continua a praticare una politica intesa come tattica partitica. La verità è questa, che la politica è così prigioniera di sè stessa, da rimanere muta e sorda verso la società. In altre parole: non esiste più la politica, esistono solo pacchetti di voti che servono a fare e disfare alleanze fini a sè stesse.
    Ecco come "la jena" su "La Stampa" parafrasa Bersani: "Le primarie si fanno solo se vinco io, e quindi mai"

    RispondiElimina
  11. @ventopiumoso
    Come andrà a finire, nessuno lo può sapere, ma la diagnosi delle cause è possibile, ed io c'ho scritto un libro. Non so se la speranza sia una trappola, ma io credo nei giovani: credere in loro, significa credere nell'umanità. La sfida in fondo è proprio la sopravvivenza stessa dell'umanità: o saltiamo o moriamo.

    RispondiElimina
  12. @Antonella
    A me, ciò che più mi è piaciuto, è stata l'espressione ironica, al limite del compatimento, di quello studente verso La Russa che gli gridava come un pappagallo "vigliacco".

    RispondiElimina
  13. @Daniele
    Come dicevo a vp, io, malgrado tutto, continuo a sperare.

    RispondiElimina
  14. @Tina
    Beh, facciamo un abbraccio :)

    RispondiElimina
  15. @Romina
    Questo volevo sottolineare, che stiamo in un sistema tendenzialmente mafioso, in cui vige l'arbitrio del potere comunque ottenuto.

    RispondiElimina