giovedì 4 novembre 2010

A QUANDO L'INVASIONE DELLO YEMEN?

A quando, mi chiedo, l’invasione dello Yemen? Se davvero stiamo in Afghanistan per combattere il terrorismo lì dove potrebbe originarsi ed organizzarsi, allora, i recenti pacchi bomba, che si è accertato essere stati confezionati nello Yemen, dovrebbe portare alla logica conclusione che lo Yemen vada messo sotto controllo, e chi invita a non andare lì ad occuparlo è, similmente a chi invita a tornarcene dall’Afghanistan, un nemico dell’occidente, una specie di traditore della propria patria, un vero e proprio complice dei terroristi.

Aldilà del sarcasmo, spero evidente, del paragrafetto che precede, quando l’uomo si vorrà fare carico di ristabilire un nesso tra ciò che ha scelto di fare e le conseguenze di tali scelte? Quando sarà possibile giudicare una decisione assunta in base ai risultati ottenuti? Quando sarà possibile che i responsabili di decisioni errate siano chiamati a risponderne?

Le recenti vicende in Iraq sembrano mostrare il completo fallimento dell’invasione dell’Iraq, che tanti morti e distruzioni ha provocato. Oggi, a distanza di più di un anno dalle ultime elezioni, non è stato ancora possibile costituire un governo, il che è una metafora significativa dell’ingovernabilità in cui questo grande paese è piombato a seguito dell’intervento occidentale. Lo scontro tra le religioni, come si sostanzia negli attentati, oggi dei sunniti contro cristiani e sciiti, non mostra forse come il progetto di occidentalizzazione del più occidentale dei paesi del medio oriente (escluso ovviamente Israele, e forse il Libano), è fallito clamorosamente?

Forse però, aldilà certo della pena per le vittime di tali attentati, non dovremmo guardare così negativamente a questi avvenimenti. Forse in Iraq come nello Yemen, in Afghanistan come in Pakistan, il processo di globalizzazione sta incontrando ostacoli robusti, forse insuperabili. La globalizzazione non è un destino, è una scelta, non è un effetto inevitabile dei progressi tecnologici. Non dobbiamo erroneamente credere che dal fatto che essi costituiscono un supporto essenziale alla globalizzazione, ciò significhi automaticamente che ne siano la causa, o peggio l’unica causa. In fondo, i pacchi bomba costituiscono una forma di globalizzazione, la globalizzazione del terrorismo. Per il momento, i grandi capitalisti non sono ancora riusciti a globalizzare la loro ideologia, mi pare un buon passo per un progetto di resistenza alla globalizzazione.

2 commenti:

  1. a me pare piuttosto che l'esplosivo sia un messaggio decisamente internazionale.

    belle le domande iniziali, anche se a tratti ingenue. the answer, my friend, is blowin' in the wind

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  2. oddio mo pure la globalizzazione del terrorismo??? sono contenta di certi progressi tecnologici che mi permettono e mi permetteranno di restare in contatto con una parte della mia famiglia che vive lontano, però quest'idea che tutto è dappertutto, non mi viene un concetto meno terra terra per esprimermi, bè posso dirlo eccheduepalle!!!! (vincenzo non sono una signora, quando ce vo' ce vo')

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