lunedì 4 ottobre 2010

FEMMINISMO: NE DANNO IL TRISTE ANNUNZIO AMICI E PARENTI

Non ci volevamo credere, sì, la malattia è stata lunga e spossante, una lunga agonia con improvvisi e purtroppo temporanei miglioramenti. Peccato, da bambino prometteva davvero tanto, sempre circondato da consensi palesi e da nemici, tanti eh anche allora, ma sempre nell’ombra. Eppoi, non si dice “tanti nemici, tanto onore”? No, lo dicono solo quelli, ma insomma è stato davvero un bimbo precocissimo e assai autoritario sin da quando ha imparato ad esprimersi. La separatezza, ah questa separatezza che doveva servire al bambino per crescere senza inquinamenti educativi dai temuti maschi. Essì, bisognava raddrizzare il mondo, permettere all’altra metà del cielo di influenzare i destini dell’umanità, e per farlo, pazienza se bisognava zittire i maschi, essi non possono capire, e non lo possono proprio in qualità di maschi.

Ne è passato tempo d’allora, il mondo non l’hanno cambiato i marxisti, e neanche le donne in verità, l’hanno cambiato gli avversari, gli odiati capitalisti. E allora che ti fanno le donne? Con un clamoroso capovolgimento di prospettiva, smettono direi di colpo di desiderare di cambiare il mondo. Sì, nessuno che neghi che il mondo è sbagliato e che va cambiato, ma insomma il compito è troppo impegnativo, vedremo più avanti, per il momento le donne devono pensare a sé stesse, devono, dicono, difendere la possibilità delle donne di esprimersi liberamente. Ebbene sì, alla fine anche le femministe sono andate ad inciampare in questo vocabolo, benedetto e maledetto nello stesso tempo, il termine forse più ambiguo che l’umanità abbia coniato. Ma così, negando il compito primitivo e fondativo, quello cioè che le donne avrebbero cambiato il mondo per tutti, maschi compresi, non è che il bambino ha cambiato fattezze perché adulto, no, è proprio morto, si è dissolto. Proprio in nome del famoso interesse generale, il femminismo meritava, o forse dovrei dire imponeva, di essere appoggiato, magari nell’ombra, magari seguendo quasi passivamente, anche i maschi condividevano un sogno.

Cosa caratterizza il femminismo oggi? Da una parte la rivendicazione delle donne di potere condividere tutti i tradizionali privilegi del maschio: se il maschio va nei locali ad osservare le donnine nude, allora fa tanto femminista osservare i maschietti nudi. Dall’altro, il femminismo diventa una sorta di solidarietà interna alle donne: dovere di ogni donna è difendere le altre donne senza se e senza ma, senza cioè entrare nel merito di ciò che quella donna fa.

A parte che l’ovvia conseguenza di un femminismo inteso come partito delle donne è di provocare il rafforzamento del partito degli uomini, e che un tale femminismo è la migliore forma di stimolo di un corrispondente maschilismo, l’un sesso contro l’altro armato, come negare che proprio donne possano costituire il pericolo più grave per le altre donne e per lo stesso femminismo?

Esagero? Certo esagero, e lo faccio a scopo dialettico, ma davvero la difesa a spada tratta della D’Addario da parte della Dominijanni, tanto per fare un esempio significativo, mi pare davvero, proprio perché ne è protagonista un’acuta giornalista apparentemente progressista (scrive sul Manifesto), ci indica una gigantesca confusione mentale che a quanto pare risparmia ben poche persone ormai.

Non si può eludere ormai la domanda fondamentale. Le donne contano senz’altro di più nella società, buon per loro, o almeno per quella piccola frazione (alla Marcegaglia insomma) che ha davvero potere: ha questo comportato un miglioramento della società nel suo complesso? Temo di dovere dire risolutamente di no, perchè al contrario viviamo tempi bui. Non dovremmo sensatamente concludere che quantomeno si tratta di due processi indipendenti l’uno dall’altro? O non dovremmo spingerci ancora più in là, ed ammettere che le donne che accedono al potere in una società immodificata, possono costituire al contrario il rafforzamento più efficace di un universo maschilista come veline ed escort di ogni tipo ci mostrano? E difendere una escort non costituisce un assist per questo mondo maschilista ed anzi specificamente per la sua parte più maschilista?

A questo punto, mi arrogo il compito di medico legale e certifico che il femminismo è morto (sempre sperando che possa resuscitare…).

22 commenti:

  1. Se è morto, è inutilizzabile, quindi non serve.
    Quel femminismo eroico degli anni 70 aveva in sé gli stessi stilemi delle prime suffragette a cavallo tra l'800 e il '900. Possibile che non siano riuscite a domare quel vecchio vizio di soggiacere ad un femminismo gestito dai maschi. Perché, malgrado allora, nel '70, si facesse molta letteratura sulla "violenza femminista" e se ne facesse altrettanta sulla "proterva e stupida violenza maschile", gli uomini ne sono usciti "indenni", per quel valore che noi maschi vogliamo dare a questa parola. Va da sé che, per parte nostra, la stragrande maggioranza non poteva, non voleva e soprattutto non sapeva come appoggiare quella ventata "femminista". Ma noi, in quanto maschi, abbiamo ben misere carte da giocarci in un ragionamento verso il femminismo. Oggi ci viene più facile, se ci si chiede anche con una sorta di irriverente ironia, che fine abbiano fatto "quelle donne": tu sai che anche al loro interno erano ben decise a farsi la guerra sulle linee da seguire. D'altra parte scontavano gli stessi difetti delle avanguardie di sinistra maschili. Chi poteva appoggiarle? Chi doveva aiutarle? E poi, perché avremmo dovuto aiutarle? Per migliorare noi stessi? Forse lo abbiamo creduto solo NOI, mentre quel movimento si divideva tra "rompere i pregiudizi e gli schemi", tra il "farci paura"... e rompere definitivamente con la cultura, invero orribile, maschilista. Ma, soprattutto, hanno fatto di tutto, per non farci capire niente, anche se da parte nostra c'è stato tutta una gara perché fossimo presenti in quelle lotte... e basta.
    Noi, eravamo portati a mettere più attenzione alla politica al maschile, il cui prino dovere era quello di abbattere la Dc, simbolo di prevaricamento politcio, sociale, morale e religioso.

    Ciao.

    RispondiElimina
  2. Se le donne vincono e prendono potere in un mondo ancora maschile sono o rischiano di essere "stronze come un uomo, sole come un uomo" come cantava Vecchioni. Ed é questo il problema principale.

    E' vero il femminismo nel senso più corretto del termine é di fatto morto e per capirlo basta guardare non solo la realtà che si tocca con mano nel mondo del lavoro ma anche osservando gli spot pubblicitari.

    Vedevo su Rainews24 un servizio dove veniva mostrato e dimostrato che una stessa società (di yougurt nella fattispecie) per pubblicizzare il suo prodotto da noi utilizzava una donna nuda inginocchiata con una enorme bocca disegnata sul fianco mentre all'estero, la pubblicità era del tutto diversa e faceva vedere persone normali di ogni età felici e saltellanti mentre assaggiano il prodotto in questione.

    Su una cosa ancora le donne non sono invece secondo me così forti: quando tu dici ". Dall’altro, il femminismo diventa una sorta di solidarietà interna alle donne: dovere di ogni donna è difendere le altre donne senza se e senza ma, senza cioè entrare nel merito di ciò che quella donna fa." secondo me accade soprattutto per ragioni di potere o di vantaggio. Nella realtà non c'é peggior nemico per una donna di un'altra donna; Ed anche questo di fatto é un punto che, a mio avviso, sancisce la morte del femminismo.

    Quanto a resuscitarlo.... la lista di cose che dovrebbero essere riesumate e fatte resuscitare é lunga. Ed all'orizzonte, non si vede nessun soggetto capace di fare questo miracolo. E neanche nessuna perturbazione miracolosa che ci possa riuscire come un segno della natura...

    RispondiElimina
  3. Scusate la battuta ma d'accordo con gran parte del post cerco di sintetizzare alla mia maniera:

    Trovo normale che una donna faccia tutto quello che fa l'uomo
    Scandaloso è che se ne vanti!!!

    Mirco

    RispondiElimina
  4. @Riverinflood
    Grazie per l'acuto contributo, anche storico, a cui non posso aggiungere nulla.

    RispondiElimina
  5. @Daniele
    Fai bene a sottolineare l'aspetto della solidarietà femminile. Ma questa solidarietà non impone certe regole? La prima, ovviamente, è quella di non essere complici del maschilismo e di maschilisti. Se la solidarietà è incondizionata, è anche del tutto depotenziata, smette di incidere nella realtà. Perchè è proprio attraverso la propria capacità di influenzare il comportamento femminile che si manifesta, che dichiara di esistere.

    RispondiElimina
  6. @Mirco
    Grazie Mirco, tu hai il dono della sintesi propria degli umoristi.

    RispondiElimina
  7. Osservo che qui commentano solo maschi, il che è apparentemente strano, tra l'altro anche inconsueto sul mio blog: anche questo qualcosa significherà, forse.

    RispondiElimina
  8. Concordo con te il femminismo è morto.Preso atto che la parità non si sarebbe raggiunta con le capacità e l'intelligenza si è scelto di raggiungerla attraverso l'avvenenza.Altro che zoccoli , vestiti trasandati e" bruciamo i reggiseni".In sintesi la Carfagna è un ministro e la Bindi viene derisa.

    RispondiElimina
  9. se la parità deve essere intesa che mi comporto come un uomo...non la voglio ci tengo alla mia femminilità io, femminilità intesa come modo diverso di sentire, vedere, capire, etc.etc,

    tanto per dirne una tera-tera (come si dice a roma) mi inalbero se mi dicono: brava guidi come un uomo!!!

    detto questo forse dovremmo smettere di parlare di "generi" femminili o maschili e parlare più semplicemente di persone

    così io voglio essere considerata una persona

    e tanto per essere polemica ancora ci zittiscono!!!!

    RispondiElimina
  10. L'argomento è di estremo interesse. Comunque concordo con Zefirina: le femministe volevano imitare gli uomini, noi oggi vogliamo riscoprire la nostra femminilità senza per questo essere considerate meno degne di rispetto in quanto persone, diverse si, ma non superiori o inferiori, e con gli stessi diritti alla tanto vituperata "libertà" che hanno gli uomini.

    RispondiElimina
  11. @Stefania
    Non posso aggiungere altro, il tuo convenire con il post rende superflua qualsiasi aggiunta.

    RispondiElimina
  12. @Zefirina
    Sei insomma una femminista realizzata, la parità è stata raggiunta ed adesso bata con le distinzioni, le specificità. Non sarai un tantino troppo ottimista però? :)

    RispondiElimina
  13. @Paola
    Vituperata da chi? Da me forse intendevi, ma io non faccio tendenza e sono anche trascurabile a livello statistico: la libertà non è stata mai tanto invocata ed adorata come in questo mondo berlusconiano. Che sia poi praticata, questo è tutt'altro discorso... :)

    RispondiElimina
  14. Commento solo ora perchè sono stata in trasferta! :-)
    Il femminismo degli albori che vedeva il maschio come nemico da combattere sempre e comunque per fortuna è morto e sepolto, però sono preoccupata dall'inversione ad U fatta da molte giovani d'oggi che si atteggiano a gheishe pur di far carriera, e questo in ogni campo. Ho paura che quel senso di forte dignità che abbiamo noi "ragazze" degli anni '60 si vada perdendo. Molte ragazze d'oggi o sono estremamente aggressive col loro modo spregiudicato di fare( col solo risultato di intimorire il maschio e metterlo fortemente in crisi dal punto di vista sessuale)oppure sono pronte a vendersi al migliore offerente. Anch'io penso che la donna non debba mai rinunciare alla propria femminilità ma nel contempo non deve abbassare la guardia e continuare a lottare affinchè venga sempre rispettata e valutata come persona, aldilà del sesso. Concludo dicendoti che spesso, tanto per far capire con chi hanno a che fare, io asserisco d'essere ermafrodita, e che i miei "attibuti maschili" valgono molto di più di quelli di tantissimi uomini! :-D

    RispondiElimina
  15. La libertà di cui parlo è in contrapposizione alla schiavitù, perchè è questa secondo me, parentesi del femminismo a parte, la condizione cui più si avvicina quella delle donne di ogni tempo e di ogni nazionalità: schiave della famiglia, del marito, dei figli, della casa, schiave del proprio stesso aspetto fisico. Questa condizione è un rischio sempre in agguato per le donne ( anche per alcuni uomini in verità, ma le donne sono le più esposte) e l'unico modo per attenuarla è il raggiungimento dell'indipendenza economica.
    Purtroppo ho letto di recente che sono in aumento le donne che neanche lo cercano più il lavoro, ammesso che ci fosse,mettendosi così nella condizione di doversi far mantenere da qualcuno e rientrando così in questo grande rischio rappresentato da quello che io chiamo schiavitù.
    Purtroppo la situazione politica di oggi non è la più auspicabile per le donne, anche se la parola libertà è sbandierata ai quattro venti diventando in sostanza, come tu affermi , una parola vuota di significato.
    Ma la libertà di cui io parlo le donne non dovrebbero precludersela a priori come fanno alcune vendendo il proprio corpo che può essere appetibile solo per un periodo di tempo limitato. Dopo, cosa faranno queste?

    RispondiElimina
  16. @Ornella
    Secondo me, le ragazze oggi sono molto distanti dalla mentalità degli anni '70, visto che condividono la mentalità corrente, per cui una sola cosa risulta vergognosa, la povertà. Chi ha successo e denaro non ha di che vergognarsi e può camminare a testa alta, indipoendentemente da ciò che ha fatto per ottenterlo. Ma questo significa proprio che la corrente trascina tutti, anche le femmine, e in questo sta la morte del femminismo.

    RispondiElimina
  17. @Paola
    Neanche a dirti che non sono d'accordo con te, questo far coincidere la libertà con l'indipendenza economica, non almeno in maniera così meccanica. Forse a tal proposito si dovrebbe ricordare come il lavoro condizioni la vita: pensiamo a chi timbra il cartellino, ma davvero pensiamo che diventando un'operaia si diventi più libere? La cosa in ogni caso va valutata volta per volta.

    RispondiElimina
  18. non permettere che i diritti ed il rispetto per le donne vengano calpestati è un conto, snaturare completamente fino a rendersi ridicole con una forsennata ricerca di dio solo sa che cosa, è un altro. conosco donne che continuano ancora a dichiararsi femministe, in nome di non so quale ideologia. fermo restando che l'altro estremo è altrettanto inconcepibile: mi riferisco a chi vende, svende, promuove, o regala addirittura ciò che è più facile mettere alla portata degli uomini... e qui se le femministe attuali o chi per loro si incazzano non hanno tutti i torti.

    RispondiElimina
  19. @MR
    Io credo che esistano delle autentiche femministe, delle donne che coltivano in sè, magari con un impegno non trascurabile, quei valori di compassione, di rifiuto di una competitività divenuta ormai la più formadabile arma di suicidio collettivo dell'umanità. Il punto è che il femminismo ha smesso di essere un patrimonio condiviso di comunità di donne numericamente significative, e si è dovuto rifugiare in singole donne o nel migliore dei casi, e neanche ne sono certo, di comunità isolate e statisticamente irrilevanti .

    RispondiElimina
  20. Vincenzo, questa volta sono d'accordissimo con Paola: per noi donne la "conditio sine qua non" per sentirsi libere è proprio l'indipendenza economica! E' innanzitutto un fatto psicologico e non solo esistenziale! Quante donne, soprattutto nel passato, quando non erano tutelate dalla legge, erano costrette a sopportare i soprusi dei mariti perchè non in grado di mantenersi autonomamente! E l'umiliazione di dover chiedere soldi per le tue spese, e la sensazione frustrante di dipendere da altri, e il fatto di dovere considerare come un dono, di cui essere sempre riconoscente, per tutto ciò di cui puoi disporre? Come puoi non capire quanto sia VITALE per noi donne l'indipendenza economica? Sì, caro Vincenzo, timbrare un cartellino a noi donne dà una tale libertà mentale ed una dignità come persona che tu, a quanto pare, non riesci neanche a immaginare! :-)

    RispondiElimina
  21. @Ornella
    Rispetto le vostre opinioni, ovviamente direi. Tuttavia, dal mio punto di vista, questo è uno degli aspetti dell'ideologia dominante, del fatto che tutto in questa società è monetizzato. La stessa ideologia che porta un maschio a credere di essere il capo supremo perchè porta i soldi a casa, ha il suo riflesso sulle donne nell'accettarlo. Considera ad esempio società musulmane. In Iran, le studentesse universitarie sono in numero maggiore degli studenti di sesso maschile. Ciò però non implica che esse in famiglia possano davvero disporre di una reale autonomia. L'autonomia nasce nel cervello, e la resistenza è possibile anche con la tasca vuota, come l'essere subalterni è del tutto compatibile con un portafoglio gonfio.

    RispondiElimina