sabato 23 ottobre 2010

RIFLESSIONI A MARGINE DI TERZIGNO

Mi chiedo se l’uomo, non l’uomo ontologicamente definito, ma l’uomo contemporaneo, quello che incontriamo giornalmente nelle nostre città, sia ancora in grado di ragionare. Se questo uomo contemporaneo, noi insomma, siamo in grado di riuscire ancora da un effetto a risalire alla sua causa, se non ci siamo così tanto bevuto il cervello da pretendere di convivere con un problema sperando sempre di contrastarne le conseguenze, senza rimuoverne le cause.

Il grande assente nel dibattito risvegliatosi a seguito dei noti fatti di Terzigno è quello che sta a monte dei rifiuti. I rifiuti ci sono, ci saranno in quantità abnormi ancora per un pezzo, e una soluzione per smaltirli bisogna trovarla. Ma possibile però che a nessuno venga in mente di provare a fare qualcosa per ridurre la quantità di rifiuti prodotti?

Lasciamo perdere il liquido, cioè i rifiuti di origine organica, quelli non è che sia possibile ridurli, e comunque non fanno danno, ci sono frotte di microrganismi pronti a renderli inorganici traendone alimento ed energia per la propria sopravvivenza e per la propria propagazione. Sappiamo tutti che la gran parte dei rifiuti è di tutt’altra natura. Mettiamo da parte anche i rifiuti tossici o comunque pericolosi, quelli richiedono una procedura particolare, ma in volume non dovrebbero essere una tale quantità.

Rimane la massa dei rifiuti non tossici e non organici, della natura e origine più varia.

Una categoria però penso che l’abbiamo tutti ben presente, tutta quella roba che serve per il confezionamento di quanto acquistiamo, e teniamo anche conto che gran parte di questo materiale rimane nel supermercato perché svolge il suo ruolo fino al punto di vendita al dettaglio.

Possibile, mi chiedo, che per avere lo zucchero distribuito nelle case sia necessario prevedere per ogni chilo uno scatolo o un pacco, che per ogni dieci di queste confezioni sia necessario a sua volta un ulteriore confezionamento, e per un certo numero di queste vi sia un ulteriore confezionamento fino a raggiungere il livello del palette? Io, che ahimé ho trascorso la maggior parte della mia infanzia negli anni cinquanta ricordo perfettamente lo zucchero venduto sfuso, pesato al negozio, e come lo zucchero, anche la farina e la pasta (i famosi pacchi da cinque chili che nessuno comprava, erano per i negozianti) e chissà quanti altri articoli. Ho guardato con interesse all’iniziativa di alcuni supermercati di riprendere a vendere prodotti sfusi, ma con mia grande sorpresa ho scoperto che non si realizzava nessun risparmio. Eppure, il confezionamento deve costare, ed anche parecchio. Sarà anche che l’organizzare la vendita di prodotti sfusi è costosa, ma infine lo stato dove sta in tutto questo? Non dico che si debba proibire la vendita di prodotti confezionati, ma il costo occulto dello smaltimento delle confezioni non dovrebbe essere conteggiato, tramite un’apposita tassazione selettiva che consenta di far risaltare la convenienza dei prodotti sfusi?

E stavolta tralascio la questione delle questioni, cioè quella riguardante le cosiddette acque minerali, che forse potremmo più appropriatamente chiamare acque confezionate. Lì, raggiungiamo la vetta della demenza contemporanea: sprechiamo la confezione da smaltire, sprechiamo il carburante dei mezzi che attraversano tutta Italia per la distribuzione, ci affatichiamo per portare le bottiglie dal supermercato a casa, e per tutto questo, dobbiamo anche spendere. Eppure, qualcuno mi aveva spiegato che erano stati inventati gli acquedotti…

6 commenti:

  1. eh hai ragione, nessuno che voglia affrontare la questione degli imballaggi e il problema della creazione dei rifiuti. perché i rifiuti talvolta, spesso, forse in futuro sempre o quasi, possono essere riciclati, ma questo non è nulla, siamo a valle della catena produttiva. è a monte che non si fa nulla.

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  2. Sono d'accordo che bisognerebbe fare qualcosa per questo eccesso di imballaggi ma se ognuno di noi facesse la raccolta differenziata non ci sarebberemo tanti problemi.Non è impossibile si fa in tante città con buoni risultati,bisogna solo "educare" i cittadini.In quanto a l'acqua basta usare una caraffa filtrante se proprio non si gradisce il sapore del cloro.In quanto alla vendita dei prodotti sfusi sarà sempre una nicchia, l'italiano medio è troppo pigro e non ha una coscienza ecologica molto sviluppata.

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  3. @vp
    Sì, sono convinto, anche sapendo di essere impopolare, che bisogna consumare di meno, sia meno energia che meno oggetti. Penso anche che circondati da meno oggetti, si viva meglio.

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  4. @Stefania
    La raccolta differenziata è sicuramente un'ottima cosa, ma non trascuriamo la strategia a monte, come dice vp. Sulla tua ultima frase, vorrei scrivere un post: vediamo quando ne avrò il tempo :)

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  5. forse non si risparmia con i prodotti sfusi ma di certo si mandano in giro meno contenitori, di certo è una gran fatica evitare gli sprechi

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  6. p.s. ad amsterdam di fronte ad alcuni supermercati c'è una enorme palla di palstica dove riclicare le buste della spesa, c'è chi le mette e chi le prende per riutilizzarle!

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