Vorrei in questa puntata della consueta rubrica settimanale considerare due aspetti, a mio parere non sufficientemente evidenziati, nella politica del nostro governo, perché mostrano come vecchi vizi della nostra storia siano duri a morire, perfino in una stagione politica che si caratterizza per nuovi e forse più gravi vizi. Insomma, tutta questa nuova retorica razzista, questa civiltà dell’apparire, dell’attrattività sessuale esplicitamente trattata come merce di scambio, sono certamente elementi nuovi, ma quello che voglio qui mostrare è come tutto ciò non sostituisca ma piuttosto si sovrapponga a comportamenti viziosi da sempre connotato della politica nostrana.
I due elementi su cui mi soffermerò sono la litigiosità all’interno della maggioranza da una parte, e la politica economica latitante dall’altra.
Cominciamo da quest’ultima. I meno giovani tra voi non potranno non ricordare la stagione dei decreti legge di natura fiscale. C’è stata tutta una stagione della politica italiana, coincidente sostanzialmente con gli anni settanta, in cui con una cadenza all’incirca mensile il governo fiscale per correggere il deficit di bilancio interveniva con un decreto legge ad hoc, che regolarmente i giornali titolavano con il termine “stangata”, a volte sostituito con “stangatina”. Erano davvero dei provvedimenti odiosi, con cui il premier di turno non faceva che elevare periodicamente alcune gravami fiscali, del tipo il costo della carta da bollo, la tassa sui tabacchi, quella sulla benzina, e così via.
Ciò che colpiva in questi provvedimenti era, oltre il loro aspetto indiscriminato e quindi indirettamente antipopolare, la completa mancanza dell’enunciazione di una politica economica, cioè di un coerente piano d’intervento del governo nell’ambito dell’economia. Io credo che Tremonti abbia appreso tanto da quei giorni. Anch’egli, di fatto, non enuncia una politica economica. Badate, non è che dica che non l’abbia, come non dubito che anche i vari democristiani di quei lontani anni avevano sicuramente una loro politica, ma il punto era che i vari provvedimenti erano assunti senza che il cittadino potesse verificarne il senso all’interno di un piano più generale. Tremonti ha quindi deciso di procedere a una gestione del bilancio dello stato tramite tanti miniprovvedimenti, in genere disseminati in leggi e leggine varie, e spesso senza alcuna omogeneità. Il cosiddetto decreto “milleproroghe” rappresenta in qualche modo l’emblema di questo tipo di provvedimenti. D’altra parte, se qui sottolineo la continuità nel portare avanti una politica economica volutamente tenuta oscura ai cittadini, non posso tacere che Tremonti qualcosa ha davvero innovato con misure che perfezionano questo piano di oscurità assoluta sui destini economici della nazione, e l’ha fatto e continua a farlo tramite la tattica del rinvio di spesa. In sostanza, il ministro fa una specie del gioco delle tre carte, spostando una stessa voce d’entrata a turno su differenti capitoli di spesa. In questo modo, nel bilancio di competenza figura l’assegnazione di una certa somma a uno specifico progetto di spesa. Con l’altra mano, il furbo Giulio rinvia il momento della messa a disposizione di questa somma, e quindi nel bilancio di cassa questa cifra non risulta spesa, ed è così disponibile per ruotare su un’altra voce di spesa. Questa politica del rinvio è davvero quella che può arrecare i massimi danni al funzionamento della pubblica amministrazione. Nel settore universitario dove io opero, queste dilazioni comportano la paralisi di qualsiasi attività, non abbiamo più disponibilità di fondi per la ricerca ed anche la semplice decisione sui bandi a cui abbiamo partecipato per ricevere i pochi nuovi fondi disponibili viene rinviata, lasciandoci così nell’incertezza più assoluta, e quindi nell’impossiiblità di programmare la nostra attività che può andare avanti soltanto all’interno di un quadro di certezze sulle risorse disponibili, fossero anche estremamente modeste, ma almeno certe e in tempi certi. Se le cose non cambieranno, dubito che gli atenei potranno nel prossimo anno accademico operare normalmente fornendo i servizi didattici che competono loro.
Parlo dell’università, perché questa conosco da vicino, ma credo che sia un problema ormai generale. Tremonti, con la complicità della Lega, sta finendo di portare questo paese allo sfacelo, complice anche, non dimentichiamolo, la crisi mondiale.
Il secondo aspetto che ci ricorda il passato nell’attualità politica è l’atteggiamento della Lega, in cui il sedicente innovatore Bossi mi pare ricalcare tal quale il tanto da lui stesso vituperato Craxi. Bossi sta cucinando a fuoco basso il signor B., non diversamente da come Craxi si cucinava i vari leader della DC negli anni ottanta. Bossi ha sicuramente un’abilità politica che non si può non riconoscergli, ma di fatto applica il sistema di tenere il proprio alleato appeso a un chiodo e sempre sotto la minaccia di mollarlo come si faceva nella prima repubblica. In un vecchio post, dicevo appunto che il bipolarismo ha paradossalmente sommato tutti i vizi del proporzionale a tutti i vizi del maggioritario.
Infine, poche frasi sulla polemica seguita alla partecipazione del signor B. ai festeggiamenti a Gheddafi. Eppure, dove sta la sorpresa? Possibile che i nostri commentatori politici non comprendano come per il signor B. Gheddafi costituisca un esempio che egli vorrebbe seguire? Il signor B. è un anziano, convinto di essere il migliore e che gli spetti da tutti questo riconoscimento della sua superiorità. La gente lo ama, ed egli deve potetre comandare senza dovere sottostare a lacci e laccioli come li stabilisce la legge. Legge, giudici, regolamenti vari, i vincoli della UE, per lui, per il suo inarrestabile mito di sé stesso, sono solo ostacoli alla propria realizzazione: Chissà, forse nei sogni del signor B., l’Italia potrebbe essere una novella Libia: basta in fondo sostituire una tenda con palazzo Grazioli.
Post che condivido ed analisi della politica economica di Tremonti degna di premio nobel per l'economia. Spiegata benissimo, con grande lucidità emotiva e portando un esempio concreto importante come il mondo universitario.
RispondiEliminaQuanto all'epilogo del tuo post, direi che non c'é bisogno di quella sostituzione. Villa Grazioli é la "tenda" versione "occidentale" del Cav.
Come si diceva.... "Tende e buoi dei Paesi tuoi"? :-)))
@Daniele
RispondiEliminaGià, i buoni proverbi del passato non mentono mai :-D
Per circa 35 anni ho lavorato come dipendente presso alcuni studi notarili e non ti dico le risate che ci facevamo sin dall'epoca che tu citavi per la finanza creativa tornata di moda con il giulio. Specialmente alla fine di ogni anno scadevano i termini per poter godere di una qualsiasi agevolazione stipulando il rogito prima del 31 dicembre. Nel '73 o '74 ho lavorato a studio per tre giorni consecutivi facendo ogni tanto un pisolino di pochi minuti su un divano d'attesa.
RispondiEliminaPer quel tale b. cui non ho mai rivolto il saluto ora non spreco più nemmeno una sillaba, non è degno della mia attenzione.
ora non
@Aldo
RispondiEliminaGiulio e i suoi amici padani, in fondo, non hanno inventato nulla...
Legge, giudici, regolamenti vari, i vincoli della UE, per lui, per il suo inarrestabile mito di sé stesso, sono solo ostacoli alla propria realizzazione: Chissà, forse nei sogni del signor B., l’Italia potrebbe essere una novella Libia: basta in fondo sostituire una tenda con palazzo Grazioli.
RispondiEliminaChiaro che sia così, è evidente, almeno per chi ancora pensa con la propria testa.
Inoltre, nel delirio d'onnipotenza che ormai lo affligge in maniera patologica, il Messia lombardo ha deciso di denunciare Repubblica per le giuste e normalissime domande che gli ha posto, e in più di denunciare la stampa straniera, per mezzo del fido avvocato Mavalà.
Quest'ultimo è un dato interessante. Così facendo, infatti, il Messia-delirante ha alzato troppo il tiro, probabilmente non rendendosi conto che la denuncia dei media stranieri è un boomerang che gli si ritorcerà contro.
Già importanti quotidiani francesi, inglesi, tedeschi e spagnoli ne stanno parlando, e alcuni hanno deciso di ripubblicare, in segno di solidarietà, le domande di Repubblica.
Ovvio che la stampa estera non si pieghi alle volontà del ducetto de' noantri; anzi, se può, la stampa estera trova il modo di vendicarsi.
Ecco quindi che il delirio d'onnipotenza del papi nazionale sta producendo i suoi effetti, e il papi rischia d'imboccare la parabola discendente.
Ciò però non cambierà la percezione che i suoi più fedeli elettori hanno di lui: chiaramente diranno che il Messia è vittima di una congiura, che tutti sono invidiosi di lui, ecc. Vabbè, i soliti argomenti da cabaret.
Ho letto che Reporters Sans Frontières è pronta a denunciare in ogni sede internazionale questo grave attacco alla libertà di stampa in Italia.
Questo per dire che il Messia può atteggiarsi a duce qui da noi, dove trova tanti maggiordomi pronti a stendersi a tappeto, ma non può fare altrettanto con la stampa estera.
Comunque, in sintesi, queste sono prove delle sue manie dittatoriali. Ovvio quindi che vada d'accordo con la Libia.
Aggiungo una notizia che in pochi conoscono.
RispondiEliminaTelecinco, la tv spagnola controllata da Mediaset, avrebbe intenzione di entrare nell’azionariato di Prisa. Ciò porterebbe come conseguenza il controllo del primo quotidiano di Spagna, El Paìs, prestigiosissimo anche in Sudamerica.
Sll'Unità Concita De Gregorio spiega bene, con dovizia di particolari, come si è giunti a questa situazione.
concordo sull'idea che l'Italia si stia - secondo i piani del sigor B - libizando, o meglio gheddafizzando...
RispondiElimina@Romina
RispondiEliminaNon aggiungerò nulla a quello che tu hai detto. Con l'aiuto prezioso, e a questo non so più quanto disinteressato, di alcuni fidatissimi collaboratori, mi pare che il signor B. abbia deciso di stringersi sempre più il cappio al collo: tu citi la stampa estera, io citerei la polemica con la CEI (vedi nuovo post), da cui tra l'altro Bossi si è lestamente sfilato, lasciando tutto il gravame della polemica al signor B.
@Fabio
RispondiEliminaI piani del signor B. sono sintetizzabili molto facilmente: osannatemi. per questo, Gheddafi è un ottimo modello.