lunedì 11 febbraio 2013

COME VEDO LE DIMISSIONI DI RATZINGER

Per quanto possa risultare antipatico autocitarsi, che l'ultimo conclave abbia fatto una scelta sbagliata, lo avevo scritto in tempi non sospetti su questo stesso blog
Questo estremo gesto di Ratzinger chiarisce a mio parere l'intera vicenda partita con la sua elezione, che io ricostruisco, utilizzando soltanto un mio filo logico, s'intende, non è che io disponga di fonti di informazione privilegiata...
Il dato da cui vorrei partire è la crescente deitalianizzazione della chiesa cattolica. Questo processo è stato causato da due fattori obiettivi concomitanti, da una parte la costante riduzione dei fedeli nel nostro paese, dall'altra la capacità della chiesa di instaurarsi efficacemente in tanta parte del terzo mondo. Insomma, proprio con la fine del secolo passato, si è andata attuando la definitiva consacrazione del carattere davvero cattolico della chiesa, della sua universalità. 
Bisogna però capire che questo stesso processo rende inevitabilmente meno influente la curia romana, questo gruppo di potere addirittura leggendario che nella chiesa ha da sempre condizionato l'intero operato della chiesa anche negli angoli più remoti della terra. Non sono certo io a dovere sottolineare tutti i tortuosi e occulti meccanismi che permettono alla curia romana di svolgere questo ruolo dirigente all'interno della chiesa, come di conseguenza alla chiesa di fare politica ad altissimo livello nel mondo.
Come dicevo, il crescente numero di vescovi e cardinali in primis non italiani ma neanche europei, ha come inevitabile conseguenza una difficoltà sempre maggiore della curia, forse non tanto per quanto attiene la gestione ordinaria della chiesa, ma sicuramente nei momenti di passaggio,  quando, alla morte di un papa, il conclave deve eleggere il successore. Sembra abbastanza ovvio che per la curia diventi sempre più difficile influenzare i nomi che i cardinali indicano nelle votazioni, nella loro capaictà di condizionare cardinali provenienti da sedi remote. 
Ecco, la mia impresssione è che questa difficoltà a indirizzare il risultato del conclave da parte della curia si sia già pienamente dispiegata dopo la morte di Giovanni Paolo II. La curia cioè si sarebbe trovata a dovere fare i conti con i numeri sempre crescenti di cardinali non controllabili. Per non rimanere sconfitta, la curia ha deciso di suggerire il nome del cardinale già più influente dopo lo stesso papa durante il papato di Woitjla, un uomo che, in virtù delle delicatissime funzioni affidategli dal precedente papa ed anche dal suo indubbio prestigio quale raffinatissimo teologo, erail naturale cnadidato a questa funzione.  Nello stesso tempo, quest'uomo era ben noto alal curia che probabilmente ne aveva già verificato la sua sostanziale fragilità umana, o almeno la mancanza di una grinta e di un carattere di ferro come richiesto per far fronte alle invadenze della curia.
Niente  a che vedere con la forza di un Woitjla o anche di un Roncalli, tale da far credere alle finissime e machiavelliche menti dei cardinali più influenti in curia, di potere gestire a piacimento la chiesa senza trovarsi sbarrata la strada dal nuovo papa in carica. 
Insomma, io credo che per capire questa vicenda, bisogna appunto risalire indietro nel tempo fino a ben prima l'elezione di Ratzinger. 
Così, questo papa, scelto apparentemente in maniera illogica soltanto in virtù delle sue straordinarie competenze dottrinali, era invece destinato secondo un deliberato piano curiale ad essere manovrato liberamente da chi da sempre si ritiene il vero depositario del potere vaticano.
In questa visione, le dimissioni del papa hanno il significato del gettare la spugna dopo una lotta sotterranea continua e violenta con la curia che tendeva a soffocarlo sfruttando la sua forza insufficiente. Si potrebbe dire che con questo gesto, il papa lancia un ultimo disperato e finale attacco alla curia e che presumibilmente avrà l'effetto di indebolire ulteriormente il ruolo svolto dal clero romano, da questo centro della chiesa, nell'intero corpo ecclesiale, una bella vendetta che certamente ha colpito fortemente gente come Sodano o come lo stesso Bertone, come traspare anche dalle prime dichiarazioni disponibili. 
Ogni altra ipotesi del resto non ha alcuna verosimiglianza. Se anche Ratzinger avesse uno stato di salute precario, ciò non avrebbe dovuto in alcun modo determinare una scelta così drastica. Se per sei secoli nessun pontefice si è dimesso, se la regola è sempre stata quella di lasciare il proprio ruolo soltanto con la morte, non vi è alcun motivo ragionevole perchè un papa che tra l'altro  non ha mai nascosto il suo tradizionalismo, avesse dovuto procedere a una tale sconvolgente innovazione. 
La decisione di Ratzinger è, e non potrebbe non essere per come è maturata e per come è stata attuata, che polemica, l'estremo atto politico di un papa che per la sua sprovvedutezza politica non avrebbe mai dovuto essere eletto a quel ruolo.

2 commenti:

  1. Ti consiglio, se non l'hai già fatto, il libro "All'ombra del papa infermo", Kaos edizioni, in cui si parla del pontificato di Giovanni Paolo II in relazione alle correnti vaticane; e in cui, prima della morte del papa, Ratzinger veniva indicato come papa di transizione.

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  2. Ti ringrazio della segnalazione, lo includo tra i libri da leggere.

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